Idolatria e Bibbia
Una delle accuse più infamanti che un cristiano possa ricevere è quella di essere idolatra. Essere chiamato idolatra, per un cristiano, infatti, è altamente offensivo. Molti protestanti definiscono “idolatri” noi cattolici, perché ci rivolgiamo anche ai santi in cielo, affinché preghino per noi il Signore Dio nostro, cioè Gesù Cristo, unico nostro intercessore presso Dio. Spesso il cattolico medio si rivolge al suo santo di fiducia, in maniera spontanea, perché ormai abituato da tempo, a farlo. Non si chiede se quella richiesta di preghiera sia adorazione o venerazione, si rivolge al santo per chiedergli aiuto, e basta. Il chiedere preghiere al santo a cui si è devoti, non è sbagliato, perché in fin dei conti si attua il consiglio di s.Paolo quando ci esorta a pregare gli uni per gli altri.
L’abitudine a rivolgersi al santo piuttosto che direttamente a Gesù, però in taluni cattolici, provoca assuefazione negativa. Il cristiano che rivolge a Maria le sue richieste d’aiuto non sbaglia affatto, biblicamente parlando.
Ciò in realtà avviene normalmente nelle richieste di preghiera tra vivi, ma tra vivi e “morti”, dicono, non sia permesso.
Il punto di svolta per i protestanti sarebbe capire che i credenti morti nella carne, in realtà non fuoriescono dalla Chiesa, ma continuano a farne parte. I credenti in cielo sono vivi, quindi attivi, il fatto che molti protestanti li definiscano in modi confusi, come immersi in uno stato di incoscienza, o di inattività temporale, in attesa della fine del mondo, non lo troviamo scritto nella Bibbia. Un credente, quindi un santo, vivo, in cielo cosa potrebbe fare in attesa della fine del mondo? Semplicemente esercitare il dono della carità ricevuto dallo Spirito Santo. Questa carità è palese che non può essere rivolta prevalentemente agli altri santi che sono in cielo, perché come troviamo scritto nella Bibbia essi non sono più soggetti ai problemi della carne, né alle malattie, né alle tentazioni. Chi, dunque, ha ancora bisogno della loro carità? Evidentemente noi pellegrini che ancora viviamo sulla terra. I santi vivi, in cielo pregano Cristo, in favore nostro, allo stesso identico modo che se fossero anche loro vivi sulla terra. Non sta scritto nella Bibbia che i santi morti nella carne non fanno più parte del corpo di Cristo. A volerci riflettere serenamente, il corpo di Cristo non è un corpo con alcune parti morte, in cancrena, ma un corpo pieno di vita e santità. Nel corpo di Cristo non esistono cellule morte, ne consegue che i santi in cielo fanno parte del Suo corpo, e quindi sono vivi e operanti. Ogni cellula del corpo opera, vive, non sta immobile e inoperante, altrimenti muore. Per chi i santi del cielo possono provare pena e compassione? Per noi sulla terra è ovvio, non certo per coloro che vivono in cielo. Ecco perché è logico che preghino Gesù Cristo in favore nostro, seguendo il consiglio di san Paolo che esortava a pregare gli uni per gli altri. Se io chiedo ad un mio fratello, su questa terra, di pregare per me, non sto amando il fratello più di Gesù, ma sto semplicemente chiedendo il suo aiuto, perché magari lui è spiritualmente più elevato di me. In ogni caso non sto adorando il fratello. Allo stesso modo se chiedo l’aiuto di Maria, non la sto adorando, perché so perfettamente che lei pregherà Gesù per me. Ma, allora non si può pregare direttamente Gesù? Certo che si può, ma allora perché san Paolo ci ha consigliato di pregare gli uni per gli altri? Perché il cristiano deve esercitare la carità benigna e fraterna. Il cristiano non è un egoista che prega solo per se, ma è un uomo interessato alla salvezza degli altri uomini.
Parlare di sentimenti come può essere l’adorazione, la venerazione o anche l’amore e l’amicizia è difficile. La difficoltà maggiore sta nel trasporre in un suono o una parola quello che l’uomo sente dentro di sé. Così come la parola “amicizia” ha diversi gradi di significato, dato che parte da una semplice conoscenza e arriva ad un legame che sfiora l’amore, così anche definire, ad esempio, la venerazione che i cattolici provano verso determinate persone, che non devono necessariamente essere morte, diventa difficile. Lo stesso vale per “adorazione”
Il termine “adorazione” ha subito diversi cambiamenti di significato in italiano come, del resto, anche in altre lingue.
Inizialmente questo termine aveva un significato molto ampio e veniva rivolto a persone degne di particolare onore, di particolare rispetto e dignità. Usualmente era attribuito a persone sagge, a giudici e, naturalmente, anche a Dio.
In italiano questo modo di definire le persone, diciamo così, importanti si è perso nel tempo ma è rimasto, per esempio, nella lingua inglese. Infatti, i magistrati inglesi che da noi, nei telefilm, sentiamo definire come “vostro onore” in realtà sono chiamati “Your Worship”. Questo, naturalmente, solo in Inghilterra in quanto negli U.S.A. il termine è invece “Your Honor”, molto più simile all’italiano, Worship, ovviamente, significa “adorare”.
Questo naturalmente non significa che gli inglesi adorino i magistrati come se fossero dei, ma semplicemente riconoscono loro un onore appropriato all’incarico che stanno svolgendo.
E’ solo un esempio, che però è utile a spiegare come il termine “adorazione” non sia stato fin da subito unico appannaggio di Dio.
Infatti, anche nella nostra lingua, inizialmente “adorare” significava attribuire un alto onore a qualcuno, e infatti tutti i dizionari specificano che questo termine può significare onorare, venerare, adorare (quest’ultimo riferito al solo vero Dio).
Comunque, se andiamo a vedere le Scritture troviamo che anche nella Bibbia “adorare” ha un senso molto ampio. Tuttavia nei primi secoli di vita della cristianità, i teologi cominciarono a fare delle differenze fra i diversi tipi di onore in modo che fosse chiaro cosa doveva essere attribuito solo a Dio e cosa poteva essere attribuito anche alle creature.
Ironicamente questa è una tradizione della Chiesa in quanto nella Bibbia questa distinzione non esiste oppure non è così chiara. Ma lo vedremo dopo. Nel frattempo diciamo che i teologi svilupparono il termine di “latrìa” per indicare quell’onore che è dovuto solo a Dio e il termine “dulìa” per gli esseri umani. Coniarono anche un terzo termine “iper dulìa” (cioè superiore alla dulìa) riferito a Maria.
Questo termine non nacque per caso, ma per fare in modo che a Maria venisse riconosciuta una dignità maggiore di quella degli altri santi (in quanto era stata resa degna di un privilegio assolutamente unico) ma nello stesso tempo, poiché era soltanto una creatura, questa dignità fosse dello stesso tipo di quella delle altre creature.
I teologi italiani hanno reso i termini di “dulìa” e “latrìa” con i verbi “venerare” e “adorare”.
Sfortunatamente molti fratelli non-cattolici sono stati talmente ben istruiti nella loro ostilità verso la Chiesa Cattolica romana che non riescono (o non vogliono) accettare queste distinzioni. Si sentono spesso, affermare, con estrema sicurezza che i cattolici adorano Maria e i santi. Insomma, che sono (siamo) degli idolatri. Qualcuno di loro va addirittura oltre dichiarando che a Maria e ai santi non va neppure riconosciuta la venerazione. Comunque questo capitolo trova il suo completamento in quello dedicato alla comunione dei santi, e anche in quello dedicato a Maria, che vi esorto a leggere.
I fratelli non cattolici ci accusano ad esempio di prostrarci davanti alla statua di Maria in segno di “adorazione”…
E’ giusto pregare Maria e prostrarsi a terra davanti a lei?
Questa è idolatria?
I protestanti dicono di sì, infatti ci accusano di peccare di idolatria tutte le volte che chiediamo l’aiuto in preghiera di Maria e ci prostriamo davanti a lei.
Ma la Bibbia che cosa ci dice?
Nelle Sacre Scritture ci sono molti inchini e prostrazioni, ben 272 casi e molti a persone umane, senza mai tacciare di idolatria chi li ha praticati.
C’è invece chi resta convinto che le prostrazioni siano atti idolatrici e basta.
Voglio subito far notare che in Gen. 33,3 Giacobbe si prostrò sette volte fino a terra, mentre andava avvicinandosi al fratello Esaù; come spiegano questo episodio i fratelli separati?
Dopo un momento di iniziale imbarazzo rispondono che Giacobbe si inginocchiò in segno di rispetto verso Esaù suo fratello maggiore. Ma per evitare tanti battibecchi tra cristiani, Dio non poteva suggerire all’agiografo un’altro modo per descrivere il rispetto che nutriva Giacobbe verso suo fratello?
Dio sorgente di infinita sapienza sapeva benissimo che ci sarebbero state diverse interpretazioni sulla sua Parola, ma sapeva, e sa, altrettanto bene che la vera Chiesa di Cristo avrebbe difeso
l’integrità della stessa, e ne avrebbe mantenuto la Chiave di interpretazione. Tuttavia senza i continui pungoli degli avversari probabilmente sarebbero venuti a mancare gli stimoli all’approfondimento teologico. Paradossalmente serve chi tenga sveglia la Chiesa, e non gli permetta di assopirsi sulla sua teologia. La Chiave che Cristo affidò a Pietro e agli Apostoli, quella chiave che i protestanti non posseggono, e mai potranno dimostrare di possedere, perché mai potranno dimostrare la loro discendenza apostolica, l’ha sempre posseduta la Chiesa cattolica romana. Questo molti pastori lo sanno bene, infatti cercano in tutti i modi di demolire e annullare il valore della discendenza apostolica, quando invece Paolo stesso lo raccomanda esplicitamente ai suoi discepoli.
Nella Bibbia troviamo altri esempi di inchini e prostrazioni, in Gen 42,6 “… i fratelli di Giuseppe vennero da lui e gli si prostrarono davanti con la faccia a terra”;
costoro stavano forse adorando Giuseppe?
E’ evidente che si inginocchiarono davanti a lui in segno di pentimento e rispetto.
Anche in Es 18,7 “Mosè si prostrò davanti al suocero”
2 Sam 14,33 “Assalonne si prostrò davanti a Davide”;
2 Re 2,15 “…i figli dei profeti si prostrarono davanti a Eliseo”;
2 Re 4,37 “…la Sunammita gli si prostrò davanti” ecc.
Gn 19,1 “I due angeli arrivarono a Sodoma sul far della sera, mentre Lot stava seduto alla porta di Sodoma. Non appena li ebbe visti, Lot si alzò, andò loro incontro e si prostrò con la faccia a terra.”
Come notiamo i due angeli (qui non si indica Angelo del Signore o Angelo di Dio) non rimproverarono affatto Lot per essersi prostrato davanti a loro, appunto perché non li confuse e non li scambiò per Dio. Evidentemente non era prostrazione in senso di adorazione, altrimenti gli angeli lo avrebbero richiamato.
1 Re 1,53 “Il re Salomone ordinò che lo facessero scendere dall’altare; quegli andò a prostrarsi davanti al re Salomone, che gli disse: “Vattene a casa!”
Dn 2,46 “Allora il re Nabucodònosor piegò la faccia a terra, si prostrò davanti a Daniele e ordinò che gli offrissero sacrifici e incensi.”
E qui, in questi ultimi versetti la situazione è molto delicata, perché a Daniele furono offerti sacrifici e incensi, evidentemente il re di Babilonia lo rispettava come un dio, ben sapendo però che Daniele veniva istruito dal suo Dio, cioè da Jahvè. Perché Daniele non fermò il re di Babilonia? Peccò forse di superbia, similmente a Satana?
Fu lecito a Daniele ricevere questi onori destinati agli dei, o all’unico Dio?
Questo caso è molto simile agli odierni onori tributati ai santi cristiani, Daniele non fermò, anzi accettò, gli onori che gli fece Nabucodònosor perché sapeva bene che in fin dei conti erano rivolti a Dio, che come un Padre era orgoglioso di vedere un suo figlio così onorato, per aver predicato la verità, cioè per averGli reso testimonianza. Daniele fu figura di Dio. L’onorare Maria, eccellente figlia e testimone di Dio è dunque idolatria?
Vediamo altri esempi:
Giuditta 10:23 “Quando Giuditta avanzò alla presenza di lui e dei suoi ministri, stupirono tutti per la bellezza del suo aspetto. Essa si prostrò con la faccia a terra per riverirlo, ma i servi la fecero alzare.”
Ester 8,12 L “Amàn... aveva tanto approfittato dell’amicizia che professiamo verso qualunque nazione, da essere proclamato nostro padre e da costruire la seconda personalità nel regno, venendo da tutti onorato con la prostrazione.”
Atti 16,29 “Quegli allora chiese un lume, si precipitò dentro e tremando si gettò ai piedi di Paolo e Sila poi li condusse fuori e disse: Signori, cosa devo fare per essere salvato?”
Tobia 12,15-16 “Io sono Raffaele, uno dei sette angeli che sono sempre pronti ad entrare alla presenza della maestà del Signore..Allora furono riempiti di terrore tutte e due; si prostrarono con la faccia a terra ed ebbero una grande paura.”
Come avrete sicuramente notato questi personaggi biblici si sono prostrati, per venerare o onorare (es. Giuditta 10:23 e Ester 8:12 1), davanti a persone, ad Angeli, senza scambiare la venerazione con l’adorazione, e nessuno li ha mai ripresi, appunto, perché prostrare, in questo caso, non significa adorare. Lo stesso Gesù nella parabola di Matteo 18:26-30 raccontava della prostrazione verso il re e verso il servitore, da parte del servo, senza accusare nessuna prostrazione illecita.
Tutti questi versetti vengono forse annullati dalla frase di Pietro rivolta al centurione?
Il centurione era un pagano, era un uomo giusto, ma essere “uomo giusto” non significa per forza essere cristiano. Il centurione non era un ex, cioè non si era dimesso dall’esercito romano, ed essendo un soldato romano era tenuto ad adorare l’imperatore, se poi si comportava in modo degno e pregava (secondo la legge mosaica) questo è un altro discorso, infatti Paolo dice che se un pagano si comporta in modo degno, secondo la legge di Dio allora egli è legge per se stesso, e si salva per la infinita misericordia di Dio.
Atti 10,25-26 “Mentre Pietro stava per entrare, Cornelio andandogli incontro si gettò ai suoi piedi per adorarlo. Ma Pietro lo rialzò, dicendo: «Alzati: anch’io sono un uomo!».”
Il centurione che pregava Dio ebbe fede, ma ancora non era un vero cristiano, infatti non era ancora stato battezzato, lo fu poi da Pietro, e da questi ricevette gli insegnamenti cristiani monoteistici.
In questo caso il termine “uomo giusto” ci indica che il centurione anche se non era ancora cristiano si comportava in cuor suo secondo il volere di Dio, proprio come dice Paolo: “che se un uomo che non conosce la legge si comporta secondo la legge allora egli è legge per se stesso e viene giustificato anch’egli per grazia.”
Ripeto, il centurione era un romano, e i romani erano obbligati ad adorare l’imperatore,
sottolineo “obbligati”, quindi a maggior ragione ne era obbligato un centurione. Quando vedevano passare l’imperatore si prostravano a terra in segno di adorazione. I romani che per un motivo qualsiasi si dovevano presentare davanti a Cesare si prostravano davanti a lui in segno di adorazione. E’ risaputo pure che i romani erano politeisti, Pietro questo lo sapeva bene, ecco perché ci tiene a far notare al centurione che egli è un uomo come lui. Pietro sta implicitamente sottolineando che lui non è un dio come veniva considerato l’imperatore, ma un semplice uomo. Pietro educa il centurione, nel distinguere il comportamento cristiano dal comportamento pagano.
Però resta il fatto della prostrazione davanti alle reliquie; è idolatrica e superstiziosa?
Ancora una volta nella Bibbia fonte inesauribile di verità, troviamo la risposta.
In Es. 13,19 “Gli Israeliti uscendo dall’Egitto portarono via le ossa di Giuseppe”;
2 Re 13,20 “un morto fu richiamato in vita a contatto delle ossa di Eliseo”;
At 19,12 “i cristiani di Efeso imponevano ai malati i fazzoletti e grembiuli che erano serviti a Paolo nel lavoro: “Si portavano via per gli infermi i fazzoletti e grembiuli usati da lui; le infermità scomparivano e uscivano le potenze maligne”;
Se un cattolico si permette a portare un fazzoletto venuto a contatto con un santo del passato, viene subito tacciato di superstizione e di idolatria dai fratelli protestanti, come se lo Spirito Santo si spegnesse dopo un certo periodo, come se, dopo che il santo muore, i suoi indumenti non sono più pieni di Spirito Santo.
Fratelli, riflettiamo bene prima di puntare il dito, le ossa di Eliseo erano di un morto o di un vivo?
2 Re 13,20 “Eliseo morì; lo seppellirono. All’inizio dell’anno nuovo irruppero nel paese alcune bande di Moab. Mentre seppellivano un uomo, alcuni, visto un gruppo di razziatori, gettarono il cadavere sul sepolcro di Eliseo e se ne andarono. L’uomo, venuto a contatto con le ossa di Eliseo, risuscitò e si alzò in piedi.”
Se le ossa di Eliseo riportarono in vita un uomo, sicuramente erano piene di Spirito Santo, quindi dalla stessa Bibbia apprendiamo come in realtà le reliquie dei santi non sono né superstizione né idolatria.
L’abitudine a rivolgersi al santo piuttosto che direttamente a Gesù, però in taluni cattolici, provoca assuefazione negativa. Il cristiano che rivolge a Maria le sue richieste d’aiuto non sbaglia affatto, biblicamente parlando.
Ciò in realtà avviene normalmente nelle richieste di preghiera tra vivi, ma tra vivi e “morti”, dicono, non sia permesso.
Il punto di svolta per i protestanti sarebbe capire che i credenti morti nella carne, in realtà non fuoriescono dalla Chiesa, ma continuano a farne parte. I credenti in cielo sono vivi, quindi attivi, il fatto che molti protestanti li definiscano in modi confusi, come immersi in uno stato di incoscienza, o di inattività temporale, in attesa della fine del mondo, non lo troviamo scritto nella Bibbia. Un credente, quindi un santo, vivo, in cielo cosa potrebbe fare in attesa della fine del mondo? Semplicemente esercitare il dono della carità ricevuto dallo Spirito Santo. Questa carità è palese che non può essere rivolta prevalentemente agli altri santi che sono in cielo, perché come troviamo scritto nella Bibbia essi non sono più soggetti ai problemi della carne, né alle malattie, né alle tentazioni. Chi, dunque, ha ancora bisogno della loro carità? Evidentemente noi pellegrini che ancora viviamo sulla terra. I santi vivi, in cielo pregano Cristo, in favore nostro, allo stesso identico modo che se fossero anche loro vivi sulla terra. Non sta scritto nella Bibbia che i santi morti nella carne non fanno più parte del corpo di Cristo. A volerci riflettere serenamente, il corpo di Cristo non è un corpo con alcune parti morte, in cancrena, ma un corpo pieno di vita e santità. Nel corpo di Cristo non esistono cellule morte, ne consegue che i santi in cielo fanno parte del Suo corpo, e quindi sono vivi e operanti. Ogni cellula del corpo opera, vive, non sta immobile e inoperante, altrimenti muore. Per chi i santi del cielo possono provare pena e compassione? Per noi sulla terra è ovvio, non certo per coloro che vivono in cielo. Ecco perché è logico che preghino Gesù Cristo in favore nostro, seguendo il consiglio di san Paolo che esortava a pregare gli uni per gli altri. Se io chiedo ad un mio fratello, su questa terra, di pregare per me, non sto amando il fratello più di Gesù, ma sto semplicemente chiedendo il suo aiuto, perché magari lui è spiritualmente più elevato di me. In ogni caso non sto adorando il fratello. Allo stesso modo se chiedo l’aiuto di Maria, non la sto adorando, perché so perfettamente che lei pregherà Gesù per me. Ma, allora non si può pregare direttamente Gesù? Certo che si può, ma allora perché san Paolo ci ha consigliato di pregare gli uni per gli altri? Perché il cristiano deve esercitare la carità benigna e fraterna. Il cristiano non è un egoista che prega solo per se, ma è un uomo interessato alla salvezza degli altri uomini.
Parlare di sentimenti come può essere l’adorazione, la venerazione o anche l’amore e l’amicizia è difficile. La difficoltà maggiore sta nel trasporre in un suono o una parola quello che l’uomo sente dentro di sé. Così come la parola “amicizia” ha diversi gradi di significato, dato che parte da una semplice conoscenza e arriva ad un legame che sfiora l’amore, così anche definire, ad esempio, la venerazione che i cattolici provano verso determinate persone, che non devono necessariamente essere morte, diventa difficile. Lo stesso vale per “adorazione”
Il termine “adorazione” ha subito diversi cambiamenti di significato in italiano come, del resto, anche in altre lingue.
Inizialmente questo termine aveva un significato molto ampio e veniva rivolto a persone degne di particolare onore, di particolare rispetto e dignità. Usualmente era attribuito a persone sagge, a giudici e, naturalmente, anche a Dio.
In italiano questo modo di definire le persone, diciamo così, importanti si è perso nel tempo ma è rimasto, per esempio, nella lingua inglese. Infatti, i magistrati inglesi che da noi, nei telefilm, sentiamo definire come “vostro onore” in realtà sono chiamati “Your Worship”. Questo, naturalmente, solo in Inghilterra in quanto negli U.S.A. il termine è invece “Your Honor”, molto più simile all’italiano, Worship, ovviamente, significa “adorare”.
Questo naturalmente non significa che gli inglesi adorino i magistrati come se fossero dei, ma semplicemente riconoscono loro un onore appropriato all’incarico che stanno svolgendo.
E’ solo un esempio, che però è utile a spiegare come il termine “adorazione” non sia stato fin da subito unico appannaggio di Dio.
Infatti, anche nella nostra lingua, inizialmente “adorare” significava attribuire un alto onore a qualcuno, e infatti tutti i dizionari specificano che questo termine può significare onorare, venerare, adorare (quest’ultimo riferito al solo vero Dio).
Comunque, se andiamo a vedere le Scritture troviamo che anche nella Bibbia “adorare” ha un senso molto ampio. Tuttavia nei primi secoli di vita della cristianità, i teologi cominciarono a fare delle differenze fra i diversi tipi di onore in modo che fosse chiaro cosa doveva essere attribuito solo a Dio e cosa poteva essere attribuito anche alle creature.
Ironicamente questa è una tradizione della Chiesa in quanto nella Bibbia questa distinzione non esiste oppure non è così chiara. Ma lo vedremo dopo. Nel frattempo diciamo che i teologi svilupparono il termine di “latrìa” per indicare quell’onore che è dovuto solo a Dio e il termine “dulìa” per gli esseri umani. Coniarono anche un terzo termine “iper dulìa” (cioè superiore alla dulìa) riferito a Maria.
Questo termine non nacque per caso, ma per fare in modo che a Maria venisse riconosciuta una dignità maggiore di quella degli altri santi (in quanto era stata resa degna di un privilegio assolutamente unico) ma nello stesso tempo, poiché era soltanto una creatura, questa dignità fosse dello stesso tipo di quella delle altre creature.
I teologi italiani hanno reso i termini di “dulìa” e “latrìa” con i verbi “venerare” e “adorare”.
Sfortunatamente molti fratelli non-cattolici sono stati talmente ben istruiti nella loro ostilità verso la Chiesa Cattolica romana che non riescono (o non vogliono) accettare queste distinzioni. Si sentono spesso, affermare, con estrema sicurezza che i cattolici adorano Maria e i santi. Insomma, che sono (siamo) degli idolatri. Qualcuno di loro va addirittura oltre dichiarando che a Maria e ai santi non va neppure riconosciuta la venerazione. Comunque questo capitolo trova il suo completamento in quello dedicato alla comunione dei santi, e anche in quello dedicato a Maria, che vi esorto a leggere.
I fratelli non cattolici ci accusano ad esempio di prostrarci davanti alla statua di Maria in segno di “adorazione”…
E’ giusto pregare Maria e prostrarsi a terra davanti a lei?
Questa è idolatria?
I protestanti dicono di sì, infatti ci accusano di peccare di idolatria tutte le volte che chiediamo l’aiuto in preghiera di Maria e ci prostriamo davanti a lei.
Ma la Bibbia che cosa ci dice?
Nelle Sacre Scritture ci sono molti inchini e prostrazioni, ben 272 casi e molti a persone umane, senza mai tacciare di idolatria chi li ha praticati.
C’è invece chi resta convinto che le prostrazioni siano atti idolatrici e basta.
Voglio subito far notare che in Gen. 33,3 Giacobbe si prostrò sette volte fino a terra, mentre andava avvicinandosi al fratello Esaù; come spiegano questo episodio i fratelli separati?
Dopo un momento di iniziale imbarazzo rispondono che Giacobbe si inginocchiò in segno di rispetto verso Esaù suo fratello maggiore. Ma per evitare tanti battibecchi tra cristiani, Dio non poteva suggerire all’agiografo un’altro modo per descrivere il rispetto che nutriva Giacobbe verso suo fratello?
Dio sorgente di infinita sapienza sapeva benissimo che ci sarebbero state diverse interpretazioni sulla sua Parola, ma sapeva, e sa, altrettanto bene che la vera Chiesa di Cristo avrebbe difeso
l’integrità della stessa, e ne avrebbe mantenuto la Chiave di interpretazione. Tuttavia senza i continui pungoli degli avversari probabilmente sarebbero venuti a mancare gli stimoli all’approfondimento teologico. Paradossalmente serve chi tenga sveglia la Chiesa, e non gli permetta di assopirsi sulla sua teologia. La Chiave che Cristo affidò a Pietro e agli Apostoli, quella chiave che i protestanti non posseggono, e mai potranno dimostrare di possedere, perché mai potranno dimostrare la loro discendenza apostolica, l’ha sempre posseduta la Chiesa cattolica romana. Questo molti pastori lo sanno bene, infatti cercano in tutti i modi di demolire e annullare il valore della discendenza apostolica, quando invece Paolo stesso lo raccomanda esplicitamente ai suoi discepoli.
Nella Bibbia troviamo altri esempi di inchini e prostrazioni, in Gen 42,6 “… i fratelli di Giuseppe vennero da lui e gli si prostrarono davanti con la faccia a terra”;
costoro stavano forse adorando Giuseppe?
E’ evidente che si inginocchiarono davanti a lui in segno di pentimento e rispetto.
Anche in Es 18,7 “Mosè si prostrò davanti al suocero”
2 Sam 14,33 “Assalonne si prostrò davanti a Davide”;
2 Re 2,15 “…i figli dei profeti si prostrarono davanti a Eliseo”;
2 Re 4,37 “…la Sunammita gli si prostrò davanti” ecc.
Gn 19,1 “I due angeli arrivarono a Sodoma sul far della sera, mentre Lot stava seduto alla porta di Sodoma. Non appena li ebbe visti, Lot si alzò, andò loro incontro e si prostrò con la faccia a terra.”
Come notiamo i due angeli (qui non si indica Angelo del Signore o Angelo di Dio) non rimproverarono affatto Lot per essersi prostrato davanti a loro, appunto perché non li confuse e non li scambiò per Dio. Evidentemente non era prostrazione in senso di adorazione, altrimenti gli angeli lo avrebbero richiamato.
1 Re 1,53 “Il re Salomone ordinò che lo facessero scendere dall’altare; quegli andò a prostrarsi davanti al re Salomone, che gli disse: “Vattene a casa!”
Dn 2,46 “Allora il re Nabucodònosor piegò la faccia a terra, si prostrò davanti a Daniele e ordinò che gli offrissero sacrifici e incensi.”
E qui, in questi ultimi versetti la situazione è molto delicata, perché a Daniele furono offerti sacrifici e incensi, evidentemente il re di Babilonia lo rispettava come un dio, ben sapendo però che Daniele veniva istruito dal suo Dio, cioè da Jahvè. Perché Daniele non fermò il re di Babilonia? Peccò forse di superbia, similmente a Satana?
Fu lecito a Daniele ricevere questi onori destinati agli dei, o all’unico Dio?
Questo caso è molto simile agli odierni onori tributati ai santi cristiani, Daniele non fermò, anzi accettò, gli onori che gli fece Nabucodònosor perché sapeva bene che in fin dei conti erano rivolti a Dio, che come un Padre era orgoglioso di vedere un suo figlio così onorato, per aver predicato la verità, cioè per averGli reso testimonianza. Daniele fu figura di Dio. L’onorare Maria, eccellente figlia e testimone di Dio è dunque idolatria?
Vediamo altri esempi:
Giuditta 10:23 “Quando Giuditta avanzò alla presenza di lui e dei suoi ministri, stupirono tutti per la bellezza del suo aspetto. Essa si prostrò con la faccia a terra per riverirlo, ma i servi la fecero alzare.”
Ester 8,12 L “Amàn... aveva tanto approfittato dell’amicizia che professiamo verso qualunque nazione, da essere proclamato nostro padre e da costruire la seconda personalità nel regno, venendo da tutti onorato con la prostrazione.”
Atti 16,29 “Quegli allora chiese un lume, si precipitò dentro e tremando si gettò ai piedi di Paolo e Sila poi li condusse fuori e disse: Signori, cosa devo fare per essere salvato?”
Tobia 12,15-16 “Io sono Raffaele, uno dei sette angeli che sono sempre pronti ad entrare alla presenza della maestà del Signore..Allora furono riempiti di terrore tutte e due; si prostrarono con la faccia a terra ed ebbero una grande paura.”
Come avrete sicuramente notato questi personaggi biblici si sono prostrati, per venerare o onorare (es. Giuditta 10:23 e Ester 8:12 1), davanti a persone, ad Angeli, senza scambiare la venerazione con l’adorazione, e nessuno li ha mai ripresi, appunto, perché prostrare, in questo caso, non significa adorare. Lo stesso Gesù nella parabola di Matteo 18:26-30 raccontava della prostrazione verso il re e verso il servitore, da parte del servo, senza accusare nessuna prostrazione illecita.
Tutti questi versetti vengono forse annullati dalla frase di Pietro rivolta al centurione?
Il centurione era un pagano, era un uomo giusto, ma essere “uomo giusto” non significa per forza essere cristiano. Il centurione non era un ex, cioè non si era dimesso dall’esercito romano, ed essendo un soldato romano era tenuto ad adorare l’imperatore, se poi si comportava in modo degno e pregava (secondo la legge mosaica) questo è un altro discorso, infatti Paolo dice che se un pagano si comporta in modo degno, secondo la legge di Dio allora egli è legge per se stesso, e si salva per la infinita misericordia di Dio.
Atti 10,25-26 “Mentre Pietro stava per entrare, Cornelio andandogli incontro si gettò ai suoi piedi per adorarlo. Ma Pietro lo rialzò, dicendo: «Alzati: anch’io sono un uomo!».”
Il centurione che pregava Dio ebbe fede, ma ancora non era un vero cristiano, infatti non era ancora stato battezzato, lo fu poi da Pietro, e da questi ricevette gli insegnamenti cristiani monoteistici.
In questo caso il termine “uomo giusto” ci indica che il centurione anche se non era ancora cristiano si comportava in cuor suo secondo il volere di Dio, proprio come dice Paolo: “che se un uomo che non conosce la legge si comporta secondo la legge allora egli è legge per se stesso e viene giustificato anch’egli per grazia.”
Ripeto, il centurione era un romano, e i romani erano obbligati ad adorare l’imperatore,
sottolineo “obbligati”, quindi a maggior ragione ne era obbligato un centurione. Quando vedevano passare l’imperatore si prostravano a terra in segno di adorazione. I romani che per un motivo qualsiasi si dovevano presentare davanti a Cesare si prostravano davanti a lui in segno di adorazione. E’ risaputo pure che i romani erano politeisti, Pietro questo lo sapeva bene, ecco perché ci tiene a far notare al centurione che egli è un uomo come lui. Pietro sta implicitamente sottolineando che lui non è un dio come veniva considerato l’imperatore, ma un semplice uomo. Pietro educa il centurione, nel distinguere il comportamento cristiano dal comportamento pagano.
Però resta il fatto della prostrazione davanti alle reliquie; è idolatrica e superstiziosa?
Ancora una volta nella Bibbia fonte inesauribile di verità, troviamo la risposta.
In Es. 13,19 “Gli Israeliti uscendo dall’Egitto portarono via le ossa di Giuseppe”;
2 Re 13,20 “un morto fu richiamato in vita a contatto delle ossa di Eliseo”;
At 19,12 “i cristiani di Efeso imponevano ai malati i fazzoletti e grembiuli che erano serviti a Paolo nel lavoro: “Si portavano via per gli infermi i fazzoletti e grembiuli usati da lui; le infermità scomparivano e uscivano le potenze maligne”;
Se un cattolico si permette a portare un fazzoletto venuto a contatto con un santo del passato, viene subito tacciato di superstizione e di idolatria dai fratelli protestanti, come se lo Spirito Santo si spegnesse dopo un certo periodo, come se, dopo che il santo muore, i suoi indumenti non sono più pieni di Spirito Santo.
Fratelli, riflettiamo bene prima di puntare il dito, le ossa di Eliseo erano di un morto o di un vivo?
2 Re 13,20 “Eliseo morì; lo seppellirono. All’inizio dell’anno nuovo irruppero nel paese alcune bande di Moab. Mentre seppellivano un uomo, alcuni, visto un gruppo di razziatori, gettarono il cadavere sul sepolcro di Eliseo e se ne andarono. L’uomo, venuto a contatto con le ossa di Eliseo, risuscitò e si alzò in piedi.”
Se le ossa di Eliseo riportarono in vita un uomo, sicuramente erano piene di Spirito Santo, quindi dalla stessa Bibbia apprendiamo come in realtà le reliquie dei santi non sono né superstizione né idolatria.
ALTRE CONSIDERAZIONI SULLE PROSTRAZIONI
Abramo, Lot, Giosuè si prostravano riverenti davanti agli Angeli del Signore, l’Angelo che in Apocalisse rialza Giovanni dicendogli che non doveva prostrarsi perché egli era una creatura come lui, lo fa semplicemente perché Giovanni aveva scambiato l’Angelo per il Signore, in quel momento credeva di vedere il Signore in paradiso, infatti in Apocalisse c’è scritto che Giovanni si prostrò in adorazione. Questa è la prova evidente che Giovanni avesse scambiato l’angelo per il Signore, è infatti inconcepibile che Giovanni volesse adorare l’angelo in se e per se, perché l’apostolo sapeva benissimo che si deve adorare solo la SS. Trinità. Se Giovanni si sarebbe inchinato solo in segno di rispetto, l’angelo non lo avrebbe fermato, allo stesso modo di come nessuno fermò Abramo, Lot, Giosuè, Assalonne ecc.!
Gli inchini, vanno interpretati e valutati per quello che realmente rappresentano e vogliono significare. Ad esempio, se nell’antichità un uomo del popolo che aveva commesso un furto ai danni dell’imperatore, veniva sorpreso a rubare e, portato davanti all’imperatore , l’uomo si inginocchiava, ma nel suo cuore rimaneva il senso di disprezzo per l’imperatore, che magari opprimeva il popolo con tasse elevate, tenendolo costantemente nella fame; quest’uomo stava forse adorando l’imperatore? E’ giusto pensare che quell’uomo si inginocchiava davanti all’imperatore per paura, e non per adorarlo, eppure tutti i presenti vedevano l’uomo inginocchiarsi. In definitiva vale quello che l’uomo prova nel suo cuore, contano solo i sentimenti non il gesto esteriore.
Se un traditore che trama di uccidere l’imperatore si presenta davanti a lui e gli si inginocchia davanti, tutti i cortigiani stanno vedendo l’inchino, ma solo il traditore conosce i suoi velenosi pensieri, di conseguenza il suo inchino è solo un gesto esteriore.
Se io mi inginocchio davanti alla Madonna, ciò che conta sono i miei sentimenti, che sicuramente sono di profondo rispetto, non certo di adorazione, chi giudica dalle apparenze sbaglia. I protestanti si auto-ingannano credendo di giudicare chi si inchina davanti alla statua di un santo. Sono sicurissimo che se i protestanti farebbero un’inchiesta andando di Chiesa in Chiesa a vedere e intervistare tutte le persone che si inchinano davanti alle statue dei santi, domandando loro se si stanno inchinando in segno di adorazione o di rispetto, nessuno risponderebbe in segno di adorazione, sfido i fratelli non cattolici a provare il contrario.
I santi, che sono esempio per tutti noi, sono la prova, che Dio si serve degli uomini donando loro la santità che porta luce nel mondo, riflette la luce di Cristo e fa vedere a tutti che loro furono uomini come noi, quindi anche noi possiamo elevare la nostra spiritualità seguendo il loro esempio in Cristo. I santi come fu Daniele, sono figura di Dio, non suoi concorrenti.
Penso sia utile riportare una spiegazione che il fratello Ireneo ha dato ad un fedele pentecostale di nome Stefano, su un forum cristiano, di MSN in Internet “Forse hai ragione, caro Stefano, sul fatto che molti cattolici (ma, per inciso, anche molti protestanti), interpretano fatti, segni e gesti dei fratelli separati nella loro ottica, non rendendosi conto di evidenti differenze. Personalmente, non penso di far parte di questa categoria di persone, e spero anche di dimostrarlo in questo post. Per quanto riguarda l'interpretazione degli avvenimenti dell'esodo e della costruzione dell'arca, ti invito ancora una volta ad acquisire qualche strumento critico per la lettura dei testi... Credi che quando nella Bibbia c'è scritto che Dio parlò a Mosè questi si mettesse a fare lo scriba di Dio appuntando per filo e per segno ciò che Dio diceva? Pensi che veramente Dio si sia scomodato a parlare dal cielo per definire le regole dell'impurità rituale o per dire che non si potesse mangiare la carne degli animali con lo zoccolo rotto, mentre miriadi di persone lo invocano ogni giorno contro guerre, malattie ed epidemie e lui non si manifesta? Israele ha fatto esperienza del suo Signore nella sua storia, un esperienza con qualcosa che si presentava come il Totalmente Altro, il Totalmente Santo... questa è la Rivelazione, che poi si è concretizzata in una serie di oggetti, norme, fortemente ritualizzati, perché appunto dovevano esprimere quell'alterità e quella santità che non si poteva ritrovare nel mondo profano. La costruzione dei vitelli di Geroboamo è una questione politica, non di buona fede o di Oracolo divino... Dopo la divisione di Israele, Geroboamo aveva ben capito che se non avesse impedito ai suoi sudditi i pellegrinaggi a Gerusalemme, presto il regno del nord sarebbe ritornato a essere parte di quello del sud e lui avrebbe perso il suo bel trono. Si doveva dunque creare un culto "nazionale" alternativo ed in competizione appunto con quello di Gerusalemme. Il contesto storico, lo studio dei generi letterari, chiedersi il perché l'autore umano (oltre quello divino) abbia scritto quei testi, è fondamentale per una corretta ermeneutica degli stessi.
Riguardo all'idolatria, punto inamovibile pentecostale, abbiamo le prove, ma se non vengono accettate è un problema loro, vediamo un esempio:
La Chiesa di Smirne (Turchia), dopo il martirio del suo vescovo Policarpo e di undici fedeli, uccisi nel 156 (o 165, non si comprende se c'è una inversione dei numeri, ma il periodo è questo), informava "la Chiesa di Dio che è pellegrina a Filomelio, in Frigia, e tutte le comunità della santa Chiesa universale" della loro fine gloriosa e soggiungeva: "Noi veneriamo degnamente i Martiri in quanto discepoli e imitatori del Signore e per la loro suprema fedeltà verso il proprio Re e Maestro, e sia dato a noi pure di divenire loro compagni e discepoli! ... Dopo avere raccolte le ossa di Policarpo più preziose di rare gemme e più pure dell'oro fino, le riponemmo là dov'era di rito. E in questo luogo radunandoci in esultanza e letizia ogni qual volta ci sarà possibile, ci consentirà il Signore di festeggiare la ricorrenza del suo martirio, a memoria di quanti hanno affrontato già la stessa lotta e ad esercizio e preparazione di quanti la affronteranno in futuro" (Martyrium Polycarpi: XVII, 3; XVIII, 2-3). E dice ancora a conclusione: "Con gli stessi sentimenti di questi nostri fratelli di Smirne vogliamo pregare presso le tombe dei gloriosi Martiri delle Catacombe di San Callisto e celebrare nella gioia il loro "dies natalis". Grazie alla loro intercessione la nostra fede sarà resa più salda per poter affrontare serenamente le prove della vita".
