Dio guarda al cuore



Prefazione:

Mangiate quello che volete... sacrificio non è nello stomaco, ma nel cuore. Si astengono dal mangiare carne, ma non parlano con i loro fratelli o familiari, non vanno a trovare i loro genitori o li pesa curare, non condividono il loro cibo con i bisognosi, vietano ai loro figli di vedere il loro papà, vietano ai nonni di vedere i loro nipoti, criticano la vita degli altri, picchiano la moglie, ecc.. Un buon arrosto o uno stufato di carne non ti renderà una persona cattiva, come nemmeno astenersi dal mangiare qualcosa, ti renderà santo.

Meglio cercare di avere una relazione più profonda con Dio attraverso Cristo Gesù!

E non essere superbi ma umili!

Veniamo spronati a "seguire il nostro cuore" in film, romanzi, slogan, blog e meme. Altri consigli ad esso relazionati sono "credete in voi stessi" e "seguite i vostri istinti." Un altro è "il vostro cuore non vi porterà mai sulla cattiva strada." Il problema è che nessuno di questi motti è biblicamente sostenibile.

Piuttosto che credere nei nostri cuori, dobbiamo dedicarli a Dio: "Confida nell'Eterno con tutto il tuo cuore e non appoggiarti sul tuo intendimento; riconoscilo in tutte le tue vie, ed egli raddrizzerà i tuoi sentieri" (Proverbi 3:5–6). Questo passaggio comanda esplicitamente di non credere in noi stessi. E dà la promessa di guida a coloro i quali seguono il Signore.

Perché qualcosa possa fungere da guida, dovrebbe basarsi sulla verità oggettiva. Ovvero, ciò a cui ci affidiamo come guida, deve raggiungere una conclusione in base alla verità oggettiva e non alle inferenze soggettive ed emotive. La Bibbia insegna che l'uomo deve seguire Dio. Dio dichiara: "Benedetto l'uomo che confida nell'Eterno e la cui fiducia è l'Eterno!" (Geremia 17:7). Dio conosce tutto alla perfezione (1 Giovanni 3:20), un tratto che spesso è chiamato Onniscienza. La conoscenza di Dio è illimitata. Dio è consapevole di tutti gli eventi che siano mai accaduti, che accadono in questo momento e che accadranno nel futuro (Isaia 46:9–10). La conoscenza di Dio va oltre i semplici eventi e si estende a pensieri ed intenzioni (Giovanni 2:25; Atti 1:24). Non è tuttavia questa conoscenza che rende Dio una fonte di guida perfettamente attendibile. Dio è anche consapevole di ogni possibilità, di ogni eventualità, di ogni risultato immaginabile di qualsiasi serie di eventi (Matteo 11:21). Quell'abilità, combinata con la bontà di Dio, Gli permette di essere la miglior guida possibile.

Ecco ciò che dice Dio del cuore non rigenerato: "Il cuore è ingannevole piú di ogni altra cosa e insanabilmente malato; chi lo può conoscere?" (Geremia 17:9). Questo passaggio rende chiare due ragioni per cui nessuno dovrebbe limitarsi a seguire il proprio cuore, quando prende delle decisioni. Prima di tutto, non esiste cosa più ingannevole in tutta la creazione del cuore dell'uomo, a causa della natura peccatrice da lui ereditata. Se seguiamo il nostro cuore, seguiamo una guida inaffidabile.

Siamo, al contrario, accecati dalla natura ingannatrice del nostro cuore. Come dice il profeta: "chi lo può conoscere?" Quando facciamo affidamento su noi stessi per la saggezza, finiamo con il non saper distinguere il giusto dallo sbagliato. Determinare ciò che è giusto o sbagliato in base ai "sentimenti" è un modo di vivere pericoloso (e non biblico).

In secondo luogo, Geremia 17:9 insegna che il cuore è insanabilmente malato. Non c'è modo di sanarlo. Piuttosto, l'uomo ha bisogno di un cuore nuovo. Ecco perché, quando una persona giunge alla fede in Cristo, viene resa una nuova creazione (2 Corinzi 5:17). Gesù non risana il cuore; piuttosto, lo rimpiazza con uno nuovo.

Ma ciò non significa che possiamo confidare nei nostri cuori dopo esser giunti alla fede in Cristo. Anche come credenti, veniamo incoraggiati a seguire la volontà di Dio, piuttosto che i nostri desideri. La Bibbia insegna che "la carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; e queste cose sono opposte l'una all'altra, cosicché voi non fate quel che vorreste" (Galati 5:17).

