Gesù Cristo e il vegetarianesimo nella Bibbia

 


“Gli animali sono fatti per l’uomo”. L’identico concetto per cui si riteneva che gli schiavi fossero fatti per i padroni, i negri per i bianchi, i deboli per i forti. 

Volendo fare riferimento ai testi biblici Dio crea gli animali non come strumenti ad uso e consumo dell’uomo  ma come compagni di vita:

“Non è bene che l’uomo sia solo, gli voglio fare un aiuto che gli sia SIMILE. Allora il Signore plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche e le condusse all’uomo per vedere come le avrebbe chiamate” (Genesi 2:18). E in questo contesto viene usata la parola “BARA’”, cioè creazione diretta sia per la creazione dell’uomo che per gli animali e la parola “NEFESCH” per indicare l’unico spirito che viene infuso sia negli uomini che negli animali. La licenza a mangiare anche la carne viene data ai sopravvissuti dell’Arca, perché dopo 40 giorni di pioggia era impossibile trovare sulla terra qualcosa da mangiare. Piovve per 40 giorni (Genesi 7:4,12,17), che creò il diluvio. Ma l'acqua del diluvio non scomparve subito dopo che smise di piovere, e l'arca rimase sull'acqua ancora per altri 150 giorni, quando si fermò sulle montagne dell'Ararat (Genesi 7:24; 8:3-4). Poi ci furono altri cinque mesi prima che la terra fosse asciutta (Genesi 8:5-14). Quindi la pioggia durò 40 giorni, ma il diluvio più di un anno. 

“Gli animali non hanno un’anima?”

Chi può affermare che gli esseri umani siano dotati di anima e che gli animali ne siano sprovvisti?  La presenza dell’anima dovrebbe dare all’uomo prerogative esclusive rispetto agli animali, ma non vi è peculiarità umana che non sia presente nel mondo animale. Facendo riferimento ai testi biblici troviamo che il sostantivo “pneuma” è usato indifferentemente per indicare lo spirito degli uomini, come quello degli animali. 

Nel libro di Giobbe troviamo: 

“Egli ha in mano l’anima di ogni vivente ed il soffio di ogni carne umana” (Giobbe12:7-10). E ancora: “Se Egli richiamasse il suo spirito e a se ritornasse il suo soffio ogni carne morirebbe all’istante” (Giobbe 34:14-15). “Dio, Dio degli spiriti di ogni essere vivente” (Numeri 16:22).

Per quale motivo il Creatore non avrebbe dovuto dare un’anima anche agli animali?

Anche il più egoista e crudele dei mortali non negherebbe la speranza di una realtà ultraterrena. Diceva Montaigne : “La presunzione è la nostra malattia originaria. E’ per vanità che l’uomo si uguaglia a Dio, si attribuisce prerogative divine e separa se stesso dalla folla dei viventi”.

Ma se Gesù fosse stato indifferente alla sofferenza degli animali, come comandato in Genesi 1:29 (“Ecco, io vi do ogni erba che produce seme ed ogni albero in cui è frutto saranno il vostro cibo…”) avrebbe accettato di vivere nella condizione posteriore al peccato originale, mentre Gesù vuole restaurare l’antico rapporto tra Dio e gli uomini, caratterizzato dal Paradiso terrestre in cui Adamo vegetariano, vive in armonia con tutte le creature, e non le uccide per cibarsene.

In Genesi 1:28 troviamo:“…riempite la terra, soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra.” In questa circostanza il verbo in aramaico usato da Dio per qualificare l’atteggiamento dell’uomo nei confronti degli animali, è ARCHEUO, cioè essere guida e CATAKURIEUO, che significa reggere come un governante, che invece viene di solito tradotto con il verbo “soggiogare” che invece Dio usa solo quando parla della terra, affinché sia lavorata e dia frutti. 

A conferma di ciò in Genesi 2:15 troviamo: “Il Signore Iddio prese l’uomo e lo pose nel giardino perché lo coltivasse e lo custodisse.”

Poi dopo il Diluvio Dio dice a Noè: “…Il timore ed il terrore di voi sia in tutte le bestie selvatiche, in tutto il bestiame e in tutti gli uccelli del cielo. Quanto striscia sul suolo e tutti i pesci del mare sono messi in vostro potere. Quanto si muove ed ha vita vi servirà di cibo. Soltanto non mangerete la carne con la sua vita, cioè il suo sangue.” In questa circostanza il termine “terrore” equivale a sommo rispetto e non ciò che comunemente viene inteso. Inoltre, se “quanto si muove ed ha vita” dovrebbe servirci da cibo dovremmo mangiare anche gli scorpioni, le serpi e le pulci, non solo gli agnelli ed i fagiani.

E dopo in Genesi 9: 8 -10 troviamo: “Quanto a me, ecco io stabilisco la mia alleanza con voi e con tutti gli animali che sono usciti dall’Arca.” Come Dio stabilire un’alleanza con gli animali se autorizza l’uomo a schiavizzarli e a massacrarli?

La religione ebraica, che nasce con Abramo il quale sacrifica a Dio un animale al posto del figlio, è costellata di continui olocausti che, ad un certo punto, Dio non gradisce più e chiede invece misericordia: (“Misericordia io voglio e non sacrificio" Osea 6:6). Gesù certo aderisce alla legge della compassione non certo a quella cruenta del sacrifico. Infatti sostituisce se stesso alla vittima sacrificale.

Quando Dio fece un patto con Noè disse queste parole: "ma non mangerete carne con la sua vita, cioè il suo sangue. Io chiederò certamente conto del sangue delle vostre vite; ne chiederò conto ad ogni animale e all'uomo. Chiederò conto della vita dell'uomo alla mano di ogni fratello dell'uomo." Genesi 9:4-5.

Come possiamo allora giustificare la tortura e il massacro di miliardi di animali ogni anno per ragioni alimentari? 

E soprattutto, come possiamo tollerare una crudeltà così ovvia in una religione il cui fondatore predicava la misericordia e la compassione? 

E invece, le Chiese moderne rifiutano il vegetarianesimo, che nella migliore delle ipotesi viene tollerato, e nella peggiore condannato come eresia.

Ma Gesù amava i vegetariani o li riteneva deboli nella fede? 

Si tratta di una domanda troppo complessa, a cui non è possibile rispondere soltanto citando qualche versetto del Vangelo. 

Il Nuovo Testamento assume posizioni contraddittorie sulla questione, poiché sembra talvolta condannare e talaltra sostenere il vegetarianesimo. Per esempio quando Gesù moltiplica pani e pesci per nutrire una folla di 5.000 persone (Matteo 14:13-21), sembra approvare il fatto di nutrirsi di pesci, in realtà si trattasse di pani e di una sorta di polpette fatte con una pianta marina chiamata appunto “pianta del pesce” e che ancora oggi si coltiva in Palestina. Tra l’altro più facile da conservare in una cesta in quei climi torridi. 

Così per la dieta di Giovanni Battista che si dice mangiasse miele e locuste. In questo caso è stata fatta confusione tra due identiche parole greche, una che indica appunto locusta e l’altra focaccia. E’ più logico pensare che il Battista mangiasse focacce con il miele piuttosto che locuste con il miele. Da considerare anche che i Testi in ebraico, nel corso della storia sono stati trascritti ben 6.000 volte e quelli in greco 5.000 volte.

Ma lo stesso Gesù parla anche di compassione verso gli animali (Matteo 12:11-12, Luca 12:6, 13:15) e sembra così far riferimento al vegetarianesimo. Tuttavia la Bibbia appare spesso contraddittoria, e con le citazioni adatte è possibile sostenere un punto di vista ma anche quello opposto. Il che ci lascia con la domanda: dove sta la verità?

I PRIMI CRISTIANI ERANO VEGETARIANI

C'erano molti vegetariani nel primo periodo del Cristianesimo, sia tra i capi del movimento sia tra i suoi membri più comuni.

Sant'Agostino, il quale non era vegetariano e si opponeva vementemente all'idea che i cristiani dovessero per forza essere vegetariani, afferma tuttavia, che "innumerevoli sono i cristiani che si astengono sia dalla carne sia dal vino".