Questa "LETTERA", costituisce parte di quella "TRADIZIONE" che la Chiesa a buon diritto e ragione deve proteggere, e che invece si vorrebbe cancellare.
Poi tu poni una domanda interessante, la cui risposta però è palese:
Che differenza c'e' tra incensare la reliquia di un santo e i giudei che offrivano profumi al serpente di bronzo (reliquia di Mose') ?
La differenza è l'intenzione: il cattolico incensa le reliquie come segno di rispetto per il corpo di un suo correligionario che si è distinto per una vita santa e per l'annuncio che ha dato per Cristo,
ed è considerato un atto di venerazione; il culto realizzatosi intorno al serpente di bronzo invece era un culto idolatrico, legato all'oggetto e al potere che ad esso si credeva correlato, culto che aveva subito influssi cananei pesanti (infatti non bisogna dimenticare l'importanza che il simbolo del serpente rivestiva tra i popoli cananei). Uno stesso gesto con due intenzioni distinte, questa è la differenza! Le considerazioni che fai sull'arca sono interessanti sotto molti punti di vista; prima però ti vorrei far notare che il paragone tra i luoghi del tempio e l'uomo non è un paragone che si fa da nessuna parte nella Bibbia, eppure è intriso di sapore biblico: come fai a non accorgerti che la maggior parte del pensiero dei Padri della Chiesa è dello stesso tipo? Intrisi della lettura delle Scritture essi le hanno assimilate così da poter fare, come te, un discorso profondamente biblico pur senza dover puntualmente poggiare ogni frase sull'autorità di una ventina di versetti... è il processo della comprensione. Risultano sempre vere le parole di Gregorio Magno: la Scrittura cresce insieme a colui che la legge!
Ma torniamo a noi; dunque, era lecito venerare l'arca perché su di essa abitava la gloria di Dio, che nell'Esodo gli ebrei poterono vedere sensibilmente come colonna di ombra e di fuoco. Chiaramente però tu affermi che il santuario (e l'arca che troviamo nel libro dei numeri, e nel deuteronomio) erano ombra delle cose celesti a noi rivelate... ombra, cioè immagine delle cose celesti, non le cose celesti in sé. Gli ebrei dunque adoravano Dio per la mediazione di un culto di venerazione all'Arca dell'alleanza, un'immagine della vera arca celeste di cui era immagine. E hai ragione, questo è vero. Possibile che poi non sai trarre tutte le conseguenze di una tale affermazione?
Una seconda considerazione è che, riprendendo il tipos dell'Arca, come era possibile adorare la Gloria di Dio che si manifestava sull'arca, sarebbe lecita l'adorazione della presenza di Cristo nella Cena eucaristica! Infatti, pur non ammettendo la presenza reale nel Pane e nel Vino del corpo di Cristo, anche nella cena riformata ed evangelica si invoca il dono dello Spirito sulle due specie eucaristiche. Sull'arca abitava la gloria di Dio, cioè era presente il suo Spirito... naturalmente Dio non risiedeva in un tempio costruito da mani d'uomo (e tutti i testi profetici stanno a sostenerlo), nondimeno però egli era particolarmente presente lì per mezzo della sua gloria, che in termini neotestamentari potremmo definire il suo Spirito. Se dunque invochiamo lo Spirito di Dio sul pane e sul vino, e siamo certi di essere ascoltati da Dio perché è Gesù stesso che ci ha comandato di fare questo in sua memoria, allora come gli ebrei rivolgevano il culto a Dio verso l'arca, così noi possiamo rivolgere il culto a Cristo verso il pane ed il vino eucaristizzati. Non intendo qui parlare del culto eucaristico fuori dalla Messa, né di entrare in dispute sul come si realizza la presenza di Cristo nella Santa Cena, ma solo dire che almeno nel momento che passa dalla preghiera eucaristica alla comunione il volgersi verso l'Eucarestia non può considerarsi idolatrico (e questo sulla scorta del tuo stesso discorso e del paragone con l'Arca).
Non vorrei che quanto detto ti appaia, caro Stefano, come una critica o una disputa, tutt'altro! Il tuo discorso è corretto, e più che confutato, abbisogna di approfondimento e precisazione, ma è senz'altro molto stimolante! Continuo la lettura del tuo post...
...ho come l'impressione che qui molti cattolici pensano che gli evangelici non sono cattolici come loro solo perché ignorano delle cose!...
Ancora una volta non mi ritengo tra questi: l'accettazione di una confessione cristiana o di un'altra non è questione di conoscenza o quantità di libri e nozioni; si tratta di famiglia, di nascita, di sentimenti, di ricerca del cuore, di fede, di Amore e, non ultimo, della volontà di Dio. Per quanto riguarda il povero e bistrattato Concilio di Nicea II; mi interesserebbe sapere se la fonte delle tue conoscenze sul Concilio siano le esemplificazioni fatte (anche in ambito cattolico) o la lettura dei dibattiti conciliari stessi. La differenza è importante, perché sono molti quelli che non riescono ad inquadrare la problematica del Niceno II per quella che è. Troppi testi di divulgazione intendono i canoni del Concilio di Nicea come una risposta al rifiuto delle immagini posto dai riformatori. Ma non è ad essi che il Concilio risponde. Stefano, conosci la dottrina filosofica delle immagini del VI secolo? Se consideri i canoni del Concilio una diretta applicazione nell'ambito ecclesiale di quella concezione filosofica, cadi in un errore, confondendo la sostanza con la forma del discorso.
Dato che da quel che ho capito consideri come verità biblica la divinità del Cristo stabilita nel Concilio di Nicea I, faccio quest'esempio per farti capire cosa intenda dire.
L'eresia di Ario era fortemente condizionata dal pensiero filosofico plotiniano in auge in quei tempi. Plotino sosteneva che l'essere sommo (ciò che noi chiameremmo Dio) fosse il Nous, il Pensiero, e che tutto procedesse da lui per emanazioni successive, le quali più si allontanavano da lui, più perdevano di importanza. La sua prima emanazione (quella più vicina a lui seppur a lui inferiore) era il logos/parola, mentre l'ultima la materia. Ario allora sostituiva al Nous il Padre e faceva corrispondere al Logos Plotiniano, il Signore Gesù, Logos del Padre. Il Concilio di Nicea stabilì l'erroneità di leggere il mistero cristiano come applicazione di un pensiero ad esso completamente estraneo, ma come dirlo? E' scontato che per farsi capire bisogna parlare la stessa lingua, e così si cercò di dire la verità biblica utilizzando comunque categorie greche ma riempiendole di un nuovo significato, l'emanazione fu sostituita dalla processione, lo statuto ontologico di Cristo venne definito con la parola consustanziale. Sono parole bibliche? No, ma rispecchiano il pensiero cristiano e sanno rispondere, per mezzo dello stesso apparato concettuale filosofico, all'eresia di Ario. Dunque, … passando al Niceno II, il neo-platonismo stabilito da Plotino continuò ad essere dominante per tutto il primo millennio cristiano, e con esso il sospetto verso la materia. Gli iconoclasti – avversi alle immagini- del VI secolo (perché ad essi vuole rispondere il Concilio, e non ai riformatori... preferisco sottolinearlo un'altra volta) affermavano che, data l'attuale situazione gloriosa del corpo di Cristo, non se ne potesse fare di lui una vera immagine, in quanto la materia che si corrompe non sarebbe stata un mezzo degno per rappresentare lo stato incorruttibile del corpo del Signore. E' a questo che risponde il Concilio, affermando che "ciò che non è stato redento non è stato neanche salvato", sillogismo filosofico che trasforma in pensiero greco l'assunto biblico dell'apparizione a Pietro "ciò che io ho reso mondo tu non chiamarlo impuro". Cristo è il Redentore universale, il salvatore di tutto il mondo, e dunque anche della materia: la materia non è segno di peccato, non è la più infima delle emanazioni del Nous, ma è possibilità di comunicazione, ad essa il Signore Gesù ha voluto legare i più importanti segni: battesimo e Santa Cena non potrebbero infatti essere celebrati senza materia. Ma se la materia è redenta, allora non è vero che non è degna di rappresentare la situazione di immortalità nella quale vivono il Signore Gesù ed i santi. Da questo poi seguono un insieme di norme che appunto disciplinino il corretto uso delle immagini sacre.
Seppur ambedue le posizioni parlano la loro lingua, e cioè la lingua filosofica greca, quale delle due posizioni è quella che rispecchia la verità biblica? Devi ammettere, Stefano, che, nell'ambito del suo discorso e dell'eresia che voleva combattere, il Niceno II diceva il vero. Questo naturalmente non vuol dire che quanto in quel Concilio sostenuto non sia utile anche nella chiarificazione della disputa sulle icone del XVI secolo. Ma occorre comunque tenere distinta questa dalla crisi iconoclasta del VI - VII secolo.
La Riforma basa l'esclusione delle immagini dal divieto biblico... abbiamo visto come in realtà esso trovava già in epoca biblica una significativa eccezione, e proprio nel luogo più santo. Un eccezione così forte, e per certi versi incomprensibile, che sembra quasi che l'ebraismo dell'epoca realizzasse una sistematica rimozione psicologica di questo, contornando l'arca di sacro, mistero, leggende (come quella dei cherubini che aprono e chiudono le ali). Inoltre occorre sempre tener presente un fondamentale evento che distingue la Prima dalla Nuova economia: l'Incarnazione dell'invisibile. Tu stesso Stefano facevi notare come molte prescrizioni dell'Antico Testamento non valgono nel Nuovo. Vale quella delle immagini? Francamente, un'analisi spassionata dei testi biblici mi fa capire che ciò che rimane del divieto dell'Antico Testamento è il divieto dell'idolatria, di adorare un'immagine della divinità... ma non è questo ciò che fanno i cattolici.
Allora è possibile trattare con rispetto e venerazione le immagini se ad esse non si rende un culto di adorazione? Gli apostoli non hanno mai costruito immagini, ma non hanno neanche dato prescrizioni sul o contro il loro uso, lacuna strana soprattutto riguardo ai pagani, per cui l'immagine era onnipresente (vedi Corinto e tutte le città greco-romane, ndr). Il silenzio si capirebbe meglio nei riguardi dei cristiani provenienti dal giudaismo, che già non usavano immagini, ma possibile che tra i tanti problemi ed incertezze sviluppatesi nelle comunità elleniche, non è mai successo nessun inconveniente sulle immagini? Ancora una frase del tuo post, Stefano:
Non credo che sia lecito rendere un qualunque culto alle immagini, ma credo che sia lecito averle.
Ma questa affermazione va esplicitamente contro il comandamento di Dio del Primo Testamento! Infatti la Sacra Scrittura è categorica, non dice non adorerai le immagini, ma non ne possederai e non ne costruirai… se ritieni che le norme riguardo alle immagini sono ancora in vigore, allora devi seguirle con coerenza. Qui non conta ciò che tu o che io crediamo, ma ciò che dice la Scrittura. Se il divieto è decaduto, allora oltre che possederle, è anche lecito venerarle, se il divieto è in piedi allora non si può né possederne né venerarne.
Riporto i divieti primotestamentari:
“Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai.” (Esodo 20, 4-5)
“Guardatevi dal dimenticare l’alleanza che il Signore vostro Dio ha stabilita con voi e dal farvi alcuna immagine scolpita di qualunque cosa, riguardo alla quale il Signore tuo Dio ti ha dato un comando”. (Deuteronomio 4, 23)
“Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese di Egitto, dalla condizione servile. Non avere altri dei di fronte a me. Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù in cielo, né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a quelle cose e non le servirai. Perché io il Signore tuo Dio sono un Dio geloso.” (Deuteronomio 5, 6-9)
Come puoi vedere i comandi sulle immagini sono due:
1) Non costruire immagini
2) Non volgere a loro culto e non servirle.
Coerenza vuole che se è valido il secondo divieto, è valido anche il primo.
Inoltre, il terzo passo citato dice "Non ti farai idolo né immagine". Il divieto è dunque totale, non riguarda solo le immagini cultuali ma tutte le immagini di qualunque soggetto, celeste, terrestre, divino, umano, animale … Prendere nella sua radicalità quest’affermazione vuol dire che dovremmo bruciare tutti i quadri, le nostre foto ecc. ecc.. Perché il divieto non riguarda soltanto le immagini in uso nel culto, ma TUTTE le immagini. Morale della favola: coerenza! O accettate che una persona possa sinceramente pregare davanti ad un’immagini senza peccare, o togliete anche i poster dalle vostre chiese, in quanto vi siete fatti con questo delle immagini di "ciò che è lassù in cielo", esplicitamente vietato dalla Sacra Scrittura!
Sono stato lungo, lo so, ma adesso arrivo al punto e alla conclusione.
Cosa dire infine dopo tutte queste considerazioni?
Bisogna sottolineare la differenza tra Necessario, possibile, eretico.
Con tutte le sue pecche, il Concilio di Trento in questa materia è stato chiarissimo: Pur ribadendo il culto dei santi e l’uso delle immagini nella liturgia, ha chiaramente anche affermato che esso non è necessario e che ci si può salvare anche senza pregare i santi e si può pregare Dio e i santi anche senza immagini. Possibile, ma non necessario… ecco la soluzione del problema, l’unica possibile, l’unica razionale.
Cosa è necessario in riguardo ai santi? Credere nella Comunione dei Santi, il come poi portare sulla pratica questa fede, con il ricordo o con l’invocazione, con testi liturgici o con immagini… lasciamolo stabilire alla tradizione delle diverse confessioni, e non recriminiamo nulla al fratello se mantiene il necessario (cioè la fede nella comunione dei santi) e non fa nulla di eretico (cioè non adora le immagini). (fin qui il fratello Ireneo dal sito Difendere la vera fede)
Ma cosa dice la Bibbia in proposito? Se potessero leggere il testo originale e non la traduzione in italiano, potrebbero avere delle sorprese. Il termine ebraico per “adorazione” è “shaka”. Con questo termine si vuole comprendere sia l’adorazione riservata al solo vero Dio che l’onore riservato ad alcuni uomini. In questa accezione lo si può trovare in diversi versetti dell’ AT.
Per esempio in Genesi 37,7-9 si legge di Giuseppe che riferisce di due sogni che Dio gli ha dato; “Noi stavamo legando covoni in mezzo alla campagna, quand’ecco il mio covone si alzò e restò diritto e i vostri covoni vennero intorno e si prostrarono davanti al mio”. Gli dissero i suoi fratelli: ‘Vorrai forse regnare su di noi o ci vorrai dominare?’. Lo odiarono ancora di più a causa dei suoi sogni e delle sue parole.
Egli fece ancora un altro sogno e lo narrò al padre e ai fratelli e disse: “Ho fatto ancora un sogno, sentite: il sole, la luna e undici stelle si prostravano davanti a me”.
In questo brano si cita per due volte il verbo “prostrare”. Abbiamo visto che in ebraico che questo verbo è “shakà”
Un altro esempio lo troviamo in Es 18,7:
Mosè andò incontro al suocero, si prostrò (shakà) davanti a lui e lo baciò;
Ci sono anche altri versetti in cui shakà non è riferito a Dio ma penso che questo sia sufficiente a spiegare che perfino gli ebrei erano di vedute più larghe di certi fondamentalisti odierni.
E’ un po’ lo stesso metodo interpretativo usato per la parola fratello gli ebrei (come abbiamo visto nel capitolo dedicato ai presunti fratelli di Gesù) con la parola “ah” (=fratello) esprimevano la parentela in genere o addirittura semplicemente compaesano o compatriota; essi quando volevano indicare un fratello germano (=uterino, di sangue) ricorrevano ad espressioni più lunghe, come “figlio di suo fratello”, “figlio di sua madre” ecc.. Eppure oggi i cristiani fondamentalisti, quali sono ad esempio i pentecostali, pretendono di prendere alla lettera ogni parola, tranne quelle sconvenienti, come ad esempio quando si tratta di cavarsi un occhio o una mano quando risultano d’inciampo.
Veniamo ora ad alcuni atteggiamenti che sono erroneamente ritenuti atti di adorazione. Fra questi ci sono l’inchino, la genuflessione e la prostrazione. In realtà c’è anche il bacio ma poiché quest’ultimo gesto è ritenuto comune i fondamentalisti, molto rigidi su altri argomenti, preferiscono chiudere entrambi gli occhi. Resta comunque il fatto che anche il bacio era una forma di adorazione. Infatti il termine “adorare” deriva inizialmente dal latino “ad os” che significa “portarsi la mano alla bocca (os) per dare un bacio” Successivamente si è trasformato in “ad orare” (anche orare deriva da os in quanto la preghiera abitualmente veniva detta a voce alta e quindi con la bocca) e infine “adorare”.
Restiamo per il momento, quindi, solo alla prostrazione che in sé racchiude anche l’inchino e la genuflessione. La prima accusa che viene lanciata ai cattolici è quella di inchinarsi/ genuflettersi/ prostrarsi davanti a qualcuno o a qualcosa.
A questa accusa si può tranquillamente rispondere che la Bibbia non vieta questi atteggiamenti ma li proibisce solo quando sono atti di adorazione vera e propria, e più avanti analizzeremo diversi versetti biblici, dove vi sono inchini e prostrazioni, non puniti da Dio perché chiari atti di rispetto umano. Di solito di fronte a questa contestazione i soliti fondamentalisti rispondono dicendo che si adora una creatura quando all’atto del prostrarsi viene aggiunta la preghiera. Prostrazione e preghiera, quindi, sarebbero i caratteri esclusivi dell’adorazione verso Dio.
In realtà le cose non stanno così. L’adorazione diventa tale solo quando al gesto e alle parole segue la concreta predisposizione dell’animo. In effetti, al di là di gesti e di parole, la vera adorazione che va rivolta a Dio è quella del cuore. Se manca questa, non c’è vera adorazione. Quindi non bastano le sole parole per adorare Dio, ma è necessario un cuore sincero e pieno di fede.
Prendiamo ad esempio Genesi 23:7 e seguenti:
“Abramo si alzò, si prostrò davanti alla gente del paese, davanti agli Hittiti e parlò loro: “Se è secondo il vostro desiderio che io porti via il mio morto e lo seppellisca, ascoltatemi e insistete per me presso Efron, figlio di Zocar, perché mi dia la sua caverna di Macpela, che è all’estremità del suo campo”
Qui Abramo si prostra e prega delle persone per ottenere un beneficio, “la caverna di Macpela”. In questi versetti sono due elementi caratteristici dell’adorazione: il gesto e la parola. Manca, però, la predisposizione del cuore e quindi non può essere considerata reale adorazione. Per i fondamentalisti dovrebbe invece essere un tipico esempio di adorazione.
Quindi possiamo concludere questa breve riflessione sull’adorazione dicendo che la Chiesa Cattolica sa perfettamente che solo Dio ha diritto all’adorazione. La Bibbia conosce la prostrazione come gesto di reverenza ma vieta rigorosamente ogni gesto suscettibile di annettere all’oggetto del gesto una qualsiasi possibilità di sostituire Dio.
La Chiesa cattolica non ha mai insegnato che i santi sostituiscono Dio, o gli fanno concorrenza, ma la comunione dei santi è ben altra cosa, e verrà affrontata nel capitolo ad essa dedicato.
Purtroppo oggi molti fratelli separati sconoscono le loro origini, sconoscono i loro padri e scritti compresi. Spesso, troppo spesso, molti fratelli separati conoscono o credono di conoscere le pratiche della Chiesa cattolica, ma ignorano ciò che avveniva nel mondo protestante.
A scanso di equivoci, i fratelli separati, sapevano che anche Lutero si serviva delle immagini e adorava il Crocifisso? Non ci credete? Chiedete ai vostri pastori se hanno di queste immagini:
Copertina di una Bibbia curata da Lutero nel 1546
Notate, Lutero è in ginocchio davanti un crocifisso, la Bibbia è stata curata da lui, e si riconosce Lutero con l'abito classico nel quale siamo abituati a vederlo nei più famosi ritratti, (ringrazio la sorella Tea del sito MSN Difendere la Vera Fede per aver fornito questa immagine).
Come abbiamo visto la principale accusa che muovono molti fratelli protestanti verso la Chiesa cattolica, è quella della presunta idolatria (loro “presunta” non lo dicono, moltissimi mostrano solo certezza e spregiudicatezza nel giudicarci idolatri), insegnata dalla Chiesa di Roma ai propri fedeli.
Continueremo quindi ad approfondire l’argomento, di seguito vedremo se alla luce della Bibbia si può parlare di idolatria, o se si tratti di accuse ingiustificate da parte protestante. Innanzitutto non credo proprio che molti pentecostali abbiano chiaro in testa cosa significhi idolatria, ripetono questa parola pesante e altamente offensiva in modo automatico, arrivando a scolpire nelle loro menti l’equivalenza “cattolico=idolatra”.
Mi è capitato di incontrare fratelli pentecostali che criticano aspramente le tradizionali feste di Natale, Pasqua, S.Giuseppe, ecc., e in particolare i cibi e dolci, che vengono preparati in quei periodi dell’anno, in Sicilia ad esempio vengono fatti i “buccellati” a Natale, “i pupi con l’uovo a Pasqua, e le “cassatelle” per la festa di S. Giuseppe. Poi c’è pure l’usanza di fare lo “sfincione” (una specie di pizza quadrata) per la vigilia della festa dell’immacolata che cade l’8 dicembre; ebbene secondo alcuni pentecostali questi cibi sarebbero immolati agli idoli, quindi da non mangiare assolutamente, eppure nessuno di questi cibi o dolci raffigura statuette varie.
Ma la Bibbia ci dice veramente questo?
Innanzitutto bisogna stabilire quali siano questi idoli, perché Cristo, S.Giuseppe e Maria non mi sembrano affatto idoli, Giuseppe e Maria sono piuttosto dei campioni di fede da rispettare, e se guardiamo le loro azioni, le loro vite, ci spingono verso Cristo e non verso se stessi.
Poi bisogna pure considerare l’ignoranza di molti che si azzardano a puntare il dito senza conoscere per nulla la realtà. Il problema nasceva per i cristiani di Corinto, perché nell’antico mondo mediterraneo la maggior parte delle carni macellate e offerte sul mercato era di provenienza sacrificale; sorgeva inoltre continuamente l’alternativa se accettare o no gli inviti di concittadini o parenti pagani a partecipare a conviti sacrificali che dovevano celebrarsi nelle adiacenze di un tempio. Come dovevano regolarsi i cristiani in simili casi?
Paolo nella sua prima lettera gli spiega che Gesù ha abolito ogni distinzione di alimenti, conoscono la vanità degli idoli hanno acquistato, grazie al vangelo, la scienza la vera gnòsis che li ha liberati dall’ignoranza religiosa in cui vivono i loro concittadini.
La netta distinzione quindi tra quello che facevano i pagani sacrificando cibi a idoli di pura invenzione umana, e i cristiani che non sacrificano affatto ad idoli, balza subito agli occhi di chiunque voglia realmente capire la verità. I cibi sacrificati agli idoli erano accompagnati da rituali sacrificali, appositamente studiati dai sacerdoti pagani, non si capisce a quale rituale si appellino alcuni fratelli pentecostali, in riferimento alle “cassatelle” fatte per la festa di s.Giuseppe, o allo sfincione fatto la vigilia dell’Immacolata. Costoro possono forse asserire di aver visto fare rituali sacrificali ai cattolici, nel tentativo di sacrificare le cassatelle a s.Giuseppe e lo sfincione alla Madonna? Direi seccamente di no, la ridicolaggine dei loro rifiuti a non mangiare né cassatelle né sfincione in quei giorni è palese. Pur con tutta la loro buona volontà, molti protestanti usano lo stesso metro che adottano mentre leggono la Bibbia, superficialità e presuntuosità. Non capiscono bene alcuni versetti biblici, né capiscono bene alcune usanze cattoliche, ma pretendono di insegnare e criticare duramente chiunque non la pensi come loro. Tentano di incutere vergogna al cattolico medio.
LE RELIQUIE
Qualche esempio ci può aiutare a capire meglio il tipo di approccio mentale che molti pentecostali hanno nei confronti della dottrina cattolica e della stessa Bibbia.
Le accuse:
“Eccoci ad un’altra pratica della chiesa romana che è da riprovare perché menzogna: la venerazione dei corpi dei morti o di alcuni loro resti che essi dicono reliquie. Cominciamo col dire che non è vero che i corpi che essi dicono di venerare siano stati i corpi di uomini veramente santi perché come abbiamo visto per santo la Parola di Dio non intende un uomo che abbia esercitato ‘virtù eroiche’ per guadagnarsi per mezzo di esse il paradiso (perché un tale, secondo la Scrittura, è un peccatore), ma un uomo che ha creduto nel Signore ed é stato giustificato per grazia e santificato mediante lo Spirito Santo. Vi ricordo a tale proposito che Paolo quando scrisse ai santi di Corinto si rivolse a tutti loro come “ai santificati in Cristo Gesù”, e che disse a tutti loro che avevano creduto: “Non sapete voi che siete il tempio di Dio, e che lo Spirito di Dio abita in voi?”. Quindi è errato pensare che esista una categoria di persone che dopo che sono morte si possono dichiarare santi perché hanno compiuto delle opere di carità a favore dei deboli al fine di guadagnarsi la vita eterna. Ma noi diciamo pure che quand’anche colui che é morto sia stato durante la sua vita un vero santo, cioè un credente in Cristo Gesù che è stato d’esempio ai credenti perché ha imitato Cristo Gesù, il suo corpo non deve essere affatto venerato come non deve essere affatto visitata periodicamente la sua tomba come se su di essa si potesse ottenere qualche grazia. Questo lo diciamo fondandoci sul fatto che i santi antichi quando morivano dei loro confratelli non cominciavano a venerare per nulla i loro corpi. -Quando morì Giovanni il Battista, (di cui la Scrittura dice che mentre era in vita Erode aveva soggezione “sapendolo uomo giusto e santo”, e che era stato ripieno dello Spirito Santo sin dal seno di sua madre) i suoi discepoli “andarono a prendere il suo corpo e lo deposero in un sepolcro”; ma non é che i suoi discepoli da allora cominciarono a venerarne il corpo decapitato andando al sepolcro a pregare.
- Stefano era un uomo pieno di Spirito Santo che faceva gran segni e prodigi fra i Giudei, e quando morì lapidato dai Giudei avvenne che “degli uomini timorati seppellirono Stefano e fecero gran cordoglio di lui”. Ecco che cosa é lecito fare per un morto; seppellirlo con onore e fare cordoglio per lui, ma niente di più.
Andare al sepolcro dove è seppellito un credente che visse santamente colla convinzione che toccando la sua tomba si possa ottenere una grazia da Dio è solo superstizione, quindi un sentimento che non procede da Dio. Un credente ci può aiutare mentre è in vita facendoci del bene,
pregando per noi ecc., ma una volta che egli muore non è più in grado di fare alcun ché di buono in nostro favore perché se ne va in cielo alla presenza del Signore: per questo è del tutto illusorio affidarsi a sue presunte intercessioni presso Dio o credere che egli può fare dei miracoli a pro dei viventi anche da morto. Noi dobbiamo venerare l’Iddio che ha dimorato nel corpo dei santi e non i loro corpi morti che hanno veduto la corruzione.”
“fino a che punto la venerazione dei santi può deviare un cattolico da Dio? Oppure, la venerazione dei santi, porta a Dio, o allontana da Lui?”
Aggiungo una domanda che sento rivolgermi spesso e che dice circa così:
“Avete mai visto voi nei primi secoli della Chiesa fare le Processioni?....”
La risposta a quest’ultima domanda è SI!!
Certo, io non le ho viste, dal momento che sono di questa generazione, ma gli scritti antichi ce lo provano!
Poi bisogna seriamente considerare che “andare alla presenza del Signore” dopo, la morte, non significa andare a dormire in cielo. Il cielo non è un dormitorio!
Cominciamo da un carteggio avuto fra la Chiesa in Oriente ad Occidente, (se cliccate qui avrete tutta la documentazione Un viaggio nelle Catacombe..), che scrive sul martirio di
san Cipriano, dove leggiamo testualmente:
“.....E così Cipriano fu condotto nella campagna di Sesti, e qui si spogliò del mantello e del cappuccio, si inginocchiò a terra e si prostrò in orazione al Signore. Si tolse poi la dalmatica (una sopravveste) e la consegnò ai diaconi, restando con la sola veste di lino, e così rimase in attesa del carnefice. ..... Frattanto i fratelli stendevano davanti a lui pezzi di stoffa e fazzoletti
(per raccogliere il sangue come reliquie). Quindi il grande Cipriano con le sue stesse mani si bendò gli occhi, ma siccome non riusciva a legarsi le cocche del fazzoletto, intervennero ad aiutarlo il presbitero Giuliano e il suddiacono Giuliano.
Così il vescovo Cipriano subì il martirio e il suo corpo, a causa della curiosità dei pagani, fu deposto in un luogo vicino dove potesse essere sottratto allo sguardo indiscreto dei pagani. Di là, poi, durante la notte, fu portato via con fiaccole e torce accese e accompagnato fino al cimitero del procuratore Macrobio Candidiano che é nella via delle Capanne presso le piscine......”
Da questo tratto prendiamo alcuni spunti:
1. E qui si spogliò del mantello e del cappuccio, era il mantello che contraddistingueva un consacrato da un laico.
2. Si tolse poi la dalmatica (una sopravveste) e la consegnò ai diaconi.
la dalmatica era la sopravveste che contraddistingueva un VESCOVO.
3. Frattanto i fratelli stendevano davanti a lui pezzi di stoffa e fazzoletti (per raccogliere il sangue come reliquie).
Non so quanto bisogno c'è di spiegare ancora, peccato che molti pentecostali non lo tengano in considerazione.
4. poi, durante la notte, fu portato via con fiaccole e torce accese e accompagnato fino al cimitero.
Fiaccole e torce accese non certo perché faceva semplicemente buio......poiché la frase continua con dire "ACCOMPAGNATO", domandiamoci chi?...il corpo morto di Cipriano....naturalmente.
E’ idolatria questa?
O piuttosto è rendere il giusto onore ad un campione di fede, che ha sacrificato la propria vita per testimoniare Cristo?
Ricordare dunque san Cipriano e il suo martirio non porta all’idolatria, bensì ci serve da eccellente esempio cristiano. Serve a fugare le nostre probabile scuse, addotte in casi simili. Se avremmo solo Cristo come riferimento, credo che di scuse per non assolvere i nostri compiti di cristiani, ne accamperemmo moltissime, dicendo “Vabbè, Cristo in terra fu un uomo perfetto, perché uomo-Dio; io non essendo perfetto non posso arrivare a fare altrettanto, mi accontento di ciò che riesco a fare”.
Questo tipo di scusanti sarebbero all’ordine del giorno, per chiunque, ma Cristo da mirabile maestro quale E’ aveva previsto anche questo, ecco perché ci dona tanti mirabili esempi di santità, riscontrabili lungo i secoli, in persone normali, come noi, che con la loro fede e carità imitano Cristo. Per questo non abbiamo scusanti, altre persone normali, e non perfette, come noi, riescono con la preghiera, la fede, e la carità a brillare come gemme al sole.
Onorare dunque un santo, significa riconoscergli la sua fede, certamente superiore alla nostra, sapendo benissimo che quella fede è in Cristo, non in un dio qualsiasi.
Nelle catacombe leggiamo:
“Nella scena di sinistra il sacerdote stende le mani su un piccolo tavolo recante il pane eucaristico: chiara figurazione dell' atto consacratorio riservato ai ministri; all' altro lato del tavolo, un orante con le braccia alzate ci ricorda che, per andare in cielo, bisogna nutrirsi di quel pane consacrato (l'Eucaristia)
C'è uno scambio di preghiere tra le diverse parti della Chiesa!
Centinaia di pellegrini si raccomandano a Pietro e Paolo sepolti nella Memoria della Via Appia Antica (le Catacombe di S. Sebastiano), incidendo brevi preghiere sull' intonaco della triclia (ambiente per banchetti funerari, a cielo aperto): "Paolo e Pietro, pregate per Vittore - Pietro e Paolo, abbiate in mente Sozomeno"
Qui stiamo parlando delle Catacombe che come ben sappiamo ebbero vita tra la fine dell'anno 100 e il 200 d.C.,quindi Pietro e Paolo erano morti, i pentecostali come possono allora negare la realtà della venerazione e dell'intercessione dei Santi che era già una realtà vissuta nella Chiesa primitiva?
Questi cristiani, nostri padri nella fede, professavano la sana dottrina, appresa direttamente dagli apostoli, quindi avevano indubbiamente più chiari di noi gli insegnamenti biblici.
La comunione dei santi veniva ben intesa da costoro, purtroppo poi (molti secoli dopo) storpiata dalle interpretazioni protestanti. Ma mettendo in dubbio l’autenticità di tali incisioni, o celandone l’esistenza ai fedeli pentecostali, si evitano tante domande imbarazzanti.
Facendo notare questi importanti riscontri storici ad alcuni pentecostali, la loro risposta è stata: “a me non importa nulla di queste scritte catacombali, mi interessa solo la Bibbia.”
Se inquadriamo bene questo genere di risposte, notiamo come il pentecostale medio scorpori la Bibbia da ogni contesto storico, come se quest’ultima gli sarebbe scesa dal cielo, nella propria stanza, rendendo inutile conoscere come, chi, e, quando, qualcuno scelse con estrema cura i Libri veramente Sacri e ispirati, condannando quelli apocrifi.
In questo modo fregandosene della storia cristiana, alla Bibbia si può far dire tutto e il contrario di tutto, ora adottando il sistema letteralistico, ora quello interpretativo. Il cristianesimo, unica religione che può provare con numerosi riscontri storici la veridicità dei fatti accaduti a Cristo e ai suoi seguaci, in mano pentecostale si riduce ad una fede in un Cristo scorporato, spodestato, dai fatti e dalla storia, per cui diventa solo un fatto di fede, “la ragione non serve per essere cristiani”.
Ma fede e ragione abbinate assieme sono state sempre le caratteristiche costitutive del cristianesimo. Il cristiano non è un illuso, che crede, basandosi sulla fantasia di altri credenti più anziani, ma una persona che si rende conto che esistono reali riscontri storici sul Fondatore della Chiesa e sui suoi seguaci. Abbinando fede e ragione diveniamo cristiani! Per cui tutti i riscontri storici utili a dimostrare fatti realmente accaduti ai nostri antenati cristiani, sono importanti per il vero cristiano. Ogni bravo figlio si interessa della vita dei propri antenati, non può dire “io sono nato il……. e tutto il resto che è venuto prima non mi interessa”. In questo modo la Bibbia, diventa un’arma anticattolica, nelle mani di un qualsiasi pastore protestante, che la spiega come meglio crede, ai suoi fedeli, riuscendo magistralmente a fargli credere che sia lo Spirito Santo a suggerirne il significato a ciascun fedele. Il pentecostale medio sconosce l’obiettività, e la capacità di riflessione, non accorgendosi che in realtà la Bibbia non la capisce da solo, ma gliela spiega il pastore.
Le solennità dei martiri hanno lo scopo di alimentare il fervore nei fedeli. La risposta di S. Fruttuoso.
“2. Sono nella beatitudine i santi dei quali celebriamo, a loro memoria, il giorno del martirio: in cambio della vita mortale hanno ricevuto la gloria eterna, l'immortalità senza fine; con queste celebrazioni ci hanno lasciato un incoraggiamento. Quando ascoltiamo quale è stato il loro contegno nei tormenti, ci rallegriamo e rendiamo gloria a Dio in loro, né ci turba il fatto che sono morti. In realtà, se non fossero morti per Cristo, forse che sarebbero vivi ancor oggi? Per quale ragione un'aperta testimonianza dovrebbe evitare le conseguenze che avrebbe avuto un'infermità? Avete ascoltato gli interrogatori dei persecutori, avete ascoltato le risposte dei confessori durante la lettura della passione dei santi. Fra le altre, quali le parole del beato Fruttuoso vescovo? Ad un tale che gli si raccomandava perché lo ricordasse e pregasse per lui, rispose: "È necessario che io preghi per la Chiesa cattolica, diffusa dall'Oriente all'Occidente". Infatti, chi è che prega per le singole persone? Eppure chi prega per tutti non trascura nessuno dei singoli. Colui che effonde la sua preghiera per tutto il corpo non trascura nessuna delle sue membra. Che vi sembra dunque abbia voluto far capire a quel tale che gli si raccomandava di pregare per lui? Che pensate? Senza dubbio lo comprendete. Ve lo ripresento alla mente.
Quello gli raccomandava di pregare per lui. "Ed io - rispose - prego per la Chiesa cattolica diffusa da Oriente ad Occidente". Tu, se vuoi che io preghi per te, non abbandonare quella Chiesa per la quale io prego.
La risposta di Eulogio diacono. Ai martiri l'onore, a Dio l'adorazione.”
Il culto dei defunti presso i pagani.
“ 3. Come parlò a sua volta il santo diacono che subì il martirio e ricevette il premio insieme al suo vescovo? Gli disse il giudice: "Tu adori forse Fruttuoso?", e quello: "Io non adoro Fruttuoso, ma è Dio che adoro, quel Dio che adora anche Fruttuoso". In tal modo ci ha insegnato a venerare i martiri e, insieme ai martiri, a riservare l'adorazione a Dio. Infatti non dobbiamo essere quali sono i pagani di cui abbiamo compassione. E in realtà hanno il culto dei defunti. Proprio tutti quelli che sentite nominare, ed ai quali hanno costruito templi, sono stati uomini; per lo più si imposero nelle vicende umane e quasi tutti ebbero un potere regale. Sentite parlare di Giove, sentite di Ercole, sentite di Nettuno, sentite di Plutone, di Mercurio, Libero...: sono stati uomini. Tali nomi compaiono nelle narrazioni dei poeti, ma hanno pure risalto nella storia dei popoli. Coloro che hanno letto ne sono venuti a conoscenza, quanti poi hanno fatto a meno di leggere, credano a quelli che hanno letto. Tali uomini, dunque, per via di particolari concessioni temporali volsero a loro favore le umane vicende e, da uomini insignificanti e infatuati delle vanità, cominciarono a ricevere un certo culto fino ad essere chiamati dèi e considerati tali; come dèi avessero dei templi, come dèi avessero suppliche, come dèi avessero altari, come dèi avessero determinati sacerdoti, come dèi ricevessero sacrifici.
All'unico e vero Dio è dovuto tempio e sacrificio.
4. Solo il vero Dio, invece, deve avere un tempio, solo al vero Dio è dovuta l'offerta del sacrificio. Ebbene, tutto ciò che è dovuto di diritto e propriamente all'unico vero Dio, dei poveri illusi lo dedicavano a molti falsi dèi.”
LE ICONE
Ma, davvero molti protestanti credono che noi cattolici consideriamo i santi, i campioni di Cristo, dèi, che gli fanno concorrenza?