È necessario chiarire alcuni punti. Quanto menzionato prima non significa che le nostre emozioni siano sempre sospette, o che Dio non metta desideri nei nostri cuori (Salmo 37:4). Le emozioni non sono guide affidabili, ma sono informative ed utili. I desideri nei nostri cuori non sono sempre legati alla devozione, ma potrebbero essere passioni dateci da Lui. I cristiani hanno sia una natura peccatrice che una natura nuova; imparare a distinguere tra le due è una questione di maturità spirituale. Verificare i desideri del nostro cuore con la Parola di Dio e per mezzo della preghiera è sempre saggio. Inoltre, i modi in cui ci vengono dati i doni, o le cose che ci portano gioia, sono cose alle quali prestiamo attenzione. Ancora una volta, non "seguiamo il nostro cuore" nel modo in cui il mondo spesso lo intende, ma la conoscenza intuitiva non è errata. Certe volte, seguire gli incitamenti dello Spirito Santo potrebbe sembrare simile al "seguire il proprio cuore." Ma, lo ribadiamo, "seguire il proprio cuore" è appropriato solo nella misura in cui esso è sottomesso alla guida di Dio e alla verità della Sua Parola.

Abbiamo un Signore Onnisciente, Benevolo, il Quale promette di darci saggezza (Giacomo 1:5); abbiamo la Sua Parola ispirata ed infallibile, scritta per noi (2 Timoteo 3:16). Piuttosto che seguire gli impulsi capricciosi dei nostri cuori macchiati dal peccato, rivolgiamoci a Dio e crediamo nelle Sue promesse eterne.

L'Amore Cristiano bibblico.

L'amore, come viene descritto nella Bibbia, è piuttosto diverso dall'amore illustrato nel mondo. L'amore biblico è altruistico ed incondizionato, mentre quello del mondo è caratterizzato dall'egocentrismo. Nei passaggi seguenti, vediamo che l'amore esiste solo con Dio, e che l'amore vero può essere provato solamente da colui il quale ha provato prima di tutto l'amore di Dio:

Romani 13:9–10, "Infatti questi comandamenti: «Non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non dir falsa testimonianza, non desiderare», e se vi è qualche altro comandamento, si riassumono tutti in questo: «Ama il tuo prossimo come te stesso». L'amore non fa alcun male al prossimo; l'adempimento dunque della legge è l'amore."

Giovanni 13:34–35, "Vi do un nuovo comandamento: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, anche voi amatevi gli uni gli altri. Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri."

1 Giovanni 4:16–19, "E noi abbiamo conosciuto e creduto all'amore che Dio ha per noi. Dio è amore, e chi dimora nell'amore dimora in Dio e Dio in lui. In questo l'amore è stato reso perfetto in noi (perché abbiamo fiducia nel giorno del giudizio): che quale egli è, tali siamo anche noi in questo mondo. Nell'amore non c'è paura, anzi l'amore perfetto caccia via la paura, perché la paura ha a che fare con la punizione, e chi ha paura non è perfetto nell'amore. Noi lo amiamo, perché egli ci ha amati per primo."

L'affermazione "Ama il tuo prossimo come te stesso" non è un'esortazione ad amare noi stessi.. È naturale, e normale, amare noi stessi: è la nostra posizione di default. Non c'è mancanza d'amor proprio in questo mondo. Il comandamento "Ama il tuo prossimo come te stesso" ci sta essenzialmente dicendo di trattare le altre persone tanto bene quanto trattiamo noi stessi. La Scrittura non ci comanda mai di amarci; dà per scontato che lo facciamo già. Anzi, le persone non rigenerate si amano fin troppo: è questo il nostro problema.

Nella parabola del Buon Samaritano, raccontata da Gesù, solo una persona dimostrò di essere un vero "vicino" dell'uomo che si trovava nel bisogno: il samaritano (Luca 10:30–37). C'erano altre due persone, un sacerdote ed un levita, le quali si rifiutarono d'aiutare l'uomo bisognoso. La loro mancanza, nel mostrare amore all'uomo ferito, non fu una conseguenza dell'amare se stessi troppo poco; fu invece la conseguenza dell'amarsi troppo, e dunque di mettere i propri interessi al di sopra degli altri. Il samaritano mostrò amore vero: diede il suo tempo, le sue risorse ed il suo denaro senza preoccuparsi di se stesso. Il centro della sua attenzione era localizzato al di fuori di sé. Gesù presentò questa storia come esempio di ciò che significa amare il prossimo come se stessi (Luca 10:25-29).