I suoi "eretici" avversari, i manichei, erano completamente vegetariani. Ma i vegetariani cristiani ai quali si riferiva Agostino sono chiaramente ortodossi, il che indica una diffusa accettazione del vegetarianesimo tanto tra gli eretici quanto tra gli ortodossi.

Molti padri della Chiesa erano vegetariani. Nella sua "Storia Ecclesiastica", Eusebio sostiene che Giacomo, il fratello di Gesù, era vegetariano, ed era evidentemente stato educato come tale. Perché mai i genitori di Gesù avrebbero dovuto educare Giacomo ad essere vegetariano se non erano vegetariani loro stessi? E perché avrebbero dovuto educare diversamente Gesù? Eusebio dice anche che tutti gli apostoli si astenevano dalla carne e dal vino.

Tra gli altri nomi noti di primi cristiani che erano anche vegetariani, in base ad affermazioni fatte da loro stessi o su di loro, ci sono quelli di Origene, Clemente di Alessandria, Basilio il Grande, Giovanni Crisostomo, Arnobio, Tertulliano e Gerolamo.

LA CONTROVERSIA SUL VEGETARIANESIMO

Le lettere di San Paolo offrono chiare prove di una controversia sul vegetarianesimo. Paolo crede che non sia necessario essere vegetariani per essere cristiani.

"Accogliete tra voi chi è debole nella fede, senza discuterne le esitazioni. Uno crede di poter mangiare di tutto, l'altro invece, che è debole, mangia solo legumi." (Romani, 14:1-2). Paolo consiglia pazienza tra carnivori e vegetariani. Ma per lui non c'è nulla di male nel mangiare carne in sé: "Tutto ciò che è in vendita sul mercato, mangiatelo pure senza indagare per motivo di coscienza." (1Corinzi 10:25).

Paolo vinse la battaglia tra i primi cristiani. Anche se molti cristiani erano vegetariani, la maggior parte delle Chiese insegnava che non era necessario essere vegetariani. Tuttavia, alcuni tra i primi cristiani, come i cristiani ebrei, respinsero le asserzioni di Paolo; erano vegetariani e pensavano che tutti i Cristiani dovessero esserlo. Erano proprio questi Cristiani ebrei a trovarsi in conflitto con Paolo sulla questione vegetariana.

I PRIMI CRISTIANI

Per i primi cristiani, Gesù non era venuto a fondare una nuova religione; ma era Dio venuto a salvare il suo popolo e a portare la sua legge a compimento. (Matteo 5:17)

Il suo messaggio riguardava la vita semplice e la nonviolenza.

Gesù non andò contro la legge ebraica,(Matteo 5:17) ma piuttosto predicò un ritorno ad essa, secondo il suo punto di vista. (Luca 10:27; Marco 12:31; Galati 5:14; Giacomo 2:8) Per lui, la legge ebraica prescriveva la vita semplice e la non violenza. (Luca 10:27; Marco 12:31; Matteo 19:19; Matteo 22:39).

 Ma dopo aver esaminato la legge ebraica, Gesù raggiunse conclusioni radicali.(Luca 10:27) Pertanto, gli ebrei cristiani credevano nella vita semplice, nel pacifismo e nel vegetarianesimo.

Cos'è la legge di Cristo?

Galati 6:2 afferma: "Portate i pesi gli uni degli altri, e così adempirete la legge di Cristo".

Cos'è esattamente la legge di Cristo e in che modo viene adempiuta portando i pesi gli uni degli altri?

Se da un lato la legge di Cristo è menzionata anche in 1Corinzi 9:21, la Bibbia non definisce specificamente da nessuna parte cosa sia di preciso la legge di Cristo. La maggior parte degli insegnanti della Bibbia, tuttavia, ritiene che la legge di Cristo sia ciò che Cristo definì il maggiore dei comandamenti in Marco 12:28-31, "… Qual è il primo comandamento di tutti?». E Gesù gli rispose: «Il primo comandamento di tutti è: "ascolta, Israele: Il Signore Dio nostro è l'unico Signore", e: "ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza". Questo è il primo comandamento. E il secondo è simile a questo: "ama il tuo prossimo come te stesso". Non vi è alcun altro comandamento maggiore di questi».

La legge di Cristo, quindi, è amare Dio con tutto il nostro essere e amare il nostro prossimo come noi stessi. In Marco 12:32-33, lo scriba che aveva fatto la domanda a Gesù risponde: "Amarlo con tutto il cuore, con tutto l'intelletto, con tutta la forza, e amare il prossimo come sé stesso, è molto più di tutti gli olocausti e i sacrifici". In questo punto, Gesù e lo scriba concordano sul fatto che i due comandamenti menzionati siano il nucleo di tutta la legge dell'Antico Testamento. Tutta la legge dell'Antico Testamento può essere collocata nelle categorie di "amare Dio" e "amare il prossimo". (Ecco il vegetarianesimo, ricordiamo che Dio creò gli animali "per non farci sentire soli" (Genesi 2:18-20), non per schiavizzarli)

Diversi passi dell'Antico Testamento affermano che Gesù ha adempiuto la legge dell'Antico Testamento, portandola a compimento (Romani 10:4; Galati 3:23-25; Efesini 2:15). Anziché alla legge dell'Antico Testamento, i cristiani devono ubbidire alla legge di Cristo. Anziché cercare di ricordare gli oltre 600 singoli comandamenti della legge dell'Antico Testamento, i cristiani devono semplicemente concentrarsi sull'amare Dio e il prossimo. Se come cristiani ubbidiremo sinceramente e pienamente a questi due comandamenti, avremo adempiuto a tutto ciò che Dio richiede da noi.

Cristo ci ha liberati dalla schiavitù delle centinaia di comandamenti contenuti nella legge dell'Antico Testamento e ci invita, invece, ad amare.

1Giovanni 4:7-8 dichiara: "Carissimi, amiamoci gli uni gli altri poiché l'amore è da Dio e chiunque ama è nato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore". 1Giovanni 5:3 continua: "Questo infatti è l'amore di Dio: che noi osserviamo i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi".

Alcuni usano il fatto che non siamo sotto la legge dell'Antico Testamento come scusa per peccare. L'apostolo Paolo affronta questo aspetto nella lettera ai Romani. "Che dunque? Peccheremo noi, perché non siamo sotto la legge, ma sotto la grazia? Così non sia". (Romani 6:15). Per il seguace di Cristo, l'astensione dal peccato deve essere il risultato dell'amore per Dio e dell'amore per gli altri. L'amore deve essere la nostra motivazione. Quando riconosciamo il valore del sacrificio di Gesù in nostro favore, le nostre risposte devono essere l'amore, la gratitudine e l'ubbidienza. Quando comprendiamo il sacrificio che Gesù ha compiuto per noi e per gli altri, la nostra risposta deve essere seguire il Suo esempio nel manifestare amore agli altri. La nostra motivazione per vincere il peccato dovrebbe essere l'amore, non un desiderio di ubbidire legalisticamente a una serie di comandamenti. Dobbiamo ubbidire alla legge di Cristo perché Lo amiamo, non per poter mettere un segno di spunta a un elenco di comandamenti cui siamo riusciti a ubbidire.

I primi cristiani si autodefinivano "i poveri". Infatti, il termine "ebioniti" deriva proprio da una parola ebraica che significa "i poveri". Essi facevano risalire la loro povertà alla primitiva comunità cristiana descritta negli Atti degli Apostoli (4:32-35), che si basava sulla condivisione di tutti i beni. E sebbene, dunque, nessuno avesse alcuna proprietà privata, (vedi  COMUNISMO CRISTIANO)"non c'era tra loro un solo bisognoso", perché la comunità si prendeva cura di ognuno. Così come dice Gesù: "non potete servire a Dio e a Mammona" (Matteo 6:24).

I primi cristiani erano anche pacifisti. 

Anche a quanto afferma Gesù nel Sermone della Montagna: "Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio." (Matteo, 5:9), "Non resistete al male" (Matteo, 5:39) e "Amate i vostri nemici" (Matteo 5:44).