E’ interessante conoscere in merito l’opinione della Chiesa ortodossa, leggiamo:
La questione del valore delle icone nella vita cristiana:
Com'è che le icone sono di beneficio al vostro cammino con Dio? Potrei procedere parlando della teologia dell'Incarnazione e di come l'apparizione di Cristo nella carne santifichi tutta la materia. Potrei raccontare di come certe parti del giudaismo nell'era del Nuovo Testamento usassero le icone, e come l'uso cristiano possa essere considerato un proseguimento della pratica ebraica della Chiesa, molto simile all'uso dei Salmi nel culto pubblico e nelle ore di preghiera (Atti 3:1), continuato fino a oggi nella Chiesa ortodossa e nei monasteri cattolici romani, e reintrodotto nel protestantesimo al Taizé, in Francia. Potrei parlare dell'importanza dell'obbedienza alla Chiesa. Tuttavia, temo che questi punti non vi impressionerebbero molto, cosicché userò un approccio differente. Le icone ci rimandano alla "grande nube di testimoni" che ci circonda. Vedere le icone ci ricorda vite cristiane eroiche e ci stimola a emularle. Per esempio, io possiedo icone dei due grandi santi missionari, i Santi Innocenzo d'Alaska e Nicola del Giappone. Questi uomini diedero tutto di se stessi al Vangelo, soffrendo molte privazioni, benché in modi differenti. Le loro tecniche missionarie sono studiate ancor oggi anche dai missiologi protestanti. Vedere le loro icone dovrebbe ricordarmi (e talora mi ricorda) dell'importanza dell'opera missionaria e di dare tutto di se stessi al Regno. Ho un'icona dell'Apostolo Sila, il compagno dei viaggi di San Paolo. È il patrono del Ministero Ortodosso delle Prigioni e delle Strade, e nell'icona indossa catene di ferro. La sua icona mi ricorda di pregare per i prigionieri. Ho un'icona di San Serafino di Sarov, donatami al convento che ho visitato a San Francisco. Mi ricorda il convento. Mi ricorda pure il detto di San Serafino: "Acquisisci lo Spirito Santo, e migliaia intorno a te acquisiranno la salvezza." Potrei espandere questi esempi all'infinito. In breve, le icone fanno la stessa cosa delle Feste della Chiesa (il Natale, la Pasqua, l'Epifania che celebra il battesimo di Cristo): ci richiamano le parti importanti della storia della salvezza, una storia che continua fino a oggi. Ci ricordano che altri hanno fatto cose meravigliose per Dio, e ci incoraggiano a farle a nostra volta, sapendo da questi esempi che ne abbiamo la possibilità, se vorremo sforzarci a tal fine con l'aiuto di Dio, ma solo se siamo disposti a dare in cambio non meno di tutto. In più, le icone servono alla funzione di ritratti di famiglia. Così come ho i ritratti della mia famiglia a casa mia, e i miei genitori hanno i quadri dei loro antenati, così le icone sono i ritratti dei nostri progenitori spirituali. Le custodiamo perché amiamo e rispettiamo e abbiamo un grande debito nei confronti di coloro che ci hanno aiutato a giungere alla fede, anche se molto indirettamente, convertendo qualcuno che ha convertito qualcun altro... che ha convertito (o aiutato a rafforzare nella fede o accrescere nella propria convinzione) qualcuno che ci è stato di beneficio spirituale. Siamo tutti una famiglia, sia in cielo che in terra. I membri di una famiglia amano avere i ritratti degli altri membri della famiglia, perché vogliono loro bene. La conoscenza del mio debito mi rende molto interessato a San Bonifacio, missionario in Frisia, da dove proviene mia madre. Egli fu martirizzato là. Pertanto, ho comprato libri che parlavano di lui. I miei genitori hanno trovato del materiale che parlava di lui a Dokkum (dove fu martirizzato) mentre visitavano i Paesi Bassi. Ho nei suoi confronti un grande debito, perché fu la figura di punta della conversione dei miei antenati. Anche se non ho ancora acquistato una sua icona (la sto cercando), ho trovato alcune belle litografie nei libri che ho comprato. Vorrei acquistare un'icona, ma non ne ho ancora trovata una. Potrei commissionarne una, così come qualcuno potrebbe commissionare un ritratto di un distinto antenato, poiché si tratta del mio antenato
spirituale. Tuttavia, le icone non sono solo i simboli del nostro amore. Non si limitano a richiamarci la "grande nube di testimoni", ma ci aiutano a sperimentarla. La grande nube di testimoni è là sia che ne siamo consapevoli o no. La sua presenza ci è di beneficio sia che lo comprendiamo o no, poiché la Chiesa militante e la Chiesa trionfante sono una Chiesa sola, e le preghiere in cielo ci aiutano. Tuttavia, la nostra consapevolezza della "grande nube di testimoni" ci aiuta in altri modi. Ci dà coraggio, poiché ci sono intorno a noi coloro che ci amano e che vogliono ciò che è meglio per noi. Scoraggia il vizio, poiché un ricordo che siamo circondati da coloro che ci amano ci fa desiderare di evitare di fare cose che potrebbero deluderli. Sperimentare la presenza dei santi ci richiama la presenza di Dio: una cosa che dovremmo sempre avere in mente, ma che frequentemente dimentichiamo. Il testo originale inglese appare sul sito della Chiesa Ortodossa di San Nicola
L’INCENSO GRADITO A DIO
Dato che siamo in argomento “idolatria” è utile menzionare l’incenso, infatti è risaputo che tale aroma profumato viene considerato da moltissimi pentecostali come un profumo usato dagli idolatri, dai pagani, quindi dai cattolici romani. Dicono che Dio ha proibito l’uso di incenso, perché esso veniva offerto dai pagani a divinità straniere, il che è parzialmente vero, perché nel libro di Malachia leggiamo che Dio gradisce l’incenso, ma gradisce ancora di più il sacrificio perfetto di Gesù Cristo. Resta pur vero il fatto che non conta l’incenso in se stesso, ma contano le intenzioni di chi lo offre. Se io offro incenso a Dio, all’unico Dio, Eterno e Padre di Gesù, non credo di commettere peccato.
Ma la tanto ostentata sicurezza biblico-interpretativa di molti pentecostali è veramente sinonimo di reale preparazione biblica, oppure è solo una bolla di sapone?
Siamo proprio sicuri che la Bibbia proibisca l’incenso?
Dialogando con un fratello pentecostale in un forum di un sito Internet, questi mi faceva notare come nel N.T. non ci sia traccia di incenso.
Mi disse che gli era gradito solo nel Vecchio Testamento, ma che nel Nuovo non troviamo più traccia di incenso. Forse questo fratello avrà cancellato dalla sua Bibbia le tracce d’incenso che proprio nel Nuovo Testamento ci sono.
Rimasi un po’ perplesso, gli dissi però che Dio non poteva sbagliar comportamento come noi uomini, e quindi se l’incenso era ammesso nel Vecchio significava che non era elemento idolatrico.
Poi se non sbaglio è proprio nel Vecchio Testamento che furono dettati i dieci comandamenti, e sempre nel V.T. furono elaborati i 613 precetti da Mosè che formò la Legge. In questi precetti non esiste il divieto di offrire incenso a Dio, anzi l’esatto contrario. Nel Tempio veniva sistematicamente offerto incenso a Dio.
Ecco alcuni esempi di cosa troviamo nella Bibbia:
Es. 25,1-9 “Il Signore disse a Mosè: 2«Ordina agli Israeliti che raccolgano per me un’offerta. La raccoglierete da chiunque sia generoso di cuore. 3Ed ecco che cosa raccoglierete da loro come contributo: oro, argento e rame, 4tessuti di porpora viola e rossa, di scarlatto, di bisso e di pelo di capra, 5pelle di montone tinta di rosso, pelle di tasso e legno di acacia, olio per il candelabro, balsami per unguenti e per l’incenso aromatico, 7pietre di ònice e pietre da incastonare nell’ efod e nel pettorale. 8Essi mi faranno un santuario e io abiterò in mezzo a loro. 9Eseguirete ogni cosa secondo quanto ti mostrerò, secondo il modello della Dimora e il modello di tutti i suoi arredi.”
Es 30,1-10 “Farai poi un altare sul quale bruciare l’incenso: lo farai di legno di acacia. 2Avrà un cubito di lunghezza e un cubito di larghezza, sarà cioè quadrato; avrà due cubiti di altezza e i suoi corni saranno tutti di un pezzo. 3Rivestirai d’oro puro il suo piano, i suoi lati, i suoi corni e gli farai intorno un bordo d’oro. 4Farai anche due anelli d’oro al di sotto del bordo, sui due fianchi, ponendoli cioè sui due lati opposti: serviranno per inserire le stanghe destinate a trasportarlo. 5Farai le stanghe di legno di acacia e le rivestirai d’oro. 6Porrai l’altare davanti al velo che nasconde l’arca della Testimonianza, di fronte al coperchio che è sopra la Testimonianza, dove io ti darò convegno. 7Aronne brucerà su di esso l’incenso aromatico: lo brucerà ogni mattina quando riordinerà le lampade 8e lo brucerà anche al tramonto, quando Aronne riempirà le lampade: incenso perenne davanti al Signore per le vostre generazioni. 9Non vi offrirete sopra incenso estraneo, né olocausto, né oblazione; né vi verserete libazione. 10Una volta all’anno Aronne farà il rito espiatorio sui corni di esso: con il sangue del sacrificio per il peccato vi farà sopra una volta all’anno il rito espiatorio per le vostre generazioni. È cosa santissima per il Signore».
Lv 2,1-2 “Se qualcuno presenterà al Signore un’oblazione, la sua offerta sarà di fior di farina, sulla quale verserà olio e porrà incenso. 2La porterà ai figli di Aronne, i sacerdoti; il sacerdote prenderà da essa una manciata di fior di farina e d’olio, con tutto l’incenso, e lo brucerà sull’altare come memoriale: è un sacrificio consumato dal fuoco, profumo soave per il Signore.”
1° Cron. 23,13”Aronne fu scelto per consacrare le cose sacrosante, egli e i suoi figli, per sempre, perché offrisse incenso davanti al Signore, lo servisse e benedicesse in suo nome per sempre.”
Ml 1,11 “Poiché dall’oriente all’occidente grande è il mio nome fra le genti e in ogni luogo è offerto incenso al mio nome e una oblazione pura, perché grande è il mio nome fra le genti, dice il Signore degli eserciti.”
Poi tanto per non dilungarci troppo, troviamo l’episodi dei Re Magi che offrono a Gesù Oro, Incenso e Mirra, questo proprio nel Nuovo Testamento.
Poi troviamo pure Zaccaria Lc 1,8-11 “Mentre Zaccaria officiava davanti al Signore nel turno della sua classe, 9secondo l’usanza del servizio sacerdotale, gli toccò in sorte di entrare nel tempio per fare l’offerta dell’incenso. 10Tutta l’assemblea del popolo pregava fuori nell’ora dell’incenso. 11Allora gli apparve un angelo del Signore, ritto alla destra dell’altare dell’incenso.”
I rimproveri al popolo di Sodoma e Gomorra.
Is 1,13-14“Smettete di presentare offerte inutili, l’incenso è un abominio per me; noviluni, sabati, assemblee sacre, non posso sopportare delitto e solennità. 14I vostri noviluni e le vostre feste io detesto, sono per me un peso; sono stanco di sopportarli.”
I versetti di Isaia, qui sopra, vengono usati da alcuni pastori pentecostali per far credere ai lori fedeli che Dio condanna l’uso dell’incenso. Sorvolano sul fatto che in questi versetti troviamo il rimprovero di Dio verso il comportamento peccaminoso di Sodoma e Gomorra. Dio in poche parole gli sta dicendo: “è inutile che mi offrite sacrifici e incenso, quando poi continuate a peccare vergognosamente…” quindi è dai peccatori recidivi che non accetta incenso, non in assoluto.
Dove sta la tanto osannata “capacità di capire da soli la Bibbia, essendo divinamente guidati dallo Spirito Santo…” che tutti i protestanti vantano di avere?
Abbiamo appena visto un chiaro esempio della sindrome del pappagallo, come la chiamo io, il pastore gli insegna che Dio condanna l’incenso, e loro lo ripetono, sentendosi orgogliosamente, guidati dallo Spirito Santo.
Sono sicurissimo che se la Chiesa Cattolica romana, non userebbe l’incenso, certi pastori pentecostali ribalterebbero la loro tesi anti-incenso. Più che la verità ad alcuni interessa essere il più anticattolici possibile. Dove finisce l’autonoma capacità riflessiva di molti fedeli pentecostali non si capisce!
Anche una sorella mi fece notare che non è affatto vero che nel Nuovo Testamento non c’è traccia di incenso, ma come abbiamo visto lo troviamo fin dalla nascita di Gesù infatti i Re Magi, offrirono tra l’altro, proprio incenso a Gesù. Quando Gesù all’età di 12 anni rimase ad insegnare nel tempio di Salomone, non ci risulta che ordinò o rimproverò a qualcuno circa l’incenso che era lì perennemente acceso. Quando Gesù, da adulto cacciò i mercanti dal tempio, non ci risulta che spense anche gli incensieri. Ma oltre a questo nella pagine precedenti abbiamo visto in modo chiarissimo, che anche nel Nuovo Testamento viene offerto l’incenso a Dio.
E’ bastato solo ripassare mentalmente alcuni episodi biblici neotestamentari, per accorgermi di come nel N.T. l’incenso fosse presente, e non fosse affatto considerato idolatrico.
CHI E’ L’IDOLATRA?
Un versetto da analizzare è quello di Isaia 44,17 che dice: “Con il resto fa un dio, il suo idolo; lo venera, lo adora e lo prega: «Salvami, perché sei il mio dio!”.
Qui vediamo che l’idolatra si rivolge all’idolo, lo prega, e gli chiede di salvarlo; io in vita mia, non ho visto mai nessuno chiedere a Maria di salvarlo, e neppure ad altri santi. Se venerazione è sinonimo di adorazione perché Isaia scrive pure “…lo adora…?”
Ma il verbo “venerare”, non era un’invenzione cattolica secondo alcuni pentecostali?
Stiamo vedendo proprio nella Bibbia che la venerazione non significa adorazione, altrimenti Isaia avrebbe scritto solo “…lo venera…” invece l’idolatra oltre a venerare (rispettare) il suo idolo, lo adora e lo prega, ma la parola fondamentale è proprio “lo adora” perché pregare qualcuno non significa affatto adorarlo. Se io prego mio padre affinché mi dia qualcosa, non significa certo che lo stia adorando. Se prego il sindaco di provvedere ad un mio bisogno non significa che io lo stia adorando; se prego un santo affinché mi assista con le sue preghiere non lo sto adorando, sto solo chiedendo il suo aiuto, quindi preghiera non significa adorazione, ed anche i vocabolari di lingua italiana ci aiutano in questo, potete tranquillamente controllare e confrontare le parole “preghiera” e “adorazione” ne risulteranno significati estremamente diversi.
In Esodo 24,4 leggiamo: “E Mosè scrisse tutte quante le parole del Signore; e levatosi al mattino alzò appiè del monte un altare e 12 monumenti per le 12 tribù d’Israele.” In alcune traduzioni leggiamo “12 stele”, “12 pietre”, “12 pilieri”.
Possibile che Mosè subito dopo aver udito i precetti del Signore abbia costruito dei monumenti, come stemmi di riconoscimento delle dodici tribù d’Israele?
Ma Dio non gli aveva negato di costruire qualsiasi immagine, scultura, di tutto quello che esisteva nel mondo?
A cosa servivano questi: “monumenti” o “pietre” o “pilieri”? In questo contesto, del versetto sopra accennato, servivano per riconoscere quella tribù a cui era dedicato il monumento.
Per esempio quando vi sono le N.U. (Nazioni Unite), come facciamo a riconoscere quel gruppo o quell’esercito a quale Nazione appartiene? Tramite le bandiere!
Per l’Italia, la bandiera tricolore (verde, bianco e rosso), per l’America, la bandiera con strisce e stelle, ecc.
Così era per le 12 tribù d’Israele. Ogni monumento aveva un qualcosa di diverso per riconoscere quella data tribù. E come era fatto quel qualcosa di diverso? Chiaro, tramite scultura.
Vediamo cosa ci fa sapere il dizionario:
ALTARE: s.m. Specie di banco di pietra nella chiesa, su cui si celebrano le funzioni e specialmente la messa. I) Sorta di tavola sulla quale si offrivano sacrifici a Dio.
STELE: raro stèla s.f. inv.- Lastra di pietra o di marmo portante decorazioni, bassorilievi, iscrizioni e posta come monumento...
quindi questa “stele” è fatto con scultura.
A questo punto ci chiediamo: “Ma Dio non aveva detto: NESSUNA SCULTURA”?
Questo verso non sembra in contraddizione con il verso precedente? Queste
“stele” non sono immagini di cose che sono sulla terra?
Continuiamo a leggere Esodo 25:18:
“Farai anche due cherubini d’oro lavorati al martello dall’una e dall’altra parte del propiziato-rio.”
Cosa sono i “Cherubini”? Il solito Dizionario Enciclopedico ci informa:
CHERUBINO: s.m. - Angelo del secondo ordine della prima gerarchia, che simboleggia la sapienza. I) Rappresentazione artistica, dipinta o scolpita, con una testolina di bimbo a cui sono attaccati le ali.
Cari fratelli separati, questi sono sculture di cose che splendono su nel cielo?
Continuiamo ancora, Esodo 26:1:
“Farai poi il tabernacolo di dieci teli, saranno di puro lino ritorto, di filo violaceo, di porpora e di scarlatto con cherubini, lavorati a ricamo.”
Nota, qui si parla di immagini lavorate a mano.
(Numeri 21:8-9)
Allora il Signore disse a Mosè: “Fatti un serpente e mettilo sopra un’antenna. Chiunque sarà morso e lo guarderà, resterà in vita”
Nota, Dio chiede a Mosè di farsi un “serpente”, e il serpente se non erro è una scultura, e addirittura chi lo guardava (il serpente) veniva guarito”, ma “chi guarderà il serpente sarà guarito” è simile ai giorni nostri, che chi guarda o chi ha guardato una statua, di Gesù o dei Santi, viene guarito O è stato guarito.
Andiamo avanti con la lettura delle Sacre Scritture e leggiamo - 1 Re 6:1:
“L’anno 480 dopo l’uscita del figlio d’Israele dall’Egitto e quarto del Regno di Salomone sopra Israele, nel mese di Ziv, che è secondo dell’anno, si cominciò a costruire il Tempio del Signore...”
Come vedi caro fratello, Salomone iniziò a costruire il Tempio del Signore. Ora vediamo cosa ha messo dentro questo tempio - 1 Re 6:23-30:
“Nella cella fece due cherubini di legno di ulivo, alti dieci cubiti. L’ala di un cherubino era di cinque cubiti e di cinque cubiti era anche l’altra ala del cherubino; c’erano dieci cubiti da una estremità all’altra delle ali. Di dieci cubiti era l’altro cherubino i due cherubini erano identici
nella misura e nella forma. L’altezza di un cherubino era di dieci cubiti, così anche quella dell’altro. Pose i cherubini nella parte più riposta del tempio nel santuario. I cherubini avevano le ali spiegate; l’ala di uno toccava la parete e l’ala dell’altro toccava l’altra parete, le loro ali si toccavano in mezzo al tempio, ala contro ala. Erano anch’essi rivestiti d’oro.
Ricoprì le pareti del tempio con sculture e incisioni di cherubini, di palme e di boccioli di fiori, all’interno e all’esterno. Ricoprì d’oro il pavimento del tempio, all’interno e all’esterno.”
Vi consiglio di leggere tutto il capitolo.
(1 Re 7:25 e 29)
“Questo poggiava su dodici buoi, tre guardavano verso settentrione, tre verso occidente, tre verso meridione e tre verso oriente... Sulle doghe che erano fra le traverse c’erano leoni, buoi e
cherubini; le stesse figure erano sulle traverse. Sopra e sotto i leoni e i buoi c’erano ghirlande a festoni.”
Prima di passare avanti c’è da chiedersi come mai sul trono di Salomone fossero scolpiti o dipinti leoni e buoi. Non si correva forse il pericolo di ripetere la storia del serpente di bronzo?
(1 Re 7:43-44)
“I dieci carrelli, i dieci bacini sui carrelli, il mare unico di bronzo e i dodici buoi che lo sostenevano.”
Vediamo ora cosa ne pensa Dio di ciò che ha fatto Salomone, facciamo parlare Dio stesso
in 1 Re 9:3
...ho santificato questo tempio (aggiungo io: “compreso sculture e immagini che splendono nel cielo, nella terra e nelle acque, che sono in questo tempio”)
da te costruito, e vi ho collocato il mio nome in perpetuo i miei occhi e il mio cuore saranno nella mia casa per sempre.
Dio non ha mai proibito tutti i tipi di immagini e di sculture, ma un certo tipo, cioè quelli rivolti ad altri dèi, tipo: Baal, Astarte, dio Sole, dio Serpente, ecc. ecc., perché è proprio a questo tipo si riferiva.
Vogliamo rileggere più attentamente il comandamento di Dio cercando di capire veramente cosa voleva dire?
Esodo 20:3-6: Non avrai altro Dio fuori che me.
Qui in questo verso dice chiaramente che: “dov’è il vero Dio non possiamo avere altri dei falsi”.
E proprio riguardo a questi falsi “dèi” si riferisce il comandamento. In sostanza Dio dice: “Riguardo agli altri falsi dei non ti fare nessuna scultura, né immagine delle cose che splendono su nel cielo,
o sono sulla terra, o nelle acque sotto la terra”, poi continua:
Non adorare tali cose, né servir loro, perché io, il Signore Iddio tuo, sono un Dio geloso.
Secondo te, se Dio, come dicono i Pentecostali, proibiva tutte le immagini e sculture, che bisogno c’era di dire: “non adorare tali cose, né servir loro, ecc.”, bastava comandare il comandamento di Esodo 20 verso 4: “Non ti devi fare nessuna scultura, né immagine delle cose che splendono su nel cielo, o sulla terra, o nelle acque sotto la terra”, allora sì! in questo modo avrebbero avuto ragione (naturalmente senza il verso 3), quindi il significato del verso 4 è questo: “Se per caso ti trovi di fronte a statue di tali falsi ‘ dèi ’, non adorarli, né servirli perché io solo sono il tuo Dio e sono un Dio Geloso”. San Paolo quando si trovava di fronte agli dei di romani e greci non si tappava certo gli occhi, anzi proprio usando la statua dedicata al dio sconosciuto dei greci, spiegava che quel Dio a loro sconosciuto era il vero e unico Dio dell’universo.
continua:
“...che punisco l’iniquità dei padri nei figli fino alla terza e quarta generazione di coloro che mi odiano.”
“Di coloro che mi odiano”, questo verso chiarisce e completa tutto, cioè:
“Chi mi odia non mi vuole riconoscere come Dio e adora altri falsi dèi”, e a me non risulta che nella Chiesa Cattolica ci siano altri dèi, che i cattolici abbiano odio per il vero Dio.
Noi diciamo che il vero Dio è YHWH anche se lo chiamiamo “Padre” dopo le istruzioni di Gesù Cristo che ha messo un forte accento sulla paternità di Dio. Noi cattolici amiamo Dio, amiamo e adoriamo Gesù Cristo perché lo diciamo Figlio naturale eterno e onnipotente del Padre che con lo
Spirito Santo sono YHWH. Quindi fintanto che adoriamo solo l’unico Dio, non adoriamo falsi “dèi”.
Noi cattolici veniamo accusati di adorazione a Maria e ai Santi, ma questi per noi non sono dèi, piuttosto semplici amici, meno importanti di Dio. Infatti nella Chiesa troviamo immagini o statue di persone bibliche, come Maria la madre di Gesù, S.Giuseppe, S.Pietro, S.Paolo ecc. e altri extrabiblici che hanno servito Dio, ma non abbiamo immagini o sculture di “dèi”.
Ripetiamo, nella Bibbia è proibita soltanto l’adorazione o venerazione dei soli falsi dèi, di dèi inesistenti. Vediamo degli esempi:
(Deuteronomio 4:7)
Qual nazione infatti, per quanto grande, ha i suoi dèi così vicini come il Signore, Iddio nostro, è vicino a noi ogni volta che l’invochiamo?
Nota: non si parla di persone comuni o di profeti o di santi, ma di “DEI”.
(Deuteronomio 7:3-5)
“...Certamente serviranno altri dèi e l’ira di Dio divamperà contro di voi.., dovete abbattere i loro altari, e dovete spezzare le loro colonne sacre e dovete bruciare col fuoco le loro immagini scolpite.”
Nota: si legge: “le loro immagini scolpite”, con quel “loro” si fa una certa distinzione, infatti non dice “le immagini scolpite” o “tutte le immagini scolpite”, per indicare di bruciare “tutte” le immagini scolpite, ma appunto la frase: “immagini scolpite” è preceduta da “loro”, proprio per indicare un certo tipo di immagini, ma non “TUTTE”!
(Deuteronomio 7:25)
“Darai alle fiamme le sculture dei loro dèi”
(Deuteronomio 12:30)
“....Guardati bene dal lasciarti ingannare seguendo il loro esempio, dopo che saranno distrutte davanti a te e dal cercare i loro dèi dicendo: Queste nazioni come servivano i loro dèi? Voglio fare così anch’io.”
(Deuteronomio 29:16-17)
“…Avete visto i loro abomini e gli idoli di legno, di pietra, d’argento e d’oro, che sono presso di loro. Non vi sia tra voi uomo o donna o famiglia o tribù che volga oggi il cuore lungi dal Signore nostro Dio, per andare a servire gli dei di quelle nazioni...”
(Deuteronomio 30: 17)
“Ma se il tuo cuore si volge indietro e se tu non ascolti e ti lasci trascinare a prostrarti davanti altri dèi e a servirli...”
(Deuteronomio 31:16)
“Il Signore disse a Mosè: “Ecco stai per addormentarti con i tuoi padri; questo popolo si alzerà e si prostituirà con gli dèi stranieri del paese nel quale sta per entrare; mi abbandonerà e spezzerà l’alleanza che io ho stabilito con lui.”
(Deuteronomio 31:18)
“Io, in quel giorno, nasconderò il volto a causa di tutto il male che avranno fatto rivolgendosi ad altri dèi.”
(Deuteronomio 31:20)
“...E poi si sarà rivolto ad altri dèi per servirli e mi avrà disprezzato e spezzato la mia alleanza...”
(1 Samuele 5:1-7)
“I Filistei, catturata l’arca di Dio, la portarono da Eben-Ezer ad Asdod. I Filistei poi presero l’arca di Dio e la introdussero nel tempio di Dagon. Il giorno dopo i cittadini di Asdod si alzarono ed ecco Dagon giaceva con la faccia a terra davanti all’arca del Signore essi presero Dagon e lo rimisero al suo posto. Si alzarono il giorno dopo di buon mattino ed ecco Dagon con la faccia a terra davanti all’arca del Signore, mentre il capo di Dagon e le palme delle mani giacevano staccate sulla soglia; solo il tronco era rimasto a Dagon. A ricordo di ciò i sacerdoti di Dagon e quanti entrano nel tempio di Dagon in Asdod non calpestano la soglia fino ad oggi. Allora incominciò a pesare la mano del Signore sugli abitanti di Asdod li devastò e li colpii con bubboni, Asdod e il suo territorio. I cittadini di Asdod, vedendo che le cose si mettevano in tal modo, dissero: “ Non rimanga con noi l’arca del Dio d’Israele, perché la sua mano è troppo dura contro Dagon nostro dio!”
(Geremia 11:12-17)
“...allora le città di Giuda e gli abitanti di Gerusalemme alzeranno grida di aiuto agli dèi ai quali hanno offerto incenso, ma quelli certamente non li salveranno nel tempo della sciagura. Perché numerosi come le tue città sono i tuoi dèi, o Giuda; numerosi come le strade di Gerusalemme gli altari che avete eretto all’idolo, altari per bruciare incenso a Baal.
Tu poi, non intercedere per questo popolo, non innalzare per esso suppliche e preghiere, perché non ascolterò quando mi invocheranno nel Tempo della loro sventura”.
Che ha da fare il mio diletto nella mia casa, con la sua perversa condotta?
Voti e carne di sacrifici allontanano forse da te la tua sventura, e così potrai schiamazzare di gioia? Ulivo verde, maestoso, era il nome che il Signore ti aveva imposto. Con grande strepito ha dato fuoco alle sue foglie, i suoi rami si sono bruciati.
Il Signore degli eserciti che ti ha piantato preannunzia la sventura contro di te, a causa della malvagità che hanno commesso a loro danno la casa di Israele e la casa di Giuda irritandomi con il bruciare incenso a BAAL.”
Come vedete, cari fratelli, Dio si adirava non per le immagini o statue comuni di persone esistenti ma per le immagini o statue degli dèi che sono: Baal, Astarte, Dagon. E Dio era appunto Geloso proprio perché il popolo si rivolgeva a dèi inesistenti. A questo punto credo di aver trovato materiale a sufficienza e chiaro, per dire: Dio proibisce solo le immagini elevate a falsi dèi, non immagini elevate a Lui. Come ce lo dimostra Deuteronomio 12:2-4:
“Distruggerete completamente tutti i luoghi, dove le nazioni che state per scacciare servono i loro dèi: sugli alti monti, sui colli e sotto ogni albero verde. Demolirete i loro altari, spezzerete le loro stele, taglierete i loro pali sacri, brucerete nel fuoco le statue dei loro dèi e cancellerete il loro nome da quei luoghi.”
Non così farete rispetto al Signore vostro Dio, ma lo cercherete nella sua dimora, nel luogo che il Signore vostro Dio avrà scelto fra tutte le vostre tribù, (il tempio con l’Arca i cherubini ecc.,ndr) per stabilirvi il suo nome: là andrete.
Là presenterete i vostri olocausti e i vostri sacrifici, le vostre decime, quello che le vostre
mani avranno prelevato, le vostre offerte votive volontarie e i primogeniti del vostro bestiame grosso e minuto, mangerete davanti al Signore vostro Dio e gioirete voi e le vostre famiglie di tutto ciò a cui avreste posto mano e in cui il Signore vostro Dio vi avrà benedetti.
Nota ancora, “Demolirete i loro altari, spezzerete le loro stele”, (Dt 7,5) per l’ennesima volta cita la parola “loro” proprio per fare una netta distinzione, e per non dire “tutti”.
Dt 12,3-4 “Distruggerete completamente tutti i luoghi, dove le nazioni che state per scacciare servono i loro dei: sugli alti monti, sui colli e sotto ogni albero verde. Demolirete i loro altari, spezzerete le loro stele, taglierete i loro pali sacri, brucerete nel fuoco le statue dei loro dei e cancellerete il loro nome da quei luoghi. Non così farete rispetto al Signore vostro Dio, ma lo cercherete nella sua dimora, nel luogo che il Signore vostro Dio avrà scelto fra tutte le vostre tribù, per stabilirvi il suo nome; là andrete.”
Infatti se ricordiamo bene in Esodo 24:4, Mosè, cosa fece?
...poi si alzò di buon mattino e costruì un altare ai piedi del monte, con dodici stele...
Allora cosa sta dicendo Dio?
Dopo che ha detto: “Demolirete i loro altari, spezzerete le loro stele, taglierete i loro pali sacri, brucerete nel fuoco le statue dei loro dèi e cancellerete il loro nome da quei luoghi” (Dt 12,3) ribadì: “Non così farete rispetto al Signore vostro Dio”, che vuol dire? Ripeto in modo più ampio, quello che ha detto Dio: “Demolirete i loro altari, spezzerete le loro stele, taglierete i loro pali sacri, brucerete nel fuoco le statue dei loro dèi e cancellerete il loro nome da quei luoghi.
Mentre i miei altari, le mie stele, i miei pali sacri, e le statue che appartengono a me non li dovete toccare o distruggere, e il mio nome non lo dovete cancellare da nessun luogo, ma mi cercherete nella mia dimora, nel luogo che ho scelto, per stabilire il mio nome: là dovete andare.
Là presenterete i vostri olocausti e i vostri sacrifici, ecc. ecc.”.
Dio proibisce le statue e le immagini rivolte agli dèi, ma comanda le statue, stele, e le immagini che lo riguardano.
(Giudici 18:31)
“Essi misero in onore per proprio uso la statua scolpita che Mica aveva fatta, finché la Casa di Dio rimase a Silo.”
Cioè misero la statua scolpita in onore nella Casa di Dio a Silo assieme all’Arca, 1 Samuele 4:4:
...il popolo mandò subito a Silo a prelevare l’arca di Dio degli Eserciti che siede sui cherubini...
E questa statua scolpita non era considerata un idolo, infatti Paolo in 2 Corinzi 6:16 ce lo conferma:
Quale accordo tra il tempio di Dio e gli idoli?
Per cui le statue e le immagini dei Santi e di Maria sono del Signore nostro Dio; non sono di dèi stranieri, di demoni o idoli, sono immagini e statue di persone che hanno amato e servito Dio.
In un libretto scritto dall’evangelico Tommaso Heinze, dal titolo: “RISPOSTE AI MIEI AMICI CATTOLICI”, a pag. 6 leggo:
Il fatto che la Bibbia contenga non pochi, ma moltissimi passi che proibiscono le immagini, rende chiaro che questo è un soggetto di grande importanza per Dio.
In questo scritto vi è un sottile inganno per chi legge, perché l’amico Heinze doveva scrivere con più precisione: s’è dimenticato di aggiungere soltanto: “di falsi dei”, che non hanno nulla a che vedere con le immagini cattoliche. Continuando a leggere ancora il fratello Tommaso Heinze:
Chi vuole approfondirsi leggendo tutti i seguenti versetti si renderà
conto da se stesso quanto sia peccaminoso usare immagini:
Salmo 115:4-9; Isaia 44:8-20; Geremia 10:3-16; Esodo 23:24; 32; 34:13; Levitico
19:4; 26:30; Numeri 33:52; Deuteronomio 5:8-9; 9:12-17; 16:21-22; 27:15;
2 Re 17:9-16; 2 Cronache 33:19,22; 34:3-4; Salmi 78:58; 97:7; 106:19-20;
135:15-18; Isaia 8:19; 10:10-11; 30:22; 31:6-7; 42:8-17; 45:20; 46:6-7;
Ezechiele 16:17; 30:13; Daniele 3:1-18; Osea 11:2; 13:2-4; Michea 1:7;
5:12-13; Habacuc 2:18-20.
anche qui, s’è dimenticato di aggiungere: “falsi dei”. Quindi: “immagini di falsi dei” e non semplicemente: “immagini”, perché in questo caso il significato cambia e di molto, come già spiegato nelle pagine precedenti.
Cerchiamo di verificare alcuni versi citati dal fratello Heinze e vediamo a quali immagini si riferisce: “Salmi 115:4-9”, leggo solo il verso 4 che chiarisce tutto il contesto:
Gli idoli delle genti sono argento e oro.
Come notate, non si parla di immagini comuni, ma, di “idoli”, e “l’idolo” non è un immagine comune, comunque, più avanti, parleremo della differenza tra “idolo” e “immagine” o “statua comune”.
Altro verso citato da Tommaso Heinze, Isaia 44:8-20, leggeremo solo il verso 9 e 10:
I fabbricatori di idoli...Chi fabbrica un dio e fonde un idolo...
Anche qui si parla di “idoli”, anzi dice chiaramente: “Chi fabbrica un dio e fonde un idolo, e di questi, nella Chiesa Cattolica, non ne abbiamo, non vi sono “dèi”, ma come già detto ci sono immagini di persone che hanno servito Dio, ma non di “dèi”.
(Geremia 10:3-16) al verso 5 si legge:
Gli idoli sono come uno spauracchio...
Anche qui si parla di “idoli” e non di immagini in genere. Prendiamo un ultimo verso del su citato elenco a saltare, Osea 11:2:
Ma più li chiamavo più si allontanavano da me; immolavano vittime a Baal, agli idoli bruciavano incensi.
Nella Chiesa Cattolica non abbiano nessun Baal e nessun idolo. Se controllate tutti i versi citati dal fratello Tommaso Heinze, e vedrete che quando cita passi di proibizioni di immagini, non può non citare, perché questa è la verità, passi nei quali si parla di “numi”, “idoli”, “dèi”, “dèi delle genti”, “Baal”, ecc., ma mai di personaggi comuni e che hanno servito Dio. Certo pecca di idolatria colui che come in Isaia 44:8-20 dice a un pezzo di legno:
Salvami tu che sei il mio dio.
Certo, l’idolatria sta proprio qui, nel dire a qualcosa o a qualcuno che non è Dio: “TU SEI IL MIO DIO”. Ma i cattolici, cari fratelli, non hanno mai detto a pezzi di legno: “Tu sei il mio dio”. Il cattolico rivolto al santo del Cielo, che la statua solo rappresenta, non dice: “Fammi la grazia, tu che sei il mio Dio”, ma dice: “Vergine Santissima, Sant’Antonio, prega per me, perché l’unico vero Dio mi esaudisca”. La natura dell’uomo non può fare a meno della mediazione delle immagini e Dio proprio per trattare l’uomo, in termini umani, ha voluto la sua perfetta immagine visibile in Cristo, nella Madre di Cristo, Maria, nei Santi, nei Cristiani. La mediazione voluta da Dio, non toglie nulla a Dio, ma dà molto all’uomo.
E così andando avanti, nella lettura del libro evangelico di Heinze, non facciamo altro che imbatterci, come già detto, in passi di proibizioni di idoli. Dal fratello Heinze, gli idoli, vengono paragonati alle sculture e statue cattoliche, ma perché, non li paragona anche ai: “Cherubini, monumenti, buoi, leoni e serpente di bronzo”, qual è la differenza? Anche questi, sono fatti da mano d’uomo. Certo, ma sono immagini appartenenti al vero Dio!
Potranno obiettare: “Concediamo che le immagini appartenenti al vero Dio siano permesse o addirittura volute da Dio. Ma Dio non vuole che si adorino queste immagini. Queste immagini possono stare come ornamento”.
Rispondo: “Non è vero che sono volute da Dio solo per ornamento, ma per richiamare la presenza attiva del Signore in quel tempio, in quell’oggetto, in quella realtà, in quelle persone. Prendiamo per esempio l’Arca. L’Arca non era Dio, non era un ornamento. Era oggetto di culto, veniva portata in processione, ci si prostrava dinanzi, non si poteva toccare, solo i sacerdoti erano abilitati al suo trasporto. E’ meraviglioso quel passo di Giosuè 7:6, che dice:
“Giosuè stracciò le sue vesti e stette prostrato per terra dinanzi all’arca del Signore fino alla sera, egli, tutti i seniori d’Israele, e si gettavano polvere sulle teste.”
E tutto questo non era adorazione. Sappiamo che YHWH parlava dal Propiziatorio sull’arca tra i cherubini e gli ebrei si prostravano dinanzi a Dio che stava là, sull’arca. Le statue dei Santi sono in qualche modo l’arca dove YHWH si fa presente in maniera più sentita.
Le accuse: Il culto del sacro cuore di Gesù è idolatria
“Come potete vedere i teologi cattolici romani anche nel caso del culto al sacro cuore di Gesù riescono con i loro abituali sofismi a fare apparire l’idolatria come un culto reso a Gesù Cristo. Loro dicono che il culto al sacro cuore di Gesù è un culto reso alla persona di Gesù; ma questo non è vero perché se si considera da vicino in che consiste questa devozione si vede che essa è rivolta ad una immagine e non a Gesù.
Noi non crediamo che Gesù sia apparso a Margherita Maria Alacoque rivelandole e facendole vedere quelle cose; crediamo piuttosto che quelle apparizioni che lei dice di avere avuto siano delle imposture scaturite dalla sua mente gonfiata di vanità. Gesù non può avere detto quelle cose a quella donna, perché egli non è un ministro di peccato che incita le persone all’idolatria.
Mentre Gesù era ancora sulla terra coi suoi discepoli, fu adorato; ma non si dice affatto che coloro che lo adorarono, adorarono il suo cuore fisico, ma piuttosto tutta la sua persona.”
Beh, bisognerebbe spiegare a qualcuno cosa significa cuore mistico, corpo glorioso, ecc.. Quando Gesù apparve ai discepoli riuniti in cenacolo, attraversò la porta chiusa, è scritto nella Bibbia; mangiò pure del pesce, e questi non cadde a terra, Tommaso toccò le sue piaghe e non lo attraversò da parte a parte, come un fantasma.
Quali sono le proprietà di un corpo glorioso? Non lo sappiamo, ma ci crediamo in fiducia, è scritto nella Bibbia. Qualcuno considera idolatria addirittura il culto al cuore di Gesù, considerandolo fisico, ma chi l’ho ha detto che è fisico nel senso di mortale? Piuttosto è fisico nel senso di glorioso, le sue proprietà non obbediscono alle leggi fisiche umane. Un giorno capiremo come accade tutto ciò, per ora crediamo per fede. Del resto se sapremmo spiegare con fisica e matematica questo genere di fatti, che valore avrebbe la nostra fede? Dio lascia abbastanza luce a chi vuol credere, ma anche abbastanza ombra a chi non vuole, altrimenti questi ultimi sarebbero irrimediabilmente inescusabili, anche in punto di morte. Un ravvedimento in punto di morte, sarebbe più voltafaccia verso se stessi, un comodato, piuttosto che un bagliore di luce che finalmente squarcia la coltre di fumo che impediva di credere. A leggere bene le accuse protestanti, ci si accorge del loro continuo giudizio negativo nei confronti di ogni dottrina cattolica. Mi ricordano la parabola del fariseo e del pubblicano che pregavano al tempio.
Leggiamo l’insegnamento di uno dei più grandi santi e dottori della Chiesa Cattolica, colui che così bene ha saputo descrivere, in maniera scolastica, la fede cattolica dei primi mille anni di storia Cristiana. Parliamo di San Tommaso d’Aquino (1225-1274) che in merito alle immagini ha detto:
“Triplice fu il motivo per cui la Chiesa ha fatto posto alle immagini:
1° PER L’ISTRUZIONE DEI NON INIZIATI, PER I QUALI LE IMMAGINI, PRENDONO IL POSTO DEI LIBRI.
(A quei tempi l’analfabetismo era comune a tutti gli uomini).
2° PER IMPRIMERE NELLA MEMORIA IL MISTERO DELL ‘INCARNAZIONE E GLI ESEMPI DEI SANTI, PRESENTANDOLI QUOTIDIANAMENTE AGLI OCCHI DEI FEDELI.
3° PER ECCITARE I SENTIMENTI DI DEVOZIONE, I QUALI SONO STIMOLATI DALLE IMMAGINI PIU’ CHE DALLE PAROLE.