Dobbiamo distogliere lo sguardo da noi stessi e prenderci cura degli altri. La maturità di un cristiano richiede questo: "non facendo nulla per rivalità o vanagloria, ma con umiltà, ciascuno di voi stimando gli altri piú di se stesso. Non cerchi ciascuno unicamente il proprio interesse, ma anche quello degli altri" (Filippesi 2:3–4). Secondo questo passaggio, amare gli altri comporta umiltà, valorizzazione ed uno sforzo consapevole volto a mettere gli interessi degli altri al di sopra dei propri. Non riuscire a fare tutto questo è sintomo di egoismo e inutilità, e viene meno al modello fornitoci da Cristo.

Eppure, tutto ciò non significa che dobbiamo considerarci "senza valore." La Bibbia insegna che siamo stati creati ad immagine di Dio, e quel semplice fatto ci dà molto valore (si veda Luca 12:7). Una posizione biblica equilibrata sostiene che siamo la creazione unica di Dio, il Quale ci ama nonostante il nostro peccato, e che siamo redenti in Cristo. Nel Suo amore, possiamo amare gli altri.

Amiamo gli altri in base all'amore di Dio per noi in Cristo. In reazione a questo amore, lo condividiamo con tutti coloro con i quali entriamo in contatto, i nostri "vicini." Le persone che si preoccupano di non amarsi abbastanza, si stanno concentrando sulla cosa sbagliata. La loro preoccupazione, biblicamente parlando, dovrebbe essere l'amore per Dio e per il prossimo. Il "Sé" è qualcosa che vogliamo togliere di mezzo, affinché possiamo amare esteriormente, come ci spetta fare.

Custodisci il tuo cuore

23 Custodisci il tuo cuore con ogni cura, perché da esso sgorgano le sorgenti della vita. 24 Rimuovi da te il parlare fraudolento e allontana da te le labbra perverse. 25 I tuoi occhi guardino diritto e le tue palpebre mirino diritto davanti a te. 26 Appiana il sentiero dei tuoi piedi, e tutte le tue vie siano ben stabilite.

Quando dice di custodire il proprio cuore, Salomone intende effettivamente il nucleo interiore di una persona, i pensieri, i sentimenti, i desideri, la volontà e le scelte che fanno di lei quella che è. La Bibbia ci dice che i nostri pensieri spesso determinano chi diventiamo (Proverbi 23:7; 27:19). La mente di un uomo riflette chi è veramente, non solo le sue azioni o parole. Per questo Dio esamina il cuore dell'uomo, non semplicemente il suo aspetto esteriore e il modo in cui appare agli altri (1 Samuele 16:7).

Così come esistono vari tipi di malattie e disturbi che possono intaccare il cuore fisico, ci sono molte affezioni del cuore spirituale che possono compromettere la crescita e lo sviluppo del credente. L'arteriosclerosi è un indurimento delle arterie dovuto all'accumulo di placche di colesterolo e cicatrici nelle pareti arteriose. Si può verificare anche un indurimento del cuore spirituale. L'indurimento del cuore si produce quando ci viene presentata la verità di Dio e noi ci rifiutiamo di riconoscerLa o accettarLa.

Benché l'Egitto fu colpito da una calamità dopo l'altra quando il faraone si rifiutò di liberare gli Israeliti dalla schiavitù, quest'ultimo indurì il suo cuore contro la verità che il Dio Onnipotente intendeva liberare il Suo popolo dall'Egitto (Esodo 7:22; 8:32; 9:34). Nel Salmo 95:7-8, il re Davide supplica il suo popolo di non indurire il proprio cuore in ribellione a Dio come aveva fatto nel deserto. Ci sono molte cose che possono indurire il cuore e indurre una persona a rinnegare Dio e, proprio come il colesterolo blocca la circolazione sanguigna, queste cose impediscono la libera circolazione della pace e delle benedizioni di Dio derivanti al credente dall'ubbidienza. Stare in guardia da uno spirito ribelle e coltivare uno spirito di sottomessa ubbidienza alla Parola di Dio, dunque, è il primo passo per custodire il proprio cuore.