I primi cristiani erano vegetariani. Erano contrari al mangiar carne e al sacrificio degli animali nel tempio.

Perché era così importante per gli ebrei cristiani il fatto di non sacrificare animali?

Dobbiamo ricordare che, nei tempi antichi, il tempio di Gerusalemme non era come una moderna sinagoga o chiesa. Era un luogo dove gli ebrei portavano animali da sacrificare, che quindi somigliava di più a una bottega da macellaio o ad un mattatoio che ad un moderno luogo di culto. I preti del tempio avevano l'opportunità di tenersi gran parte della carne derivante dai sacrifici di animali, e perciò beneficiavano economicamente da tale pratica ecco perché Gesù Cristo prese i bastoni e si infuria contro a questo (Matteo 21:12-13; ecc...)

Per gli ebioniti, questa era una forma di autorizzazione e di incoraggiamento ad uccidere animali, che non poteva trovare posto nella loro religione. Gesù dice (Matteo 9:13 e 12:7), "Misericordia io voglio e non sacrificio". Gesù afferma: "Sono venuto ad abolire i sacrifici (Osea 6:6).

I MERCANTI DEL TEMPIO

I cristiani ebrei sono gli unici tra i primi seguaci del Cristianesimo a dare grande importanza al rifiuto del sacrificio degli animali. Eppure, il Gesù storico era chiaramente contrario ai sacrifici degli animali, come dimostra uno degli eventi chiave della sua vita, verificatosi nell'ultima settimana prima della crocifissione.

Secondo tutti i Vangeli, Gesù entrò nel tempio e mandò all'aria il mercato dei sacrifici animali: "Gesù entrò poi nel tempio e scacciò tutti quelli che vi trovò a comprare e a vendere; rovesciò i tavoli dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombe e disse loro: 'La Scrittura dice: La mia casa sarà chiamata casa di preghiera ma voi ne fate una spelonca di ladri'". (Matteo 21:12-13; con paralleli in Marco 11:15-17, Luca 19:45-46 e Giovanni 2:13-17).

Chi erano quelli che compravano e vendevano all'interno del tempio, e perché vendevano colombe? Gli animali venduti erano animali sacrificali, ed era proprio con questi commercianti di animali che Gesù era arrabbiato.

Il primo effetto pratico di questo scontro fu quello di smantellare il mercato dei sacrifici animali, facendo fuggire via gli animali dalle gabbie e cacciando quelli che li vendevano. In questo senso, la purificazione del tempio fu un atto di liberazione degli animali.

Gesù definisce il tempio una "tana di ladri", con un'allusione a Geremia 7:11; ma nel libro di Geremia questo passaggio fa seguito alla descrizione dell'omicidio, dell'adulterio e dell'idolatria più sfacciata (Geremia 7:9), e si conclude negando che Dio abbia mai richiesto sacrifici (7:22).

Se dunque il culto del sacrificio degli animali era una frode, come credevano gli Ebioniti, allora l'estorsione di animali alla popolazione con pretese religiose era un furto vero e proprio, molto più grave del "furto" figurato che consiste nel vendere a prezzi troppo alti.

Il risultato finale fu che i Romani crocifissero Gesù. Ponzio Pilato, il governatore romano, non avrebbe crocifisso qualcuno a causa di una semplice disputa teologica giudaica. Ma se qualcuno provocava tumulti o disturbi all'interno del tempio, questo richiedeva l'intervento dei Romani. Da qui la frase che compare molte volte nella Bibbia: Matteo 16:21; Marco 9:12

E' dunque assai più plausibile che Gesù si fosse opposto alla pratica stessa del sacrificio degli animali, e che questo disturbo del commercio di animali durante la settimana della Pasqua ebraica sia stato la causa immediata e più importante della sua morte. Fu infatti questo atto, e la sua interpretazione come minaccia all'ordine pubblicò, che condusse immediatamente alla crocifissione di Gesù.

COME I PRIMI CRISTIANI INTERPRETAVANO L'INSEGNAMENTO DI GESU'.

Perché dovremmo credere che i primi cristiani comprendessero Gesù meglio degli altri? Ci sono diverse ragioni. La prima e più importante è che Gesù era ebreo. Nei Vangeli sinottici (Matteo, Marco e Luca), Gesù non dice mai di voler fondare una nuova religione. Quando gli viene chiesto cosa si deve fare per ottenere la salvezza, risponde: "Ed egli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non uno solo, cioè: Dio. Ora, se tu vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti»." (Matteo 19:17).

I comandamenti che Gesù cita sono i principali: ama Dio e ama il prossimo tuo come te stesso (Matteo 22:37-40; Luca 10:27; Marco 12:31; Galati 5:14; Giacomo 2:8).

E' proprio in questo modo che i primi cristiani consideravano Gesù: come qualcuno che predicava un'etica di compassione e di condivisione sulla base della legge ebraica. E chi potrebbe comprendere Gesù meglio di coloro che, come lui, si consideravano giudei?

In secondo luogo, Gesù e la Chiesa primitiva erano in conflitto con i sacerdoti del tempio.

Storicamente, la cosa che si sa con più certezza di Gesù è che fu crocifisso, ed egli fu indubbiamente ucciso dopo aver attaccato il commercio di animali sacrificali nel tempio (Matteo 21:12-13; Marco 11:15-17, Luca 19:45-46; Giovanni 2:13-17).

Gesù voleva distruggere il tempio, e i sacerdoti del tempio volevano distruggere Gesù e il movimento da lui guidato.

Persino dopo la morte di Gesù, i sacerdoti continuarono a tacitare o ad uccidere i suoi apostoli (Atti 4-7).

Perché mai, dunque, Gesù avrebbe rischiato la propria vita per qualcosa che non era essenziale nel suo insegnamento?

I primi cristiani sono praticamente gli unici che compresero perché Gesù fosse morto. La Cristianità ebraica afferma che l'attacco di Gesù al tempio faceva parte di un suo piano deliberato. Gesù era venuto per distruggere i sacrifici nel tempio (Osea 6:6; Matteo 16:21; Marco 9:12), e questo spiega perfettamente sia i suoi motivi sia i motivi di coloro che cercarono di eliminare lui e il suo movimento.

PERCHE' LA CHIESA OGGI NON E' VEGETARIANA?

Il vegetarianismo venne abbandonato a causa della popolarità delle lettere di Paolo tra i primi Cristiani. I primi capi della Chiesa (Giacomo, Pietro e Giovanni) erano ebrei, ma presto la disputa con Paolo creò delle divisioni (Galati 1-2; Romani 14). 

Nel secondo secolo dopo Cristo, gli insegnamenti di Paolo divennero sempre più popolari tra i cristiani. Ma prima della fine del secondo secolo d.C. i cristiani ebrei erano già una minoranza, e alla fine le lettere di Paolo vennero accettate come parte del Nuovo Testamento, mascherando il fatto che nella sua epoca Paolo era una figura assai controversa.

Poiché dunque Paolo disse che il vegetarianesimo era facoltativo, la Chiesa si allineò sulla sua posizione in materia. In seguito, altri "traduttori-correttori" del Nuovo Testamento distorsero ulteriormente il punto di vista di Gesù sulla questione degli animali.

Gesù credeva nella vita semplice e nella nonviolenza, e sentiva che ciò faceva parte della legge divina. Gesù era senza dubbio vegetariano, poiché il vegetarianismo era parte integrante dell'originario Cristianesimo Ebraico. Gesù fu portatore non di una nuova teologia, bensì di una comprensione radicale della legge ebraica. Per lui, tale legge imponeva la non violenza: non dobbiamo spargere sangue, né di uomini in guerra né di animali per il nutrimento o per i sacrifici. (Osea 6:6; Matteo 9:13; Matteo 12:7)

Gesù, insomma, rischiò e diede la sua vita per eliminare i crudeli e sanguinosi sacrifici di animali nel tempio. Ma purtroppo la religione di Gesù si è persa nel moderno Cristianesimo.


Perché mangiare carne non è un semplice atto alimentare?

Chi mangia carne si nutre di un animale. Quest’aspetto sembrerebbe banale ma è una verità spesso dimenticata da chi consuma carne. Chi invece non la dimentica e continua a nutrirsi di carne dovrebbe riflettere sul perché non mangia anche cani o gatti. 