Quindi, cari fratelli, ripeto, la Chiesa Cattolica non adora altro che Dio e venera tutto quello che ricorda, viene e và a Dio. Si fa molto parlare, spesso, solo per confondere le idee, di adorazione, venerazione, rendere omaggio, di idoli, di idolatria e idolatri. Ma voi, cari fratelli, vi siete mai chiesti come si adora Dio o un dio, un santo o una persona qualsiasi? Lo sapete che cos’è un idolo, un idolatra o, l’idolatria? Chiariamo senza possibilità di fraintendimento e lasciamoci guidare, nella accezione dei termini, come sempre, dal “Grande Dizionario Enciclopedico De Agostini”, sicuro che questo dizionario si attendibile per tutti, ma puoi verificare tu stesso con qualche altro dizionario:
— ADORARE: Significa venerare la divinità o quello che ha riferimento ad esso.
- DIVINITA’: Essenza divina, natura divina.
- DIVINO: di Dio o di un dio.
per cui:
ADORARE: Significa venerare l’essenza di Dio o di un dio o la natura di Dio o di un dio o quello che ha riferimento ad esso.
- VENERARE: Onorare con segni di grande rispetto e ossequio.
Da questi vocaboli comprendiamo senza ombra di dubbio che ADORARE significa venerare Dio o un dio, e per essere più precisi, riconoscere Dio o un dio.
Onestamente e senza paraocchi, si può dire che per i cattolici Maria o i Santi sono Dio o dèi? Non solo ma lo stesso profeta Isaia, come ti ho già detto, ci ha dato la definizione di IDOLATRIA. Quindi idolatria è dire ad un pezzo di legno: “TU SEI IL MIO DIO”. Si è mai sentito dire, ad un cattolico, una frase del genere rivolta ad un santo? NO! Quindi, nella venerazione delle immagini, non c’è idolatria.
Ma andiamo ancora al Dizionario:
- IDOLO: Oggetto o immagine adorata come divinità. Nelle religioni antiche è detta idolo qualsiasi immagine di un dio...
- IDOLATRA: Adoratore di idoli.
- IDOLATRIA: Culto degli idoli.
Da quello che abbiamo letto e approfondito secondo voi, le immagini cattoliche, sono idoli? A voi la risposta onesta e sincera.
Perché Dio si è adirato quando è stato fatto il “Vitello d’oro”, mentre Mosè si trovava al cospetto di Dio? Facciamo parlare le Sacre Scritture, Esodo 32:1 e 7-8:
Il popolo, vedendo che Mosè tardava a scendere dalla montagna. si affollò intorno ad Aronne e gli disse: “Facci un dio che cammini alla nostra testa, perché a quel Mosè, l’uomo che ci ha fatti uscire dal paese d’Egitto, non sappiamo che cosa sia accaduto”. . . .Allora il Signore disse a Mosè:
“Và, scendi, perché il tuo popolo, che tu hai fatto uscire dal paese d’Egitto, si è pervertito. Non hanno tardato ad allontanarsi dalla via che io avevo loro indicata! Si son fatti un vitello di metallo fuso, poi gli si sono prostrati dinanzi, gli hanno offerto sacrifici e hanno detto: Ecco il tuo Dio, Israele; colui che ti ha fatto uscire dal paese d’Egitto”.
Come notate, cari fratelli, il popolo disse a Aronne: “Facci un dio che cammini alla nostra testa”, non ha detto: “Facci un vitello d’oro”, oppure “facci una scultura che ci ricordi il nostro Dio o il nostro Mosè” ma: “Facci un dio”, questa è “Idolatria”, perché un vitello lo hanno fatto diventare un dio, quindi un “idolo”, non solo, ma la liberazione dall’Egitto l’hanno attribuita proprio al vitello d’oro e non al vero Dio d’Israele, infatti lo stesso Dio ha detto: “Si son fatti un vitello di metallo fuso, poi gli si sono prostrati dinanzi, gli hanno offerto sacrifici e hanno detto: ECCO IL TUO DIO (il vitello)...COLUI CHE TI HA FATTO USCIRE DAL PAESE D’EGITTO”. Se, invece, avessero chiesto di fare un vitello in onore a Dio, ma senza farlo diventare dio (il vitello), non avrebbero commesso idolatria e Dio non si sarebbe adirato, come non si è adirato con Salomone che ha fatto tanti vitelli o buoi, senza farli diventare dèi. Lo stesso Neemia al Cap. 9 verso 18, ci dice:
“Anche quando si sono fatti un vitello di metallo fuso e hanno detto: Ecco il tuo dio che ti ha fatto uscire dall’Egitto! e ti hanno insultato gravemente...”
Parliamo del serpente di Numeri 21:8-9:
Allora il Signore disse a Mosè: “Fatti un serpente e mettilo sopra un’antenna. Chiunque sarà morso e lo guarderà, resterà in vita”
Come hai letto, Dio ha ordinato di fare un serpente e chi lo guardava guariva dal morso della serpe restando in vita. Ma a questo punto ci chiediamo: chi faceva le guarigioni, il serpente di rame? No! Era sempre Dio che guariva servendosi del serpente di rame, e il popolo lo sapeva. Ma, poi, perché il serpente di rame fu distrutto da Ezechia? Perché guariva le persone che lo guardavano? No! Anzi, come hai letto, era lo stesso Dio ad ordinarlo e non aveva mica detto di distruggerlo dopo un certo tempo, o distruggerlo se le persone l’avessero continuato a guardare? Allora, ripeto, perché Ezechia ha distrutto ciò che Dio ha fatto erigere?
Leggiamolo direttamente nelle Sacre Scritture, 2 Re 18:4:
“Egli eliminò le alture e frantumò le stele, abbatté il palo Sacro e fece a pezzi il serpente di bronzo, eretto da Mosè; difatti fino a quel tempo gli Israeliti gli bruciavano l’incenso e lo chiamavano Necustan.”
Ecco spiegato il motivo, il vero motivo era: NECUSTAN.
Quindi, Ezechia ha fatto bene a distruggere il “serpente”, perché una statua ordinata da Dio l’hanno fatta diventare un dio e quindi l’adoravano. Per cui le guarigioni non venivano attribuite a Dio ma a “Necustan”, un dio inesistente.
Se per esempio le statue di S.Giovanni o di San Pietro le facessimo diventare dio Giovanni o, dio Pietro, allora sì che peccheremmo di idolatria e adorazione verso questi santi e a questo punto queste statue dovrebbero essere distrutte. Ma non è così, perché nessun cattolico (vero cattolico o cristiano) si sognerebbe di fare diventare dio, le statue. Tutti sappiamo che abbiamo un solo Dio, il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, il Dio che ha creato questa terra e l’universo.
A proposito, se ci fossero ancora dubbi a quali immagini e sculture si riferiva Dio, la descrizione più chiara la troviamo in un altro Libro, e precisamente in Deuteronomio 4:13-19. Leggiamola direttamente nella Bibbia Interconfessionale, che è stata tradotta da Cattolici e Protestanti Evangelici, scritta in lingua corrente, cioè, adatta al nostro linguaggio dei nostri giorni, senza nulla togliere o aggiungere agli originali:
“Il Signore vi ha annunziato la sua alleanza, che vi ha ordinato di osservare: i dieci comandamenti scritti su due tavole di pietra. In quella occasione, il Signore mi ordinò di insegnarvi le leggi e le norme che voi metterete in pratica nella terra che state per conquistare.
Quando il Signore vi parlò dal fuoco sul monte Oreb, voi non vedeste nessuna sembianza; state perciò attenti, perché è in gioco la vostra stessa vita: non dovete perdervi a fare statue che rappresentino un dio sotto forma di uomo o di donna, e neppure sotto forma di un qualunque animale che vive sulla terra, o di un uccello che vola in cielo, o di una bestia che striscia sul suolo, o di un pesce che vive nelle acque sotto la terra. Quando alzate gli occhi e vedete il sole, la luna e le stelle, come schiere ordinate nei cieli, non dovete cedere alla tentazione di inginocchiarvi e di venerare quelle cose: il Signore, vostro Dio, le ha lasciate adorare a tutti gli altri popoli della terra.”
Ai nostri giorni vi sono degli Idoli, veri idoli, che vengono adorati e ne voglio accennare alcuni in modo informativo. Esiste il dio Budda, questo è un idolo, e chi lo segue è un idolatra. Esiste la divinità Ganesha, dalla testa di elefante, nel tempio di Hong Kong, anche questo è un idolo, e chi lo segue è un idolatra. Esiste il disco solare alato, rilievo dal palazzo del re Kapara a Gozan (oggi Tell Halafat) sul fiume Khabur. Ci sono anche gli adoratori di Satana, anche questi sono idolatri, e non hanno niente a che fare con le immagini della Chiesa Cattolica.
Leggendo i versi sotto indicati:
1 Cor. 10:14-22, 2 Cor. 6:14-17; Salmo 115; Isaia 44:9-20; Ezechiele 6:9;
Deut. 4:15-30 e 5:7-8; I Re 14:9; Salmo 136:15-18; Atti 17:16; 1 Cor. 8:1-6;
1 Giov. 5:21; Apoc. 9:20,
ci accorgiamo che non parlano di immagini comuni, ma di dèi e di idoli che non hanno nulla a che vedere con le immagini della Chiesa Cattolica. Ma che comunque tutti questi Santi, compreso Maria, non sono messi mai a primo posto o al posto di Dio, perché il 1° posto e l’unico, è sempre di Gesù Cristo, di Dio, che non viene sostituito da nessuno. Nei versetti sopra indicati la prostrazione che viene fatta agli idoli (statue di dèi e non statue comuni come per esempio, San Pietro ecc.) sono proibite da Dio.
Voglio raccontarvi un piccolo aneddoto capitato a me stesso (in queste righe e nelle precedenti parla il fratello Paolo Blandini, di Caltanissetta,ndr). Quando mi sposai comprai per ornare la mia casa, la statua della dèa Venere (un idolo), quando mi sono riconvertito al Cattolicesimo, decisi di mettere al suo posto la statua che rappresentava Maria (madre di Gesù). Dopo qualche giorno vennero a
trovarmi i miei cognati (marito e moglie[sorella di mia moglie] tutte e due evangelici). Ho chiesto a loro se volevano la statua della dèa Venere. Sai cosa mi risposero?:
“E’ bellissima, ce la prendiamo, grazie”. Morale della favola, mi rimprovera di tenere la statua che rappresenta Maria, che per lui è idolo, mentre si prende la statua della dèa Venere che è veramente un idolo. Casi e contraddizioni della vita.
Ritornando alla nostra ricerca, ci sono prostrazioni non fatte a dèi, ma ad altri, come al diavolo, o ad altri che vengono confuse con Dio e/o sono prese come Dio, e questo è adorare.
Prostrare = Adorare :
(Matteo 4:9)
Tutte queste cosi io ti darò, se prostrandoti, mi adorerai.
“io” sarebbe il diavolo.
(Atti 10:25—26)
Mentre Pietro stava per entrare, Cornelio andandogli incontro si gettò ai suoi piedi per adorarlo. Ma Pietro lo rialzò, dicendo: “Alzati: anch’io sono un uomo!”
(Apocalisse 19: 10)
Allora mi prostrai ai suoi piedi per adorarlo, ma egli mi disse: “Non farlo! Io sono servo come te e i tuoi fratelli, che custodiscono la Testimonianza di Gesù. E’ Dio che devi adorare”.
(Apocalisse 22:8-9)
Sono io, Giovanni, che ho visto e udito queste cose. Udite e vedute che le ebbi, mi prostrai in adorazione ai piedi dell’Angelo che me
le aveva mostrate. Ma egli mi disse: “Guardati dal farlo! Io sono un servo di Dio come te e i tuoi fratelli, i profeti, e come coloro che custodiscono le parole di questo libro. E’ Dio che devi adorare”.
“Come vedete cari fratelli c’è parecchia differenza tra le prostrazioni in senso di rispetto e le prostrazioni in senso di adorazione, le prime sono ammesse da Dio, e nella Bibbia ne troviamo parecchi esempi, quando invece si tratta di adorazione viene sempre specificato “…per adorarlo..”
i fratelli separati creano molta confusione tra prostrazione in adorazione e prostrazione in segno rispetto. Ci accusano di idolatria solo perché alcuni di noi si inchinano di fronte alle statue di santi in segno di rispetto. Praticamente si ergono a nostri giudici, credendo di leggere nel nostro cuore, accusandoci di adorare i santi, quando invece noi li rispettiamo, li veneriamo come campioni di fede, come esempi da imitare. Certo non ho paraocchi che mi impediscano di vedere alcuni eccessi che affliggono taluni santuari, dove si vedono persone strisciare sulla ginocchia, verso la statua di un santo, o veder fare gesti troppo enfatizzati in onore di qualche santo. In questi casi sarebbe compito del parroco spiegare e istruire meglio codesti fedeli. Ma, per questo, non posso dire che la Chiesa cattolica insegni l’idolatria, sul catechismo cattolico non se ne trova traccia. E anche vero che troppi cattolici lo sono solo a livello anagrafico, ma non per questo si può fare di tutta l’erba un fascio, oppure puntare il dito contro tutta la Chiesa cattolica romana. Il Signore Gesù Cristo ha sempre preferito lasciar crescere la zizzania in mezzo al frumento buono, per non correre il rischio di sradicare tutto. La Chiesa cattolica romana è piena di difetti, riscontrabili in alcuni suoi vescovi e sacerdoti, ma preferisco crescere assieme a questa zizzania piuttosto che vivere nell’eresia.
E’ difficile far capire ai protestanti che i nostri inchini non esprimono adorazione, ma solo rispetto.
Se parlando personalmente con diversi fratelli pentecostali, gli porto le prove bibliche di prostrazioni fatte da personaggi biblici in segno di rispetto, mi dicono: ‘va bene, ammettiamo che tu non adori i santi, ma tutti gli altri cattolici cosa fanno?’ praticamente sfuggono sempre davanti a un dialogo che li porta ad ammettere che le prostrazioni in segno di rispetto sono perfettamente
bibliche. Si ergono a giudici di tutti coloro che rispettano i santi. Più volte ho suggerito di chiedere porta a porta ai cattolici se considerano i santi come dèi, ma mi hanno risposto che nessun cattolico risponderebbe di adorare i santi. Perché allora costoro si ergono a nostri giudici? Eppure i giudici interrogano gli accusati, espongono loro i capi di accusa, e li fanno parlare a loro discolpa. I giudici ascoltano gli accusati prima di condannarli, molti protestanti invece condannano senza ascoltare nessuno. La prova di adorazione idolatra sarebbe dentro i cuori degli idolatri, ma nessun uomo può leggere i cuori, quindi come fanno a condannare o etichettare ‘idolatri’ noi cattolici? I cattolici sono forse dei mentitori quando dicono di non adorare i santi? Come fanno a provare che sono (o siamo) mentitori? Nonostante tutto le stesse persone ritorneranno a fare le stesse accuse, come se nessun chiarimento fosse stato dato loro.
Satana fa di tutto per separare noi cristiani, e tenta in tutti i modi di separarci dai santi, campioni di fede, che con le loro preghiere possono aiutarci nel combatterlo. I molti protestanti che si ergono a nostri giudici non peccano forse di presunzione e orgoglio?”
Ritornando alle prostrazioni in senso di adorazione, nei versi di Atti e Apocalisse, leggiamo: (Atti) “Cornelio andandogli incontro si gettò ai suoi piedi per adorarlo”, (Apocalisse) “Allora mi prostrai ai suoi piedi per adorarlo”, “mi prostrai in adorazione ai piedi dell’angelo”. Quindi lo stesso Luca (autore degli Atti) scrive che Cornelio si gettò ai suoi piedi per “adorarlo”, non scrive semplicemente: “si gettò ai suoi piedi”, no! Aggiunge la parola: “per adorarlo”, e noi sappiamo che “adorare” significa: “venerare Dio o un dio”, cioè: “riconoscere ‘Dio’ o ‘un dio’”. Per cui, Cornelio credette di trovarsi davanti un dio o Dio, ecco perché Pietro lo fece rialzare, e lo dimostra da ciò che subito dopo gli disse: “Alzati: anch’io sono un uomo!”, come per dire, ed è chiarissimo, “guardati che io non sono Dio, o un dio, ma un uomo”, lo dice chiaro: “sono un uomo”, altrimenti avrebbe detto solamente: “Alzati”; e Luca non avrebbe scritto: “per adorarlo”.
Tanto è vero che lo stesso Luca negli Atti 16:29 per la stessa identica azione di prostrazione ha scritto: “si precipitò dentro e tremando si gettò ai piedi di Paolo e Sila”, non ha aggiunto la parola “adorare”, e non leggiamo che Paolo e Sila lo fanno alzare, perché?
Perché il carceriere in loro non riconosceva Dio o degli déi, ma uomini di Dio, quindi non li adorò, semplicemente li venerò o li onorò, tanto è vero che subito dopo il carceriere disse: “Signori, cosa devo fare per essere salvato?” e Paolo cosa rispose?: “Credi nel Signore Gesù e sarai salvato tu e la tua famiglia”, non aggiunse: “Non ti devi più prostrare davanti a noi”.
Per Apocalisse 19:10 e 22:8-9 vale lo stesso discorso di Atti, infatti Giovanni scrive: “Allora mi prostrai ai suoi piedi per adorarlo”, “Udite e vedute che le ebbi, mi prostrai in adorazione ai piedi dell’angelo…”, quindi Giovanni riconosce di aver pensato che quell’angelo era Dio, altrimenti non avrebbe scritto: “adorarlo” e “adorazione” che significa, come già detto, “riconoscere Dio” infatti l’angelo disse: “Non farlo! Io sono un servo come te...”, “Guardati dal farlo! Io sono un servo di Dio come te...”.
Infatti ci sono altri casi identici come Genesi 19:1 e Tobia 12:15-16 ecc., dove si è notato che gli angeli che hanno ricevuto la prostrazione, non hanno rimproverato nessuno e hanno accettato la prostrazione.
Quindi ripeto per l’ennesima volta, che la prostrazione fatta a Dio o agli dèi o a chi si riconosce un dio, è ADORARE, mentre negli altri casi è solo un atto di venerazione o di onore con segno di grande rispetto e ossequio che non ha niente a che fare con l’adorazione.
E a tal proposito vi voglio far vedere di altri due casi, per confermare tutto ciò che ho detto riguardo a Paolo e di cui Luca stesso ci informa tramite gli Atti 14:8-18:
“C’era a Listra un uomo paralizzato alle gambe, storpio sin dalla nascita, che non aveva mai camminato. Egli ascoltava il discorso di Paolo e questi, fissandolo con lo sguardo e notando che aveva fede di esser risanato, disse a gran voce: “Alzati in piedi!”. Egli fece un balzo e si mise
a camminare.
La gente allora, al vedere ciò che Paolo aveva fatto, esclamò in dialetto licaonio e disse: “Gli dèi sono scesi tra noi in figura umana!”. E chiamavano Bàrnaba Zeus e Paolo Hermes, perché era lui il più eloquente.
Intanto il sacerdote di Zeus, il cui tempio era all’ingresso della città, recando alle porte tori e corone, voleva offrire un sacrificio insieme alla folla. Sentendo ciò, gli apostoli Bàrnaba e Paolo si strapparono le vesti e si precipitarono tra la folla, gridando: “Cittadini, perché fate questo?
Anche noi siamo essere umani, mortali come voi, e vi predichiamo di convertirvi da queste vanità al Dio vivente che ha fatto il cielo, la terra, il mare e tutte le cose che in essi si trovano.
Egli, nelle generazioni passate, ha lasciato che ogni popolo seguisse la sua strada; ma non
ha cessato di dar prova di sé beneficando, concedendovi dal cielo piogge e stagioni ricche di frutti, fornendovi il cibo e riempiendo di letizia i vostri cuori”. E così dicendo, riuscirono a fatica a far desistere la folla dall’offrire loro un sacrificio.”
E gli Atti 28:7-10:
Nelle vicinanze di quel luogo c’era un terreno appartenente al “primo” dell’isola, chiamato Publio; questi ci accolse e ci ospitò con benevolenza per tre giorni. Avvenne che il padre di Publio dovette mettersi a letto colpito da febbre e da dissenteria; Paolo l’andò a visitare e dopo aver pregato gli impose le mani e lo guarì, dopo questo fatto, anche gli altri isolani che avevano malattie accorrevano e venivano sanati;
ci colmarono di onori e al momento della partenza ci rifornirono di tutto il necessario.
Nel primo caso (Atti 14:8-18) la gente ha scambiato Barnàba per il dio Zeus (Giove) e Paolo per il dio Hermes (Mercurio), infatti il sacerdote del dio Zeus voleva offrire, ai due apostoli, assieme alla folla, un sacrificio. Giustamente Paolo e Barnàba non volevano essere considerati dèi, per cui non volevano sacrifici, infatti dissero: “Noi siamo esseri umani come voi e vi predichiamo di convertivi di queste vanità al Dio vivente”. Oltretutto, questa gente era politeista e non conosceva Paolo, Barnàba e Gesù Cristo, per cui li volevano onorare (adorare) come dèi e non per quelli che erano.
Nel secondo caso (Atti 28:7—10) Paolo non era considerato un dio e anche qui ha guarito gli isolani, come nel caso precedente, con l’imposizione delle mani.
Cosa hanno fatto gli isolani? Lo hanno onorato.
Beh! Non risulta che Paolo ha impedito di essere onorato? O, Dio lo ha punito? NO!
Questo riconferma che non è proibito onorare o pregare gli uomini di Dio per andare a Gesù, come non è proibito Onorare o venerare la croce, cosa che non fanno i protestanti.
LA CROCE
Perché bisogna onorare o venerare la Croce? Cos’è la Croce?
La “Croce” è uno strumento di morte che è servito nel caso di Gesù, a far morire Lui, e la Sua morte è servita a espiare i peccati degli altri.
Quindi questo terribile strumento di morte per i Cristiani è diventato uno strumento da venerare, perché è stato un mezzo per salvare l’umanità. Leggiamo e verifichiamo le Sacre Scritture:
(Matteo 10:38)
“Chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me.”
(Luca 14:27)
“Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo.”
Come si nota Gesù parla proprio di “CROCE”, come di uno strumento bello che serve per la salvezza. E’ come per dire: “Chi non porta la propria sofferenza tramite la sua malattia”. Ecco la malattia è la “croce”, come per Gesù la sua sofferenza veniva procurata dalla malattia che era la “croce”. Quindi per Gesù la “croce” è una cosa bella.
Infatti, ripeto, Gesù non dice solo: “Chi non viene dietro di me, non può essere mio discepolo”, ma: “Chi non porta ‘la propria croce e non viene dietro di me…”.
La stessa cosa è per:
(Luca 9:23)
Poi, a tutti, diceva: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua.
(I Corinti 1:17-18)
“Cristo infatti non mi ha mandato a battezzare, ma a predicare il vangelo; non però con un discorso sapiente, perché non venga vana la croce di Cristo.”
“La parola della croce... infatti è stoltezza per quelli che vanno in perdizione, ma per quelli che si salvano, per noi è potenza di Dio.”
(Galati 5:11)
..E’ dunque annullato lo scandalo della Croce?
(Galati 6:12,124)
“Quelli che vogliono fare bella figura nella carne, vi costringono a farvi circoncidere, solo per non essere perseguitati a causa della Croce di Cristo.”
“…Quanto a me invece non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo.”
(Efesini 2:16)
“…e per riconciliare tutte e due con Dio in un solo corpo, per mezzo della Croce.”
(Filippesi 3:18)
“Perché molti, ve l’ho già detto, più e ora con le lacrime agli occhi ve lo ripeto, si comportano da nemici della Croce di Cristo.”
Ecc, ecc.
Come avrete notato, in questi versi sopraccitati viene abbastanza evidenziata la “CROCE”:
1) prenda la sua Croce. — 2) Non venga resa vana la Croce — La parola della Croce.. .è potenza di Dio — 3) E’ dunque annullato lo scandalo della Croce? — 4) solo per non essere perseguitati a causa della Croce. Ma non ci sia altro vanto che nella Croce. — 5) per mezzo della Croce.
-6) Si comportano da nemici della Croce.
e come avrete notato non si parla di Gesù, in prima persona, ma della “CROCE”, come di uno strumento da rispettare, onorare, venerare.
Lo stesso Giovanni al cap. 3 del verso 124 ci informa:
E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il figlio dell’uomo.
Cosa significa “Come Mosè innalzò il serpente nel deserto”? Per quale motivo fu innalzato il serpente? Per la salvezza del popolo di Dio. La stessa cosa è per Gesù Cristo. Gesù fu messo sulla croce per la salvezza dell’umanità.
Ora il serpente dov’era messo? Sull’asta.
Ma perché sull’asta? Non poteva essere messo a terra direttamente? Eppure fu messo sull’asta. Quindi il popolo guardava l’asta dov’era messo il serpente per la sua salvezza, alla stessa maniera bisogna guardare “la Croce”, perché c’era Dio figlio che l’ha reso Santa, per essere salvati.
Come dicevo, bisogna onorare “la Croce” perché essendoci stato Dio figlio a contatto è diventata un oggetto sacro. Perché ciò che tocca Dio diventa sacro, quindi bisogna adorare Dio e onorare o venerare ciò che ha toccato o appartiene a Lui.
E ancora: perché Giosuè si prostrò dinanzi all’Arca? (Giosuè 7:6) Perché c’era la “legge di Dio” e nello stesso tempo Dio faceva sentire la sua voce dall’Arca.
Leggiamo “Giosuè 5:15”:
“Rispose il Capo dell’esercito del Signore a Giosuè: “Togli i sandali dai tuoi piedi, perché il luogo sul quale stai: è Santo”. Giosuè così fece.”
Chi c’era stato sopra quel luogo per essere santo, rispettato e onorato (il luogo) per doversi togliere i sandali? “Il capo dell’esercito del Signore”.
Alla stessa maniera pensa Gesù Cristo (Dio) che toccò la “Croce”. Dio ha reso sacro e santo il legno della croce:
IL MONTE:
(Esodo 19:10—12)
“Il Signore disse a Mosè: “Và dal popolo e purificalo oggi e domani: lavino le loro vesti e si tengano pronti per il terzo giorno, perché nel terzo giorno il Signore scenderà sul monte Sinai alla vista di tutto il popolo. Fisserai per il popolo un limite tutto attorno, dicendo: Guardatevi dal salire sul monte e dal toccare le falde. Chiunque toccherà il monte sarà messo a morte.”
(Ebrei 12:18—20)
“Voi infatti non vi siete accostati a un luogo tangibile e a un fuoco ardente, né a oscurità, tenebra e tempesta, né a squillo di tromba e a suono di parole, mentre quelli che udivano scongiuravano che Dio non rivolgesse più a loro la parola; non potevano infatti sopportare l’intimazione: Se anche una bestia tocca il monte sia lapidata.”
L’ARCA DELL’ALLEANZA:
(1 Cron. 15:1—2)
“Egli si costruì edifici nella città di Davide, preparò il posto per l’arca di Dio ed eresse per essa una tenda. Allora Davide disse: “Nessuno, se non i leviti, porti l’arca di Dio perché Dio li ha scelti come portatori dell’arca e come suoi ministri per sempre”.
(Giosuè 6:12~114)
“Di buon mattino Giosuè si alzò e i sacerdoti portarono l’arca del Signore; i sette sacerdoti, che portavano le sette trombe di ariete davanti all’arca del Signore, avanzavano suonando le trombe; l’avanguardia li precedeva e la retroguardia seguiva l’arca del Signore; si marciava a suon di tromba. Girarono intorno alla città, il secondo giorno, una volta e tornarono poi all’accampamento.” Così fecero per sei giorni. ecc.
L’ALTARE
(Esodo 29:37)
“Per sette giorni farai il sacrificio espiatorio per l’altare e lo consacrerai. Diverrà allora una cosa santissima e quanto toccherà l’altare sarà santo.”
Nota: Quando l’animale e qualsiasi cosa toccava l’altare consacrato dall’uomo, diventava santo. Pensa per “la croce” di Cristo toccata da Dio.
L ‘OLOCAUSTO
(Levitico 6:17—20)
“Il Signore disse ancora a Mosè: “Parla ad Aronne e ai suoi figli e dì loro: Questa è la legge del sacrificio espiatorio. Nel luogo dove si immola l’ olocausto sarà immolata davanti al Signore la vittima per il peccato. E’ cosa santissima. La mangerà il sacerdote che l’offrirà per il peccato;
dovrà mangiarla in luogo santo, nel recinto della tenda del convegno. Qualunque cosa ne toccherà le carni sarà sacra.”
I CONSACRATI
(Salmi 105:15)
“Non toccate i miei consacrati, non fate alcun male ai miei profeti”.
GLI INDUMENTI E/O LE RELIQUIE
(Matteo 9:20 e 22)
“Ed ecco una donna, che soffriva d’emorragia da dodici anni, gli si accostò alle spalle
e toccò il lembo del suo mantello. ...E in quell’istante guarì.”
(Matteo 14:36)
“…e lo pregavano di poter toccare almeno l’orlo del suo mantello. E quanti lo toccavano guarivano.”
(Atti 19:11—12)
“Dio intanto operava prodigi non comuni per opera di Paolo, al punto che si mettevano sopra fazzoletti o grembiuli che erano stati a contatto con lui (Paolo) e le malattie cessavano e gli spiriti fuggivano.”
I MORTI
(2 Re 13:20—21)
“Poi Eliseo morì e fu posto nel sepolcro. In quello stesso anno bande di predoni Moabiti vennero nel paese. Or, mentre alcuni stavano seppellendo un morto, ecco, videro questi predoni e impauriti gettarono il cadavere nel sepolcro di Eliseo. Ma appena quel morto ebbe toccato le ossa di Eliseo, risuscitò, si alzò in piedi e se ne andò.”
Quindi la “Croce”, “Maria” (madre di Gesù), gli “Apostoli”, i “Santi”, gli “Angeli”, come 1’ “Arca dell’alleanza”, il “serpente di bronzo”, i “consacrati” o ciò che rappresentano, ecc., devono essere onorati, venerati (ma non adorati), portati in processione, o messi in qualsiasi luogo, perché appartenenti a Dio Padre, a Gesù (Dio Figlio) e allo Spirito Santo (Dio) e per cui sacri a Dio.
L’adorazione della santa croce non è riferita all’oggetto in se stesso, ma al sangue di Cristo che su di essa scorse impregnandola in modo indelebile.
- Adorazione per dulia ecc.
I pastori protestanti ribadiscono che Gesù avendo detto: “Solo a Lui rendi culto.”, la Chiesa Cattolica automaticamente è idolatra.
Senza fare commenti leggiamo le definizioni di “Culto” e di “Immagini sacre” sul “DIZIONARIO DEL CRISTIANESIMO” di Enrico Zoffoli, della SINOPSIS - INIZIATIVE CULTURALI.
CULTO. — Manifestazione sensibile della stima dovuta ad una persona che eccelle per singolari doti di spirito. — Supremo - e più propriamente detto — è quello religioso che spetta a Dio, riconosciuto come Signore assoluto dell’universo e della vita umana (c. di latria).
— Segue il c. dovuto all’umanità di Cristo, anch’essa adorabile per la Persona del Verbo a cui appartiene. — E un c. d’ordine inferiore si deve alla Vergine (c. di protodulia) agli Angeli e ai Santi (c. di dulia, assoluto), e alle reliquie ed immagini dei medesimi (c. di dulia, relativo)
IMMAGINI SACRE. - Le immagini che rappresentano Dio, il Cristo, la Vergine, gli Angeli e i Santi rispondono ad una fondamentale esigenza del pensiero umano, bisognoso di elevarsi alla considerazione dell’ ‘immateriale e dell’ ‘invisibile in base all’ ‘esperienza del sensibile:
non è “umano” un solo pensiero che in qualche modo non si riferisca a dei “fantasmi”.
Le condizioni richiamate dal Magistero erano pienamente comprensibili. Si richiedeva che:
a) le rappresentazioni fossero ispirate al dogma, capaci di elevare lo spirito e coltivare la pietà cristiana…;
b) il culto fosse “relativo”, non “assoluto”, ossia non si arrestasse alla immediata materialità dell’immagine (tela, legno, pietra, metallo...), quasi che in essa risiedessero virtù occulte o qualcosa di divino (“non quod credatur intesse aliqua in iis divinitas vel virtus”) ma si riferisse esclusivamente alla persona rappresentata…
c) si rispettasse la distinzione tra culti di “latria”, dovuto solo a Dio; e di “dulia” o “venerazione” per la Vergine e i Santi...: nessuna creatura può essere adorata;
Quindi non adorazione come affermano i protestanti (e non è un concetto filosofico) ma “manifestazione sensibile della stima dovuta ad una persona che eccelle per singolari doti di Spirito”.
La parola “latria” significa: “adorazione”. La parola “dulia” significa: “venerazione”.
Quindi il culto Supremo (culto di adorazione), che è quello religioso (la Santa Messa o Santa Mensa) che spetta solo a Dio (riconosciuto come Signore assoluto di tutto) e a Cristo come umanità da adorare come Dio.
Poi il “DIZIONARIO” spiega del culto (manifestazione sensibile della stima dovuta ad una persona che eccelle per singolari doti di spirito) d’ordine inferiore (solo venerazione) che si deve alla vergine, che non è un culto supremo e religioso (quindi nessuna messa o mensa per la Madonna).
Infatti, le funzioni religiose per la Santa Messa sono dedicate tutti a Dio e a Gesù. Se c’è qualche ricorrenza per Maria nella Messa durante tutta la funzione tutto è dedicato a Gesù e a Dio, solo nella predicazione il sacerdote (che spiega le Sacre Scritture lette nella funzione) spende qualche parolina parlando della Sua Virtù (anche per i Santi la stessa cosa), ma sempre come intermediari presso Dio, niente di più. Nessuna adorazione è dovuta a Maria, ai Santi, e agli Angeli, ma solo e soltanto rispetto e onore, perché con il loro esempio di vita ci portano a Gesù e che sono più vicini a Lui.
Prima di continuare ci chiediamo chi sono i Santi? Ce lo facciamo spiegare dal solito “DIZIONARIO DEL CRISTIANESIMO”.
SANTO.— E’ chiunque, per la grazia di Cristo, è vissuto in modo esemplare, imitando le sue virtù in grado eminente, eroico; e ora, membro della Chiesa trionfante, gode la visione beatifica e intercede per noi, partecipe della perenne mediazione redentiva del Cristo.
Possiamo sapere con certezza che un dato defunto merita il titolo di “santo” solo dalla Chiesa quale Madre e Maestra di santità.
I Santi non sono eguali, perché la santità varia secondo la fisionomia interiore dei singoli fedeli, ognuno dei quali è dotato di una ‘personalità” assolutamente unica, irripetibile, inimitabile. Tutti però - ciascuno a suo modo — ritraggono l’inesauribile perfezione di Cristo, Tipo ideale di santità a cui tutti devono somigliare per essere riconosciuti e accolti dal Padre, che si compiace soltanto del proprio Figlio.
I veri Santi sono moltissimi: quelli conosciuti possono dare solo una pallida idea di tale stupenda realtà. La stragrande maggioranza è ignorata. Anche tra loro si dà una gerarchia fondata sul grado di somiglianza di ciascuno al Cristo, fonte della grazia, “dalla cui pienezza tutti attingono” (1 Gv.1:16)
Quindi Santo in parole povere significa: “uomo di Dio o appartenete a Dio”. Se è un uomo di Dio o appartenente a Dio, non può essere un dio.
Come del resto lo stesso Dizionario Enciclopedico De Agostini recita:
santo agg.-. . .In senso religioso è attributo di Dio e di tutto ciò che appartiene a Lui o da Lui emana; degno di venerazione.
Quando si fanno le processioni (come l’Arca dell’alleanza) a questi Santi, compresa Maria (in un certo qual modo figura dell’Arca dell’alleanza), se abbiamo partecipato, tutte le preghiere vanno a Dio iniziando dal Padre Nostro, e poi ai Santi si chiede di intercedere presso Dio.
Allora perché Gesù ha detto: “Il culto solo a Dio”, come giustamente dicono i Pastori protestanti?
Leggiamo insieme il passo dove si fa questa affermazione (Matteo 14:8..10)
Di nuovo il diavolo lo condusse con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse:
“Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai”. Ma Gesù gli rispose:
“Vattene, Satana! Sta scritto: Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi culto”
Notiamo ancora: “Sta scritto”, Gesù di cosa sta parlando? Dove sta scritta quella affermazione? Non sta parlando del Nuovo Testamento, perché ancora non esisteva (La vera Bibbia completa per come l’abbiamo oggi è stata messa insieme nel IV secolo d.C.), ma parlava del Vecchio e precisamente Deut.6:13 che recita:
“Guardati dal dimenticare il Signore, che ti ha fatto uscire dal paese d’Egitto, della condizione servile. Temerai il Signore Dio tuo, lo servirai e giurerai per il suo nome. Non seguirete altri déi, divinità dei popoli che vi staranno attorno, perché il Signore tuo Dio che sta in mezzo a te, è un Dio geloso, l’ira del Signore tuo Dio si accenderebbe contro di te e ti distruggerebbe dalla terra.”
Ora avendo letto tutto ciò, è ancora più chiaro; in sostanza Gesù risponde a Satana che vuole essere adorato come dio, non si accontenta di essere venerato come un “santo”: “Adora il Signore Dio e a lui devi servire” (sottintendendo: “io sono il tuo Dio e queste cose che vuoi dare a me, non sono tuoi ma di Dio, sono io che devo essere servito). Infatti il verso 11 di Matteo cap. 4, recita:
“Allora il diavolo lo lasciò ed ecco gli angeli gli si accostarono e lo servivano.”
Proprio per dimostrare che Gesù è Dio e deve essere servito come hanno fatto gli angeli.
Ma ora ditemi, che c’entra questo con la Chiesa Cattolica e con l’onore che si dà ai Santi e Maria? Gesù che viene servito da noi, tutti i giorni nella Messa o Santa Mensa del Signore.
Analizziamo maggiormente con la Bibbia cosa dispiaceva a Dio quando qualcuno si rivolgeva agli Idoli e cosa pensavano di Dio e poi fare dei paragoni:
(Giudici 6:25—26)
In quella stessa notte il Signore gli disse:
“Prendi il giovenco di tuo padre e un secondo di sette anni, demolisci l’altare di Baal fatto da tuo padre e taglia il palo sacro che gli sta accanto. Costruisci un altare al Signore tuo Dio sulla cima di questa roccia, disponendo ogni cosa con ordine; poi prendi il secondo giovenco e offrilo in olocausto sulla legna del palo sacro che avrai tagliato”.
Dio fa demolire “l’altare” di Baal e poi fa ricostruire “un altare” a Lui stesso (il Signore).
Notiamo che fa distruggere ciò che appartiene agli dei (inesistenti) e lo fa ricostruire in modo che appartenga a Lui stesso.
(1° Samuele 5:1-5)
“I Filistei, catturata l’arca di Dio, la portarono da Eben-Ezer ad Asdod. I Filistei poi presero l’arca di Dio e la introdussero nel tempio di Dagon. Il giorno dopo i cittadini di Asdod si alzarono ed ecco Dagon giaceva con la faccia a terra davanti all’arca del Signore; essi presero Dagon e lo rimisero al suo posto. Si alzarono il giorno dopo di buon mattino ed ecco Dagon con la faccia a terra davanti all’ arca del Signore, mentre il capo di Dagon e le palme delle mani giacevano staccate sulla soglia; solo il tronco era rimasto a Dagon. A ricordo di ciò i sacerdoti di Dagon e quanti entrarono nel tempio di Dagon in Asdod non calpestano la soglia fino a oggi.”
Notare qui il confronto: Ciò che appartiene a Dio resta in piedi, ciò che appartiene all’idolo (Dagon) cade e si distrugge. Eppure sia l’arca che l’idolo sono fatti da mano d’uomo.
(Isaia 45:20)
“Non hanno intelligenza coloro che portano un loro legno e pregano un dio che non può salvare.”
(Esodo 20:5)
“Non ti prostrerai davanti a loro (dèi) e non li servirai. Perché io, il Signore, sono il tuo Dio, un Dio Geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, “per coloro” che mi odiano.”
C’è pure da porsi una domanda, dei tanti cattolici, degli evangelici, dei testimoni di Geova, dei mormoni (non mi riferisco ai massimi vertici), chi odia Dio?
Dio parla chiaro: “punisco coloro che mi odiano”.