I soffi al cuore sono anomalie della circolazione sanguigna dovute al malfunzionamento delle valvole cardiache. Le valvole cardiache fungono da porte che impediscono il riflusso del sangue al cuore. Quando i credenti cedono a lamenti, pettegolezzi, dispute e contese, si producono soffi al cuore spirituale. I credenti sono esortati più volte a evitare di brontolare, mormorare e lamentarsi (Giovanni 6:43; Filippesi 2:14). Dedicandosi a queste attività, deviano l'attenzione dai disegni, dai propositi e dalle precedenti benedizioni di Dio dirigendola alle cose del mondo. Dio considera ciò come una mancanza di fede e, senza fede, è impossibile piacere a Dio (Ebrei 11:6). Al contrario, i cristiani sono esortati a cercare di essere contenti in tutte le cose, avendo fiducia che Dio elargirà quanto è necessario nei Suoi tempi (Ebrei 13:5). Stare in guardia da uno spirito di lamentela e coltivarne uno di gratitudine e fiducia è il secondo passo per custodire il proprio cuore.

L'insufficienza cardiaca congestizia è l'incapacità del cuore di pompare correttamente il sangue nell'organismo a causa dell'indebolimento delle sue pareti. L'insufficienza cardiaca congestizia può essere una conseguenza dell'ipertensione (alta pressione sanguigna), di infarti miocardici (attacchi di cuore) e dell'ingrossamento anomalo del cuore. Gli equivalenti spirituali sono la rabbia, il cedere alla tentazione e l'orgoglio. La rabbia agisce sull'organismo come un veleno, sia fisicamente che spiritualmente, e rende il credente più vulnerabile alla tentazione di ferire gli altri con azioni e parole. Efesini 4:31-32 esorta: "Sia rimossa da voi ogni amarezza, ira, cruccio, tumulto e maldicenza con ogni malizia. Siate invece benigni e misericordiosi gli uni verso gli altri, perdonandovi a vicenda, come anche Dio vi ha perdonato in Cristo".

Ogni cristiano è intrappolato in una costante e intensa guerra con le forze demoniache. Molti di noi arrivano a essere così presi a combattere la guerra spirituale esterna da dimenticare che il grosso della battaglia non si combatte contro le forze esterne, ma con la nostra stessa mente e con i nostri pensieri. Giacomo 1:14-16 ci dice: "Ciascuno invece è tentato quando è trascinato e adescato dalla propria concupiscenza. Poi quando la concupiscenza ha concepito, partorisce il peccato e il peccato, quando è consumato, genera la morte. Non lasciatevi ingannare, fratelli miei carissimi". Il peccato inizia sempre nella mente. Un peccatore deve prima concepire e soffermarsi sull'azione peccaminosa, prima di compierla concretamente. La prima linea di difesa, quindi, deve comportare il rifiuto perfino di contemplare un'azione sbagliata. L'apostolo Paolo ci dice di rendere sottomesso ogni pensiero, affinché sia conforme alla volontà di Dio (2 Corinzi 10:3-5).

Proverbi 16:18 ci dice che l'orgoglio porta alla rovina. Proverbi 16:5 dice: "Chiunque è superbo di cuore è un abominio per l'Eterno". L'orgoglio è stato il primo grande peccato di Satana, quando pensò di poter essere uguale a Dio e incitò un terzo degli angeli a tentare un colpo di stato in Paradiso (Ezechiele 28:17). Per questo motivo, Satana fu cacciato dal Paradiso. Poi tentò Eva nel giardino dell'Eden facendo leva sul suo ego. Le disse: "Ma DIO sa che nel giorno che ne mangerete, gli occhi vostri si apriranno e sarete come DIO, conoscendo il bene e il male" (Genesi 3:5). Eva desiderava avere la stessa sapienza di Dio, quindi si arrese al consiglio di Satana di mangiare il frutto dell'albero. L'orgoglio, dunque, fu anche la rovina dell'uomo. Satana non voleva che l'uomo ubbidisse a Dio, ma che diventasse il dio di sé stesso, determinando per sé stesso realtà, significato ed etica. Questa filosofia satanica è la filosofia alla base della stregoneria, dell'umanesimo secolare e del misticismo New Age.

Anche evitare rabbia, orgoglio e tentazione sono elementi cruciali per custodire il proprio cuore. L'apostolo Paolo ci esorta: "Quanto al rimanente, fratelli, tutte le cose che sono veraci, tutte le cose che sono oneste, tutte le cose che sono giuste, tutte le cose che sono pure, tutte le cose che sono amabili, tutte le cose che sono di buona fama, se vi è qualche virtù e se vi è qualche lode, pensate a queste cose" (Filippesi 4:8). Soffermarci su queste cose ci aiuterà ad alzare un recinto di protezione attorno al nostro cuore per custodirlo.