"Forse esiste una vera e propria gerarchia sociale animale che dà il diritto alla vita e alla protezione degli animali posti nelle posizioni superiori? Se è così, dovremo un po’ paragonare gli animali che si mangiano agli schiavi del passato che non godevano di nessun diritto, non avevano la libertà, venivano sfruttati e considerati come delle cose."

Chi mangia carne si nutre di un animale che non ha più la parvenza di un animale. Forse è questo il meccanismo con cui la società ci ha aiutato a considerare la carne che mangiamo come una cosa o un prodotto commerciale. Se prendiamo in considerazione per esempio il pollo ci rendiamo conto che: lui vive per nutrire l’uomo, lui vive due identità distinte (è il gallo o la gallina in natura ma diventa pollo per sfamarci), essendo oggetto l’uomo non s’interessa del suo stato di salute a meno che questo non influenzi ciò che diventerà da morto, ovvero cibo umano. 

"Tutti gli animali che mangiamo sono oggetti, non riconosciamo in loro alcun tipo di vita."

Chi mangia carne, il più delle volte, non ha mai avuto esperienza di come vengono allevati e macellati questi animali. L’esperienza diretta con questi allevamenti o solamente un’informazione approfondita sul tema farebbe comprendere un dato di realtà banale ma celato, dimenticato, annullato perché per noi troppo sconveniente: anche l’animale soffre! E soffre perché l’uomo si prende gioco di lui, lo aggredisce, lo violenta, lo uccide. 

"Anche l’animale si lamenta, urla, si dimena, si agita e questa come può essere definita se non sofferenza e dolore? La sofferenza appartiene anche all’animale."

Chi mangia carne lo fa perché probabilmente è convinto che sia la cosa più naturale del mondo. L’uomo, contrariamente a quanto si pensa, è un animale frugivoro (frugivoro è colui che si nutre di frutta e semi). Il corso della storia lo ha portato a cacciare e a nutrirsi di carne a causa di cambiamenti ambientali, ma le nostre origini non sono quelle di uomini carnivori od onnivori. Queste affermazioni possono trovare conferma nelle caratteristiche del nostro corpo, più simili se non identiche, ai frugivori (struttura fisica non offensiva, pollice della mano opponibile adatto a raccogliere semi e frutti, canini poco sviluppati, denti adatti a triturare cibi duri, lingua liscia) che ai carnivori (struttura fisica predatoria, saliva e urina acida, lingua ruvida, mascelle per lacerare e mordere, intestino corto tre volte il proprio tronco per eliminare la carne velocemente, stomaco semplice) o agli onnivori (4 zampe, coda, incisivi sviluppati, saliva ed urina acida, intestino lungo 8 volte il tronco).

Chi mangia carne lo fa perché è sicuro dell’adeguatezza della propria dieta e di ciò che mangia. In realtà è da molto appurato che la carne non è un cibo adatto all’uomo, soprattutto a causa delle caratteristiche corporee umane non adatte all’assunzione di carne descritte in precedenza. Inoltre la carne che viene servita sulle nostre tavole attualmente è sconsigliabile anche per gli estrogeni, i sali di zinco, i vaccini che vengono somministrati agli animali e, che quindi, di conseguenza sono assunti anche dall’uomo. La dieta vegetariana risulta essere una dieta ottimale e, contrariamente a quanto si pensa, rappresenta una valida prevenzione per molte malattie.

Chi mangia carne lo fa perché è una caratteristica naturale dell’uomo. Naturale, secondo il mio parere, non è far uccidere a qualcun altro un animale, renderlo il meno possibile uguale ad una parvenza di animale e chiudere gli occhi di fronte all’allevamento e al macello. Se ci pensiamo bene, solo in questi termini, riusciamo a mangiare carne.

Chi mangia carne lo fa perché considera gli animali da allevamento (e non solo) delle specie inferiori.

Chi mangia carne lo fa perché non ci vede nulla di male. Tralasciando la sofferenza degli animali è possibile affermare che la dieta basata sulla carne porta con sé diverse conseguenze a livello mondiale. 

Il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, in occasione del sessantesimo anniversario della FAO (Fondazione della Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Agricoltura e l’Alimentazione), ha pronunciato queste parole: 

“La coscienza non può ribellarsi di fronte a questa strage silenziosa, l’Italia deve continuare il suo impegno per la lotta alla fame”. 

Ma cosa c’entra questa importante disgrazia e sfortuna con il mangiare carne? La sofferenza e la fame delle popolazioni più povere non sono accadimenti sfortunati e dettati dalla casualità o dal fatto che purtroppo non si può fare nulla, sono realtà causate anche da noi. La fame dei più poveri è causata dall’incolmabile sazietà e dall’obesità dei più ricchi. Il 70% delle risorse mondiali vengono consumate dall’11% della popolazione mondiale ricca (Fonte: www.vegetariani.it).

Chi mangia carne lo fa perché mette in atto delle difese inconsce. L’aggressività sugli animali, infatti, è ritenuto indice di patologia mentale. Ma come fa questo dato di fatto integrarsi con la crudeltà legale subita quotidianamente dagli animali di allevamento e non solo?

Chi mangia carne lo fa perché gli piace. 

Io penso che se una persona venisse a conoscenza di cosa veramente sta al di là del semplice atto alimentare proverebbe in automatico un senso di disprezzo nei confronti della carne. E se ciò non accadesse penso che il sacrificio di un semplice piacere culinario possa valere una scelta così importante e corretta nei confronti dell’altro diverso (l’animale) e uguale a me (la persona che muore di fame).


Pensi che mangiare carne sia normale? È tutta colpa del carnismo

Perché mangiamo la carne e quali sono i processi psicologici che si nascondono dietro al suo consumo? La psicologa americana Melanie Joy, attivista per i diritti animali, ci parla del “carnismo” e della sua presenza nella società.

Immaginate di essere invitati a cena a casa di amici, di mettervi a tavola e di trovare ad attendervi un enorme e profumatissimo piatto di spezzatino. Tra un boccone e l’altro, chiacchiere e aggiornamenti sulle ultime novità a casa e sul lavoro, poi l’impulso è di chiedere come sia stata preparata quella ricetta: erano secoli che non mangiavate una carne così tenera e succosa. 

Ah, sì, ho voluto provare una ricetta nuova, è di Golden Retriever: buona vero?” è la risposta, che vi gela il sangue nelle vene. Avete appena mangiato carne di cane e riuscite a provare solo disgusto, senso di colpa e raccapriccio. La domanda, però, è perché: che differenza c’è tra la carne di cane – magari identico a quello che portate ogni giorno a passeggiare al parco – e quella di un maiale, una mucca o un pollo?

Questo è grossomodo l’incipit del saggio “Perché amiamo i cani, mangiamo i maiali e indossiamo le mucche. Un’introduzione al carnismo e un processo alla cultura della carne e alla sua industria” della psicologa americana Melanie Joy, edito da Sonda. Un libro che compie un’analisi razionale e approfondita della nostra cultura alimentare, illustrando quello che l’autrice considera la base – nascosta ma ben radicata – della nostra tradizione: il carnismo.


È giusto parlare di “mangiatori di carne”?


Per parlare di carnismo, l’autrice parte da un’analisi dello status quo: quando pensiamo a un vegano, tutti lo identifichiamo con una persona che non mangia carne, pesce e derivati animali. La maggior parte delle persone sa che questa scelta non comprende solo questo aspetto, ma che riguarda anche l’orientamento etico di un individuo: entra in gioco un sistema di credenze più profondo, secondo cui uccidere e sfruttare gli animali per nutrirsene è considerato immorale. 

Se un vegano è comunemente colui che sceglie di non mangiare carne perché lo considera un atto immorale, come chiamiamo coloro che scelgono di mangiarla? Di fatto non li chiamiamo, scegliendo il termine “mangiatore di carne”. Una netta differenza rispetto per esempio a vegetariano, dove il suffisso -ariano denota un sistema di credenze in azione: è vegetariano – ma anche vegano – colui che promuove e sostiene attivamente una filosofia di vita o un insieme di principi.