Quando qualche neo evangelico apparteneva al cattolicesimo, odiava Dio? No sicuramente. Che significa questo? Quando una persona, per esempio, segue Baal o Astarte o Buddha, lo prega chiedendo un qualcosa perché crede che quello è il suo dio. Credendo che quello è il suo dio, automaticamente non crede al Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, quindi non credendolo non gli può mostrare amore, ma odio, perché considera vero dio Baal e falso Jahvè. Ne consegue che un falso dio va sicuramente odiato.
Se facciamo il contrario, noi crediamo all’unico vero Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, e se lo crediamo, lo amiamo e lo adoriamo, per cui se crediamo a Lui non possiamo riconoscere alcuno per nostro dio, per cui non lo amiamo, anzi neanche lo consideriamo, per noi non esiste.
Per cui quando ci sono persone che pregano questi dei, diventano Idolatri, ed è chiaro che non si rivolgeranno mai a Gesù, ne direttamente, ne tramite altri santi. Dio stesso poi li giudicherà. Questa, è pura idolatria. Se leggiamo attentamente tutta la Scrittura dall’inizio della Bibbia fino all’ultima pagina ci accorgeremo che tutti quelli che si sono rivolti agli dèi, non sono stati mai esauditi da Dio.
Facciamo una ulteriore analisi sulla Chiesa Cattolica, per verificare se nelle preghiere verso Maria e i Santi c’è idolatria.
La prima preghiera che il fedele recita sempre è il “Padre Nostro” e noi sappiamo che è la preghiera che ci ha insegnato Gesù, preghiera recitata dai Cattolici, ma non l’ho mai sentita da parte di protestanti, come i pentecostali ad esempio, (confermo in pieno, anch’io quando frequentavo le comunità pentecostali non sentivo mai pregare con il Padre Nostro, ndr Incardona Salvatore).
-ricordo che sto citando un trattato scritto dal fratello Paolo Blandini di Caltanissetta-.
L’AVE MARIA
La preghiera recitata a Maria Madre di Gesù è l’Ave Maria che è:
Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei benedetta fra le donne e, benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù.
Anche questa preghiera è tratta dalla Sacra Bibbia (Lc 1,28;42). Poi continua:
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen
Come notiamo, si chiede a Maria di pregare per noi, GESU’.
Cosa c’è qui di idolatrico?
In questa preghiera non ci rivolgiamo a Maria come dèa, ma come madre di Gesù (Dio) a cui chiediamo di pregare per noi.
Spesso, si chiedono le preghiere dei fratelli in casi di bisogno: “Fratello/pastore, prega per me perché in questo periodo sto male”.
E non penso che facendo questa richiesta al fratello, o al pastore, si pecchi di idolatria.
I fedeli cattolici fanno le stesse cose, chiedono al fratello, alla sorella, al sacerdote, a Maria (che è più vicina a Gesù, essendo in Paradiso) di pregare per noi, Gesù. La netta differenza tra cattolici e protestanti, sta proprio nell’intendere correttamente la comunione dei santi, i primi consideriamo i nostri campioni di fede, vivi, in cielo, perfettamente inseriti nel corpo di Cristo, e che esercitando la carità, nei nostri confronti, pregano Gesù Cristo in nostro favore. I protestanti invece considerano i campioni di fede in cielo, immersi in uno stato di non coscienza, di inoperosità, in attesa del giudizio universale, pertanto non capaci di sentire le nostre richieste di preghiera.
Fanno una netta distinzione tra fratelli ancora nella carne, qui in terra, e fratelli in cielo.
Ma nella Bibbia non troviamo da nessuna parte, che i fratelli morti in grazia di Dio, sono messi in panchina, e fanno le riserve della Chiesa di Cristo. Essi, in realtà sono immersi nel corpo di Cristo, come cellule, e quindi vivi, perché il corpo di Cristo è vivo. Per facoltà e per onnipotenza di Cristo, Essi ci sentono e ci vedono, e fino a quando ci sarà anche un solo uomo bisognoso delle loro preghiere, della loro carità, essi, pregheranno per lui.
In tal senso vi consiglio di leggere il capitolo dedicato alla comunione dei santi, complementare a questo che state leggendo.
Vediamo qualche altra preghiera (chiedere qualche cosa):
Salve Regina, madre di misericordia, vita, dolcezza e speranza
Nostra salve. A te ricorriamo, noi esuli figli di Eva;
a te sospiriamo gementi e piangenti in questa valle di lacrime.
Orsù dunque, avvocata nostra, rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi .
E mostraci, dopo questo esilio Gesù, il frutto benedetto del tuo seno...
Leggendo il termine “avvocata” i protestanti balzano dalla sedia, “uno solo è il nostro avvocato presso Dio, Gesù Cristo”.
Ma Maria non è il nostro avvocato presso Dio, con le sue preghiere rivolte a Gesù ci difende dagli attacchi di Satana. In fondo cosa fa un avvocato, se non difendere l’assistito. Quando noi preghiamo per i nostri fratelli bisognosi li difendiamo dagli attacchi di satana e dalle sue macchinazioni, ma l’unico che agisce in modo concreto tramite le nostre suppliche è Cristo Gesù.
L’avvocato difende l’assistito dalle accuse del pubblico ministero, davanti al giudice, al quale chiede giustizia e clemenza. Noi pregando per i nostri fratelli chiediamo clemenza a Dio, tramite Gesù Cristo, che è il nostro avvocato supremo. Ma anche noi siamo un tramite, tra il fratello bisognoso e Gesù. La stessa Bibbia ci esorta a pregare gli uni per gli altri. Perché?
Magari il diretto interessato, in un momento di scoraggiamento, non è nelle condizioni ideali per pregare bene, la sua fede spesso vacilla. Ecco quindi l’utilità della preghiera, come comunione dei santi, sia nella carne, sia nello spirito.
Vediamo alcune preghiere o richieste per i Santi:
INVOCAZIONE A S.ANTONIO DI PADOVA
O caro S.Antonio, rivolgo a te la mia preghiera, fiducioso nella tua bontà compassionevole che sa ascoltare tutti e tutti consolare: sii mio intercessore presso Dio.
Tu che conducesti una vita evangelica, aiutami a vivere nella fede e nella speranza cristiana; tu che predicasti il messaggio della carità, ispira agli uomini desideri di pace e di fratellanza;
PREGHIERA A S.ANTONIO
O Dio, Padre buono e misericordioso, che hai scelto S.Antonio come testimone del Vangelo e messaggero di pace in mezzo al tuo popolo, ascolta
la preghiera che ti rivolgiamo per sua intercessione.
Santifica ogni famiglia, aiutala a crescere nella fede; conserva in essa l’unità, la pace. la serenità. Benedici i nostri figli , proteggi i giovani
Soccorri quanti sono provati dalla malattia, dalla sofferenza e dalla solitudine.
Sostienici nel le fatiche d’ogni giorno, donandoci il tuo
amore. Per Cristo nostro Signore. Amen.
PREGHIERA A PADRE PIO
O Gesù, pieno di grazia e di carità e vittima per i peccati, che, spinto dall’amore per le anime nostre, volesti morire sul la croce, io ti prego
umilmente di glorificare, anche su questa terra, il servo di Dio, Padre Pio da Pietrelcina, che, nella partecipazione generosa ai tuoi patimenti,
tanto ti amò e tanto si prodigò per la gloria del Padre Tuo e per il bene delle anime.
Ti supplico, perciò, di volermi concedere, per la sua intercessione, la grazia..., che ardentemente desidero.
Dov’è l’idolatria in queste preghiere? E’ perché lo dicono i protestanti, o perché lo dice la Sacra Bibbia?
Quest’ultima c’informa che è idolatra colui che prega un dio che non ci può salvare. Ma tutte le preghiere della Chiesa Cattolica sono rivolte al vero Dio (Gesù) che ci può salvare, o a persone che
lo hanno, e che quindi sono appartenute, e appartengono al vero Dio, a cui si chiede di intercedere per noi presso Gesù. Noi cattolici, mai ci siamo sognati e mai ci sogneremo di rivolgerci agli dei e quindi agli idoli.
I MIRACOLI
Esistono molte e rigorose analisi scientifiche che confermano diverse guarigioni inspiegabili.
Ne hanno parlato e ne parlano televisione, radio, giornali, telegiornali, libri, ecc. ecc. Diversi protestanti hanno detto, e dicono, che questi miracoli sono avvenuti tramite il demonio, ma vorrei ribadire che molti di questi miracoli sono stati seguiti da profezie che si sono regolarmente avverate, quindi profezie che non possono mai venire dal demonio (Dt.18:21-22). Inoltre ciò che viene dal demonio non dura a lungo, le analisi scientifiche a cui sono state sottoposte le persone guarite, ad esempio a Lourdes, non hanno fornito spiegazioni di natura terrestre.
“Se tu pensi: Come riconosceremo la parola che il Signore non ha detta? Quando il profeta parlerà in nome del Signore e la cosa non accadrà e non si realizzerà, quella parola non l’ha detta il Signore; l’ha detta il profeta per presunzione; di lui non devi aver paura.“
Ma stia attento quel protestante o cattolico (dicendo che i miracoli avvenuti per intercessione dei santi…sarebbero opera del demonio) che fa questa affermazione, perché se veramente i miracoli vengono da Dio, pecca contro lo Spirito Santo, e Gesù ha detto che chi pecca contro lo Spirito Santo non sarà perdonato né in questa vita né nell’altra vita.
Meglio dire: “Non ci credo o non lo so”, mai fare affermazioni del genere, a cuor leggero. Eppure la spavalderia giudicante di molti protestanti, li porta a dare giudizi certi, senza l’ombra del minimo dubbio.
Mai mi sono permesso di dire che le guarigioni in ambito protestante vengono dal demonio, proprio per non rischiare di peccare contro lo Spirito Santo.
LA VERA IDOLATRIA
Oggi è di moda presentare, attraverso i mass media, eventi ritenuti sensazionali, miracolistici o presunti tali, a un pubblico spesso emotivo, che difficilmente riesce a discernere il vero dal falso. Proliferano maghi, indovini, santoni, perché offrono l’illusione di elargire la panacea, il rimedio facile per tutti i problemi. Molti depressi o delusi della propria vita sperano sempre nel colpo di fortuna o nell’improvvisa buona sorte.
Non vanno alla radice del proprio malessere: devono trovare un alibi esterno per non impegnarsi a crescere interiormente. Così per alcuni la vita si riduce a girovagare alla ricerca del santone o dello pseudo carismatico che li aiuti miracolosamente a individuare con esattezza il loro problema e a porvi un facile rimedio. Quando ci si sofferma nel fenomeno in sé, la mente rischia la sclerotizzazione: si dà per scontato che tutto e lì, già chiaro. Si pensa: esiste il “segno”, e ciò vuol dire che la trascendenza c’è. E così la mente non procede oltre, non indaga, si appiattisce.
Subentra l’inconscia presunzione che tutto può essere facilmente conosciuto. No, la verità richiede fatica, applicazione, costanza. Tra le parole della Bibbia c’è proprio l’espressione: “Fuori i cani, i fattucchieri, gli omicidi, gli idolatri e chiunque ama e pratica la menzogna”. L’idolatria è fissarci sulla staticità, non andare oltre le cose, pensare che non ci sia più niente da scoprire, banalizzare l’approfondimento (cf Famiglia Cristiana n.38 2002).
L’attaccamento morboso al denaro, al lusso, al cantante, al pilota, all’attrice, al benessere, ai comfort, alla TV, è idolatria!
Adorare altri dèi è idolatria, ma purtroppo oggi in giro c’è molta confusione su cosa sia di preciso l’idolatria. Molti protestanti ad esempio credono di saperlo benissimo, ergendosi a giudici di noi cattolici; ma in realtà hanno le idee molto confuse. Arrivano persino a chiamare idolatra chi fa uso della statua di Gesù Cristo.
Se mi leggo gli scritti e gli insegnamenti di ciascun santo, questi mi portano forse a Zeus, Budda, Astarte, Baal, alle mucche sacre degli indù, ecc.? Diversamente se leggo gli scritti buddisti, induisti, ecc., questi non portano al vero Dio, non portano a conoscere Cristo Gesù.
La Chiesa cattolica è davvero una chiesa idolatrica che spinge alla perdizione i suoi fedeli?
Il punto di partenza per una giusta analisi è: Dio può contraddirsi? Nella sua prescienza, nella sua onniscienza poteva Dio non prevedere che il popolo ebraico per un certo periodo dovesse cadere nell’idolatria?
Come mai allora Dio stesso istruì prima Mosè e poi Salomone su come doveva essere fatto il tempio sacro, e addirittura fece mettere nel suo interno immagini di buoi (non fu bastevole l’esperienza con il serpente di bronzo?), e altri animali, oltre a quelle dei cherubini (1 Re 6,23-29)? Oppure i dodici tori su cui riposava il mare di bronzo (1 Re 7,25) e i leoni del trono di Salomone (1 Re 10,19 ss.). Poteva forse Dio sbagliare, e poi dopo essendosi accorto dell’errore di valutazione, proibire le immagini?
E come mai Mosè poco tempo dopo aver ricevuto le tavole della Legge, costruì 12 stele, (cioè 12 monumenti scolpiti) rappresentanti le 12 tribù di Israele?
NO, fratelli Dio non sbaglia, Dio non può sbagliare, Egli dapprima autorizzò l’uso delle immagini sacre perché in quel momento il cuore del popolo ebraico non era corrotto, ma quando si accorse che si cominciava a corrompere le proibì a scopo educativo, a scopo preventivo, affinché il popolo non deviasse. Qualcuno potrebbe obiettare: “ma se Dio è onnisciente, sapeva di certo come andava a finire agli ebrei con le statue, perché dunque non le proibì in toto, evitando di farne inserire addirittura nel tempio?” Credo che il metodo pedagogico di Dio, sia insuperabile, e che quindi ci ha voluto insegnare a distinguere il sacro dal profano. Dobbiamo saper distinguere ciò che è lecito da ciò che non lo è. Nella fattispecie dobbiamo distinguere ciò che ci porta all’idolatria da ciò che invece ci conduce a Dio, le immagini che fungono da contorno sacro, con il loro preciso significato, nel tempio di Dio, da quelle che invece indicano simboli satanici o comunque falsi dei.
Oppure “Se Dio non si contraddice mai, perché allora dopo la proibizione di farsi sculture delle cose del cielo, della terra e di sotto terra, ordinò Lui stesso le raffigurazioni dei cherubini, dei tori, ecc.. all’interno del Suo tempio?”
Qui sta la chiave di lettura che ci indica come considerare le statue, e di disciplinarne il loro uso.
Si tratta dunque di contraddizioni da parte di Dio, o di errata interpretazione da parte protestante?
Da notare comunque che gli ebrei non furono puniti perché fecero delle statue a Aronne, Giosuè ecc., ma perché si costruirono figure d’oro, da adorare, il vitello non raffigura una persona che porta a Dio, un servo di Dio, ma raffigura un idolo in contrasto con l’unico e vero Dio. Gli ebrei con quelle figure nei loro cuori sostituivano Dio, lo abbandonavano per adorare ciò che potevano vedere con i propri occhi (il vitello). Noi cattolici cristiani non sostituiamo Dio con i santi, sappiamo benissimo che i santi (che non sono figure di animali o di fantasia) con il loro esempio di vita vissuta, ci portano a Dio.
Leggiamo nel dettaglio cosa ci rimproverano i protestanti:
Le accuse: “I Cattolici dicono che le loro statue e le loro immagini non sono idoli perché non rappresentano animali o uccelli o pesci, ma non è così come essi dicono perché la Parola di Dio chiama idoli sia le sculture e le immagini di bestie, di uccelli e di pesci che le sculture e le immagini rappresentanti Cristo, Maria, e i santi tradizionali e qualsiasi altra persona. Il passo dell’Esodo lo fa capire molto bene questo. Fratelli, nessuno vi seduca in alcuna maniera.
- “Non erigerai alcuna statua: cosa, che l’Eterno, il tuo Dio, odia”.
- “I Leviti parleranno e diranno ad alta voce a tutti gli uomini d’Israele: Maledetto l’uomo che fa un’immagine scolpita o di getto, cosa abominevole per l’Eterno, opera di mano d’artefice, e la pone in luogo occulto! E tutto il popolo risponderà e dirà: Amen”.
Quindi tutti coloro che fanno un’immagine scolpita sono sotto maledizione. - Dio dice in Geremia: “Ma costoro tutti insieme sono stupidi e insensati; non è che una dottrina di vanità; non è altro che legno; argento battuto in lastre portato da Tarsis, oro venuto da Ufaz, opera di scultore e di man d’orefice; son vestiti di porpora e di scarlatto, son tutti lavoro d’abili artefici. Ma l’Eterno è il vero Dio, egli è l’Iddio vivente, e il re eterno; per l’ira sua trema la terra, e le nazioni non possono reggere dinanzi al suo sdegno.... Quando fa udire la sua voce v’è un rumor d’acque nel cielo; ei fa salire i vapori dalle estremità della terra, fa guizzare i lampi per la pioggia e trae il vento dai suoi serbatoi; ogni uomo allora diventa stupido, privo di conoscenza; ogni orafo ha vergogna delle sue immagini scolpite; perché le sue immagini fuse sono una menzogna, e non v’é soffio vitale in loro. Sono vanità, lavoro d’inganno; nel giorno del castigo, periranno”.
Quindi tutti coloro che si reputano savi e insegnano a farsi statue e immagini sono stupidi ed insensati davanti a Dio ed insegnano una dottrina vana. Inoltre secondo il profeta Geremia nel giorno in cui Dio castigherà le nazioni per la loro malvagità periranno tutte le statue e tutte le immagini che gli uomini si sono fatti per adorarli.
Che lo sappiano bene i Cattolici romani: le statue e le immagini raffiguranti Cristo, Maria, i santi antichi od altri uomini che essi hanno innalzato e dipinto nelle loro basiliche, nelle loro case, per le strade e le piazze, sulle montagne e in tanti altri luoghi nel giorno del castigo periranno assieme a coloro che gli offrono il culto.“ (In questo capitolo le accuse sono prese dal sito della Nuova Via, comunità pentecostale).
Ecco un esempio di errata interpretazione da parte protestante. Citano innumerevoli passi, per convincere i loro fedeli, ma omettono di fare adeguate riflessioni sulle immagini contenute nel tempio di Dio e sul loro significato. A sentir le loro considerazioni ne potremmo trarre che il tempio di Salomone era maledetto, perché al suo interno vi erano molte figure scolpite e fuse. Omettono anche di chiarire che gli artisti di cui parla il profeta Geremia non costruivano sculture di santi, né di cherubini, bensì di falsi dei. Credo che anche le figure inserite nel tempio di Davide e di Salomone vennero fatte da artisti dell’epoca, dobbiamo pensare che anche il tempio di Dio era maledetto? Gli artisti che fecero i cherubini, tori, buoi, frutta, fiori, furono maledetti?
Nella Bibbia si vede chiaramente che Dio non proibisce le immagini in senso assoluto, ma in senso relativo, relativo cioè al modo di intenderle e di venerarle, se le immagini fossero state proibite in assoluto Dio non le avrebbe sicuramente fatte mettere all’interno del Suo tempio, ne tanto meno avrebbe consentito a Mosè di erigere le 12 stele, perché Dio non tenta l’uomo.
Non si spiegherebbe come mai Salomone nel suo trono avesse raffigurato due leoni, le teste di vitello sullo schienale, e i dodici leoni sui sei gradini.
Se Dio fece distruggere il serpente, perché permise o ordinò la costruzione delle statue dei leoni, e le raffigurazioni dei vitelli?
E soprattutto proprio i vitelli che adornavano la regia di Salomone, non dovevano richiamare alla mente degli ebrei il famoso vitello d’oro di Aronne?
Ma come è possibile che Salomone fosse così sprovveduto? Come è possibile che Dio benedicesse Salomone, e anzi ordinasse Lui stesso le raffigurazioni di vitelli e cherubini dentro il suo tempio?
E’ insensato affermare che Dio non proibisce le immagini ma l’adorazione di dèi stranieri?
Dio proibisce l’uso delle immagini quando queste raffigurano divinità straniere, idoli stranieri che portano il popolo a tradire l’unico e vero Dio!
Oggi è facile vedere raffigurazioni di serpenti, vitelli e animali vari, ma siamo sicuri che noi cattolici li adoriamo?
Non è raro vedere raffigurazioni simili nelle case dei fratelli separati, in oggettini vari (tipo statuette di Venere, di Budda, di Diana, Bacco, aquile, gabbiani, cavalli, elefanti, ecc., posti sopra i mobili,
pitture, poster ecc., come mai loro che sono così attenti alle “prescrizioni bibliche” non fanno nemmeno caso a questo tipo di raffigurazioni che si trovano nelle loro case?
Eppure Venere, Bacco, Diana, Budda, sono dei veri e propri idoli! Ma visto cosa fecero gli ebrei con il vitello, anche i fratelli protestanti corrono il rischio di dare risalto ad un idolo (che sia vitello, cavallo, elefante) dipinto magari in un loro quadro appeso in bella vista su di una parete.
Paradossalmente considerano idolo la statua di Maria, e mettono sopra i propri mobili quella di Venere o altre!
Ma Dio non aveva proibito tutte le immagini indistintamente?
E allora come mai nei loro quadri, posters, oggettini vari troviamo raffigurazioni di animali, cagnolini, gattini, uccellini, ecc. ecc.?
Perché invece considerano idolatriche le raffigurazioni dei santi cattolici?
Rispondono che loro non servono l’elefante che hanno dipinto nel quadro, mentre noi cattolici serviamo i santi, rivolgendoci a loro in preghiera. A questa osservazione ho già risposto prima, parlando della comunione dei santi, e comunque questo argomento viene adeguatamente approfondito in quel capitolo. Continuiamo.
Dio quando proibì le immagini fece forse distinzione tra i vari tipi?
Fratelli separati siete proprio sicuri che noi cattolici adoriamo i santi?
Provate a chiedere porta a porta e vedrete che cosa vi risponderanno!
Voi stessi siete sicuri che i cattolici non risponderanno mai di adorare le immagini. E allora di cosa si tratta? La dottrina cattolica non insegna l’adorazione delle immagini, i cattolici non le adorano, eppure voi protestanti insistete nel giudicarci. Credo che ad essere in peccato siete proprio voi protestanti giudicatori.
Al tempo degli apostoli erano proibite dagli ebrei, le immagini raffiguranti figure umane, visto che la maggior parte del popolo era ancora sotto la Legge, e considerato che Jahvè non l’aveva mai visto nessuno. Gli ebrei non credevano in Cristo, allora risulta chiaro che non potevano riprodurre immagini di Cristo, nella loro memoria c’erano gli errori commessi al tempo del vitello d’oro o del serpente di bronzo. Il popolo non tollerava in Gerusalemme le insegne militari con l’effigie di Tiberio, ed Erode il Grande non poté farsi erigere una statua nel suo regno, proprio a causa di questa rigida interpretazione della Legge. Teniamo comunque presente che i romani erano dei veri e propri idolatri, che adoravano il loro imperatore come un dio, gli ebrei sapevano bene tutto questo, quindi proibivano gli stemmi e le statue dei re romani, o di qualsiasi altro re.
Invece nei secoli II-III troviamo bellissime pitture, di fatti e personaggi biblici nelle sinagoghe di Dura Europos, di Bet-Alfa e altre. Sembrerebbe strano che Dio abbia usato l’immagine del serpente per guarire il suo popolo, visto che il serpente simboleggia satana, ma bisogna capire che Dio è padrone di qualsiasi uomo o animale, e può usare qualsiasi simbolo senza per questo tentare l’uomo, Dio non può tentare l’uomo, perché Sommo Bene.
Dire che Dio accortosi del cuore corrotto del suo popolo decise di distruggere il serpente di bronzo, o di fare distruggere il Tempio, sarebbe come ammettere che Dio può sbagliare come un semplice uomo, invece Dio non sbaglia, Dio non fa errori di valutazione, Dio non ha ripensamenti, quindi se ha permesso, anzi ordinato avvedutamente l’uso delle immagini addirittura dentro il Suo tempio, lo ha fatto perché è possibile farne un uso corretto. Dio stesso le approva quando queste servono da ausilio per l’uomo, affinché esse possano meglio descrivere il messaggio divino, e affinché richiamino meglio alla mente i personaggi biblici e le loro gesta, o anche santi che hanno dedicato la loro vita a Cristo.
Ripeto, se un cristiano ad esempio legge la vita di S. Francesco d’Assisi, di sicuro noterà che i suoi insegnamenti conducono a Cristo, S. Francesco ha dedicato la sua vita a Cristo, non è certamente paragonabile a Budda o a qualche altro dio costruito da uomini.
S. Francesco mi insegna ad amare Dio, l’unico Dio, nelle Tre Persone uguali e distinte che rappresentano la SS. Trinità.
Aveva le stimmate sulle mani, proprio come padre Pio, eppure ai fratelli pentecostali viene insegnato che le stimmate sono segni satanici, quindi in pratica alludono alla presenza di satana in
padre Pio, mentre dimenticano che anche in passato sono esistiti santi che hanno ricevuto le stimmate, e S. Francesco d’Assisi e fra questi. Solo che quest’ultimo lo considerano veramente santo e servo di Dio, per padre Pio invece esprimono dubbi, allusioni, insinuazioni, calpestando tutti i documenti ecclesiastici (prove tangibili) comprovanti la effettiva santità di padre Pio, documentandone tutta la sua vita dedicata alla carità.
Da una mia analisi derivante da esperienze personali, derivanti da dialoghi con diversi fratelli separati, emerge che in realtà quasi nessun semplice fedele protestante conosce veramente la vita di padre Pio, eppure ognuno di loro insinua ,allude, infanga la memoria di padre Pio, come se conoscesse bene ciò di cui parla o allude. In loro non c’è ombra di dubbio, ostentano sicurezza quando parlano contro la Chiesa cattolica e i suoi santi, e tutti i miracoli che avvengono per le preghiere di qualche santo, presso Gesù, sono senza dubbio alcuno, opera di satana. Chi più duramente giudica, più duramente sarà giudicato, questa loro incredibile spavalderia nel bollare di satanicità tutti i miracoli che accadono in ambito cattolico, forse gli costerà cara. La verità è che i loro pastori li abituano a comportasi così, sono i pastori che alludono, insinuano, infangano, e i fedeli di riflesso si comportano allo stesso modo, inconsapevolmente peccano contro Dio, denigrando un suo santo.
Attenzione a dire con assoluta sicurezza (come fanno molti fratelli separati) che i miracoli avvenuti per intercessione dei santi in cielo sono opere sataniche, perché questi sono peccati contro lo Spirito Santo. Leggiamo in Matteo 12,26 “In quel tempo gli fu portato un indemoniato, cieco e muto, ed egli lo guarì, sicché il muto parlava e vedeva. E tutta la folla era sbalordita e diceva: «Non è forse costui il figlio di Davide?». Ma i farisei, udendo questo, presero a dire: «Costui scaccia i demòni in nome di Beelzebùl, principe dei demòni». Ma egli, conosciuto il loro pensiero, disse loro: «Ogni regno discorde cade in rovina e nessuna città o famiglia discorde può reggersi. Ora, se satana scaccia satana, egli è discorde con se stesso; come potrà dunque reggersi il suo regno? E se io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl, i vostri figli in nome di chi li scacciano? Per questo loro stessi saranno i vostri giudici. Ma se io scaccio i demòni per virtù dello Spirito di Dio, è certo giunto fra voi il regno di Dio. Come potrebbe uno penetrare nella casa dell’uomo forte e rapirgli le sue cose, se prima non lo lega? Allora soltanto gli potrà saccheggiare la casa. Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde. Perciò io vi dico: Qualunque peccato e bestemmia sarà perdonata agli uomini, ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata. A chiunque parlerà male del Figlio dell’uomo sarà perdonato; ma la bestemmia contro lo Spirito, non gli sarà perdonata né in questo secolo, né in quello futuro.”
Attenzione fratelli separati, andateci piano a definire sataniche le guarigioni che avvengono nella Chiesa cattolica, vi prego di riflettere bene sulla vostra “sicurezza” di giudizio, ci potreste rimettere la salvezza.
Gli ebrei che si sono costruiti il vitello d’oro odiavano Dio, perché (secondo loro) li aveva abbandonati, non li sapeva accontentare, non li sapeva sorreggere, non gli dava la terra promessa; noi cristiani cattolici non sostituiamo Dio con statue dei santi, non lo odiamo, anzi sappiamo benissimo che l’unico nostro salvatore è Cristo, e che i santi sono stati (e sono) suoi servi.
Seguendo l’esempio dei santi non arriviamo a costruirci vitelli d’oro, anzi chi veramente segue e studia gli insegnamenti dei santi si avvicina enormemente a Dio. Chi invece li considera idoli, in realtà cade negli inganni di satana che corrompe i cuori, manovrandoli sapientemente, facendoli ergere a giudici, facendoli peccare contro lo Spirito Santo, facendogli esprimere dei giudizi negativi sulle guarigioni che avvengono nella Chiesa cattolica, facendoli andare contro la Chiesa di Cristo, non facendoli partecipare al banchetto Eucaristico, facendoli bestemmiare contro lo Spirito negando la presenza reale di Gesù Cristo nell’Eucaristia.
Tutti questi peccati sono sottili, satana manovra abilmente le menti umane, e mette cristiani contro cristiani, facendone deviare alcuni che acceca e, riempiendoli di presunzione, li fa sentire i “veri cristiani”.
ADORARE IN SPIRITO E VERITA’
La frase “adorerete Dio in spirito e verità” c’entra forse qualcosa con la proibizione delle immagini?
Nell’introduzione iniziale (non di questo capitolo ma dell’intero libro) abbiamo visto il vero significato di tale frase, che indica l’onnipresenza di Dio per far decadere la necessità ebraica di adorare Dio dentro il tempio o rivolti verso il tempio e, i samaritani sul monte dove c’era il pozzo di Giacobbe, quindi Gesù dice che bisogna adorare Dio in spirito e verità, cioè in ogni luogo.
Dio è Spirito, e noi sappiamo che ciò è vero!
Dio essendo puro Spirito può essere adorato in ogni luogo, perché è onnipresente, Dio è l’immensità!
“I nostri padri hanno adorato Dio sopra questo monte e voi dite che è Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate quel che non conoscete, noi adoriamo quello che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia (cioè il Cristo): quando egli verrà, ci annunzierà ogni cosa». Le disse Gesù: «Sono io, che ti parlo».” (Gv 4,20-26).
Se i fratelli separati leggeranno qui sotto la spiegazione di questi versetti, si accorgeranno che con tutta la loro ispirazione e guida, non erano arrivati a capire (da soli) il profondo significato di questo brano. La Parola di Dio è un pozzo senza fine, si può leggere in molti modi (alcuni anche errati), ma se mettiamo da parte la nostra presunzione ci accorgiamo che i Padri della Chiesa ci portano nel profondo della Parola, ci portano a restare affascinati dai significati così profondi e belli, che emergono da un attento e sapiente studio delle Scritture
Se prestiamo attenzione alla lettura di tutto il capitolo 4 di Giovanni, ci accorgiamo che vengono menzionati alcuni particolari, ad esempio al versetto 6 viene detto che Gesù stanco del viaggio sedeva presso il pozzo, ed era circa l’ora sesta (mezzogiorno), ma che importanza può avere per noi il conoscere l’orario di quell’episodio?
Che cosa vuole dirci l’agiografo con l’indicazione di quell’ora?
Perché nell'ora sesta? Perché era la sesta età del mondo.
Il Vangelo calcola come prima ora la prima età del mondo, che va da Adamo fino a Noè;
la seconda, da Noè fino ad Abramo; la terza, da Abramo fino a Davide; la quarta, da Davide fino all'esilio babilonese; la quinta, dall'esilio babilonese fino al battesimo di Giovanni, con cui comincia la sesta età. Perché ti meravigli? Gesù venne in terra e, umiliandosi, giunse fino al pozzo.
Arrivò stanco, perché portava il peso della carne debole. Era l'ora sesta, perché era la sesta età del mondo.”
Ecco cosa aggiunge S. Agostino su questo capitolo:
10. Arriva una donna. E' figura della Chiesa, non ancora giustificata, ma già in via di essere giustificata: questo il tema della conversazione. Arriva senza sapere nulla e trova Gesù, il quale attacca discorso con lei. Vediamo su che cosa e con quale intenzione. Arriva una donna samaritana ad attingere acqua (Gv 4, 7). I Samaritani non appartenevano al popolo giudeo: erano stranieri, benché abitassero una terra vicina. Sarebbe lungo raccontare l'origine dei Samaritani; per non dilungarci troppo, magari trascurando il necessario, vi basti sapere che i Samaritani erano stranieri. Non vi sembrerà arbitraria questa mia affermazione, se tenete conto di quanto lo stesso Signore Gesù dice a proposito di quel samaritano, uno dei dieci lebbrosi che egli aveva mondati, e che fu il solo a tornare indietro per ringraziarlo: Non sono stati mondati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato uno che tornasse per dare gloria a Dio al di fuori di questo straniero? (Lc 17, 17-18). E' significativo il fatto che questa donna, che rappresentava la Chiesa, provenisse da un popolo straniero per i Giudei: la Chiesa infatti sarebbe sorta dai Gentili, che per i Giudei erano stranieri.
Ascoltiamo, allora, noi stessi in lei, in lei riconosciamoci e in lei rendiamo grazie a Dio, per noi. Ella infatti era una figura, non la verità: prefigurava la verità che lei stessa diventò; poiché credette in colui che voleva farne la figura di noi. Dunque, viene ad attingere acqua. Era venuta soltanto per attingere acqua, come son soliti fare gli uomini e le donne.
11. Gesù le dice: Dammi da bere. I suoi discepoli erano andati in città per acquistare provviste. La donna samaritana, dunque, gli dice: Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me che sono una donna samaritana? I Giudei, infatti, non sono in buoni rapporti con i Samaritani (Gv 4, 7-9).
Ecco la prova che i Samaritani erano stranieri. I Giudei non si servivano assolutamente dei loro recipienti; e la donna, che portava con sé un recipiente per attingere l'acqua, si stupì che un giudeo le chiedesse da bere, cosa che i Giudei non erano soliti fare. Ma, in realtà, colui che chiedeva da bere, aveva sete della fede di quella donna.
[Il dono di Dio è lo Spirito Santo.]
12. Ascolta, adesso, chi è colui che chiede da bere. Gesù rispose: Se conoscessi il dono di Dio e chi è che ti dice "dammi da bere", l'avresti pregato tu, ed egli ti avrebbe dato un'acqua viva (Gv 4, 10). Chiede da bere, e promette da bere. E' bisognoso come uno che aspetta di ricevere, ed è nell'abbondanza come uno che è in grado di saziare. Se conoscessi - dice - il dono di Dio. Il dono di Dio è lo Spirito Santo. Ma il Signore parla alla donna in maniera ancora velata, solo a poco a poco penetra nel cuore di lei. Intanto la istruisce. Che c'è di più soave e di più amabile di questa esortazione: Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice "dammi da bere", l'avresti pregato tu, ed egli ti avrebbe dato un'acqua viva? Finora la tiene sulla corda. Infatti, comunemente si chiama acqua viva quella che zampilla dalla sorgente. L'acqua piovana, che si raccoglie nei fossi o nelle cisterne, non vien chiamata acqua viva. Potrebbe anche essere acqua di sorgente, ma se è stata raccolta in qualche luogo e non è più in comunicazione con la sorgente, essendone tagliata fuori, non si può più chiamare acqua viva. Acqua viva si chiama solo quella che si attinge alla sorgente. Ora, tale era l'acqua che si trovava in quel pozzo. Come poteva allora Cristo promettere ciò che chiedeva?
13. Tuttavia, interdetta, la donna esclamò: Signore, tu non hai nulla per attingere, e il pozzo è profondo (Gv 4, 11). Come vedete, acqua viva per lei è l'acqua del pozzo. Tu mi vuoi dare acqua viva, ma io possiedo la brocca con cui attingere, mentre tu no. Qui c'è l'acqua viva, ma tu come fai a darmela? Pur intendendo un'altra cosa e ragionando secondo la carne, tuttavia bussava alla porta, in attesa che il Maestro aprisse ciò ch'era chiuso. Bussava più per curiosità che per amore della verità. Era ancora da compiangere, non ancora in condizione d'essere illuminata.
14. Il Signore parla più chiaramente dell'acqua viva. La donna gli aveva detto: Saresti tu più grande del padre nostro Giacobbe, che ci ha dato il pozzo e ha bevuto da esso, lui e i suoi figli e le sue greggi? Tu non puoi darmi di quest'acqua viva perché non hai un recipiente per attingere; forse vuoi promettermi l'acqua di un'altra sorgente? Saresti da più del nostro padre, che ha scavato questo pozzo e se n'è servito insieme ai suoi? Ci spieghi, dunque, il Signore che cosa intende per acqua viva. Rispose Gesù: Chiunque beve di quest'acqua avrà sete ancora; ma chi beve l'acqua che io gli darò non avrà sete in eterno: l'acqua che io gli darò diverrà in lui sorgente d'acqua zampillante per la vita eterna (Gv 4, 12-14). Il Signore ha parlato in modo più chiaro: Diverrà in lui sorgente d'acqua zampillante per la vita eterna. Chi beve di quest'acqua non avrà sete in eterno. Nulla è più evidente che egli non prometteva un'acqua visibile, ma un'acqua misteriosa. Nulla è più evidente che il suo linguaggio non era materiale ma spirituale.
15. Tuttavia la samaritana continua ad intendere il linguaggio di Gesù in senso materiale. E' allettata dalla prospettiva di non dover più patir la sete, e crede di poter intendere in questo senso materiale la promessa del Signore. Certamente il Signore estinguerà la nostra sete, ma lo farà quando i morti risorgeranno. La samaritana, invece, voleva che si realizzasse fin d'ora quello che un tempo il Signore aveva concesso al suo servo Elia, il quale per quaranta giorni non patì né fame né sete (cf. 1 Re 19, 8). Colui che aveva concesso questo per quaranta giorni, perché non poteva concederlo per sempre? A questo aspirava la samaritana: a non aver più alcun bisogno, a non dover più faticare. Ogni giorno doveva recarsi a quella sorgente, venir via carica, e di nuovo ritornare alla sorgente non appena l'acqua attinta era esaurita; e tutti i giorni la stessa fatica, perché quel bisogno, momentaneamente soddisfatto, non si estingueva. Aspirando solo a non dover più patire la sete, prega Gesù che le dia quest'acqua viva (cf. Gv 4, 15).
16. Ma non dimentichiamo che il Signore prometteva un dono spirituale. Che vuol dire: Chi beve di quest'acqua avrà sete ancora? Questo vale per l'acqua naturale, e vale pure per ciò che essa significa. L'acqua del pozzo è simbolo dei piaceri mondani nella loro profondità tenebrosa; è da lì che gli uomini li attingono con l'anfora della cupidigia. Quasi ricurvi, affondano la loro cupidigia per poterne attingere il piacere fino in fondo; e gustano questo piacere che hanno fatto precedere dalla cupidigia. Chi infatti non manda avanti la cupidigia, non può giungere al piacere. Fa' conto, dunque, che la cupidigia sia l'anfora e il piacere sia l'acqua profonda. Ebbene, quando uno giunge ai piaceri di questo mondo: il mangiare, il bere, il bagno, gli spettacoli, gli amplessi carnali; credi che non avrà di nuovo sete? Ecco perché il Signore dice: Chi beve di quest'acqua, avrà sete ancora; chi invece beve dell'acqua che gli darò io, non avrà sete in eterno. Saremo saziati - dice il salmo - con i beni della tua casa (Sal 64, 5). Allora, qual è l'acqua che ci darà lui se non quella di cui è stato detto: Presso di te è la sorgente della vita? E come potranno aver sete coloro che saranno inebriati dall'abbondanza della tua casa (Sal 35, 10 9)?
17. Il Signore prometteva abbondanza e pienezza di Spirito Santo, e quella ancora non capiva; e siccome non capiva, che cosa rispondeva? Gli dice la donna: Signore, dammi codesta acqua affinché non abbia più sete e non venga fin qui ad attingere (Gv 4, 15). Il bisogno la costringeva alla fatica, che la sua debolezza mal sopportava. Oh, se avesse sentito l'invito: Venite a me, quanti siete affaticati ed oppressi, ed io vi ristorerò (Mt 11, 28)! Infatti Gesù le diceva queste cose, perché non si affaticasse più. Ma lei ancora non capiva.
