CARRUBO: UTILIZZO, PROPRIETÀ E TRADIZIONE



Coltivato da almeno quattro millenni il Carrubo, i cui baccelli secondo la tradizione biblica furono l’unico alimento di cui si nutrì Giovanni Battista nel deserto; rappresenta oltre che un un’ottima fonte di fibre, anche un efficace additivo alimentare e un surrogato del cacao.  

 

Il nome della  Ceratonia siliqua L., famiglia delle Fabaceae (ex. Leguminosae), deriva dal greco Kèras = corno, allusione alla forma del frutto, e siliqua dal latino frutti, che sono dei baccelli.

Il nome volgare italiano Carrubo sembra derivare dall’arabo Charub mentre il nome inglese St. John’s-bread e quello tedesco Johannisbrotbaum sono giustificati dalla credenza che i baccelli del Carrubo (pane di S. Giovanni) siano le bibliche “locuste” di cui si nutrì nel deserto il Battista, in riferimento al brano biblico del vangelo di Matteo che al versetto quarto del capitolo terzo dice: “Giovanni portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano locuste e miele selvatico”. Ovviamente le locuste bibliche non erano insetti ma proprio le carrube, che così un tempo erano chiamate.

Per il loro alto valore nutritivo, fin dall’antichità venivano utilizzate per nutrire gli animali, come testimonia un altro Vangelo, quello di Luca. Nella parabola del figliol prodigo infatti, si racconta che il giovane “avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava”.

 

Il Carrubo è un albero sempreverde. Comunemente non supera gli 8-10 m di altezza, ma in circonferenza può raggiungere considerevoli dimensioni, con fusto scanalato e ramificato. Originario delle zone orientali del Mediterraneo, in Italia è coltivato nelle regioni meridionali e in Sicilia.

Le foglie sono alterne, picciolate e composte. I fiori sono riuniti in racemi che nascono direttamente dalla corteccia dei rami e anche dal tronco.

Il frutto è un legume grande, diritto o arcuato, lungo fino a 20 cm e largo 3 cm, con epicarpo di colore bruno-marrone tendente al nero, molto duro a maturità. All’interno vi è il mesocarpo, uno strato polposo e dolce di colore bruno-rossiccio suddiviso in loculi, ciascuno dei quali contiene un seme ovale, schiacciato all’apice, di colore bruno-rossiccio, lucido e durissimo. Ciascun frutto, detto carrubba, contiene 4-12 semi ovali marrone-nerastri di consistenza molto dura. La polpa dolciastra, si consuma sia cruda che tostata.

 

frutti, ricchi di saccarosio e glucosio, vit. A, B, D e sali minerali, sono usati sia nell’alimentazione umana sia in quella animale, oltre che per la produzione di alcool. I frutti freschi hanno proprietà lassative ed emollienti (sciroppi anticatarrali). Se invece seccati e polverizzati rappresentano un rimedio tradizionale contro la diarrea, e vengono utilizzati specialmente nell’infanzia e nelle infezioni intestinali.

 

semi del frutto, dato il loro peso costante, furono usati in passato dai gioiellieri come unità di peso nel commercio delle pietre preziose con il nome di “carati”, termine utilizzato tutt’oggi per identificare una specifica unità di massa (1 carat = 200 mg).


Sia il frutto che i semi (circa il 62%) contengono mucillagini.


Dai semi infatti si estrae la “gomma di carrubo”, che sotto forma di polvere si rigonfia in acqua tiepida.


Questa gomma contiene galattomannani ed utilizzata in farmacia contro il vomito dei lattanti e nelle diete ipocaloriche. Nell’industria alimentare viene utilizzata per stabilizzare gelati, prodotti caseari, insaccati e prodotti da forno, come agente addensante nella preparazione di vari tipi di salse e come additivo nelle gelatine (è l’additivo E 410: addensante, stabilizzante, gelificante ed emulsionante).


 


La farina dei frutti di Carrubo, dal gradevole sapore neutro e lievemente dolce, è una valida alternativa al cacao; è utilizzata al posto dello zucchero per preparare dessert, creme, torte e dolci da forno, o per arricchire latte e yogurt. Avendo il pregio di un contenuto molto ridotto di grassi e un’elevata dose di fibre, contribuisce a ridurre l’assimilazione dei lipidi.


Per uso esterno la farina dei semi di Carrubo (in quantità di una o due manciate) nell’acqua di bagni totali o parziali esercita un effetto rinfrescante, emolliente, idratante per le pelli aride e facili ad infiammarsi.


In passato, la sera di Capodanno, le Carrube erano offerte in dono ai bambini che, di porta in porta, davano gli auguri alle famiglie.


SCIROPPO DI CARRUBO

E’ un liquido denso, dal colore molto scuro e dolce ottenuto dalla cottura della polpa di Carrubo in acqua.

Per preparare lo sciroppo si mettono i baccelli triturati in una pentola, si aggiunge tanta acqua fino a ricoprire il composto, si fanno bollire finché non si ammorbidiscono, poi si pestano in un mortaio. Il risultato è un impasto umido che viene scolato e il liquido raccolto è rimesso a bollire. Quando il succo diventa marrone e inizia ad addensarsi si rimuove dal fuoco e si lascia raffreddare.

Lo sciroppo di Carrubo è simile al miele e in genere si confeziona in vasetti di vetro scuro. Si usa servito come marmellata, ma anche come dolcificante naturale; ha un alto contenuto energetico ed è utilizzato inoltre come rimedio per la tosse (espettorante).



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