Al contrario, “mangiatore di carne” indica semplicemente l’atto di consumare carne, come se l’individuo che lo compie agisse al di fuori di un sistema di credenze determinato. Nella percezione comune, mangiare carne è qualcosa di dato, acquisito e “normale”; tutto ciò che si distanzia da questo atto è “diverso”, devia dalla norma per rappresentare un’eccezione.

E proprio qui troviamo l’essenza del carnismo, un sistema di credenze – di fatto, un’ideologia – che non sembra affatto tale, perché è così che deve essere: “Se il problema è invisibile, allora ci sarà invisibilità etica” afferma l’attivista statunitense Carol J. Adams, ed è proprio su questa invisibilità che il carnismo affonda le sue radici.

Carnismo: l’ideologia violenta e invisibile teorizzata da Melanie Joy

Melanie Joy parla di ideologia in riferimento al carnismo, e la definizione risulta calzante quando si pensa che un’ideologia è un sistema di credenze condiviso, nonché di pratiche che riflettono tali credenze. Mangiare carne è, nella nostra società, lo status quo: nella maggior parte dei casi, cresciamo consumando carne più volte alla settimana – e perfino al giorno – senza porci nessuna domanda, anzi: mangiare carne e derivati animali è considerata una forma di buon senso, la normalità per stare in salute.

Eppure, è necessario riflettere più a fondo sulla questione, prima di tutto perché il carnismo è un’ideologia basata sulla violenza: non solo gli allevamenti intensivi e i macelli lavorano lontano dagli occhi dei consumatori, ma la maggior parte delle persone rifiuta di sapere – o vedere – come si producono carne e derivati animali. Il rischio, è di non riuscire più a mangiarli

Di fatto, il consumo di carne deve rimanere invisibile, perché il rischio è che le persone – e quindi i consumatori – mettano in dubbio il sistema e la propria partecipazione a esso.

carnismo Melanie Joy

Come la nostra mente ci difende dalla violenza del carnismo

Il discorso dell’autrice è lungo e complesso, e riguarda molti aspetti della nostra società e del nostro sistema alimentare. Ci vogliamo però concentrare su un aspetto molto interessante, che riguarda la nostra percezione della realtà e il cosiddetto “trio cognitivo”, ovvero un insieme di processi psicologici che la nostra mente mette in atto per giustificare il consumo di carne e continuare a portarlo avanti come consumatori passivi. 

  • Oggettivazione: percepiamo gli animali come oggetti, per lo più attraverso il linguaggio. Se un maiale diventa bacon, un manzo un hamburger o un agnello una costoletta, è più facile vedere in un animale qualcosa invece che qualcuno e questo aiuta a mettere da parte il disagio morale. L’industria parla di capibestiameunità: anche qui, lo scopo è percepire gli animali come oggetti, parti insignificanti di una filiera produttiva molto redditizia.
  • Deindividualizzazione: pensiamo agli animali come astrazioni, come individui dotati di caratteristiche particolari del gruppo a cui appartengono. Quando si pensa a un qualsiasi animale allevato per la produzione di carne, il più delle volte lo si immagina in gruppo, non certo come un individuo dotato di personalità e interessi propri.
  • Dicotomizzazione: è il processo che ci porta a inserire gli altri in due categorie diverse, sulla base della nostra opinione. Un fenomeno che riguarda molti aspetti della realtà, e che nel caso degli animali si riduce a una distinzione tra “commestibile” e “non commestibile”. In queste due categorie, ulteriori distinzioni ci portano a scegliere di mangiare o meno animali selvatici o domestici, oppure animali intelligenti (come i delfini) o poco furbi (come le oche). Una dicotomizzazione del tutto arbitraria, basata su credenze personali, che serve solo a giustificare il consumo di carne.

Joy definisce il carnismo come un’abitudine talmente radicata da essere considerata dai più naturale, necessaria e normale. Ma quando diciamo che ci piace la carne parliamo del suo gusto? Della sua consistenza? O piuttosto dell’abitudine che si nasconde dietro al suo consumo, delle tradizioni familiari che associamo a quel determinato alimento? Molto spesso il cibo è legato a emozioni, ricordi e stati d’animo.

È arrivato il momento di sovvertire lo status quo: la vita di miliardi di esseri viventi dipende dalla nostra capacità di fare la connessione e sovvertire regole date per sostenere interessi economici, sfruttamento e tradizioni anacronistiche.

Fonte: Perché amiamo i cani, mangiamo i maiali e indossiamo le mucche. Un’introduzione al carnismo e un processo alla cultura della carne e alla sua industria – Melanie Joy, edizioni Sonda.

Guarda il video con l’intervento della Dottoressa Melanie Joy al VeganFest 2015:

LA TRADIZIONE EBRAICA

Nella Genesi (1:29) Dio dice: "Guarda, Io ti ho dato ogni erba con il suo seme, e su tutta la terra ogni albero con il suo frutto, che contiene il seme di ogni albero: questo sarà il tuo cibo." All'inizio della creazione, secondo quello che afferma la Bibbia, sembra che neppure gli animali si cibassero di carne (1:30): "E a ogni animale della terra, a ogni uccello del cielo, a ogni essere che striscia sul suolo, dovunque ci sia una forma di vita, a tutti Io ho dato ogni erba per nutrirsi, e così sia." Sempre nella Genesi (9:4) troviamo un comandamento specifico contro il consumo di carne: "Ma non mangerai carne con la sua vita dentro, con il suo sangue... E sicuramente il sangue della tua vita richiederò: lo richiederò per mano di ogni bestia." Negli ultimi libri della Bibbia, anche i profeti condannano l'uso della carne. Isaia (1:5) afferma: "Dice il Signore: Mi avete sacrificato un gran numero di ovini e di bovini, ma a me non dà piacere il sangue dei manzi, degli agnelli o dei capretti; quando voi alzate le mani, io distolgo gli occhi da voi e quando pregate non vi ascolto, perché le vostre mani sono sporche di sangue". Secondo Isaia (66:3-4) è particolarmente grave uccidere le mucche e gli altri animali miti e generosi: "Colui che uccide un bue pecca come chi uccide un uomo, chi sacrifica un agnello è un assassino. Ho parlato, ma non mi hanno dato ascolto, hanno fatto ciò che è male ai miei occhi e hanno preferito ciò che mi dispiace." "Io vi destino alla spada, poiché avete preferito ciò che mi dispiace." (Isaia 61.12, 66.3) "Perché io amo e voglio la pietà e non i sacrifici, e la conoscenza di Dio anziché gli olocausti" (Osea 6.6).

"Io vi ho condotto in un paese che è un frutteto perché ne mangiaste i frutti e i buoni prodotti, ma quando voi vi siete entrati avete contaminato il mio paese e avete fatto della mia eredità un abominio. I depositari della legge non mi hanno conosciuto." (Geremia 2.7-8) "Per la malvagità degli abitanti, le bestie e gli uccelli sono sterminati." (Geremia, 12.4) "E farò mangiare la carne dei loro figlioli e la carne delle loro figliole e mangeranno la carne gli uni degli altri." (Geremia 19.9) "Si converta ciascuno di voi dalla sua via e dalla malvagità delle sue azioni. Non mi provocate con l'opera delle vostre mani." (Geremia, 25.5-6) "Fabbricate delle case e abitatele, piantate dei giardini e mangiatene i frutti, cercate il bene e non il male e pregate l'Eterno, abbiate pensieri di pace e non di male. Mi cercherete e mi troverete." (Geremia, 29.5, 11, 13). "Non essere crudele in alcun modo verso gli animali, perché soltanto gli empi lo sono" (Esodo, 23.12), "In verità io non parlai mai, né diedi comandi sull'olocausto e sul sacrificio ai vostri padri, quando li feci uscire dal paese d'Egitto" (Geremia 7.22), "Nel giorno di sabato non farai alcun lavoro, né tu né i tuoi figli, né i tuoi schiavi né alcuno dei tuoi animali" (Deuteronomio, 5.13-14), "Il giusto si prende cura dei suoi animali, ma il cuore del malvagio non ha compassione" (Proverbi, 12.10), "Ecco gli animali che io ho creato al pari di te mangiano l'erba come il bue" (Giobbe 40.15, 19), "Sai cosa odia il Signore... mani che versano sangue innocente" (Proverbi, 6.16, 17), "Non essere tra quelli che si inebriano di vino né tra coloro che sono ghiotti di carne" (Proverbi 23.20), "La misericordia dell'uomo riguarda il prossimo, la misericordia del Signore ogni essere vivente" (Sir. 18.12), "Mi glorificheranno gli animali selvatici, sciacalli e struzzi, perché avrò fornito acqua al deserto" (Isaia, 43.20), "In quel tempo farò per loro un'alleanza con le bestie della terra e gli uccelli del cielo e con i rettili del suolo" (Osea 2.20), "Io stabilisco la mia alleanza con voi, con ogni essere vivente che è con voi, uccelli, animali domestici e selvatici, con tutti gli animali che sono usciti dall'arca" (Genesi, 9.9, 16) Isaia profetizza un tempo benedetto, l'era messianica, in cui "il leone mangerà fieno accanto al bue e non ci sarà violenza o danno su tutto il mio monte santo." (11.8).