18. Volendo che finalmente capisse, Gesù le dice: Va', chiama tuo marito e torna qui (Gv 4, 16). Che vuol dire: chiama tuo marito? Voleva darle quell'acqua per mezzo di suo marito? Oppure, siccome non riusciva a capire, voleva ammaestrarla per mezzo di suo marito, secondo quanto l'Apostolo raccomanda alle donne: Se vogliono imparare qualche cosa, interroghino a casa i loro mariti (1 Cor 14, 35)? Ma l'Apostolo dice: Interroghino i loro mariti a casa, dove non c'è Gesù che insegna; e poi si trattava delle donne, alle quali l'Apostolo vietava che parlassero nelle adunanze. Ma qui era presente Gesù in persona, e parlava ad una donna che era presente: che bisogno c'era di parlarle per mezzo di suo marito? Forse aveva parlato attraverso un uomo a Maria, quando ella stava seduta ai suoi piedi e accoglieva la sua parola, mentre Marta era tutta indaffarata e mormorava per la felicità di sua sorella (cf. Lc 10, 39-40)? Quindi, fratelli miei, ascoltiamo e cerchiamo di capire che cosa intendeva il Signore quando disse alla donna: Chiama tuo marito. Forse anche all'anima nostra dice: Chiama tuo marito. Chi può essere il marito dell'anima? Perché non dire subito che Gesù stesso è il vero marito dell'anima? Facciamo attenzione, perché quanto stiamo per dire difficilmente può essere capito da chi non è attento; facciamo dunque attenzione per capire: il marito dell'anima potrebbe essere l'intelletto.
19. Gesù vedendo dunque che quella donna non capiva, e volendo che capisse, chiama - le dice - tuo marito. Ecco perché tu non capisci ciò che dico, perché il tuo intelletto non è presente; io
parlo secondo lo spirito, e tu ascolti secondo la carne. Ciò che dico non ha relazione alcuna né con il godimento delle orecchie, né con quello degli occhi, né dell'olfatto, né del gusto, né del tatto; solo lo spirito può cogliere ciò che dico, solo l'intelletto; ma se il tuo intelletto non è qui presente, come puoi intendere ciò che dico? Chiama tuo marito, rendi presente il tuo intelletto. A che ti serve avere l'anima? Non è gran cosa, ce l'hanno anche le bestie. Perché tu sei superiore ad esse? Perché hai l'intelletto che le bestie non hanno. Che vuol dire dunque: Chiama tuo marito? Tu non mi capisci, non mi intendi; io, ti parlo del dono di Dio e tu pensi a cose materiali; non vuoi più soffrire la sete materiale, mentre io mi riferisco allo spirito; il tuo intelletto è assente, chiama tuo marito. Non voler essere come il cavallo ed il mulo, che non hanno intelletto (Sal 31, 9). Dunque, fratelli miei, avere l'anima e non avere l'intelletto, cioè non usarlo e non vivere conforme ad esso, è un vivere da bestie. C'è infatti in noi qualcosa che abbiamo in comune con le bestie, per cui viviamo nella carne, ma l'intelletto deve governarlo. L'intelletto regge dall'alto i movimenti dell'anima che si muove secondo la carne, e desidera effondersi senza misura nei piaceri della carne. Chi merita il nome di marito? Chi regge, o chi è retto? Senza dubbio, quando la vita è ben ordinata, chi regge l'anima è l'intelletto, che fa parte dell'anima stessa. L'intelletto non è infatti qualcosa di diverso dall'anima; così come l'occhio non è una cosa diversa dalla carne, essendo un organo della carne. Ma pur essendo l'occhio parte della carne, esso solo gode della luce; le altre membra del corpo possono essere inondate di luce, ma non possono percepirla; soltanto l'occhio può essere inondato di luce e goderne. Così, ciò che chiamiamo intelletto è una facoltà della nostra anima. Questa facoltà dell'anima che si chiama intelletto o mente, viene illuminata da una luce superiore. Questa luce superiore, da cui la mente umana viene illuminata, è Dio. Era la luce vera, che illumina ogni uomo che viene in questo mondo (Gv 1, 9). Questa luce era Cristo, questa luce parlava con la samaritana; ma essa non era presente con l'intelletto, perché potesse essere illuminata da quella luce: e non solo per essere inondata da essa, ma per poterne godere. Insomma, è come se il Signore volesse dirle: colui che io voglio illuminare, non è qui; chiama tuo marito; usa l'intelletto mediante il quale potrai essere illuminata, e dal quale potrai essere guidata (molti fratelli separati purtroppo non usano l’intelletto per discernere, ma si fidano ciecamente dei loro pastori, ndr). Dunque, fate conto che l'anima, senza l'intelletto, sia la donna, e che l'intelletto sia come il marito. Ma questo marito non potrà guidare bene la sua donna, se non è a sua volta governato da chi è superiore a lui. Il capo della donna infatti è l'uomo, il capo dell'uomo è Cristo (cf. 1 Cor, 11, 3). Il capo dell'uomo parlava con la donna, ma l'uomo non era presente. E' come se il Signore volesse dire: Fa' venire il tuo capo, affinché esso accolga il suo capo; quindi, chiama tuo marito e torna qui; cioè, prestami attenzione, sii presente; perché, non intendendo la voce della verità qui presente, è come se tu fossi assente. Sii presente, ma non da sola; vieni qua insieme a tuo marito.
20. La donna che ancora non aveva chiamato quel marito, non comprende ancora, ed essendo assente il marito ragiona ancora secondo la carne. Dice: Non ho marito. E il Signore prosegue nel suo linguaggio denso di mistero. Bisogna tener presente che davvero in quel momento la samaritana non aveva marito, ma conviveva con un marito illegittimo, che quindi più che un marito era un adultero. Le dice Gesù: Hai ben detto "non ho marito". Ma allora perché, o Signore, hai detto: Chiama tuo marito? Il Signore sapeva che la donna non aveva marito; e affinché ella non credesse che il Signore le aveva detto: Hai ben detto "non ho marito", perché l'aveva appreso da lei e non perché questo lo sapesse in quanto era Dio, aggiunge una cosa che la donna non aveva detto: Hai avuto, infatti, cinque mariti e quello che hai adesso non è tuo marito; in questo hai detto la verità (Gv 4, 17-18).
21. Ed ecco che anche a proposito dei cinque mariti, ci costringe ad approfondire il significato di questo fatto. Non è assurda né improbabile l'interpretazione di molti, che hanno creduto di scorgere nei cinque mariti di questa donna i cinque libri di Mosè, utilizzati anche dai Samaritani, i quali vivevano sotto la medesima Legge e praticavano anche la circoncisione (vedete quant’è profonda la Parola di Dio?,ndr). Ma ciò che segue e cioè: quello che hai adesso non è tuo marito, c'induce a
scorgere nei primi cinque mariti dell'anima i cinque sensi del corpo. Infatti, quando uno nasce, prima di giungere all'uso dello spirito e della ragione, è guidato unicamente dai cinque sensi del corpo. L'anima del bambino ricerca o fugge soltanto ciò che ascolta, ciò che si vede, ciò che odora, che gusta, che tocca. Ricerca tutto ciò che alletta questi cinque sensi, rifugge da tutto ciò che li offende. Il piacere attrae questi cinque sensi, e il dolore li ferisce. L'anima vive dapprima secondo questi cinque sensi come fossero mariti, perché da essi è guidata. E perché vengono chiamati mariti? Perché sono legittimi. Sono stati creati da Dio, e da Dio donati all'anima. L'anima che è guidata da questi cinque sensi e agisce sotto la tutela di questi cinque mariti, è ancora debole; ma quando sarà giunta all'età della discrezione, se accetta il metodo più maturo e l'insegnamento della sapienza, a quei cinque mariti vedrà succedere il marito vero e legittimo, che è migliore dei precedenti, e che la guiderà meglio: egli la guiderà all'eternità, la educherà e l'addestrerà per l'eternità. I cinque sensi, invece, non ci indirizzano all'eternità, ma solo a ricercare o a fuggire le cose temporali. Quando, poi, l'intelletto iniziato alla sapienza, comincerà a guidare l'anima, allora essa saprà non soltanto scansare la fossa e camminare su strada sicura che gli occhi possono mostrare all'anima debole; non soltanto saprà godere voci armoniose rifiutando quelle stonate; o dilettarsi di odori gradevoli rifiutando quelli sgradevoli; o ancora lasciarsi prendere da ciò che è dolce, offesa da ciò che è amaro; o lasciarsi accarezzare da ciò che è morbido difendendosi da ciò che è ruvido. L'anima malferma ha ancora bisogno di tutto questo. Quale sarà, invece, la funzione dell'intelletto? Non insegnerà a discernere il bianco dal nero, ma il giusto dall'ingiusto, il bene dal male, l'utile dall'inutile, la castità dall'impudicizia, perché ami quella ed eviti questa; la carità dall'odio, perché coltivi quella e rifugga da questo.
22. Questo marito non aveva preso, nella samaritana, il posto di quei cinque mariti. E dove esso non prende il loro posto, domina l'errore. Infatti, quando l'anima acquista la capacità di ragionare, una delle due: o è guidata da una mente sapiente o è guidata dall'errore. L'errore, però, non guida ma conduce alla rovina. Così quella donna andava ancora errando dietro i cinque sensi, e l'errore l'agitava violentemente. Quell'errore, però, non era il marito legittimo, ma un adultero; perciò il Signore le dice: Hai ben detto "non ho marito"; hai avuto, infatti, cinque mariti. Dapprima sei stata guidata dai sensi della carne; poi sei giunta all'età in cui si deve usare la ragione, e non hai raggiunto la sapienza, anzi sei caduta nell'errore; perciò, dopo quei cinque mariti, quello che adesso hai non è tuo marito. E se non era un marito, cosa era se non un adultero? Dunque, chiama, ma non l'adultero, chiama tuo marito, affinché con l'intelletto tu possa comprendermi, e l'errore non debba procurarti una falsa opinione di me. Infatti quella donna viveva ancora nell'errore, aspirando all'acqua terrena, dopo che già il Signore le aveva parlato dello Spirito Santo. E perché viveva ancora nell'errore, se non perché era unita ad un adultero invece che al vero marito? Via, dunque, l'adultero che ti corrompe, e va' a chiamare tuo marito. Chiamalo, e torna qui con lui, e mi comprenderai.
23. Gli dice la donna: Signore, vedo che sei un profeta (Gv 4, 19). Comincia ad arrivare il marito (l’intelletto,ndr), ma non è ancora arrivato del tutto. Considerava il Signore un profeta; ed in effetti, egli era profeta; parlando di se stesso aveva detto: Un profeta è disprezzato soltanto nella sua patria (Mt 13, 57). E a proposito di lui era stato detto a Mosè: Io susciterò loro un profeta, di mezzo ai loro fratelli, simile a te (Dt 18, 18). S'intende simile quanto alla natura umana, non quanto alla potenza della maestà. Vediamo dunque che il Signore Gesù è stato chiamato profeta. Perciò quella donna non è più tanto lontana dal vero: Vedo - ella dice - che sei un profeta. Ha cominciato a chiamare il marito e a mandar via l'adultero: Vedo che sei un profeta. E comincia a parlare di ciò che per lei costituiva un grosso problema. Era in corso una discussione vivace tra i Samaritani e i Giudei, per il fatto che i Giudei adoravano Dio nel tempio costruito da Salomone, mentre i Samaritani, esclusi, non adoravano Dio in quel tempio. Perciò i Giudei si ritenevano migliori per il fatto che adoravano Dio nel tempio. I Giudei, infatti, non sono in buoni rapporti con i Samaritani, i quali a loro volta dicevano: Come potete vantarvi e ritenervi migliori di noi, solo per
il fatto che voi avete un tempio e noi no? Forse che i nostri padri, che piacquero a Dio, lo hanno adorato in quel tempio? non lo hanno forse adorato su questo monte dove noi abitiamo? Dunque siamo più nel giusto noi, che preghiamo Dio su questo monte dove lo hanno pregato i nostri padri. Gli uni e gli altri contendevano tra loro, privi, gli uni e gli altri, della conoscenza di Dio perché non avevano marito: e si gonfiavano gli uni nei confronti degli altri, i Giudei per il tempio, i Samaritani per il monte.
24. Ma il Signore che cosa insegna alla donna, adesso che il marito di questa comincia ad essere presente? Gli dice la donna: Signore, vedo che sei un profeta. I nostri padri hanno adorato su questo monte e voi dite che il luogo dove si deve adorare è a Gerusalemme. Le dice Gesù: Credi a me, o donna ... (Gv 4, 19-21). La Chiesa verrà, come è stato detto nel Cantico dei Cantici, verrà, e proseguirà il suo cammino, prendendo le mosse dalla fede (Ct 4, 8 sec. LXX). Verrà, per andare oltre, e non potrà andare oltre, se non cominciando dalla fede. E la donna, presente ormai il marito, merita di sentirsi dire: Donna, credi a me. E' presente ormai in te colui che è in grado di credere, perché è presente tuo marito. Hai cominciato ad essere presente con l'intelletto, quando mi hai chiamato profeta. Donna, credi a me, perché se non crederete, non potrete capire (Is 7, 9 sec. LXX). Dunque, ... donna, credi a me, è giunto il tempo in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate quel che non conoscete, noialtri adoriamo quel che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene il tempo ... Quando verrà? ed è adesso. Quale tempo? quello in cui i genuini adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; lo adoreranno, non su questo monte, non nel tempio, ma in spirito e verità. Il Padre, infatti, tali vuole i suoi adoratori. Perché il Padre cerca chi lo adori, non sul monte, non nel tempio, ma in spirito e verità? Perché Dio è spirito. Se Dio fosse corpo, sarebbe stato necessario adorarlo sul monte, perché il monte è corporeo; sarebbe stato necessario adorarlo nel tempio, perché il tempio è materiale. Invece, Dio è spirito, e i suoi adoratori devono adorarlo in spirito e verità (Gv 4, 21-24).
[Offri te stesso a Dio come tempio.]
25. E' chiaro ciò che abbiamo sentito. Eravamo usciti fuori, e siamo stati riportati dentro. Oh se potessi trovare, dicevi, un monte alto e solitario! credo, infatti, che Dio sta in alto, e potrà più facilmente ascoltarmi se lo pregherò su un monte. E tu pensi davvero di essere più vicino a Dio perché stai su un monte, e che più presto ti potrà esaudire, quasi tu lo invocassi da vicino? Certo, Dio abita in alto; ma guarda le umili creature (Sal 137, 6). Il Signore è vicino; ma a chi? forse a quelli che stanno in alto? No: Il Signore è vicino a quelli che hanno il cuore contrito (Sal 33, 19). Cosa mirabile! Egli abita in alto, e si avvicina agli umili: riguarda all'umile, e da lontano conosce il superbo. Vede i superbi da lontano, e tanto meno si avvicina a loro quanto più essi si ritengono alti. E tu cercavi un monte? Discendi, se vuoi raggiungere Dio. Ma se vuoi ascendere, ascendi; solo non cercare un monte. C'è un salmo che parla di ascensioni nel cuore, nella valle del pianto (Sal 83, 6-7). La valle è in basso. Cerca di raccoglierti dentro di te. E se vuoi trovare un luogo alto, un luogo santo, offriti a Dio come tempio nel tuo intimo. Santo, infatti, è il tempio di Dio, che siete voi (1 Cor 3, 17). Vuoi pregare nel tempio? prega dentro di te; ma cerca prima di essere tempio di Dio, affinché egli possa esaudire chi prega nel suo tempio.
26. Viene l'ora, ed è adesso, in cui i genuini adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità. Noialtri adoriamo quel che conosciamo, voi adorate quel che non conoscete; perché la salvezza viene dai Giudei. I Giudei sono certamente dei privilegiati; ma questo non significa che i Samaritani siano dei reprobi. Considera quelli come il muro al quale ne è stato aggiunto un altro, affinché, pacificati nella pietra angolare che è Cristo, fossero uniti insieme. Il primo, sono i Giudei; l'altro, i Gentili. Erano lontani l'uno dall'altro, questi muri, fino a quando non furono riuniti nella pietra angolare. Gli stranieri, certo, erano ospiti, ed erano estranei all'alleanza di Dio (cf. Ef 2, 12-22). E' in questo senso che Gesù dice: Noialtri adoriamo quel che conosciamo. Lo dice riferendosi ai
Giudei come popolo; non lo dice riferendosi a tutti i Giudei, ai Giudei reprobi; lo dice riferendosi al popolo dei Giudei di cui facevano parte gli Apostoli, i Profeti, e tutti quei santi che vendettero i loro beni e ne deposero il ricavato ai piedi degli Apostoli (cf. At 4, 34-35). Iddio, infatti, non ha rigettato il suo popolo, da lui stesso eletto in anticipo (cf. Rm 11, 2).
27. Al sentir questo, la donna interviene. Già aveva riconosciuto il Signore come profeta; ma le dichiarazioni del suo interlocutore sono più che di un profeta. E notate cosa risponde. Gli dice la donna: So che il Messia, che si chiama Cristo, deve venire; quando verrà lui ci annunzierà tutte queste cose (Gv 4, 25). Quali cose? Adesso i Giudei si battono ancora per il tempio e noi per il monte; quando il Messia verrà, ripudierà il monte e distruggerà il tempio, e c'insegnerà davvero ad adorare in spirito e verità. Ella sapeva dunque chi poteva ammaestrarla, ma ancora non si rendeva conto che il maestro era già lì con lei. Però, ormai era degna che egli le si rivelasse. Messia vuol dire unto; unto in greco è Cristo, e in ebraico Messia; e nella lingua punica, "Messe" significa "ungi". Queste tre lingue, l'ebraico il punico e il siriano, hanno tra loro molte affinità.
28. Dunque la donna gli dice: So che il Messia, che si chiama Cristo, deve venire; quando verrà lui ci annunzierà tutte queste cose. Le dice Gesù: Sono io, io che ti parlo. La samaritana ha chiamato il marito, il marito è diventato capo della donna, Cristo è diventato capo dell'uomo (cf. 1 Cor 11, 3). Ormai la fede ha ristabilito l'ordine nella donna, e la guida verso una vita degna. A questa dichiarazione: Sono io, io che ti parlo, che altro poteva aggiungere questa donna alla quale Cristo Signore aveva voluto manifestarsi dicendole: Credi a me?
29. Nel frattempo, sopraggiunsero i suoi discepoli e furono sorpresi che egli parlasse con una donna. Si meravigliarono che egli cercasse una che era perduta, lui che era venuto a cercare ciò che era perduto. Si meravigliarono di una cosa buona, non pensarono male. Nessuno, però, disse: Che cerchi? o: Perché parli con lei? (Gv 4, 27).
30. La donna, dunque, lasciò la sua anfora. Dopo aver udito: Sono io, io che ti parlo e dopo aver accolto nel cuore Cristo Signore, che altro avrebbe potuto fare se non abbandonare l'anfora e correre ad annunziare la buona novella? Gettò via la cupidigia e corse ad annunziare la verità. Imparino quanti vogliono annunciare il Vangelo: gettino la loro idria nel pozzo. Ricordate quello che vi ho detto prima a proposito dell'idria? Era un recipiente per attingere l'acqua; in greco si chiama perché in greco acqua si dice idor come se noi dicessimo: acquaio. La donna, dunque, gettò via l'idria che ormai non le serviva più, anzi era diventata un peso: era avida ormai di dissetarsi solo di quell'acqua. Liberatasi del peso ingombrante, per annunziare il Cristo corse in città a dire alla gente: Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto! Con discrezione, per non provocare ira e indignazione, e magari persecuzione. Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto; non sarà lui il Messia? La gente uscì, allora, dalla città e si dirigeva verso di lui (Gv 4, 28-30).
31. Frattanto, i discepoli lo pregavano dicendo: Rabbi, mangia. Infatti erano andati ad acquistare provviste, ed erano tornati. Ma egli disse loro: Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete. I discepoli, allora, si domandarono: Che non gli abbia qualcuno portato da mangiare? C'è da meravigliarsi se quella donna non aveva ancora capito il significato dell'acqua, dal momento che i discepoli non capiscono ancora il significato del cibo? Il Signore, che aveva visto i loro pensieri, come maestro li istruisce, e non con circonlocuzioni, come aveva fatto con la donna che ancora doveva chiamare suo marito, ma apertamente: Il mio cibo - disse - è fare la volontà di colui che mi ha mandato (Gv 4, 31-34). Anche nei confronti di quella donna, la sua bevanda era fare la volontà di colui che lo aveva mandato. Per questo le aveva detto: Ho sete, dammi da bere, con l'intenzione di suscitare in lei la fede e bere quella fede e poterla così assimilare al suo corpo: al suo
corpo che è la Chiesa. Questo è dunque, egli disse, il mio cibo: fare la volontà di colui che mi ha mandato.
32. Non dite voi: Quattro mesi ancora e poi viene la mietitura? Era tutto infervorato della sua opera, e pensava già a mandare gli operai. Voi calcolate quattro mesi per la mietitura, e io vi mostro un'altra messe già biancheggiante e pronta per la mietitura. Ebbene, io vi dico: levate gli occhi e contemplate i campi: già biancheggiano per la mietitura. Quindi, egli si preparava a inviare i mietitori. In questo caso si avvera il proverbio: "Altro è il seminatore e altro è il mietitore", affinché gioiscano insieme il seminatore e il mietitore. Io vi ho mandato a mietere quello per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nel frutto del loro lavoro (Gv 4, 35-38). Che significa? Ha inviato i mietitori e non i seminatori? Dove ha inviato i mietitori? Nel campo dove altri già avevano lavorato. Infatti, dove già si era lavorato, si era di certo seminato; e ciò che era stato seminato, era ormai maturo e aspettava solo la falce e la trebbiatrice. Dove bisognava inviare i mietitori, dunque? Dove in precedenza i profeti avevano predicato: essi infatti erano i seminatori. Se non fossero stati loro i seminatori, come avrebbe potuto giungere a quella donna la notizia: So che deve venire il Messia? Già questa donna era un frutto maturo, e le messi erano biancheggianti e attendevano la falce. Dunque, io vi ho mandati: Dove? A mietere ciò che voi non avete seminato; altri hanno seminato, e voi siete subentrati nel frutto del loro lavoro. Chi erano quelli che avevano lavorato? Erano Abramo, Isacco e Giacobbe. Leggete il racconto delle loro fatiche: in tutte le loro fatiche c'è una profezia del Cristo; per questo furono dei seminatori. E Mosè e gli altri Patriarchi e tutti i Profeti, quanto dovettero soffrire seminando col freddo! Ora, in Giudea la messe era matura. E un segno sicuro che la messe era matura fu che tante migliaia di uomini portarono il ricavato dei loro beni venduti e lo deposero ai piedi degli Apostoli (At 4, 35), liberandosi dai pesi del mondo, e si misero a seguire Cristo Signore. Prova davvero convincente che la messe era matura! E cosa ne seguì? Di quella messe furono gettati pochi grani e con essi fu seminata tutta la terra, e va sorgendo un'altra messe che sarà mietuta alla fine del mondo. Di questa messe è detto: Quelli che seminano fra le lacrime, mieteranno nel gaudio (Sal 125, 5). Per questa messe saranno inviati come mietitori, non gli Apostoli ma gli angeli: I mietitori - dice il Vangelo - sono gli angeli (Mt 13, 39). Questa messe cresce fra la zizzania, e attende la fine dei tempi per esserne separata. Ma quell'altra messe, cui per primi i discepoli furono inviati, cui i profeti avevano lavorato, era già matura. E tuttavia, o fratelli, notate cosa è stato detto: Gioiscano insieme il seminatore e il mietitore. Distinta nel tempo è stata la loro fatica, ma la medesima gioia li unisce, in attesa di ricevere insieme, come ricompensa, la vita eterna.
[L'amicizia veicolo del Vangelo.]
33. Molti samaritani di quella città credettero in lui per ciò che aveva detto la donna, la quale attestava: Mi ha detto tutto ciò che ho fatto. Quando, dunque i samaritani andarono a lui, lo pregavano di restare con loro; ed egli rimase là due giorni. E molti di più credettero per la sua parola, e alla donna dicevano: Non è più per quanto hai detto tu che noi crediamo; noi stessi lo abbiamo ascoltato e sappiamo che questi è veramente il Salvatore del mondo (Gv 4, 39-42). Soffermiamoci un momento su questo particolare, dato che il brano è terminato. Dapprima fu la donna a portare l'annuncio, e i Samaritani credettero alla testimonianza della donna e pregarono il Signore di restare con loro. Il Signore si trattenne due giorni, e molti di più credettero; e dopo aver creduto dicevano alla donna: Non è più per quanto hai detto tu che noi crediamo; noi stessi lo abbiamo ascoltato e sappiamo che questi è veramente il Salvatore del mondo. Cioè, prima credettero in lui per ciò che avevano sentito dire, poi per ciò che avevano visto con i loro occhi. E' quanto succede ancor oggi a quelli che sono fuori della Chiesa, e non sono ancora cristiani: dapprima Cristo viene loro annunciato per mezzo degli amici cristiani; come fu annunziato per mezzo di quella donna, che era figura della Chiesa; vengono a Cristo, credono per mezzo di questo
annuncio; egli rimane con loro due giorni, cioè dà loro i due precetti della carità; e allora, molto più fermamente e più numerosi credono in lui come vero salvatore del mondo.”
Questo c’è lo spiega S. Agostino, che fu dotato di una acutezza mentale e una conoscenza fuori dal comune, questo studio potrà essere risultato pesante da leggere, ma la fatica di averlo fatto viene alleviata dal gusto, dal profumo della Parola di Dio, che ci svela significati difficili da scorgere a chi legge superficialmente. Difficilmente la grande maggioranza dei fratelli separati arrivano a scorgere tali profondi significati da soli, credendo di essere guidati dallo Spirito Santo. Per capire bene è meglio chiamare il nostro “marito” cioè il nostro intelletto, questo è un dono di Dio che ci ha voluti intelligenti, differenti dalle bestie, e gli esseri intelligenti dovrebbero verificare, confronta, approfondire, non fermarsi in superficie, non fidarsi ciecamente di certi pastori che errano e storpiano il significato della Parola di Dio. La Chiesa ci guida tramite il nostro intelletto, ci conduce alla verità. Tutto ciò che crediamo per fiducia negli altri (più preparati), o per sentito dire, o per tradizione familiare, davanti alle prime difficoltà barcolla e cade, ma tutto quello che apprendiamo usando l’intelletto rimane fermo, ferreo, incrollabile.
Chi usa seriamente il proprio intelletto, affidandosi a Cristo diventa incrollabile.
Ma chi crede di affidarsi a Cristo, e non usa il proprio intelletto per discernere crolla davanti alle prime difficoltà, davanti ai colpi lanciati dagli erranti, che ergendosi a maestri biblici affascinano gli impreparati. E’ triste vedere come diversi cattolici abbandonano la vera Chiesa, la vera dottrina cristiana, senza nemmeno conoscerla, dando credito ai falsi maestri, che magari anche loro in buona fede predicano dottrine sbagliate, perché sono stati abituati a credere in quello che predicano.
L’AUTORITA’ INTERPRETATIVA
Purtroppo nella storia della Chiesa ci sono stati sempre dei gruppi eretici di diverse denominazioni e dottrine che (chi più chi meno) hanno dato interpretazioni diverse alla Bibbia, e ancor oggi si assiste ad una confusione totale nella giungla delle interpretazioni protestanti, i macro gruppi protestanti si differenziano sia tra di loro sia con i microgruppi che si formano nel loro interno. Così ad esempio i pentecostali non si possono identificare in un macrogruppo unito e compatto avente la stessa unica dottrina, perché nel loro interno esistono molteplici gruppi che non sono per niente uniti tra loro, alcuni si differenziano in maniera rilevante nell’ambito dottrinale, come ad esempio i pentecostali antitrinitari, oppure le Chiese dei segni, ecc..
Ne consegue (se ancora non fosse chiaro) che la Bibbia non può essere interpretata alla lettera, né tanto meno da chiunque si senta in grado di farlo a modo suo. Cristo aveva previsto che ci sarebbero stati dei falsi profeti e dottori, cioè della gente che interpreta malamente le Sacre Scritture, è per questo che istituì un collegio apostolico conferendogli autorità sull’insegnamento e sulla interpretazione, questi apostoli naturalmente si prendevano cura della Chiesa e ne sceglievano i successori in maniera molto oculata, i vescovi come Timoteo, Filemone, Tito, ecc., erano stati incaricati dagli apostoli affinché vigilassero sulla Chiesa e sulle Scritture. In questo modo avveniva la successione apostolica, e solo la Chiesa ha l’autorità di interpretare le Sacre Scritture.
Essa Chiesa non è un organo indefinito e non identificabile in nessuna confessione cristiana, lasciando quindi al libero arbitrio dei dotti, dei filosofi o dei fanatici l’interpretazione della Bibbia, UNA sola Chiesa fu creata da Cristo e a quella sola Chiesa devono riferirsi tutti i cristiani, se non ci fosse stata un’autorità ecclesiastica ben definita, la Bibbia sarebbe presto caduta nelle mani degli eretici che ne avrebbero alterato il significato, e non è ammissibile che ognuno interpreti la Bibbia privatamente e per conto proprio. Le molteplici dottrine protestanti danno un chiaro esempio di come si possano travisare le Scritture facendogli dire tutto quello che bramano fargli dire. Non è fondamentale il nome dei primi cristiani, la parola “cattolico” che significa universale, come lo è il messaggio di salvezza che viene da Cristo, venne coniato dopo qualche secolo, ma la sostanza non
cambia per nulla. Certamente, i primi cristiani si facevano chiamare solo “cristiani” ma il cristianesimo a quei tempi non era diffuso come oggi, non esistevano tutte le denominazioni protestanti. Se non si chiamasse chiesa cattolica, come si dovrebbe chiamare?
Chiesa cristiana, ma anche i testimoni di Geova si definiscono cristiani, non credendo né alla SS. Trinità, né a Gesù Dio Figlio del Padre, lo considerano un grande uomo, santo, ma solo un uomo.
Sarebbe molto più confusionario presentarsi con un semplice io sono cristiano e basta. Sarebbe utile e sufficiente qualora non esistessero le confessioni protestanti. Molti protestanti, soprattutto i pentecostali si presentano come semplici cristiani e basta, che non seguono nessuna religione, ma solo Cristo. Il loro interlocutore, che viene evangelizzato, sentendo queste parole, le apprezza, ma non conosce le differenze dottrinali che esistono tra gli stessi pentecostali. Eppure ognuno di loro si presenta come cristiano, segue solo Cristo. Ma quanti cristi esistono allora? I pentecostali Trinitari dicono di essere cristiani, quelli antitrinitari lo stesso. A chi crediamo? Stanno dimostrando di essere i veri cristiani? Lo stanno solo dicendo con la bocca! Chi non conosce la dottrina pentecostale antitrinitaria apprezza quelle persone che si presentano come cristiani che credono solo in Cristo, ma viene sottilmente ingannato. L’inganno spessissimo non viene fatto volutamente dai pentecostali, infatti nemmeno la stragrande maggioranza di loro conosce la dottrina antitrinitaria dei altri gruppo pentecostali. Vivono in compartimenti stagni, isolati dalle altre comunità, si incontrano ogni tanto in qualche raduno, dove di certo non si affrontano le divergenze dottrinali, ma si prega e si testimonia la fede in Cristo. Quindi il presentarsi come “cristiano” può generare confusione in chi si pone delle domande sulle divergenze tra cristiani stessi. Dire continuamente, ad ogni occasione, “Noi non seguiamo nessuna religione ma solo Cristo, siamo semplicemente cristiani” è una bella frase, ma ingannevole. Se tutti i cristiani seguissimo veramente solo Cristo, essendo Lui Uno, ed Uno solo, dovremmo essere tutti uniti, è evidente che non è così!
Dire che la Bibbia non va interpretata, è una falsità assoluta, perché sono gli stessi fatti a smentirlo.
Non si spiegherebbe diversamente l’esistenza dei pentecostali Trinitari e di quelli Antitrinitari, e di tanti altri gruppi che si fanno delle dottrine personalizzate, “garantendo” sempre, è bene sottolinearlo che i loro insegnamenti sono quelli di Cristo. Un attento osservatore si accorge, che in questo modo dovrebbero esistere tanti cristi personalizzati e personalizzabili!
La parola Religione è stata fatta diventare di significato negativo, come se la Religione cristiana fosse corrotta e ingannevole, mentre dicendo di non seguire nessuna religione si fornisse prova di purezza evangelica, seguendo solo la Bibbia. Quest’ultima indubbiamente è di enorme e insostituibile autorità per i cristiani, ma è sotto gli occhi di tutti che ogni gruppo protestante la interpreta a modo proprio.
C’è molta confusione in campo protestante su chi debba e possa interpretare la Bibbia, ogni singolo fedele indubbiamente può capire la Bibbia da se stesso, ma deve sempre confrontarsi con la versione che dà la Chiesa cattolica romana. Il fedele dovrebbe approfondire tutti i significati biblici, altrimenti nel suo interiore, per mille motivi diversi, si illude di capire correttamente, e magari si mette a insegnare ad altri quello che lui “capisce”. Così spesso si viene a creare un nuovo gruppo che fa capo al fedele più studioso, che insegna una dottrina errata senza confrontarla e uniformarla a quella della Chiesa cattolica romana, che è la sola ed unica Chiesa a possedere l’autorità conferitagli da Cristo Gesù. La Chiesa di Roma ha quindi un diritto di esclusiva nell’interpretazione biblica? Si, perché la discendenza apostolica ha la sua importanza, e non si può prescindere da essa. Il fedele protestante che legge queste righe, naturalmente storce il naso, perché pensa di essere già nella verità e che queste mie righe sono pura eresia, si crede facente parte di una chiesa che è nella “verità”, ma quale è questa verità? Se il fedele protestante si cominciasse a chiedere in maniera sincera, seria, e soprattutto serena (non influenzata da altri fratelli o pastori) come mai tutti i protestanti affermano e garantiscono sopra il proprio onore di essere veramente ispirati e guidati dallo Spirito Santo, nonostante oggi esista una varietà molto ampia di dottrine protestanti che si differiscono tra loro dal lieve al pesante, il fedele capirebbe meglio. Come può lo Spirito Santo suggerire cose diverse a ognuno di loro? Nella Chiesa cattolica ci sono pure molte divisioni? No, sono calunnie male orchestrate, che vengono ripetute a memoria, senza la minima analisi e verifica
di ciò che asseriscono. Capita di sentire qualche fratello protestante asserire che francescani, passionisti, focolarini ecc., sono divisi. Nulla di più falso! Tutti gli ordini religiosi credono e predicano la stessa dottrina. Le regole conventuali, differiscono perché sono regole disciplinari, per l’autogoverno, ma la dottrina è identica in tutti gli ordini. Quando un cattolico deve andare a Messa, non discerne le chiese in cui andare e quelle in cui non metter piede. Se si trova, per motivi suoi, nella vicinanze di una Chiesa passionista, entra e partecipa alla Messa, così come lo può fare in una chiesa Francescana, o diocesana, ecc., senza distinzioni. Questo deriva dal fatto dell’avere un'unica dottrina. La stessa cosa non la possono fare i protestanti. Essi, sì, che ci stanno attenti in quale chiesa entrano. Nella mia città, ad esempio, esistono due comunità pentecostali, una aderente alle A.D.I, e l’altra no; ebbene i fedeli dell’una e dell’altra comunità non sbagliano mai chiesa, non mettono piede nell’altra chiesa, vanno sempre e soltanto nella loro, e stiamo parlando di due chiese pentecostali, figuriamoci se una fosse luterana e l’altra pentecostale, o avventista.
L’ispirazione divina è il fattore predominante negli ambienti protestanti, ogni pastore garantisce di essere guidato dallo Spirito Santo, e che non segue nessuna religione, ma solo la Bibbia. Poi però, se si deve battezzare nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo come mai tra i pentecostali c’è chi battezza solo nel nome di Gesù?
E’ forse lo Spirito Santo a suggerirlo? Chi tra i pentecostali non crede alla Trinità, ma insegna solo tre modalità con cui si manifesta Dio Padre, che a secondo delle necessità, dicono, che si manifesti nella modalità di Figlio o di Spirito Santo, da quale spirito è guidato?
Fratelli è indubbio che quando il credente legge la Bibbia la può capire da se stesso, ci sono infatti versetti semplici da capire, ve ne sono però altri che sono più difficili. Lo stesso Pietro ci avverte che tra le lettere di Paolo vi sono versetti difficili da comprendere, e che molti interpretano malamente, ecco perché il fedele deve rifarsi alla interpretazione della Chiesa. La Chiesa di Cristo è UNA, l’autorità ecclesiastica risiede in una sola Chiesa. La Bibbia non è stata dettata da Dio, ma suggerita, l’agiografo quando scriveva era in possesso delle sue facoltà mentali, del suo modo di scrivere, della sua cultura, e le usava secondo la sua volontà. Ecco perché è importante il senso di uno scritto, “l’insegnamento primario”, le singole parole venivano scelte dall’agiografo a seconda della propria cultura e del proprio stile letterario. E’ importante il significato di un determinato insegnamento, non le singole parole, altrimenti si finirebbe per prendere come esempio comportamentale cristiano gli inganni di Labano suocero di Giacobbe (Gen 29,22-25), dello stesso Giacobbe nei confronti di Esaù e del vecchio padre (Gen 27,1-40), o lo stesso Giacobbe ingannato dai suoi figli (Gen 37,31-34), oppure delle figlie di Lot che ebbero tramite l’inganno rapporti sessuali con il proprio padre (Gen 19,31-38), e vari altri episodi dai quali apprendiamo vari inganni che venivano fatti da alcuni personaggi biblici a danno di altri. Ecco perché bisogna saper interpretare bene le Sacre Scritture riconoscendone i vari stili letterari e cogliendone il vero senso, senza dare troppo peso alle singole parole che potrebbero sviare alcuni poco preparati, ecco perché in caso di dubbi, e vi assicuro che qualsiasi persona che inizia a leggere la Bibbia senza che qualcuno l’abbia istruita, incontrerà facilmente delle difficoltà a comprendere correttamente alcuni passi più delicati e complessi, bisogna rivolgersi alla Chiesa. Qualsiasi persona sensata fa dei confronti, studi, ricerche, verifiche, affinché si persuada di essere veramente nella giusta via, non illudendosi di esserlo solo perché lo sente in cuor suo o perché glielo fa credere qualche predicatore.
Luca, che indubbiamente era molto, molto, più ispirato e guidato di molti pastori odierni, non inizia a scrivere fidandosi delle sue convinzioni interiori, ma consapevole del grande compito e dell’enorme responsabilità che avrebbe avuto nello scrivere il suo Vangelo, consulta molti testi e fa ricerche accurate prima di scrivere. Si capisce che Dio non gli ha letteralmente dettato il suo Vangelo, e neppure gli ha dettato gli Atti degli apostoli, come neppure ha dettato nessun altro libro contenuto nella Bibbia. Indubbiamente Luca fu molto più umile dei tanti pastori protestanti che si ergono a maestri e dottori biblici basandosi solo sulla loro presunta guida divina. Questo naturalmente agli occhi dei fedeli, perché di libri ne leggono anche loro, e parecchi. Non dimentichiamo che qualsiasi uomo adulto non si ritrova con la mente totalmente vuota davanti alla Bibbia. Molto probabilmente ha già in cuor suo alcune convinzioni, che possono cambiare se viene
indottrinato. Chi può dire di aver formattato il proprio cervello, azzerando tutte le convinzioni dottrinali pregresse, e ritrovandosi quindi con il cervello vuoto, messosi davanti alla Bibbia, con la sola preghiera, abbia capito ogni verità dottrinale? Solo in questo modo si potrebbe garantire di essere guidati dallo Spirito Santo nel capire correttamente la Bibbia. Qualsiasi persona seria e sincera, non condizionata da altri, capisce che in realtà è il pastore a fargli capire certi versetti, quindi plasma la sua mente. Perché incontrando dei versetti difficili corrono a prendere il commentario biblico, oppure vanno dal pastore? Non sarebbe più logico, viste le premesse che fanno, chiudersi in una stanza e pregare lo Spirito Santo di fargli capire quei versetti?
LA CORRETTA INTERPRETAZIONE
“Ispirato” non significa dettato! Significa che il proposito di Dio è in esso contenuto, ma le singole parole e frasi non vengono dettate, una per una, da Dio, il nocciolo e il significato della Bibbia, quello è, che rimane importante. E’ utile per gli uomini e per la loro salvezza, ma come abbiamo detto ogni agiografo scrive secondo la propria cultura e i propri mezzi storici, quindi la Bibbia va letta e studiata con la cognizione storica e culturale di quei tempi. Bisogna calarsi nella mentalità di quell’epoca, nel loro modo di scrivere e di parlare. Il messaggio di Dio vale per tutti i tempi, ma è stato scritto in un preciso momento storico, da uomini vissuti in quei tempi, con la loro cultura e i loro problemi, come ad esempio l’idolatria diffusa, l’adorazione di molti déi.
Perché Luca non dice di aver scritto il suo Vangelo avendo solamente pregato e chiesto la guida dello Spirito Santo?