La gente tende a giudicare il carattere e il valore degli altri in base alla loro apparenza esteriore. Essere alti, belli, in forma e ben vestiti significa possedere le qualità fisiche che gli umani generalmente ammirano e rispettano. Spesso queste sono le qualità che vogliamo vedere in un leader.

Ma Dio possiede la capacità unica di sapere vedere dentro a una persona. Dio conosce il nostro vero carattere perché “guarda al cuore”.

1Samuele 16 racconta che era giunto il momento per Samuele di andare a casa di Iesse, a Betlemme per consacrare il prossimo re di Israele. Quando Samuele guardò il figlio maggiore di Iesse, Eliab, ne fu colpito e disse: “Certamente l'unto dell'Eterno è davanti a lui” (versetto 6).

Ma Dio disse a Samuele: “Non badare al suo aspetto né all'altezza della sua statura, poiché io l'ho rifiutato, perché l'Eterno non vede come vede l'uomo; l'uomo infatti guarda all'apparenza, ma l'Eterno guarda al cuore” (1Samuele 16:7).

Saul, il primo re di Israele, era alto e di bell’aspetto. Forse Samuele si aspettava qualcuno che somigliasse a Saul, e l’aspetto di Eliab era alquanto sorprendente. Ma Dio aveva in mente qualcun altro da consacrare come re di Israele. Il Signore aveva precedentemente rivelato a Samuele che Egli “si è cercato un uomo secondo il suo cuore” (1Samuele 13:14).

Samuele guardò tutti i primi sette figli di Iesse, ma il Signore li scartò tutti per il ruolo di re. Dio stava cercando qualcuno che avesse un cuore fedele. Davide, il figlio più giovane di Iesse, che non si erano nemmeno presi la briga di andare a chiamare, era fuori a badare alle pecore. Dopo che Samuele aveva scartato gli altri figli, mandarono a chiamare Davide e il Signore disse: “Alzati e ungilo: è lui!” (1Samuele 16:12)

La scelta di Dio era Davide: imperfetto ma fedele, un uomo secondo il cuore di Dio. Anche se la Bibbia dice che era bello (1Samuele 16:12), Davide non era un uomo appariscente. Ma aveva maturato un cuore che metteva Dio prima di tutto. Durante il tempo trascorso da solo nei campi, pascolando le greggi, Davide aveva imparato a conoscere Dio, il suo Pastore (cfr. Salmi 23).

Le apparenze possono ingannare. Ciò che si vede esternamente non rivela quello che le persone sono veramente. L’aspetto fisico di qualcuno non ci mostra il loro valore, carattere, integrità morale o fedeltà a Dio. Le qualità esteriori sono, per definizione, superficiali. Per Dio le considerazioni morali e spirituali sono molto più importanti.

Dio guarda il cuore. Nelle Scritture, quando si parla di “cuore” ci si riferisce alla vita morale e spirituale di una persona. Proverbi 4:23 spiega che tutto sgorga dal cuore. Il cuore è il fulcro, l’essenza intima di ciò che siamo: “L'uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae il bene; e l'uomo malvagio dal malvagio tesoro del suo cuore trae il male, perché la bocca di uno parla dall'abbondanza del cuore” (Luca 6:45).

Giuda Iscariota sembrava a tutti un discepolo fedele, ma il suo aspetto era ingannevole. Gli altri discepoli non immaginavano nemmeno che cosa stesse succedendo nel cuore di Giuda. Gesù era l'unico a conoscere il cuore di Giuda: “Non ho io scelto voi dodici? Eppure uno di voi è un diavolo” (Giovanni 6:70). Il punto di vista di Dio è superiore al nostro, è più profondo e più saggio (Isaia 55:8-9).

2Cronache 16:9 dice che gli occhi di Dio scrutano continuamente tutta la terra per dare forza a coloro i cui cuori Gli sono totalmente devoti. Dio è capace di guardare dentro i nostri cuori, di esaminare le nostre motivazioni, e sa tutto quello che c’è da sapere su di noi (Salmi 139:1). Dio sa se una persona sarà fedele. Dio vede quello che le persone non possono vedere.