La tradizione racconta con quale criterio il Signore scelse Mosé per guidare il suo popolo. Un giorno, mentre Mosé stava conducendo al pascolo il gregge di Jethro durante i primi anni dopo la sua fuga dall'Egitto, un capretto corse via e si allontanò dagli altri animali. Mosé lo inseguì e vide che era scappato per andare a bere ad un'oasi lontana. Preoccupato che il capretto fosse stanco, se lo mise sulle spalle per tornare al gregge. Il Signore disse: "Tu sei compassionevole nel condurre i greggi che appartengono all'uomo; nello stesso modo io ti dico che tu diventerai il pastore del mio gregge, Israele." (Esodo, 2.2).

Nello stesso modo Dio scelse Davide come re di Israele perché si prendeva amorevolmente cura del suo gregge, favorendo gli animali più giovani. Rebecca fu giudicata adatta come moglie di Isacco proprio per la gentilezza che aveva mostrato verso gli animali offrendo dell'acqua ai cammelli assetati (Genesi, 24.11-20). Il patriarca Giacobbe scelse di viaggiare alla stessa velocità dei suoi greggi per potersene prendere cura senza spingerli in una marcia faticosa (Genesi, 33.12-14), e Noè si prendeva cura amorevolmente di tutti gli animali sull'arca, tanto da non poter prender sonno finché tutti non erano stati nutriti e accuditi.

Nel libro di Daniele, gli animali vengono invitati a lodare il proprio Creatore (Daniele 3.52-82). Talvolta il Signore si serve degli animali nei suoi piani di salvezza: nel caso dell'asina di Balaam, del pesce di Giona, dei corvi di Elia e via dicendo. Altre volte gli animali vengono presentati come esempi di comportamento: "Va' a vedere la formica, pigro, osserva i suoi costumi e diventa saggio" (Proverbi, 6.6). La Bibbia (Genesi, 1.21, 24) usa lo stesso termine nefesh chaya (anima vivente) per indicare sia gli animali che gli esseri umani, e afferma che "Il Signore è buono con tutti, e la sua gentilezza e la compassione sono su tutte le sue creature" (Salmi, 145.9).

"Il destino dei figli degli uomini è lo stesso di quello degli animali, perché sono destinati tutti alla stessa fine, poiché gli uni muoiono come gli altri. Sì, tutti hanno uno stesso respiro, uomini e animali. L'uomo non è dunque superiore all'animale, perché ogni corpo è vanità." (Ecclesiaste, 3.19).

Il Levitico afferma: "Questa è una legge perpetua per tutte le vostre generazioni, e in tutti i luoghi dove abiterete: non mangerete né grasso animale né sangue. Parla ai figli di Israele e di' loro: Non mangerete alcun grasso, né di bue, né di pecora, né di capra. Non mangerete affatto alcun sangue, né di uccelli, né di quadrupedi, in tutti i luoghi dove abiterete. Chiunque mangerà sangue di qualunque specie sarà sterminato di fra il suo popolo." (3.17, 7.23, 26, 27).

Il consumo di carne è sempre stato considerato dalla Bibbia e dalla tradizione ebraica come un peccato di gola. Quando gli israeliti erano vicino al Mishcon, il santuario, era loro proibito consumare carne (Orlah 2, Misnah 17). La legge ebraica è molto esplicita: secondo la legge della Torah è proibito far soffrire qualsiasi creatura viventi, anzi, è doveroso alleviare il dolore di qualsiasi creatura, anche se non ha padrone o se appartiene a un Gentile. E' proibito legare le zampe di un animale o di un uccello in modo da causare dolore, e quando un cavallo fa fatica a trascinare il suo carico a causa della pendenza o delle cattive condizioni della strada, bisogna aiutarlo, se un asino non riesce a proseguire sotto il suo carico, bisogna alleviarlo senza indugio (Esodo, 23.5). La caccia è proibita, e gli animali sperduti devono essere curati e riportati al proprietario (Deuteronomio, 22.1).

La Bibbia impone: "Non metterai la museruola al bue quando trebbia il grano" (Deuteronomio, 25.4) "Non aggiogherai il bue e l'asino insieme (cioè un animale più debole insieme a uno più forte" (Deuteronomio, 22.10). Inoltre non bisogna mettersi a mangiare o bere prima di aver provveduto al nutrimento dei propri animali. Secondo Rabbi Eleazer ha-Kapar, nessuno dovrebbe acquistare un animale se non ha la possibilità di nutrirlo adeguatamente. Gli animali devono essere lasciati riposare nel giorno di sabato. Secondo la tradizione ebraica, è uso benedire con un augurio chi indossa abiti nuovi; ma non chi indossa scarpe nuove di cuoio o abiti nuovi fatti di pelle o pelliccia. Un trattato medioevale, Sefer Chasidim, raccomanda: "Siate gentili e compassionevoli verso tutte le creature che il Signore ha creato in questo mondo. Non picchiate e non fate soffrire nessun animale, non tirate sassi a cani e gatti e non uccidete mosche e vespe."

In tutto l'antico testamento -- Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio, Giosuè, Ruth, Samuele I e II -- sono offerti continui insegnamenti alimentari. I cibi prescritti sono pane, pane azzimo, pane all'olio, verdura, latte e miele, manna, olive, capperi, cetrioli, meloni, lenticchie, aglio, cipolle, porri, erbe di prato, farro, frumento, orzo, avena, miglio, coriandolo, aneto, cumino, cannella, senape, melagrane, fichi, uva, uva secca, carrube, datteri, mandorle, pistacchi, noci, acqua, vino, acqua e aceto, succhi di frutta. La manna è la linfa del frassino, che è bianca e dolce. Non esiste alcuna benedizione (b'racha) da recitare sulla carne o il pesce, come invece è prevista per il pane, i dolci, il vino, la frutta e la verdura. La Bibbia riporta anche la storia di Daniele che, prigioniero in Babilonia, rifiutò di mangiare la carne offertagli dai carcerieri, preferendo nutrirsi di erbe, verdure, lenticchie e acqua; dopo diversi giorni le ottime condizioni di salute di Daniele e degli altri giovani ebrei che avevano condiviso la sua scelta convinse il re di Babilonia della validità dell'alimentazione vegetariana.

Il grande rabbi Hillel, vissuto ai tempi di Gesù, predicava: "Non fate alle altre cose ciò che non vorreste che loro facessero a voi." Molti commentatori della Torah hanno sostenuto il vegetarianesimo prescritto dall'inizio della Genesi (1.29): Rashi (1040-1105), Abraham Ibz Ezra (1092-1167), Maimonides (1135-1214), Nachmanides (1194-1270), Rabbi Joseph Albo (morto nel 1444), Rabbi Samson Raphael Hirsch (1808-1888), Moses Cassuto (1883-1951) e Nechama Leibowitz (nato nel 1905).