Perché inizia il suo Vangelo sottolineando che prima di scriverlo fece delle ricerche e verifiche?
Luca era forse meno ispirato e guidato di molti pastori protestanti che tanto enfatizzano la loro presunta guida divina nelle loro interpretazioni bibliche?
Perché allora molti pastori protestanti sconsigliano in vari modi più o meno dolci, ai propri fedeli di fare verifiche, ricerche e confronti con i libri dei Padri e dei dottori della Chiesa?
Non sarà forse perché vogliono nascondere le prove delle loro interpretazioni scorrette?
Ho notato in più occasioni, l’ho già detto diverse volte, come molti fedeli protestanti considerano “tempo perso” l’andare a verificare gli scritti patristici, dando solo importanza alla Bibbia, e convincendosi che siano loro stessi a capirla correttamente, in maniera autonoma, sotto la guida dello Spirito Santo. Non riesco, però a spiegarmi come mai in ogni comunità protestante siano regolarmente svolti studi biblici.
Ma se questa benedetta Bibbia, è così facile da capire per ogni singolo fedele, a che servono questi studi biblici?
A che servono le scuole domenicali e i vari attestati assegnati dopo la frequentazione di corsi biblici? Non vi sembra una contraddizione?
In pratica con questo modo di convincere i loro fedeli, molti pastori li tengono in pugno (in un pugno dolce e apparentemente bello), e i fedeli si fidano ciecamente dei loro insegnamenti, arrivando a sputare sopra (ignorandoli, e mostrando indifferenza) gli insegnamenti dei Padri della Chiesa, che rappresentano le vere autorità e i veri dottori della Chiesa di Cristo, che ci spiegano correttamente le Sacre Scritture. Chi ha più autorità un padre-dottore della Chiesa o un pastore protestante?
La Bibbia indubbiamente è l’unico libro ispirato, e quindi il più importante, il più autorevole, ma come si fa a capire se s’interpreta correttamente?
Confrontando le proprie personali interpretazioni con quelle della Chiesa.
E qual è la vera Chiesa?
L’unica Chiesa che può dimostrare la discendenza apostolica è la Chiesa cattolica romana, i Padri della Chiesa furono dottori, vescovi e membri della Chiesa cattolica romana. Anche questo sarà dimostrato nel capitolo apposito. La Bibbia in mano agli ignoranti diviene un’arma micidiale capace di sovvertire qualsiasi verità.
LA PROIBIZIONE DELLE IMMAGINI
A Pompei che fu sepolta intorno all’anno 70 d.C. davanti ad un inginocchiatoio posto dentro una casa, furono rinvenute immagini sacre raffiguranti Gesù, questo prova che non è stata la Chiesa cattolica moderna a diffondere e inventare le immagini sacre. La Chiesa cattolica ammonisce continuamente i fedeli affinché non adorino statue o santi, e che quando si riceve una grazia, si ottiene dal Signore e non dal santo, ma questi insegnamenti li troviamo anche messi nero su bianco nella dottrina cattolica.
Prima della venuta di Cristo non si conosceva Dio, Egli non si era mai manifestato come persona, ma sotto forma di fuoco ardente, e con la nube dello Spirito Santo che lo avvolgeva, quindi l’uomo del Vecchio Testamento non sapeva che forma avesse Dio. All’uomo del Vecchio Testamento non era concesso di vedere Dio.
Ma quando il Verbo si fece carne, l’uomo ha potuto vedere la sua forma, gli uomini vedevano Gesù, e se lo vedevano potevano pure raffigurarlo con dipinti e sculture, ammesse da Dio. Allo stesso modo di come Dio ammetteva (anzi ordinava) l’uso dei cherubini all’interno del tempio, delle stele raffiguranti le dodici tribù d’Israele, le teste di leone sul trono di Salomone ecc., tutto queste perché chi ne faceva uso non tradiva Dio, ma onorava il popolo di Dio, i santi di Dio e quindi Dio stesso.
Nel Nuovo Testamento non si trova mai scritto un comando di Gesù che vieti di usare le sue immagini o dei santi, questo perché Dio con la sua infinita misericordia ha scelto di manifestarsi in forma umana. Il Dio invisibile si è reso visibile, personificando il suo infinito amore per l’uomo e, dato che si è reso visibile, permette anche di essere raffigurato nel Figlio, quindi Gesù può essere raffigurato giacché si è reso visibile come perfetto uomo. Tutto ciò che è reso visibile, si può raffigurare. Tuttavia anche gli angeli si possono raffigurare, Dio stesso come abbiamo visto ne ordinò la loro raffigurazione dentro il tempio. Il saltare avanti e indietro tra i due Testamenti biblici, indiscriminatamente, nell’ostinato tentativo di dimostrare le proprie tesi, dovrebbe far riflettere i più avveduti. Nel Vecchio Testamento troviamo ad esempio i sacerdoti che servivano nel Tempio, nel Nuovo troviamo gli apostoli e loro successori, che non vengono considerati “sacerdoti” dai protestanti, o almeno dalle frange più moderne come i pentecostali. Nel V.T. troviamo i dieci comandamenti, con la famosa proibizione di tutte le immagini, che stranamente viene interpretata, e non presa alla lettera come è usuale ai protestanti, consentendo di tenere in casa quadri o sculture raffiguranti animali, e figure varie, apparentemente proibite dal comandamento. Troviamo Gesù stesso rassicurarci che Lui non è venuto a cambiare neppure uno iota alla Legge di Dio, ma a completarla.
Dopo una simile affermazione verrebbe da pensare a tutte le proibizioni, del Deuteronomio, e se esse ancor oggi, in realtà, non siano ancora in vigore, visto che nel N.T. non ci sono esplicite indicazioni riguardanti tutti i divieti deuteronomici. Se infatti nel N.T. troviamo la visione di Pietro che doveva uccidere a mangiare gli animali impuri, perché Dio stesso glielo ordinava, per altre norme deuteronomiche non troviamo precise indicazioni, ma ci arriviamo per deduzioni teologiche. Il problema dell’interpretazione sta proprio nelle deduzioni, noi cattolici romani veniamo guidati verso le risapute deduzioni cattoliche, i protestanti verso tante e molteplici altre.
Considerato però che il cristianesimo oltre che su Cristo, fa leva anche su elementi storici, che ne provano l’esistenza attraverso i secoli, è giusto che il buon cristiano indaghi gli scritti dei padri, per meglio capire la correttezza delle odierne deduzioni teologiche, e quindi della corretta interpretazione.
Se io raffiguro un’aquila che vola nel cielo, lo posso fare, Dio nel suo comandamento in realtà intendeva vietare l’idolatria che era diffusa in quei tempi, gli uomini erano abituati ad adorare animali, oppure gli astri del cielo, o figure frutto della fantasia umana, ma li consideravano dèi e questi dèi non erano certo santi che conducono a Dio, diventavano nemici di Dio, non erano suoi
servi. Bisogna essere sinceri con noi stessi, se si dovesse prendere alla lettera il comandamento di Dio, non si dovrebbero tenere quadri appesi in casa, perché in essi vi sono rappresentate figure di cose che esistono nel cielo, nella terra e alcune volte sotto terra o nel mare.
Un quadro che raffigura un cavallo, sicuramente descrive con l’immagine ciò che esiste quaggiù in terra, perché indubbiamente il cavallo fa parte delle cose che esistono sulla terra, quindi dovrebbe essere vietato raffigurarlo.
Come mai anche i fratelli separati hanno quadri raffiguranti paesaggi ed elementi vari della natura, appesi nelle pareti delle loro case?
Farebbero bene a studiare e riflettere sulla Parola di Dio, più di quanto gli fanno realizzare i propri pastori, lasciando stare i dettami di questi ultimi e ragionando con la propria testa. Ogni volta che uso una frase simile con un fratello protestante, questi si sente punto nell’orgoglio, “io non sono guidato dal pastore, so ragionare con la mia testa, e capisco da solo quello che leggo.”
Appunto, il problema è, dove lo legge, come lo legge. Se lo legge, come accade, con gli occhi del pastore, capisce quello che vuole quest’ultimo. Un chiaro esempio di condizionamento mentale è che se prendiamo un pentecostale modalista, un mormone, e un cattolico, ciascuno attribuirà ad alcuni versetti chiave, significati diversi. Per cui prima di offendersi ognuno di noi dovrebbe avere la serenità di capire che se non si studia e ci si confronta in maniera seria, ognuno rimane sulle proprie posizioni, a motivo dei pregiudizi contro l’altro, e in definitiva si diventa megafoni di ciò che gli altri ci suggeriscono. Molti si scoraggiano ad affrontare lunghi studi e ricerche, per cui ognuno si tiene la propria “verità”, peccando di palese arroganza, ogni qual volta si confronta con qualcuno che la pensa diversamente, accusandolo di eresia. Ne conosco parecchi di pentecostali fin troppo sicuri di essere nella verità, che si permettono di accusarmi di eresia, mi attribuirono problemi spirituali, solo perché tentai di dimostrargli la verità biblica. Ma, costoro non accettano spiegazioni da un cattolico, ecco dove sta il loro peccato di orgoglio. Peccano giudicandomi “perso” condannato all’inferno, essendo fedele alla dottrina della mia Chiesa e quindi a Cristo. Per loro le due cose non possono coesistere, o sono fedele a Cristo, o alla Chiesa cattolica romana. Se sono fedele a Cristo la dovrei pensare come loro, diversamente sono un “infedele”.
LE SCULTURE DEI SANTI
I santi sono servi di Dio, e Dio non vuole che si distruggano le loro immagini, perché non sono immagini di dèi stranieri, ma immagini dei santi di Dio.
Come ci dimostra Deuteronomio 12:2-4:
“Distruggerete completamente tutti i luoghi, dove le nazioni che state per scacciare servono i loro dèi: sugli alti monti, sui colli e sotto ogni albero verde. Demolirete i loro altari, spezzerete le loro stele, taglierete i loro pali sacri, brucerete nel fuoco le statue dei loro dèi e cancellerete il loro nome da quei luoghi.
Non così farete rispetto al Signore vostro Dio, ma lo cercherete nella sua dimora, nel luogo che il Signore vostro Dio avrà scelto fra tutte le vostre tribù, (il tempio con l’Arca i cherubini ecc.,ndr) per stabilirvi il suo nome: là andrete.”
Abbiamo visto, e ripetiamo che Dio parla di distruggere le statue degli dèi stranieri, e dice di conservare le immagini dei suoi servi, e i cherubini che si trovavano dentro il tempio erano immagini di servi di Dio, e gli animali raffigurati non venivano considerati dèi, proprio perché ordinati da Dio stesso.
Io posso testimoniare davanti a chiunque, tenendo presente che Dio mio giudice legge nel mio cuore, che la Chiesa cattolica non mi ha mai insegnato ad adorare i santi, mai nessun prete mi ha fatto un insegnamento simile, e quando facevo notare questo al pastore pentecostale che frequentai per circa un anno e mezzo, egli mi diceva che io ero un caso raro, e che la maggior parte dei
cattolici adora i santi, perché la dottrina cattolica insegna a fare questo. Ho verificato (e invito chiunque a fare altrettanto) che la dottrina cattolica in nessun capitolo insegna ad adorare i santi, quindi come devo considerare il pastore che mi diceva (o tentava di insegnarmi) tali calunnie?
CHI FA I SANTI?
Nella dottrina cattolica non c’è scritto di adorare i santi, il papa non fa i santi!
Quest’ultimo è un altro luogo comune molto usato per calunniare la Chiesa cattolica, dicono che il papa non può fare i santi, quindi è Satana che si serve del papa per ingannare gli uomini.
Ciechi, come potete dire che il papa fa i santi, e che noi cattolici crediamo che li fa il papa, quanto tutti (dico tutti) sappiamo che la santità proviene solo da Dio. Il papa si limita solo a riconoscere a nome della Chiesa la effettiva santità di quei servi di Cristo, ma costoro sono stati santi (e lo sono ancora) perché Dio li ha guidati con il suo Spirito, perché Dio è l’unica sorgente di santità.
I santi li fa e li plasma Dio, che con la sua infinita misericordia dona agli uomini la grazia di essere santi, di dimostrarlo nella vita terrena prendendosi cura dei fratelli bisognosi, e se questi campioni di fede vengono poi riconosciuti dal magistero della Chiesa e quindi dal papa, come persone sante da cui prendere esempio, è assolutamente giusto, è giusto far conoscere i meriti di tale persone affinché servano da incoraggiamento per noi bisognosi, per andare avanti per la via della salvezza.
Quando i santi vengono dichiarati beati dal papa, non significa che quest’ultimo da il via libera alla loro adorazione, i santi vanno rispettati (venerati) onorati, e siccome i santi non muoiono mai, ma vivono in eterno, si può chiedere la loro intercessione (le loro preghiere) alla stessa maniera di quando erano su questa terra, alla stessa maniera di quando i discepoli intercedevano per la liberazione di Pietro, alla stessa maniera di quando un pentecostale chiede al pastore, o alla comunità di pregare per lui, ecc..
PROSTRAZIONI
L’inginocchiarsi davanti alle statue dei santi, è considerato dai protestanti una prova dell’adorazione che i cattolici riservano ad essi. Ma vediamo se è veramente così:
esempio:
Gen 27,29 Ti servano i popoli
e si prostrino davanti a te le genti.
Sii il signore dei tuoi fratelli
e si prostrino davanti a te i figli di tua madre.
Anche qui non bisogna interpretare alla lettera ciò che sta dicendo Isacco a Giacobbe, altrimenti si potrebbe pensare che Isacco stia augurando a Giacobbe di essere adorato dagli uomini, infatti se colleghiamo questo episodio con Pietro che impedisce a Cornelio di prostrarsi in adorazione davanti a lui, oppure con Apocalisse l’angelo ferma Giovanni che si stava prostrando in adorazione davanti a lui ne dobbiamo dedurre che Isacco stava bestemmiando.
Riflettendo, si capisce che Isacco non bestemmiava, ma augurava che gli uomini si prostrassero davanti a Giacobbe in segno di rispetto, e non di adorazione. Lo stesso vale per i fedeli che si inginocchiano davanti al papa, non lo fanno per adorarlo, ma solo in segno di rispetto.
Chi invece si inginocchiava davanti a divinità straniere si rendeva schiavo di esse, ma l’adorare una divinità straniera non era strettamente connesso con l’uso delle immagini, ma piuttosto al tradire l’unico Dio, il Dio vivente, per adorare dèi non viventi frutto delle mani umane.
LA MEDIAZIONE
Nell’idolatria vi è una bipolarità di servitù… Quando l’uomo abbandona il servizio di Dio, si fa schiavo di degradanti realtà materiali, che sono, in definitiva, gli idoli. Quanti idoli esistono ancora?
Le immagini (sculture idolatriche) in Occidente sono del tutto scomparse, ma gli idoli no. Colui che si dice credente in un Dio unico e Sommo, oggi può essere schiavo di vari idoli, meno percettibili ma non per questo meno pericolosi. Ne faccio un piccolo elenco: denaro, sesso, benessere materiale, moda e convenzioni sociali sconvenienti, ossia poco cristiane, il lusso sfrenato, il culto esagerato per il proprio corpo e per se stessi, la tecnica e la scienza quando pretendono di sostituirsi a Dio, il seguire il capo di una setta che al posto dell’autorità di Cristo pone quella di un uomo, generalmente ribelle “alla Verità tutta intera”, alla quale, come sappiamo, lo Spirito Santo guida la Chiesa di Gesù. Nell’Antico Testamento si riscontra qualche cosa di fermamente costante: la trascendenza di Dio, infinitamente elevato sopra l’uomo e sopra tutte le realtà cosmiche, ma anche la Sua condiscendenza, per cui Dio non è lontano dall’uomo e dalla sua storia.
Anzi Dio è sempre vicino all’uomo. Dio e i patriarchi operano senza alcun intermediario. Tuttavia la figura misteriosa di Melchisedec che come sacerdote dell’Altissimo benedisse Abramo (cf Gen 14,18) la scala di Giacobbe popolata di Angeli che salivano e scendevano dal cielo alla terra (cf Gen 28,12…) preludevano ad un abbozzo del sistema di mediazione che vigerà nella economia della salvezza. Tali protagonisti (ossia Melchisedec, Angeli…) esercitano la mediazione di intercessori. Teniamo presente che la mediazione e l’intercessione si completano.
Così Abramo tenta di ottenere da Dio il perdono di Sodoma e intercede per la salute di Abimelek di Gerar (cf Gen 18,22-32; 20,17). Ugualmente Giuseppe è motivo di salvezza per i suoi fratelli e per la famiglia di Putifarre (Gen 39,3). Con l’elezione, il popolo di Israele ha bisogno di una maggiore quantità di mediatori che lo rappresentino davanti a Dio. Dopo che l’esilio babilonese aveva provocato la sgretolazione di tutte le istituzioni comunitarie, il giudice e sacerdote Eli poté dire angosciato: “Se l’uomo peccherà contro Jahvè, chi intercederà per lui? (1 Sam 2,25).
Il primo e più grande mediatore dell’A.T. è Mosè. Le diverse fonti e tradizioni ci hanno trasmesso la complessa e difficile missione mediatrice di Mosè: le mani alzate nella preghiera mentre Giosuè combatteva contro Amalek (cf Es 17,11…).
Dopo Mosè, i Giudici e i Re, i sacerdoti ed i profeti furono mediatori e intercessori a favore del popolo. La mediazione-intercessione sacerdotale fu soprattutto ascendente (dal popolo a Dio), mentre quella dei profeti (bocca di Dio) fu principalmente discendente, come apportatrice di rivelazione.
Fino ad un’epoca molto tardiva, non vi sono allusioni agli Angeli mediatori.
Il termine mediatore-mediazione nel N.T. neppure abbonda. Lo troviamo varie volte sia come mediazione sia come intercessione. Ecco alcuni esempi:
Il primo mediatore necessario, unico è Gesù, il quale dalla Croce prega il Padre per i suoi crocifissori (Lc 23,34), e rimette i peccati (Mc 2,5).
In Lc 7,2-10 viene raccontato l’episodio del centurione che manda a Gesù alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire a casa sua per salvare un suo servo ammalato. “Costoro giunti da Gesù lo pregavano con insistenza: “Egli merita che Tu gli faccia questa grazia, dicevano, perché ama il nostro popolo…” “Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande…” “ E gli
inviati quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito”. Qui vediamo l’intervento degli anziani presso Gesù. E’ facile comprendere che la mediazione unica, necessaria di Gesù, non esclude una mediazione secondaria, subordinata all’unica mediazione di Cristo dal quale e per il quale ci viene tutto.
Molti fratelli separati che negano fermamente l’intercessione dei santi, etichettando come idolatri coloro che si rivolgono ad essi e li pregano di intercedere, dovrebbero riflettere sui versetti di
Lc 7,2-10, se fosse come dicono, che bisogno c’era che gli anziani andassero a pregare Gesù per conto del centurione?
Ponendo questa domanda a qualche fratello pentecostale egli risponde subito che la mediazione tra “vivi” è ammessa ma quella tra vivi e “morti” è proibita.
Fratelli, ma noi cristiani crediamo o non crediamo nell’immortalità dell’anima?
E allora come si può parlare di intercessione tra vivi e morti?
I santi morti nella carne continuano a far parte della Chiesa di Cristo, quindi continuano a pregare per i fratelli bisognosi allo stesso modo di come facevano quando erano nella carne.
Questa verità molti fratelli separati si rifiutano di capirla! Molti di loro considerano la morte come uno stato di interdizione temporanea a tutte le attività cristiane; considerano i santi morti come in uno stato di sonnolenza, di inattività, di attesa. I santi morti nella carne non sono addormentati, (solo i loro corpi carnali lo sono) l’anima non si addormenta, gli spiriti dei santi continuano a pregare il Signore per i fratelli bisognosi. (“Io non sono il Dio dei morti, ma dei vivi”). Gesù quando disse al ladrone appeso in croce accento a lui, “Oggi sarai con me in paradiso”, non gli intese dire che in paradiso si dorme. Non gli disse “Oggi dormirai assieme a me in paradiso…”, oppure “Ti ho fatto costruire una dimora in paradiso dove potrai dormire tranquillo…” ma “Sarai con me in Paradiso” per godere a pieno della Gloria di Dio.
Il metodo di ragionamento di molti protestanti non è immediato, ma articolato e progressivo.
In un dialogo con un cattolico ad esempio loro non cominciano col dire che la mediazione tra santi (vivi) è possibile, ma partono subito dicendo che l’unico mediatore è Gesù, portando alcuni versetti biblici in cui viene detto questo. Se il loro interlocutore si convince allora si fermano qui, ma se per caso, il loro interlocutore porta a sua volta altri esempi con i quali dimostra che: vero è che, Gesù è l’unico mediatore, ma anche gli uomini possono assumere tale funzione non vanificando per niente la figura unica di Gesù, perché tutte le mediazioni umane sono a Lui subordinate, allora passano alla fase due cioè cercano di far capire all’interlocutore che le mediazioni sono ammesse solo tra cristiani vivi, portando i versetti del ricco e Lazzaro (Lc 16,18) e di Isaia 8,19 nonostante i versetti da loro indicati non si riferiscano assolutamente all’intercessione dei santi, ma di questo ne parlo nel capitolo dedicato all’intercessione dei santi, pertanto rimando il lettore a tale capitolo. Accenno soltanto che un’anima ormai dannata come quella del ricco, non può chiedere nessuna intercessione ai santi del Paradiso, perché tra il Paradiso e l’Inferno c’è un solco profondo e invalicabile, oltre a questo è inverosimile che un’anima chieda ed ottenga grazie in Paradiso. I versetti di Isaia si riferiscono invece alle sedute spiritiche, che sono cosa ben diversa dal chiedere l’aiuto dei santi in preghiera, e senza sortilegio alcuno. Qui, per ora, voglio soltanto evidenziare che molti fratelli separati invece di dire subito che loro (e non la Bibbia) non ammettono l’intercessione tra morti e vivi, prima aspettano di vedere come risponde il loro interlocutore, poi, e solo poi, dicono la loro versione completa.
Mi è capitato di dialogare via e-mail con qualche fratello protestante, in particolare mi hanno colpito le risposte (e le accuse) che mi lanciava Renato (protestante pentecostale), egli insisteva col dire che noi cattolici siamo idolatri (anche se non usava questa precisa parola) perché “adoriamo i santi”, a suo dire anche molti preti cattolici adorano i santi, dato che io gli avevo risposto chiaramente che non adoro nessun santo ma solo Gesù Cristo e la Santissima Trinità, mi ha escluso dalle sue accuse, ma la maggior parte degli altri cattolici (secondo lui) adorano i santi.
Mi è sembrato di risentire le risposte che mi dava il pastore pentecostale quando frequentavo la sua comunità (pur rimanendo cattolico, sia chiaro), anche lui, come ho già detto qualche pagina
addietro, mi diceva, che io ero un caso isolato e che la maggior parte degli altri cattolici sono idolatri, anche perché la dottrina cattolica (a suo dire) insegna l’idolatria.
Eppure ho chiesto a Renato di provare a fare un inchiesta porta a porta per vedere quanti cattolici gli rispondevano che “adorano” i santi, ma lui invece di rispondermi si svincolava ponendomi altre domande. In una sua lettera mi ha pure menzionato una epistola come segue testualmente: “Riguardo alle mie citazioni, quella riguardante Giulio III e il concilio di Tolosa proviene dal libro "Roma Papale", Luigi Desanctis, Firenze 1882, pag. 464-472 (il documento originale di cui si parla, in latino, è conservato nella biblioteca imperiale di Parigi, foglio B. N. 1088, vol. 2 pag. 641-650, intitolato "Avvisi sopra i mezzi più opportuni a sostenere la Chiesa romana").
Non è una contraffazione, quindi perché la ignori? E perché ignori i secoli di scandali, abominazioni e persecuzioni contro altri cristiani, ad opera di papi che, se fossero dottrinalmente infallibili, dovrebbero conoscere l'amore di Cristo e l'odio del Signore per chi si dà alle impurità ed è causa di bestemmia del Suo santo nome?”
In questa lettera si troverebbe scritto che era meglio per la Chiesa cattolica nascondere la Bibbia al popolo, così gli inganni cattolici potevano rimanere nascosti.
Io gli ho fatto notare che appena 50 anni addietro in Italia, nel dopoguerra, l’analfabetismo era molto diffuso, se andiamo indietro con il tempo ci accorgiamo che effettivamente le persone che sapevano leggere erano pochine, solo i ricchi e i nobili erano istruiti, se poi consideriamo il fatto che la Bibbia a quei tempi era scritta in latino e le persone che sapevano leggere il latino erano ancora meno ci accorgiamo che le calunnie che Renato (e molti altri protestanti) vorrebbe lanciare cadono da sole. Oltre a questo, quella lettera è un falso, scritto da un protestante (Pier Paolo Vergèrio il piccolo) amico di Lutero.
Naturalmente non sto qui ad elencarvi le tante altre accuse (contro la Chiesa cattolica) che mi ha scritto, ma dialogando con lui notavo che il suo modo di ragionare è simile a molti altri pentecostali. Essi amano accusare la Chiesa cattolica e i cattolici, ma appena qualcuno si permette di rispondergli allora lo etichettano di superficialità, perché magari (questo qualcuno) menziona certi errori che hanno commesso i protestanti in passato. Funziona così: loro menzionano anche i fatti storici ma appena gli si risponde con altrettanti fatti storici nei quali si evidenziano gli sbagli dei protestanti, si viene accusati di superficialità e di poca spiritualità, in quanto invece di attenerci alla sola Bibbia si vanno a menzionare anche gli storici errori umani. Ma come? Molti protestanti si riempiono la bocca menzionando papi indegni, stragi, inquisizioni, uccisioni ad opera della Chiesa cattolica e poi se gli si fa notare ad esempio che anche Lutero e i suoi amici commisero (o approvarono) uccisioni e sbagli vari si offendono? E il più grande, e il più dimenticato, olocausto che la storia umana ricordi, cioè quello degli indiani d’America, da chi fu commesso? Perché i protestanti inglesi, d’accordo con le più grandi logge massoniche americane e mondiali riescono a far dimenticare quell’olocausto? Perché ogni anno si ricorda, giustamente, l’olocausto degli ebrei ad opera dei nazisti, e nessuno ricorda quello degli indiani? Forse perché case editrici, e mass media di ogni tipo, sono per la maggior parte nella mani della massoneria, e anche dei protestanti americani? Ecco questo è un classico caso di come i mezzi di informazioni siano in grado di pilotare le azioni ed i sentimenti di grandi masse di popolo.
Per essere coerenti con quello che si afferma, è meglio non menzionare errori fatti da persone umane, perché è risaputo che gli uomini in quanto tali possono errare.
Anche gli apostoli sbagliarono!
Non è con gli elenchi di accuse reciproche che si arriva al dialogo chiarificatore mirato all’unione di tutti i cristiani.
L’ICONOCLASTIA
In passato (726-842 d.C.) l’iconoclastia (parola proveniente dal greco e che significa “distruzione delle immagini” fu un’eresia che afflisse la Chiesa per circa 116 anni). Fu uno degli episodi causati dalla intromissione del potere civile nelle questioni ecclesiastiche. In quell’epoca , in Occidente, nei luoghi più vicini e meglio controllati da Roma, non vi furono abusi; ma tra i fedeli d’Oriente vi furono degli eccessi e si giunse anche al fanatismo nella venerazione e nel culto delle immagini sacre. Per reprimere gli abusi, l’imperatore Leone III l’Isaurico, usurpando alla Chiesa il diritto di legiferare in merito, ordinò la distruzione di una immagine di Cristo, assai venerata.
Ciò costituì l’inizio di gravi lotte e discordie tra Papi e Imperatori. Finalmente, dopo oltre un secolo di avversioni e lotte, nell’842 l’imperatrice reggente Teodora ristabilì le immagini e permise la loro venerazione. Ci furono anche in Occidente, delle ripercussioni iconoclaste, che però finirono con i due Concili tenutisi a Costantinopoli, nell’859 e nell’870, che diedero l’ultimo colpo all’eresia. Questa rivisse dopo tra alcuni gruppi ereticali (Albigesi, Valdesi, Sussisti, ecc.), ma senza importanza ed in forma sporadica. Purtroppo, con l’avvento del Protestantesimo, nel sec. XVI l’eresia riprese vigore. Si sa che i movimenti non cattolici provengono, tutti, dalla rivoluzione luterana; essi rigettano il culto delle immagini credendo di essere coerenti con la Bibbia, mentre è solo vero che Questa non ha mai proibito le immagini in sé e per sé. E’ bene sapere che tutti i movimenti di matrice protestante, sono immersi nello studio della Bibbia per trovarvi tutto ciò che possa opporsi alla Chiesa cattolica. Questo spirito di avversione, preda del pregiudizio, è una delle ragioni principali che fa cadere tanti fratelli nell’errore.
Abbiamo visto che Dio non ha proibito le immagini in senso assoluto, altrimenti si potrebbe pensare che i quadri normalmente appesi sulle pareti degli appartamenti siano anch’essi vietati perché raffigurano uccelli, animali, pesci ecc., ma Dio proibisce l’idolatria non l’uso delle immagini, e idolatria significa “tradimento”, chi adora un scultura (o raffigurazione) frutto di fantasia umana al posto dell’unico Dio è idolatra. Se io nella mia stanza tengo una immagine del mio (e nostro) Gesù sto forse tradendo Dio?
Jahve, come abbiamo visto, ha ordinato lui stesso a Salomone di raffigurare dei cherubini nel tempio, oltre a buoi, e animali vari, tutti rigorosamente realizzati in oro puro. Nessun uomo ha mai visto i cherubini perché esseri celesti, ma Dio ha ordinato che venissero raffigurati. Dio con quell’ordine ha forse spinto il suo popolo a diventare idolatra?
L’idolatria nasce dall’uomo non da Dio, è l’uomo che travisa i comandamenti di Dio, credendolo bugiardo o ignorandolo, costruendosi idoli materiali che Lo offendono.
Praticamente il tempio di Dio era pieno di cherubini, buoi ecc., nelle stoffe, nei muri, nelle sculture d’oro e nessuno dei costruttori e degli artisti venne accusato di idolatria, e nemmeno chi frequentava il tempio veniva tacciato di idolatria.
I fratelli Evangelici saprebbero dirci come mai, mentre al capitolo 20 dell’Esodo Dio proibisce le immagini, al capitolo 25 comanda i cherubini per l’Arca santa? Come spiegare due ordini apparentemente contraddittori di Dio nello stesso libro, a soli 5 capitoli di distanza?
Il capitolo 20 è un testo molto antico, di fattura “eloista” e risalente a circa nove secoli prima di Cristo; vi era allora molto pericolo di politeismo e idolatria per gli Ebrei. Il capitolo 25, invece, fu redatto dopo il ritorno dall’esilio babilonese e quindi quattro secoli più tardi del capitolo 20. Allora la mentalità giudaica era assai purificata per l’opera dei profeti e le sofferenze subite; infatti dopo di allora si avrà il rigido giudaismo, fedele (almeno esteriormente) alla Legge del Dio Unico.
Per cui non era più troppo pericoloso l’uso delle immagini e si ricorse perfino ai cherubini, che erano tra le divinità secondarie dei popoli circonvicini, ma gli ebrei ormai avevano capito che c’era (e c’è) un unico Dio, e che i cherubini erano dei servi di Dio, non dèi. Anche nell’antichissima sinagoga di Dura-Europos si trovano immagini di cherubini nei resti archeologici.
Se dunque già nel quinto secolo avanti Cristo non vi era più pericolo che il popolo ebraico adorasse le statue e le immagini come divinità, vogliono i protestanti che si cada in questo grossolano errore nel nostro secolo ventunesimo? (cf, Cento Risposte).
Come anche è puerile addurre i versetti di Atti 10,25-26 e 14:18 perché è chiaro che i pagani consideravano gli apostoli come esseri sovraumani, anzi gli abitanti di Listra scambiano addirittura Barnaba per Giove, e Paolo per Mercurio!
Dicono pure che la Chiesa cattolica non dovrebbe ricoprire d’oro le sue Chiese ma devolvere ai poveri il ricavato di tali tesori. Precisando che nelle parrocchie del mio paese non vedo oro, ma semplici ornamenti e qualche statua, non nego tuttavia che in qualche Chiesa particolarmente artistica, l’oro c’è.
Allora, Dio, ha forse sbagliato ad ordinare che l’interno del tempio fosse rivestito d’oro?
L’oro simboleggia la ricchezza di Dio, la purezza di Dio, il Suo splendore, e faccio notare a molti fratelli separati che l’oro che riveste le pareti di alcune Chiese non se lo portano a casa i preti, ma rimane li, generazione dopo generazione, fino alla fine dei tempi.
Salomone che indubbiamente costruì il tempio, come mai rifece i cherubini d’oro?
Queste raffigurazioni ci aiutano a meglio ricordare, sono un ausilio per la nostra mente, anche gli stessi fratelli separati ricorrono all’ausilio delle immagini di santi senza rendersene conto.
Ad esempio quando guardano il film di S.Francesco d’Assisi, essi in realtà stanno vedendo immagini cinematografiche, cioè immagini in movimento, ma sempre immagini sono. Chi guarda la TV non sta leggendo un libro, sta vedendo immagini in movimento, e se quelle immagini stanno rappresentando santi o Gesù stesso, anche questa dovrebbe essere considerata idolatria.
Nell’Antico Testamento, a partire da Mosè, troviamo un’organizzazione rigorosa che ha per centro l’Arca dell’Alleanza e il tabernacolo e viene esercitato dal sacerdozio che Mosè istituì e riformò.
Le feste costituivano tempi sacri dedicati in modo speciale al culto. Fanno parte del culto anche i voti o promesse a Dio.
Nella storia del Culto in Israele, hanno notevole importanza i profeti. La ripresa del culto dopo l’esilio oltre alla lotta contro le raffigurazioni (idoli) di Jahwè (2 Crn 11,15-16) e alla introduzione di nuove feste e sacrifici (1 Macc 4,59; Nee 13,31) porta a dare maggiore importanza alla preghiera (Esdra 9,6-7; Sir 51,1-12) alla lettura e meditazione comunitaria della Legge e dei Profeti (Nee 8,3; 9,3). Nel N.T. Gesù segue fedelmente sia il culto della sinagoga che quello del tempio, ma allo stesso tempo ne dimostra l’incompletezza e la provvisorietà. L’incompletezza del culto giudaico è dimostrata da Gesù col permeare gli antichi riti di Israele con il suo spirito di preghiera filiale
(Mt 23,16-23), con la purezza interiore del cuore (Mt 23,25 ss.; 5,8-23). Da parecchi testi come
Gv 4,23-24, si desume che il nuovo culto è lo stesso Cristo. Egli è la nuova realtà che fa irruzione nel mondo e modifica profondamente tutta la gamma dei rapporti con Dio: il sabato, il tempio, la stessa celebrazione della Pasqua nella quale introduce elementi assolutamente nuovi: il suo sacrificio, la sua presenza. Cristo è il nuovo punto di convergenza di tutto il culto.
INTERPRETARE CORRETTAMENTE
LE SCRITTURE
Il vero problema dunque, come detto più volte, nasce dall’errata interpretazione che i protestanti danno a molti versetti.
Si credono ispirati e si credono i soli veri cristiani, soprattutto i fratelli pentecostali, nelle loro molteplici denominazioni e nelle loro molteplici diversità dottrinali. Alcuni di essi non sanno analizzare molti versetti nella loro profondità, non né sanno cogliere il significato più profondo, non conoscono i costumi ebraici, eppure si ergono a maestri biblici, in virtù della loro presunta ispirazione e guida divina.
Il problema dell’interpretazione della Bibbia non è un’invenzione moderna, come talvolta si vorrebbe far credere. La Bibbia stessa attesta che la sua interpretazione presenta varie difficoltà. Accanto a testi limpidi contiene passi oscuri. Leggendo certi passi di Geremia, Daniele
s’interrogava a lungo sul loro significato (Dn 9, 2). Secondo gli Atti degli Apostoli, un etiope del I secolo si trovava nella stessa situazione a proposito di un passo del libro di Isaia (Is 53 7-8), riconoscendo di aver bisogno di un interprete (At 8, 30-35). La seconda lettera di Pietro dichiara che «nessuna scrittura profetica va soggetta a privata spiegazione» (2Pt 1, 20) e osserva, d’altra parte, che le lettere dell’apostolo Paolo contengono «alcune cose difficili da comprendere e gli ignoranti e gli instabili le travisano al pari delle altre Scritture, per loro propria rovina» (2Pt 3, 16).
Il problema è perciò antico, ma col passar del tempo si è accentuato: venti o trenta secoli separano ormai il lettore dai fatti e detti riferiti nella Bibbia, e questo non manca di sollevare varie difficoltà. D’altra parte, a causa del progresso delle scienze umane, i problemi concernenti l’interpretazione sono divenuti nei tempi moderni più complessi. Sono stati messi a punto metodi scientifici per lo studio di testi dell’antichità. In che misura questi metodi si possono considerare appropriati all’interpretazione della Sacra Scrittura? A questo interrogativo, la prudenza pastorale della Chiesa ha per molto tempo risposto in modo molto reticente, perché spesso i metodi, nonostante i loro elementi positivi, si trovavano legati a opinioni opposte alla fede cristiana. Ma si è prodotta un’evoluzione positiva, segnata da tutta una serie di documenti pontifici, dall’enciclica Providentissimus di Leone XIII (18 novembre 1893) fino all’enciclica Divino afflante Spiritu di Pio XII (30 settembre 1943), ed è stata confermata dalla dichiarazione Sancta Mater Ecclesia (21 aprile 1964) della Pontificia Commissione Biblica e soprattutto dalla Costituzione dogmatica Dei Verbum del concilio Vaticano II (18 novembre 1965). La fecondità di questo atteggiamento costruttivo si è manifestata in una maniera innegabile. Gli studi biblici hanno preso uno slancio notevole nella Chiesa cattolica e il loro valore scientifico è stato sempre più riconosciuto tra gli studiosi e tra i fedeli. Il dialogo ecumenico ne è stato considerevolmente facilitato. L’influenza della Bibbia sulla teologia si è approfondita e ha contribuito al rinnovamento teologico. È aumentato l’interesse per la Bibbia tra i cattolici, favorendo il progresso della vita cristiana.
Ad esempio in Rm 9,13 Dio dice: “Ho amato Giacobbe e ho odiato Esaù.”,
Chiedo ai fratelli pentecostali, Dio può odiare?
Se Dio non può odiare allora cosa significa “…e ho odiato Esaù?”
Se non si conosce il linguaggio ebraico, e il loro modo di usare certi termini, non si capirà mai correttamente la Bibbia, gli ebrei quando dicevano di “odiare” i loro nemici intendevano solo amare meno, amavano meno, non odiavano come oggi noi intendiamo nel nostro linguaggio moderno.
Questo piccolo esempio, vuole ancora ribadire come bisogna intercalarsi nei linguaggi antichi, nei costumi e nel modo di vivere antico, per poter capire correttamente la Bibbia, questo purtroppo moltissimi fratelli separati non lo fanno, e spesso si trovano a non saper dare le precise spiegazioni a molti versetti di significato molto profondo.
Un altro esempio servirà a far meglio capire come in realtà moltissimi di loro non saprebbero spiegare i seguenti versetti, ma si limiterebbero solo a leggerli superficialmente, non cogliendo il significato più profondo. Non conoscono ma credono di conoscere meglio di altri, quindi vivono serenamente convinti di conoscere bene.
“A considerare pure gli atti di Giacobbe non si troveranno vani, ma pieni di mistero, cominciando dalla sua nascita, in cui teneva il calcagno del fratello e fu chiamato Giacobbe, ossia soppiantatore (Gen 25,25): teneva, e non era tenuto, stringeva il piede e non era stretto, lottava e vinceva, aveva in mano il tallone dell’avversario, cioè la vittoria.
A questo modo nasceva il Signore, la cui nascita (Giacobbe) prefigurava, di cui Giovanni nell’Apocalisse dice: “Uscì il vincitore per vincere” (Ap 6,2). Poi raccolse la primogenitura rifiutata dal fratello (Gen 25,32); così il popolo più giovane (= i pagani) accolse Cristo come primogenito, mentre il popolo più anziano (= gli ebrei) lo respinse dicendo: “Non abbiamo altro re all’infuori di Cesare” (Gv 19,15).
In Cristo è ogni benedizione; per questo il secondo acquistò in modo surrettizio la benedizione del primo dal Padre, come Giacobbe tolse la benedizione ad Esaù, per il qual motivo subiva insidie e persecuzioni dal fratello, come ora la Chiesa da parte dei Giudei.