Re Davide era tutt’altro che perfetto. Commise adulterio e omicidio (2Samuele 11). Ma Dio vide in Davide un uomo dalla fede profonda e costante, un uomo totalmente devoto al Signore. Dio vide un uomo che si sarebbe rivolto al Signore per ricevere forza e guida (1Samuele 17:45,47; 1Samuele 23:2). Dio vide un uomo che avrebbe riconosciuto il suo peccato e il suo fallimento, che si sarebbe pentito e avrebbe chiesto perdono al Signore (2Samuele 12; Salmi 51). Dio vide in Davide un uomo che amava il suo Signore; un uomo che adorava il suo Signore con tutto se stesso (2Samuele 6:14); un uomo che era stato purificato e perdonato da Dio (Salmi 51) ed era arrivato a comprendere la profondità dell'amore di Dio per lui (Salmi 13:5-6). Dio vide un uomo che aveva una relazione sincera e personale con il suo Creatore. Quando Dio guardò il cuore di Davide, vide un uomo secondo il Proprio cuore (Atti 13:22).

Come Samuele, noi non riusciamo a vedere quello che il Signore riesce a vedere, e dobbiamo affidarci alla Sua saggezza. Possiamo essere certi che, quando Dio guarda i nostri cuori, vede la nostra fedeltà, il nostro vero carattere e il nostro valore come individui.

"Ascolta, Israele: l'Eterno, il nostro DIO, l'Eterno è uno. Tu amerai dunque l'Eterno, il tuo DIO, con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua forza" (Deuteronomio 6:4-5). Questa preghiera è nota come Shemà, dalla prima parola che vi compare, che in ebraico significa "Ascolta". Gli ebrei moderni considerano la recitazione dello Shemà sia la sera che la mattina uno dei loro doveri più sacri. Gesù stesso lo citò come "il più grande comandamento della legge" (Matteo 22:36-37).

Sembra un comandamento a cui è impossibile ubbidire. Questo perché, nella condizione naturale dell'uomo, è impossibile. Non c'è prova più grande dell'incapacità dell'uomo di ubbidire alla Legge di Dio che questo comandamento da solo. Nessun essere umano con una natura decaduta può verosimilmente amare Dio con tutto il suo cuore, la sua anima e la sua forza 24 ore al giorno. È umanamente impossibile. Disubbidire a un qualsiasi comandamento di Dio, però, è peccato. Anche senza considerare i peccati che commettiamo quotidianamente, quindi, siamo tutti condannati dalla nostra incapacità di adempiere a questo comandamento. Per questo motivo Gesù ricordava continuamente ai Farisei la loro incapacità di rispettare la legge di Dio. Voleva fare in modo che vedessero il loro totale fallimento spirituale e il loro bisogno di un Salvatore. Senza la purificazione dal peccato che Egli offre e la presenza fortificatrice dello Spirito Santo che vive nei cuori dei redenti, amare Dio in una qualche misura è impossibile.

Come cristiani, però, siamo stati purificati dal peccato e possediamo lo Spirito. Allora, come possiamo iniziare ad amare Dio nel modo in cui dovremmo? Proprio come l'uomo che in Marco 9:24 chiese a Dio di venire in aiuto alla sua incredulità, così anche noi possiamo chiedere a Dio di aiutarci in quelle aree in cui non Lo amiamo con tutto il nostro cuore, la nostra anima, la nostra mente e la nostra forza. È la Sua potenza quella di cui abbiamo bisogno per fare l'impossibile, e possiamo iniziare ricercando tale potenza e appropriandocene.

Nella maggior parte dei casi, il nostro amore e il nostro affetto per Dio crescono di intensità con il passare del tempo. Certamente, i giovani cristiani salvati da poco sono estremamente consapevoli dell'amore di Dio e del loro amore per Lui. È però attraverso la testimonianza della fedeltà di Dio nei momenti delle avversità e delle prove che un sentimento profondo per Dio cresce sempre di più. Con il passare del tempo, testimoniamo della Sua compassione, misericordia, grazia e amore per noi, così come del Suo odio per il peccato, della Sua santità e della Sua giustizia. Non possiamo amare qualcuno che non conosciamo, perciò conoscere Dio dovrebbe essere la nostra prima priorità. Quelli che ricercano Dio e la Sua giustizia, che prendono sul serio il comandamento di amarLo al di sopra di tutto, sono quelli che ardono per le cose di Dio. Sono desiderosi di studiare la Parola di Dio, desiderosi di pregare, desiderosi di ubbidire e onorare Dio in tutte le cose e desiderosi di condividere Gesù Cristo con gli altri. È attraverso queste discipline spirituali che l'amore per Dio cresce e matura alla gloria di Dio.






 





 

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