In realtà, il permesso temporaneo, dato da Dio agli esseri umani, di mangiare la carne di una ristretta varietà di animali, secondo un rituale ben preciso e complicato inteso a scoraggiarne il consumo, fu accordato soltanto perché gli esseri umani si erano degradati in modo eccessivo, tanto da prendere l'abitudine di mangiare pezzi del corpo di animali ancora vivi e berne il sangue. "E Dio vide che la terra era corrotta" (Genesi, 6.12), "Il Signore amplierà i vostri confini come vi ha promesso, e direte, io mangerò carne, perché il vostro spirito desidera mangiarne. Così potrete mangiare carne e qualsiasi cosa accenda la vostra cupidigia." (Deuteronomio 12.20).

Questa stessa abitudine era molto diffusa tra gli arabi del periodo anteriore a Maometto (il quale diede una proibizione sul consumo di sangue simile a quella della legge ebraica) ed è normale tuttora tra molte popolazioni africane. Infatti, l'uso di mangiare gli animali vivi staccando pezzi di carne e cauterizzando i moncherini, o prelevarne una certa quantità di sangue senza ucciderli, consente di avere carne e sangue freschi per lungo tempo senza troppa difficoltà o fatica. Ovviamente tale pratica non prende in alcuna considerazione la sofferenza, la disperazione e il terrore degli animali.

La tradizione ebraica racconta la storia del Rabbi Yehudi, il Principe, che incontrò un giorno un vitello che veniva trascinato al macello. L'animale, disperato, si rivolse al rabbi per chiedere soccorso, ma questi gli disse: "Non aggrapparti all'orlo della mia veste, perché sei stato creato per questo scopo." Subito dopo, il rabbi fu colpito da un tremendo mal di denti che durò tredici anni, dal quale fu guarito solo dopo che ebbe mostrato compassione a un verme impedendo a sua figlia di schiacciarlo.

LA TRADIZIONE CRISTIANA

Il cristianesimo ha una tradizione vegetariana ben definita, dai primi discepoli (Pietro e Matteo, Giovanni "fratello del Signore", Giacomo "fratello del Signore") a Clemente di Alessandria (150-210), Tertulliano (155-222), San Giovanni Crisostomo (IV secolo), San Basilio e San Benedetto (350 e 530), San Bruno e i suoi figli, San Enda, tutti i vescovi dal 300 al 500, Sant'Alberto e tutti i carmelitani, Santa Teresa d'Avila, i cistercensi trappisti dal mille in poi, i cartusiani, Tatian e i suoi seguaci, gli Aquarians, i Manichei, i Montanisti, gli Ebioniti, gli Apostolici, gli Albigesi, i Bogomili dal tredicesimo al quindicesimo secolo. Più recenti sono i Doukhobor, William Booth fondatore dell'Esercito della Salvezza, gli Avventisti del settimo giorno, i francescani, gli appartenenti all'ordine della Croce, alla Liberal Catholic Church, alla Edenite Society, alla Biogenic Society, alla tradizione Rosacrociana, al Movimento Gnostico Universale. Personaggi di grande rilievo nella cristianità moderna che furono accesi sostenitori del vegetarianesimo sono Ellen G. White (co-fondatrice della Chiesta Avventista del Settimo Giorno), John Wesley (fondatore dei Metodisti), Sylvester Graham (sacerdote Presbiteriano inventore dei cracker Graham), William Metcalfe (pastore della Chiesa cristiana biblica d'Inghilterra).

San Pio V condannò le corride considerandole spettacoli sanguinosi e vergognosi, più degni dei demoni che degli uomini, e Paolo VI non concesse alcuna udienza speciale ai toreri. Giovanni XXIII disse che se per realizzare un suo piano avesse dovuto uccidere una formica non lo avrebbe mai fatto. Anche Giovanni Paolo II ha affermato che l'uomo non deve mai maltrattare o torturare gli animali perché sono creature dotate di capacità di soffrire e di sensibilità; in una lettera dell'11 nov. 1981 scrive "La vostra opera ecologica e zoofila francescana è nobile, preziosa e meritoria, ed io la sosterrò". Nell'enciclica "Sollicitudo Rei Socialis" (cap 34) afferma, "Non si può fare impunemente uso delle diverse categorie di esseri viventi o inanimati -- animali, piante, elementi naturali -- come si vuole, a seconda della proprie esigenze economiche... Il dominio accordato dal Creatore all'uomo non è un potere assoluto... Nei confronti della natura visibile siamo sottoposti a leggi non solo biologiche ma anche morali, che non si possono impunemente trasgredire". Nel suo libro "Amore e responsabilità", edizioni Marietti, Torino 1980, si legge "Si esige che la persona umana e ragionevole non distrugga né sperperi le ricchezze naturali e ne usi con moderazione. In particolare, quando si tratta del suo atteggiamento verso gli animali, questi esseri dotati di sensibilità e capaci di soffrire, si esige dall'uomo che non li sottoponga a sevizie e non li torturi fisicamente quando li mette al proprio servizio. Abbiamo doveri morali verso il soggetto costituito da persona, ma li abbiamo anche verso gli esseri viventi capaci di soffrire."

In diverse lettere indirizzate ai francescani, Giovanni Paolo II scrive: "Chi lo ha compreso non può non guardare con riverente riconoscenza alle creature della terra e trattarle con la responsabile attenzione che gli impone un doveroso riguardo verso il Divino Donatore," (27/5/84) "San Francesco sta dinanzi a noi come esempio di inalterabile mitezza e sincero amore nei confronti degli esseri irragionevoli, che fanno parte del Creato. Egli guardava il Creato con gli occhi di chi sa riconoscere in esso l'opera meravigliosa della mano di Dio. La sua voce, il suo sguardo, le sue cure premurose, non solo verso gli uomini ma anche verso gli animali e la natura in genere sono un'eco fedele dell'amore con cui Dio ha pronunciato all'inizio il fiat che li ha fatti esistere. Ad un simile atteggiamento siamo chiamati anche noi. Creati a immagine di Dio, dobbiamo renderlo presente in mezzo alle creature come padroni e custodi intelligenti e nobili della natura e non come sfruttatori e distruttori senza alcun riguardo." (12/3/82). "Mi fa piacere incontrarmi con voi e volentieri esprimo il mio incoraggiamento per l'opera che prestate per la protezione degli animali, nostri fratelli più piccoli come li chiamava il Poverello di Assisi." (11/11/82)

Ricordiamo qui che Francesco d'Assisi scrisse il famoso "Cantico delle Creature", benediva e parlava agli animali (lupi, agnelli, pecore, lepri, conigli, pesci, colombe, rondini, cornacchie, gazze, falchi, tortore, allodole, cicale). Sant'Uberto era stato cacciatore, ma si dedicò completamente alla vita spirituale dopo aver avuto la visione di Cristo in un cervo che stava per uccidere.

Famosi vegetariani cattolici come padre Mariano da Torino, Bruna d'Aguì, Franco Libero Manco, don Mario Canciani, il quarto ordine francescano, e molti altri, stanno conducendo da molti anni una battaglia non violenta per aiutare i fedeli e le autorità ecclesiastiche a diventare consapevoli di questa importante verità.

Molti cristiani sono stati tratti in inganno da alcuni passi del Nuovo Testamento, dove si dice che Cristo mangiò carne o consigliò di mangiare carne. Dopo il Concilio di Nicea (325 d.C.) voluto e controllato da Costantino in cambio dell'apertura del potere politico al clero cristiano, il nuovo Testamento fu alterato dalle autorità ecclesiastiche di allora con lo scopo di stabilire la dottrina "ortodossa" ed eliminare la reincarnazione e il vegetarianesimo come pilastri della fede cristiana. I primi cristiani (i cristiani delle origini) erano infatti strettamente vegetariani: lo dimostrano le cronache del tempo. Nel 177, una donna di nome Biblis protestava contro le accuse rivolte ai cristiani (alcuni sostenevano che mangiavano i bambini) dicendo: "Questa gente non può consumare nemmeno il sangue di animali irrazionali, come potrebbe mangiare bambini?" Nel 1947 furono ritrovati i famosi Rotoli del Mar Morto, risalenti ai primi secoli dell'era cristiana, che testimoniano l'entità delle manipolazioni successive sui testi sacri originari. Un altro importante reperto è un manoscritto esseno ritrovato in un monastero buddhista tibetano, dove era stato nascosto per preservarlo dai corruttori. Questi documenti archeologici sono stati studiati da Martin Larson, Edmond B. Szekely, Millar Burrows, G.J. Ousley, John M. Allero e Frank J. Muccie, e sono stati definiti dalle gerarchie ecclesiastiche come "vangeli apocrifi".