In terra straniera nascevano le 12 tribù, i figli d’Israele, perché anche Cristo doveva cominciare la fermezza della Chiesa fondata sulle 12 colonne (= gli apostoli) fuori della sua patria.
Screziate erano le pecore che divenivano proprietà di Giacobbe e la mercede di Cristo sono gli uomini che da varie e differenti nazioni convengono in una sola armata di fede, come il Padre gli promise: “Chiedimi e ti darò in proprietà le nazioni e in tuo potere i confini della terra” (Sal 2,8).
E poiché Giacobbe era il profeta della moltitudine dei figli del Signore, era necessario che egli avesse figli da due sorelle, come Cristo li ebbe da due Leggi (antica e nuova) dello stesso e identico Padre; e altrettanto dalle schiave, significando che Cristo avrebbe fatto figli di Dio tanto i liberi che gli schiavi secondo la carne, dando a tutti lo stesso dono dello Spirito che vivifica. Giacobbe tutto faceva per la più giovane che aveva gli occhi belli, Rachele, figura della Chiesa per la quale Cristo soffrì. Allora egli, mediante i patriarchi e i profeti, prefigurava e preannunciava il futuro preparando la sua parte (= il popolo messianico) all’economia di Dio e assuefacendo la sua eredità ad obbedire a Dio e ad allontanarsi da questo secolo per seguire il suo Verbo e significare a loro volta le cose future. Poiché niente è vano o senza significato presso Dio.”
S. Ireneo ci ha spiegato questi versetti, Dio ci ha creati intelligenti, ci ha dotati di capacità intellettive per poter ricercare e trovare la verità, non lasciandoci incatenare dagli uomini, che ci tengono ignoranti per meglio manovrarci, la sete di verità dovrebbe accendersi in qualsiasi cristiano, mai paghi di quello che si conosce. La Parola di Dio è un pozzo infinito di sapienza, quindi non dobbiamo mai sentirci appagati nel conoscerla e nello studiarla, cercando piuttosto di scoprirne sempre di più i profondi insegnamenti che scaturiscono da tanti versetti apparentemente chiari e semplici, che pur celano significati che vanno nelle profondità dello spirito e della verità.
Purtroppo però oggi, esistono moltissime persone (sia cattoliche che protestanti) che si accontentano di stare nell’ignoranza, peccato che molti di loro non si sentano ignoranti, ma paghi di quello che conoscono. Vedo molti cattolici ignorare la Parola di Dio, sconoscerla, e vedo molti protestanti ergersi a maestri solo perché seguono studi biblici, ma appena si affonda il secchio nella profondità dei versetti, anche moltissimi fratelli separati non sanno più rispondere, e la loro maestria svanisce come neve al sole.
TESTIMONIANZE ARCHEOLOGICHE
Ad Ercolano sepolta intorno all’anno 70 d.C. nel 1939 scavando si è scoperta l’impronta chiarissima di una croce su un muro, nella parte riservata agli schiavi di una villa patrizia. Attorno alla croce, ancora i chiodi per sostenere lo sportello o la tenda che nascondevano il simbolo del culto cristiano, e ai piedi di questo crocifisso c’era un inginocchiatoio, questo è tutt’oggi visionabile presso gli scavi archeologici di tale città.
Nel 1968, a Cafarnao, città di Simon Pietro secondo i vangeli, sotto il pavimento di una chiesa dedicata all’apostolo sin dal V secolo (la più antica che si conoscesse in Palestina) si è trovata quella che gli archeologi hanno provato in modo indiscutibile essere appunto la casa di Pietro. Si tratta di una povera abitazione, simile in tutto alle altre che la circondano tranne che in un particolare: le mura sono coperte di affreschi e graffiti (in greco, in siriano, in aramaico, in latino) con una invocazione a Pietro per chiederne la protezione. E’ accertato che la casa fu trasformata in luogo sacro sin dal primo secolo: è quindi la più antica “chiesa” cristiana conosciuta. Testimonia che prima dell’anno 100 (prima ancora, cioè che la Tradizione si fissasse completamente in testi scritti definitivi) non solo già vigoreggiava il culto di Gesù ma giungeva a maturazione addirittura la “canonizzazione” dei suoi discepoli, già invocati come “santi” protettori”(cfr (Messori, Ipotesi su Gesù). La Tradizione e le scoperte archeologiche danno ragione alla Chiesa cattolica.
Sempre a proposito di prove archeologiche mi chiedevo da dove spuntasse fuori “il pesce” simbolo dei cristiani evangelici pentecostali (e forse di quale altra confessione protestante); ebbene dopo
aver fatto alcune ricerche ho trovato che il simbolo del pesce veniva usato dai primi cristiani, ed è stato ritrovato raffigurato nelle mura delle catacombe dove i cristiani si rifugiavano per sfuggire alle persecuzioni, sono stati trovati diversi disegni raffiguranti il pesce (ma non solo quelli), e le lettere che formano la parola latina ICTUS = pesce - sono le iniziali delle parole: Iesus Cristu Teos Uio Soter che in lingua italiana significa: Gesù Cristo Dio Figlio Salvatore; di tutto questo nella Bibbia non vi è traccia, eppure i pentecostali usano il simbolo del pesce, perché?
Come mai il simbolo del pesce secondo loro si può usare e il simbolo della croce no?
Eppure anche diversi disegni della croce sono stati trovati nelle catacombe, come pure diverse raffigurazioni di Gesù, Maria e altri santi, come mai i primi cristiani usavano già dipingere sui muri le figure dei santi e di Gesù?
I protestanti dicono di non adorare il simbolo del pesce, lasciando capire che invece noi cattolici adoriamo la croce, no fratelli, noi cattolici non adoriamo la croce, ma la rispettiamo, la onoriamo come simbolo della nostra cristianità, come simbolo e strumento della nostra salvezza, perché su di lei Gesù ci lavò dal peccato. Il sangue di Gesù bagnò il legno della croce, purificandolo e rendendolo degno di venerazione, ma è Gesù Cristo che adoriamo, non il pezzo di legno. Tuttavia il sangue che macchiò il legno della croce dove fu appeso Gesù, quello va adorato perché prezioso e facente parte di Gesù stesso.
Con l’esempio del pesce, voglio soltanto dimostrare che anche loro attingono dalla Tradizione, ad esempio anche quando citano alcuni padri della Chiesa come Giustino, Policarpo, Clemente, Agostino, Girolamo ecc., prendono qualche stralcio dei loro scritti, lo sradicano dal contesto e lo strumentalizzano, tacendo però quando i Padri della Chiesa citano la Chiesa di Roma come la più autorevole, e soprattutto quanto ne attestano la bontà dottrinale.
In effetti sia il pesce che la croce sono simboli del cristianesimo, quindi chi li usa non può essere tacciato di idolatria. Resta il fatto che i fratelli che usano il simbolo del pesce, o citano i padri della Chiesa, hanno attinto dalla Tradizione cristiana, peccato che poi lo neghino. Per loro la parola Tradizione un tabù carico di significato negativo.
Si deve capire che il cattolico guarda e rispetta la croce perché è il simbolo della cristianità, sulla croce Gesù sconfisse la morte, e sulla croce portò i nostri peccati facendo di uno strumento di morte (come lo era stato fino ad allora) un simbolo e strumento di vita, di redenzione, di speranza per la resurrezione. Dove sta l’idolatria?
Nel Vecchio Testamento apprendiamo che nessuno aveva mai visto Dio, nemmeno Mosè, e nessuno degli ebrei osava pronunciare il nome di Dio. Quando dovevano farlo usavano termini come l’Altissimo, l’Eterno, il Signore degli eserciti, il Signore dei cieli, il regno dei cieli, ecc., essi non pronunciavano mai il nome “Jahvèh”, addirittura essendo che il numero undici, in ebraico comincia con le lettere JA, quando dovevano pronunciare il numero 11 dicevano semplicemente 10+1.
Quindi se gli ebrei non osavano pronunciare il Nome di Dio come potevano costruirsi delle sculture raffiguranti Lui?
Ma quando il Verbo si fece carne tutti lo poterono vedere, Dio si è fatto vedere, si è manifestato agli uomini, è lecito quindi che l’uomo possa fare delle raffigurazioni in suo ricordo.
Signore, grande è la tua misericordia, infinito è il tuo amore, altrimenti avresti disintegrato il mondo con tutte le sue cattiverie.
Guidaci Signore, illuminaci con il bagliore della tua luce!
Sperando di essere stato chiaro e di qualche utilità, vi ricordo di leggere pure il capitolo dedicato alla comunione dei santi che è complementare a questo.
PRESUNTE MANIPOLAZIONI
BIBLICHE IL PRESUNTO
COMANDAMENTO TOLTO
Gli evangelici accusano la Chiesa cattolica di aver tolto dai Dieci Comandamenti quello che
proibisce l' uso delle immagini. Anzi, ad essere più precisi, dicono che è stata la Chiesa
Cattolica a togliere questo comandamento.
Allora diventa spontaneo chiedere: da dove è stato tolto? Eh sì, perché nella Bibbia è rimasto,
nel CCC è rimasto e viene spiegato, nelle letture domenicali viene citato. Allora, in definitiva,
come si fa a dire che è stato tolto?
Le risposte sono due:
1) La Chiesa Cattolica lo ha cancellato dai suoi insegnamenti perché non è citato in un libretto
che usano i catechisti per fare lezione ai bimbi di seconda o terza elementare
2) La Chiesa Cattolica lo ha cancellato dai suoi insegnamenti perché non è citato in un libro
di religione adottato da alcune scuole medie.
Vi sembrano motivazioni valide? Eppure continuano ad accusare la Chiesa Cattolica di aver tolto
n comandamento. Il problema è che invece, a forza di sentirne parlare, molti evangelici sono
veramente convinti che la Chiesa Cattolica abbia manipolato la Bibbia cancellando quei versetti
che parlano degli idoli e restano stupiti quando gli fai notare che, invece, non è vero.
Dimostreremo qui di seguito come in realtà non è stato tolto nessun comandamento, ma sia
stata presa la versione deuteronomica del decalogo e sia stata usata la divisione e distinzione
fatta da
S. Agostino e da altri padri.
La parola decalogo fu usata per la prima volta da S. Ireneo e corrisponde all’espressione biblica
le dieci parole (Es 34,28; Deut 4,10; 10,4), che indica il testo dell’alleanza promulgato al Sinai
e scritto su due tavole di pietra. Il decalogo è conservato in due redazioni: Es 20,2-17 e Deut
5,6-21. Le differenze principali tra le due redazioni riguardano la motivazione del
comandamento sul sabato (Es 20,8-11; Deut 5,12-15) e il modo di dividere i comandamenti che
proibiscono i desideri illeciti (Es 20,17; Dt 5,21).
Quest’ultima differenza causò una famosa polemica tra cattolici e i riformati.
Seguendo infatti la redazione del Deuteronomio, che distingue il desiderio della donna altrui da
quello della casa e delle proprietà, e seguendo la logica interna, che fa corrispondere alle due
proibizioni dell’adulterio e del furto la proibizione dei due desideri relativi, di natura ben
diversa, i cattolici latini e i luterani, al seguito di S. Agostino, riuniscono in un solo primo
comandamento la proibizione di avere altri dèi e la proibizione di fare delle immagini (Es 20,3;
Dt 5,7 s.).
Invece i riformati, riprendendo la numerazione dei Padri greci e della Chiesa orientale,
distinguono le prime due proibizioni in due comandamenti (di qui l’accusa mossa dai
controversisti alla Chiesa cattolica, quasi avesse abolito un comandamento di Dio per favorire il
culto delle immagini!)
e uniscono in una sola le proibizioni dei desideri illeciti. Questa numerazione è seguita anche
da qualche recente esegeta cattolico, come conforme ad una concezione più antica e tale da
dividere i comandamenti in due gruppi di cinque, i primi riguardanti i doveri verso Dio e i
genitori, gli altri riguardanti i doveri verso il prossimo.
I due gruppi di cinque comandamenti si distribuivano in modo analogo sulle due tavole, se si
suppone che in origine vi fosse solo l’essenziale delle formule imperative o negative, senza le
motivazioni.
Il testo biblico che parla dei comandamenti in ambedue le redazioni si mostra nettamente distinto in
due parti, a causa delle sanzioni, espresse in Es 20,5b-6; Dt 5,9b-10, e a causa del fatto che solo in
questa prima parte Dio si esprime in prima persona. Questa divisione fa sì che la parte antecedente
le sanzioni sia un solo e medesimo comandamento, il primo comandamento, che, nel confronto
con la formula dei trattati di alleanza, corrisponde all’obbligo fondamentale di fedeltà che il
vassallo giura al suo sovrano.
Es 20,1-17: Dio allora pronunciò tutte queste parole dicendo: “Io sono Jahve, tuo Dio, che ti ho
fatto uscire dal paese di Egitto, da una casa di schiavitù: non avrai altri dèi di fronte a me.
Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che vi è nel cielo né di ciò che è quaggiù sulla terra,
né di ciò che è nelle acque sotto la terra. 5
Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. (ecco la punizione, ndr) Perché io, il Signore,
sono il tuo Dio, un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta
generazione, per coloro che mi odiano,
6 (ecco i favori, ndr) ma che dimostra il suo favore fino a mille generazioni, per quelli che mi
amano e osservano i miei comandi.
7Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascerà
impunito chi pronuncia il suo nome invano.
8Ricordati del giorno di sabato per santificarlo: 9sei giorni faticherai e farai ogni tuo
lavoro; 10ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: tu non farai alcun
lavoro, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bestiame, né
il forestiero che dimora presso di te. 11Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e
il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il giorno settimo. Perciò il Signore ha benedetto il
giorno di sabato e lo ha dichiarato sacro.
12Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che ti dá
il Signore, tuo Dio.
13Non uccidere.
14Non commettere adulterio.
15Non rubare.”
16Non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo.
17Non desiderare la casa del tuo prossimo.
Non desiderare la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo
bue, né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo»
La prima parte del decalogo è composta di tre elementi: comincia con la presentazione del sovrano,
ossia di Dio, e con un abbozzo di prologo storico (v.2); segue il comandamento fondamentale
sviluppato in tre membri (vv.3 s. 5a); quindi la sanzione: punizione per i trasgressori e favori per chi
osserva i comandamenti (vv.5b 6).
Il prologo storico. Come in Es 19,4, c’è connessione tra la grazia dell’esodo, la liberazione
dall’Egitto e la proposta dell’alleanza. In più vi è la presentazione: Io sono Jahve, che esprime la
personalità di colui che propone l’alleanza. Anche nel formulario dei trattati di alleanza di carattere
politico vengono in primo luogo il nome e i titoli del sovrano quale espressione della sua autorità. In
questo i formulari di alleanza coincidono con le antiche raccolte legislative, come i codici di Lipit-
Istar e di Hammurabi. Ma qui il contesto di alleanza, più che di sola imposizione di una legge è
messo in evidenza dall’espressione Dio tuo, che puntualizza già il rapporto particolare stabilito tra
Dio e il popolo, come in Dt 29,9-12: Oggi voi state tutti quanti al cospetto di Jahve… per entrare
nell’Alleanza di Jahve, tuo Dio, e nel giuramento imprecatorio, che Jahve, tuo Dio, sancisce oggi
con te, al fine di costituirsi oggi come suo popolo, e per essere lui il tuo Dio, come ti disse e come
giurò ai tuoi padri, ad Abramo, ad Isacco e a Giacobbe. Questo Dio ha delle benemerenze verso il
popolo diventato suo, che si compendiano nei fatti meravigliosi dell’esodo, per i quali Israele è
diventato un popolo libero.
Appunto tutti questi benefici richiama in modo brevissimo il prologo del decalogo con le parole:
Che ti ho fatto uscire dal paese di Egitto, da una casa di schiavitù (v.2).
La prima espressione ricorrerà poi tante volte, come la ripetizione di un articolo del “credo”
israelitico. Ma qui è il suo contesto storico immediato.
Il comandamento primo. La formulazione del comandamento primo si traduce letteralmente:
Non esisteranno per te altri dèi di fronte a me. L’espressione qui tradotta di fronte a me (‘al pànay)
può avere diverse sfumature di senso. Il senso dato dal catechismo all’infuori di me è certo
possibile.
In una frase negativa la proposizione presso, che pure può essere indicata da ‘al pànay, diventa
sinonimo di all’infuori: se nessuno deve essere presso di me, vuol dire che in quel luogo io sono
solo e che nessuno vi si trova all’infuori di me.
Una seconda formulazione del comandamento primo (v.4) riguarda la proibizione degli idoli
(pèsel:scultura) e di ogni rappresentazione (temùnà) che potesse significare un essere nel quale la
divinità si pensava abitare o incorporasi. Così restano esclusi non solo gli idoli delle divinità
dell’Egitto o del Canaan e i loro simboli sacri, ma anche le immagini che pretendessero di
rappresentare o di incorporare Jahve. L’enumerazione delle immagini di ciò che vi è nel cielo in
alto,…di ciò che vi sulla terra in basso,…di ciò che vi è nelle acque al di sotto della terra allude al
fatto che spesso gli idoli o i simboli in cui si pensava risiedesse un forza divina non erano solo
figure umane.
Il commento a questa formulazione di trova in Dt 4,15-19. “…Poiché dunque non vedeste
alcuna figura, quando il Signore vi parlò sull’Oreb dal fuoco, state bene in guardia per la
vostra vita,
16
perché non vi corrompiate e non vi facciate l’immagine scolpita di qualche idolo,
la figura di maschio o femmina,
17
la figura di qualunque animale, la figura di un uccello che
vola nei cieli,
18
la figura di una bestia che striscia sul suolo, la figura di un pesce che vive nelle
acque sotto la terra;
19
perché, alzando gli occhi al cielo e vedendo il sole, la luna, le stelle,
tutto l’esercito del cielo, tu non sia trascinato a prostrarti davanti a quelle cose e a servirle;
cose che il Signore tuo Dio ha abbandonato in sorte a tutti i popoli che sono sotto tutti i cieli.”
Una terza formulazione (v.5) riguarda gli atti di culto agli dèi stranieri. E’ stato notato che il
binomio prostrarsi davanti e servire (cioè farsi schiavo, prendere l’atteggiamento di schiavo)
appare sempre in connessione con divinità straniere e con culti proibiti, ma non con la menzione di
immagini. Da ciò di deduce che il v.4, contrariamente alle apparenze, si riferisce agli altri dèi del
v.3 più che agli idoli del v.4, e ciò conferma che siamo sempre nell’argomento di un unico
comandamento, variamente specificato.
Specialmente il comandamento primo è commentato in Dt 5,6-10 e arricchito di nuove
formulazioni, che rispondono a situazioni speciali e si contrappongono a pericoli diversi di peccare
contro il dovere fondamentale dell’alleanza.
Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese di Egitto, dalla condizione servile. 7Non avere
altri dei di fronte a me. 8Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù in cielo, né di ciò che è
quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra. 9Non ti prostrerai davanti a quelle cose e non
le servirai. Perché io il Signore tuo Dio sono un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino
alla terza e alla quarta generazione per quanti mi odiano, 10ma usa misericordia fino a mille generazioni
verso coloro che mi amano e osservano i miei comandamenti.
Un’altra formulazione è quella che si esprime nella parole : Temi Jahve tuo Dio, che è il tema
dominante di tutta l’esposizione di Dt 5 s.: al tema del timore è legata l’osservanza degli altri
comandamenti (dt 6,2,24).
Contro la tentazione del benessere, in seguito alla conquista della terra promessa, e alla tentazione
di attribuire questa prosperità alla propria forza, appare la formulazione: Non dimenticare Jahve,
tuo Dio, che viene sviluppata in Dt 8 (spec. vv.11. 14.19)
Vi è poi una tentazione più sottile: l’osservanza dei comandamenti unita alla persuasione della
propria giustizia di fronte a Dio. E’ la giustizia dei farisei contro cui mette in guardia il Vangelo. E’
l’impossibile giustificazione per le opere delle legge contro cui polemizza S. Paolo in Galati e in
Romani. Contro questa tentazione il Deut. 9 sviluppa il concetto della gratuità del dono divino
dell’alleanza e della patria promessa.
Non c’è una formula netta, ma è ancora il comandamento primo che è oggetto dell’argomentazione del Deut. 9: Non dire in cuor tuo: Jahve mi ha condotto al possesso di questo paese per la mia
giustizia…Tu non entri in possesso del loro paese per la tua giustizia né per la rettitudine del tuo
cuore; ma Jahve, Dio tuo, scaccia quelle genti davanti a te per la loro malvagità e per mantenere
la parola giurata ai tuoi padri. (Dt 9,4 s.)
Il grande peccato d’Israele, secondo la storiografia del deuteronomista e la predicazione dei grandi
profeti, sarà appunto la rottura di questo rapporto con Jahve.
La presunta superiore cultura biblica di molti protestanti che amano interpretare alla lettera molti
passi della Bibbia ci fa chiedere come mai alcuni passi invece li interpretano in modo simile o
uguale alla Chiesa cattolica romana, ma senza spiegarne il perché. Il protestante medio non sa
spiegare il perché, e sono convinto che rimanga protestante solo per una sorta di pregiudizio
anticattolico che permea tutta la sua persona.
Ad esempio saprebbero spiegare i molti fedeli protestanti il significato di ogni animale menzionato
nei precetti per le carni proibite?
Ne dubito, l’ho chiesto a diversi fratelli pentecostali e non mi hanno dato molte spiegazioni, alcuni
hanno dato qualche spiegazione superficiale, ma nessuno di loro è sceso nel dettaglio. Se insisto nel
voler una spiegazione mi sento rispondere con la classica frase “a me basta conoscere quel che so
fino ad oggi…”, molto comodo, sembra una frase studiata per mantenere intatta la corteccia di
ignoranza biblica, pastore dipendente. Come dire, “io apprendo solo dalla bocca del mio pastore,
ogni altra tesi, anche se potenzialmente veritiera non mi interessa.” Ecco perché molti
rimangono protestanti, più per testardaggine che perché conoscano bene la verità.
Visto che il protestante medio non sa dare spiegazioni circa il significato delle carni proibite la
diamo noi.
Nella antica lettera di Barnaba troviamo ad esempio una spiegazione sui versetti che parlano delle
carni proibite di Lv 11,1-29:
Le carni proibite
“Mosè nel dire: «Non mangiate né maiale, né aquila, né sparviero, né corvo, né pesci che non
abbiano squame» aveva in mente tre precetti. Infine dice loro nel Deuteronomio: «Comunicherò al
mio popolo le mie decisioni». Dunque, non è precetto divino il non mangiare, e Mosè parlava nello
spirito. Quanto alla carne di maiale è da intendere: non unirti agli uomini che sono tali da
rassomigliare ai porci. Quando gozzovigliano si dimenticano del Signore, quando, invece, hanno
bisogno si ricordano di lui. Proprio come il maiale che quando mangia non conosce il padrone,
quando poi ha fame grugnisce, e smette se riceve <il mangiare>. «Non mangerai l'aquila, né lo
sparviero, né il nibbio, né il corvo» significa: non unirti, né essere simile a uomini tali che non
sanno procurarsi il cibo con la fatica e il sudore, ma rubano iniquamente la roba d'altri e stanno
spiando mentre sembrano camminare con aria innocente e osservano chi spogliare per cupidigia.
Sono come questi uccelli, i soli che non si procurano il nutrimento, ma oziosi, appollaiati, cercano
di divorare la carne altrui, pestiferi per la loro malvagità. Inoltre: «Non mangerai né murena, né
polipo, né seppia».
Significa: non sarai simile, né ti unirai agli uomini che sino alla fine sono empi e vengono giudicati
per la morte, come questi pesci, i soli che nuotano nelle profondità e non emergono come gli altri,
ma vivono nei fondali giù nell’abisso. Ma anche: «Non mangerai la lepre». Come mai? Vuol dire di
non farti corruttore, né simile ad essi, perché la lepre ogni anno cambia sesso. Quanti anni vive,
tanti fori ha. «Non mangiare la iena»: significa non diventare adultero né seduttore né simile ad essi.
Perché? Questo animale cambia natura e diventa ora maschio ora femmina. Ha detestato a ragione
anche la faina. E significa che non devi essere di quelli che sappiamo commettere impurità con la
bocca, né unirti alle donne perverse che commettono tali impurità. Questo animale, invero,
concepisce con la bocca. Mosè, avendo ricevuto tre precetti sui cibi, parlò in senso spirituale.
Quelli, invece, li ricevettero secondo la passione della carne, nel senso materiale di alimento.
David comprese il senso dei tre comandamenti e dice similmente: «Beato l'uomo che non ha
camminato nel consiglio degli empi», come i pesci che camminano nell'oscurità degli abissi, e non
si ferma nella via dei peccatori, come coloro che mostrano di temere il Signore e poi peccano come
il maiale, e non si è seduto sulla cattedra delle pestilenze, come i volatili appollaiati per la rapina.
Avete il significato pieno sul nutrimento. Mosè dice pure: «Nutritevi di ogni animale che ha il piede
diviso e che rumina».
Perché lo dice?: (è l'animale) che quando prende il cibo conosce chi lo nutre e quando riposa
sembra che gioisca in lui. Disse bene guardando al precetto. Che cosa dice dunque? Siate uniti a
quelli che temono il Signore, a quelli che meditano nel cuore il senso esatto della parola che hanno
appreso, che parlano dei comandamenti del Signore e li osservano, che sanno che la meditazione è
di letizia e che ruminano la parola del Signore. Quale il senso del piede diviso? Che il giusto
cammina in questo mondo e aspetta la beata eternità. Considerate come ebbe a legiferare
saggiamente Mosè. Ma come è possibile per loro cogliere e penetrare tutto ciò? Noi, avendo capito
esattamente i precetti, li esprimiamo come ha inteso il Signore. Per questo “Ha circonciso i nostri
orecchi e i nostri cuori, perché comprendessimo queste cose.”
Da quanto mi risulta molti fratelli separati mangiano la carne di maiale, come anche pesci che non
hanno squame, come polipi, seppie e frutti di mare vari, come mai visto che la Bibbia
apparentemente proibisce tali cibi? Gli Avventisti del Settimo Giorno, non mangiano questo tipo di
cibi, attenendosi semplicemente ad una interpretazione letteralistica.
I fratelli separati sanno spiegare perché molti di loro non seguono alla lettera tali prescrizioni?
Perché nel comandamento che proibisce le immagini e le sculture, non ammettono alcuna
interpretazione, mentre nella prescrizione dei cibi immondi e in altri passi biblici interpretano e
spiegano? Ma, se non sbaglio, vanno ripetendo che la Bibbia non si interpreta.
La lettera di Barnaba fa parte della Tradizione ecclesiastica, essa spiega molto bene il significato
simbolico degli animali proibiti.
I fratelli separati (quando gli torna comodo) non attingono forse anche loro dalla Tradizione, per
spiegare molti versetti difficili da capire a primo approccio?
Come mai allora denigrano continuamente la Tradizione cattolica, quando anche loro vi attingono
in molti casi? Mangiando la carne degli animali “proibiti” attingono alla Tradizione, non sapendo
di farlo, perché molti pastori non glielo spiegheranno mai. Solo gli Avventisti rifiutando la
Tradizione, e preferendo interpretare alla lettera, non mangiano tali carni. Peccato però che anche
questi ultimi mancano di coerenza, quando si avventurano in interpretazioni fantasiose circa la fine
del mondo, attribuendo agli scritti di Daniele significati arbitrari ed eretici.
Come mai per rispondere a queste domande molti fratelli separati vanno a citare la frase che disse
Gesù: “Non quello che entra nella bocca rende impuro l’uomo, ma quello che esce dalla bocca
rende impuro l’uomo!” e invece non danno il giusto peso alla frase di Gesù che circa il più grande
comandamento?
Gesù disse: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua
mente.
38
Questo è il più grande e il primo dei comandamenti.
39
E il secondo è simile al primo:
Amerai il prossimo tuo come te stesso.
40
Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge
e i Profeti”.
Se un cristiano ama il nostro Dio con tutto il suo cuore, con tutta la sua anima e con tutta la sua
mente, è normale che non ama altri dèi, e anche se usa sculture o immagini raffiguranti Cristo o
alcuni santi della Chiesa la sua mente è sempre rivolta a Dio. Il cristiano sa che i santi portano a
Dio, se andiamo a leggere gli insegnamenti dei molti santi cristiani, ci accorgiamo che insegnano ad
amare Dio, non sono paragonabili agli insegnamenti buddisti, induisti, newage ecc., che portano
all’idolatria e all’esaltazione delle capacità umane. I fratelli separati sono proprio sicuri che i
cattolici amano i santi più di Dio? Gli atteggiamenti devozionali verso i santi sono idolatria?
Dato che Gesù disse “i veri adoratori adoreranno Dio in spirito e verità” come mai S. Paolo non
cacciava i discepoli che gli si avvicinavano per essere guariti? Perché quando Pietro passava e
guariva con la sua ombra, non esortava i discepoli ad adorare Dio in spirito e verità, piuttosto che
cercare lui (Pietro), per essere guariti? Rimandiamo il lettore al capitolo relativo “all’intercessione
dei santi” che spiega in maniera più ampia il significato della frase “adorare in spirito e verità”.
Gli uomini hanno sempre avuto un linguaggio e un modo di ragionare diverso da quello di Dio, agli
uomini servono segni per credere meglio. Ecco perché la Bibbia è ricca di segni rivolti all’uomo, a
cominciare dalla sua creazione dal fango (o polvere), proprio perché il fango o la polvere
rappresentano il più inutile elemento della materia. Certamente Dio non aveva bisogno della materia
per creare l’uomo, eppure nella Bibbia leggiamo che si servì della polvere per plasmare l’uomo. Sta
a significare che anche il più inutile degli elementi nelle mani di Dio prende vita e assume un suo
significato. Agli uomini serve sapere che chiunque crede nella potenza di Dio e segue i suoi
insegnamenti può operare miracoli nel suo nome, i santi operano miracoli nel nome di Dio, questo
insegnano nei loro scritti, come questo insegna la Chiesa cattolica.
Lo Spirito guida chi con cuore puro cerca la verità, cercare la verità però non significa avere dettate
tutte le spiegazioni utili, dallo Spirito di Dio, ma adoperarsi a capire tramite lo studio e il confronto,
avere l’umiltà di confrontarsi, anche questo fa parte del disegno di Dio per l’uomo. Se la verità mi
venisse dettata in un sogno siamo sicuri che l’indomani mattina ci crederei ciecamente o non
comincerei a pensare che ciò potrebbe essere frutto della mia fantasia?
Dio, ha dotato l’uomo di intelligenza, per poter discernere il bene dal male, il corretto dall’errato,
l’aiuto divino sta proprio nel rendere la mente acuta per meglio capire i suoi insegnamenti, ma
l’appagamento e la convinzione di essere nella verità ci viene dall’averla sperimentata, dallo studio,
dall’indagine e dal confronto. Ecco perché tutte le chiese cattoliche o protestanti organizzano dei
corsi biblici, nonostante molte confessioni protestanti amano far credere ai propri fedeli che in
realtà loro non hanno bisogno di studi biblici perché lo Spirito Santo li guida. Diverse volte ho fatto
notare questo strano modo di insegnare, dicono che chiunque può capire da se stesso la Bibbia, e poi si premurano di spiegare i vari versetti; non sarebbe il caso di dirla tutta la verità invece di una parte solamente? Chiunque può capire da se stesso la Bibbia, è vero, ma questo chiunque deve essere messo nelle condizioni di poterlo fare, non gli si deve sconsigliare di leggere i libri dei padri e fare confronti con la dottrina cattolica, portando come motivazione che l’unico libro importante e autorevole è la sola Bibbia, perché così si impedisce ai fedeli di verificare e trovare da se stessi la verità. Ma certi passi biblici hanno bisogno di spiegazioni perché non sono di facile comprensione eccone un esempio: Gb 1,6-12 "Un giorno, i figli di Dio andarono a presentarsi davanti al Signore e anche satana andò in mezzo a loro. 7Il Signore chiese a satana: «Da dove vieni?». Satana rispose al Signore: «Da un giro sulla terra, che ho percorsa». 8Il Signore disse a satana: «Hai posto attenzione al mio servo Giobbe? Nessuno è come lui sulla terra: uomo integro e retto, teme Dio ed è alieno dal male». 9Satana rispose al Signore e disse: «Forse che Giobbe teme Dio per nulla? 10Non hai forse messo una siepe intorno a lui e alla sua casa e a tutto quanto è suo? Tu hai benedetto il lavoro delle sue mani e il suo bestiame abbonda di terra. 11Ma stendi un poco la mano e tocca quanto ha e vedrai come ti benedirà in faccia!». 12Il Signore disse a satana: «Ecco, quanto possiede è in tuo potere, ma non stender la mano su di lui». Satana si allontanò dal Signore.”
S. Agostino risponde ai manichei che confondevano i fedeli dicendo che in questo passo di Giobbe leggiamo che satana ha visto Dio nonostante nella Bibbia vi è scritto che “solo i puri di cuore vedranno Dio”, i testimoni di Geova odierni asseriscono che da questi versetti si deduce che satana in quel tempo poteva accedere presso Dio e vederlo, deducendone altre eresie che mirano a dimostrare che Gesù è una creatura (un angelo) e non Dio come il Padre, ma Agostino dice: “Sta scritto che il diavolo si presentò al cospetto di Dio; non è scritto che abbia visto Dio” e ancora: “Se dunque non è scritto che il diavolo ha visto Dio, ma solo che è pervenuto insieme agli angeli alla presenza del Signore e che ha udito la sua voce , perché questi disgraziati si danno tanto da fare per attribuire alle Scritture che il diavolo ha visto Dio, adescando gli inesperti? Questa loro difficoltà si risolve con una brevissima risposta. Per quanta sia la prolissità con cui si sforzano di cercare in che modo il diavolo abbia potuto vedere Dio, noi risponderemo: "Il diavolo non ha visto Dio". Riprenderanno: "Come dunque ha parlato con lui?". Qui veramente non noi, ma i ciechi debbono confutare la cecità del loro cuore. Coloro infatti che sono ciechi negli occhi del corpo, sempre possono parlare con coloro che essi non possono vedere. "Come allora - soggiungono - il diavolo è giunto alla sua presenza?". Alla stessa maniera con cui il cieco è alla presenza di chi vede, anche se non lo può vedere. Questi esempi, fratelli carissimi, sono stati portati per smascherare la malizia degli uomini carnali affinché, se possibile, confutati in questo modo, pieghino i loro cuori, divenuti onesti, ad istruirsi con docilità. Che forse Dio è circoscritto da un luogo, lui al quale è presente ogni coscienza angelica e umana, non solo buona, ma anche cattiva? Veramente è importante questa distinzione: che mentre alle buone coscienze è presente come Padre, alle cattive è presente come giudice. Sta scritto infatti: Dio giudica il giusto e l'empio. Come anche sta scritto: Saranno esaminati i pensieri dell'empio. Il Signore non si fa sentire alle orecchie del corpo in maniera più forte che nel segreto del pensiero, dove lui solo ascolta, dove lui solo è udito. Non succede forse che anche gli empi, quando dicono il vero e non si crede loro, giurano dicendo (e lo dicono con perfetta verità): "Mi è testimone Dio"? Dove, per favore, è testimone? Nella lingua o nel cuore? Nel rumore della voce o nel silenzio della coscienza? Perché la maggior parte degli uomini si spazientisce se non gli si crede, mentre sa di aver detto il vero, se non perché non possono aprirci il loro cuore, dove Dio è testimone?.”
“Senza motivo pertanto [i manichei] cercano di indagare come il diavolo poté arrivare a Dio tramite Cristo. Il diavolo infatti non può arrivare alla beatitudine della contemplazione, alla quale la fede in Cristo conduce quanti sono puri di cuore. Non per questo però il diavolo non poté udire la voce di Dio che parlava, come molti uomini, anche coloro che non credettero in Cristo, poterono udire dal cielo la voce di Dio che diceva: L'ho glorificato e lo glorificherò ancora, quando il Signore pregò: Padre, glorifica il Figlio tuo.”
“La frase che troviamo scritta: che cioè il diavolo venne alla presenza di Dio, non è stata scritta nel senso che taluno possa qualche volta fuggire dalla presenza di Dio, al cui sguardo ogni cosa soggiace e al quale sono manifesti i reconditi di ogni cuore, ma nel senso che quanto la Scrittura ha narrato avvenne nell'ignoranza da parte della creatura; per questo è scritto: Un giorno gli angeli andarono a presentarsi davanti a Dio, benché mai si ritraggano dalla presenza di Dio. In qualunque parte vengano inviati, c'è sempre la presenza di Dio. Ma è chiamato propriamente presenza di Dio ciò che lo sguardo umano non può penetrare, come sono i segreti della coscienza. Pertanto, quando rimproveriamo un tale che ha mentito, diciamo che non ha parlato alla presenza di Dio, poiché non ha detto quanto nel suo animo vede solo Dio, in cui invece l'uomo non può penetrare con lo sguardo. Poiché quegli avvenimenti sono accaduti tanto occultamente che non potevano essere manifestati agli uomini se non per rivelazione dello Spirito Santo, attraverso le sacre Scritture viene narrato che si venne alla presenza di Dio e che lì accaddero.”
“Il fatto poi che il diavolo era in mezzo agli angeli, se intendi gli angeli buoni, intendi anche il diavolo in mezzo a loro come il reo sta in mezzo agli uscieri per essere ascoltato dal giudice. La Scrittura non specifica quali fossero quegli angeli. Se invece si trovava in mezzo agli angeli cattivi, che meraviglia fa che il principe e il comandante fosse contornato dalla turba dei suoi ministri? Se invece la frase "al cospetto di Dio" la prendi nel senso che gli angeli sono venuti alla presenza di Dio e che non solo sono da lui visti, ma che anch'essi vedono lui, l'affermazione che il diavolo era in mezzo ad essi devi intenderla nel senso che egli non vedeva Dio che invece gli stessi angeli vedevano e anche che Dio parlò al diavolo tramite qualcuno dei santi angeli. Nel libro sacro c'è scritto soltanto: Dio disse. Anche nei processi giudiziari, benché il giudice parli per lo più tramite il pubblico ufficiale, quando si scrivono gli atti viene riportato il nome del giudice, non anche quello del pubblico ufficiale. Come un uomo, indegno della visione profetica, può tuttavia stare in mezzo a profeti e udire soltanto quanto tramite essi rivela il Signore, senza vedere quanto essi vedono, così anche il diavolo poté stare in mezzo agli angeli santi che vedevano Dio, tramite i quali poteva udire la voce di Dio, mentre non poteva vederlo.”
“Vedete dunque che, per quanto riguarda questo argomento, le astuzie dei manichei sono state smascherate in molti modi. Non dovete pertanto credere, carissimi fratelli, che il diavolo abbia veramente parlato a Dio in maniera che abbia potuto anche vedere il volto della Verità, che solo i puri di cuore vedono; o che abbia potuto arrivare a quella visione della beatitudine, alla quale a nessuno è permesso di arrivare se non tramite il Signore Gesù Cristo. Ma tuttavia mi stupisco grandemente per la spudoratezza di questi uomini, i quali vogliono criticarci con malevolenza su quanto riguarda la visione della sostanza divina e attribuiscono falsamente alle nostre Scritture cose che non vi sono scritte, cioè che il diavolo abbia veduto Dio. Per questo fatto cercano di far nascere tanto sdegno che chi, inorridendo, giudica inammissibile che il diavolo abbia potuto vedere Dio, non comprendendo pienamente, nella sua diffidente ignoranza, il significato di quanto vi è scritto, non riconosce più l'autorità delle divine Scritture; mentre essi stessi non negano che il Signore nostro Gesù Cristo sia Dio, pur inventandosi che sia apparso in mezzo agli uomini senza aver assunto un corpo umano.”
Senza queste chiari spiegazioni che ci da S. Agostino avremmo facilmente capito il corretto significato di quei versetti?
I manichei erano degli eretici, i catari, gli albigesi, e alcuni altri ripresero la loro dottrina, ma il bello è che alcuni pentecostali quando gli si chiede dove erano nei primi secoli del cristianesimo, tendono ad identificarsi con catari, albigesi, ecc. la loro ignoranza li porta ad accostarsi agli eretici, pur di dimostrare la loro antichità!
Sperando di essere stato chiaro, e utile alla conoscenza della verità, nel mio piccolo, concludo questo lungo capitolo esortandovi a rileggerlo di tanto in tanto per tenere bene impresse nella memoria tutte le vicende e i metodi che hanno contribuito alla scelta dei Libri Sacri, che oggi compongono la nostra Bibbia.
Molte citazioni del presente capitolo sono state prese dal libro “Introduzione alla Bibbia” ed. Marietti.
Commenti
Posta un commento