Studi accurati sugli antichi manoscritti originali dei Vangeli, scritti in greco, hanno rivelato che le parole tradotte come carne sono in realtà "trophe", "phago" e "brome", che significano semplicemente "cibo" o "atto del mangiare" in senso lato. Ad esempio, in alcune edizioni del Vangelo di San Luca (8.55) si legge che Gesù resuscitò una donna dalla morte e "ordinò di darle della carne". La parola greca originaria tradotta con "carne" è in realtà phago, che significa semplicemente "da mangiare". Quindi Gesù ordinò semplicemente che alla donna resuscitata fosse dato del cibo. La parola greca usata per indicare la carne è "kreas", che non compare mai nei Vangeli in riferimento a Cristo. Le parole greche usate dai vangeli sono broma (cibo), brosimos (ciò che può essere mangiato), brosis (nutrimento o atto di mangiare), prosphagion (qualcosa da mangiare), trophe (nutrimento), phago (mangiare).

Per quanto riguarda il pesce, è interessante sapere che fin dai tempi dei Babilonesi, nella zona della Palestina era molto popolare un alimento preparato con delle alghe chiamate "pianta pesce". Queste alghe venivano fatte seccare, polverizzate in un mortaio e impastate per farne una specie di pane. Ai tempi di Gesù costituivano un cibo molto diffuso e apprezzato e ancora oggi viene raccomandato ai fedeli musulmani.

Neanche nel nuovo Testamento viene dunque consigliato di mangiare carne. Questo d'altronde coincide con la famosa profezia di Isaia sull'avvento di Gesù: "Una vergine concepirà e darà alla luce un figlio, e il suo nome sarà Emanuele ("Dio è con noi"). Burro e miele saranno il suo cibo, perché saprà rifiutare il male e scegliere il bene." Matteo (9.13 e 12.7) riporta due volte il comando di Gesù, già affermato dal profeta Osea: "Voglio misericordia e non sacrifici."

San Giovanni Battista, che faceva austerità nel deserto, mangiava carrube e miele. Alcune traduzioni de nuovo Testamento riportano l'errata dizione "locuste" a causa di una svista (le carrube sono chiamate anche "fagioli della locusta" perché molto apprezzate dagli insetti).

E' senz'altro più facile mangiare carrube, visto che nelle zone aride gli alberi di carrube crescono forti e rigogliosi, spesso spontanei e sono molto longevi, e le loro bacche sono facilmente reperibili, tanto che ancora oggi sono usate come mangime per i cavalli, pur essendo molto nutrienti. Il carrubo nell'antichità fu venerato nel mondo islamico e nella chiesa primitiva. In alcune zone d'Italia, le carrube sono chiamate "pane di San Giovanni". Alcuni commentatori della Bibbia sono dell'opinione che il "miele selvatico" mangiato da Giovanni sia stato lo sciroppo che si ottiene spremendo i frutti molto maturi del carrubo, che ha sapore di miele. Le locuste sono invece un po' più difficili da acchiappare, e soprattutto non sono mai state considerate un cibo dalla cultura ebraica, non essendo elencate tra gli animali "commestibili" nella Bibbia (Levitico), che è estremamente precisa su queste cose. Venticinque anni dopo la predicazione di Giovanni Battista, Flavio Giuseppe rimase per tre anni presso un solitario di nome Banno, che viveva nel deserto "con vestito ricavato dagli alberi e nutrendosi di cibo cresciuto spontaneamente".

Un gruppo di religiosi ebraici, gli Esseni, menzionati da Flavio Giuseppe (Guerra Giud. II, 119-161), Filone, Plinio, Epifanio e altri, erano strettamente vegetariani e non celebravano sacrifici animali, erano chiamati "meditativi", "terapeuti", "silenziosi". Da molti episodi risulta chiaro che Gesù e sua madre Maria appartenevano al gruppo degli Esseni. 

 

Già nell'antichità importanti ed attendibili scrittori hanno lasciato precise testimonianze sugli Esseni, ancorché fino al 1947, come abbiamo visto nel precedente articolo (LEGGI QUI), con la scoperta dei “Rotoli del Mar Morto”, non vi fosse alcuna traccia di documenti o reperti archeologici in grado di avvalorarne l’esistenza. La più importante testimonianza è quella, sempre molto citata, dell’ebreo “Yosef ben Matityahu”, meglio noto come Giuseppe Flavio ( 37 d.C. – 100 d.C.). Ed abbiamo riportato, sempre nel precedente articolo, anche quanto sostenuto da Papa Ratzinger, che: “Sembra che Giovanni Battista, ma forse anche Gesù e la sua famiglia, fossero vicini alla Comunità degli Esseni”.
 
Ma se l’ebreo Gesù (Yehoshua), come sostiene Papa Ratzinger, era davvero “vicino alla Comunità degli Esseni”, allora – aggiungo io - dovremmo trovare forti coincidenze fra il pensiero di quest’ultimo (così come ce lo riportano i Vangeli Canonici), con quanto trasmessoci sia dai Rotoli del Mar Morto che da Giuseppe Flavio stesso (in “Guerra Giudaica” - 75 d.C.). Facciamo allora insieme questo confronto, che ce ne darà un’ampia conferma.
 
1) Gesù (Yehoshua) annunciava una “Nuova Alleanza'': “Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue”. E gli adepti della setta degli Esseni chiamavano la loro Comunità “Nuova Alleanza”: “Egli (il Messia Ebraico) riapparirà e condurrà i membri della Nuova Alleanza in una nuova Gerusalemme purificata”.
 
2) Gesù (Yehoshua) sosteneva l’amore reciproco: “Vi do un comandamento nuovo. Che vi amiate gli uni gli altri” E gli Esseni, secondo Giuseppe Flavio: “Sono legati da mutuo amore più strettamente degli altri”.
 
3) Gesù (Yehoshua) proclamava la temperanza e la resistenza alle passioni. Gli Esseni: “Respingono i piaceri come un male, mentre considerano virtù la temperanza e il non cedere alle passioni”.
 
4) Gesù (Yehoshua), da ebreo osservante, attribuiva fondamentale importanza al matrimonio, per la sopravvivenza del “Popolo di Israele”. Ma nel contempo richiamava alla massima attenzione per non farsi trascinare in comportamenti passionali nei confronti delle donne. Disse infatti: “Io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore". Esattamente come gli Esseni, sempre secondo Giuseppe Flavio: “Non è che condannino in assoluto il matrimonio e l'aver figli, ma si difendono dalla lascivia delle donne”.
 
5) Gesù (Yehoshua) invitava a rifuggire la ricchezza .“E' più facile che un cammello passi dalla cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei Cieli”. E così gli Esseni: “Non curano la ricchezza ed è mirabile il modo come attuano la comunità dei beni, giacché è impossibile trovare presso di loro uno che possegga più degli altri''.
 
6) Gesù (Yehoshua) parlava di giustizia:“Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia perché saranno saziati”. E gli Esseni esortavano ad: “Osservare la giustizia verso gli uomini, combattere sempre gli ingiusti e di aiutare i giusti”.
 
7) E sul giuramento così Gesù (Yehoshua): “Io vi dico: non giurate affatto. Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no”. E così gli Esseni: “Tutto ciò che essi dicono vale più di un giuramento, ma si astengono dal giurare considerandolo cosa peggiore che lo spergiurare”.
 
8) Gesù (Yehoshua) era duramente critico nei confronti dei farisei: “Guai a voi, scribi e farisei, voi ipocriti. Guai a voi, guide cieche”. Ed anche gli Esseni lo erano, al punto tale da aver abbandonato Gerusalemme con il suo Tempio, per allontanarsi da loro, e ci dice Giuseppe Flavio: “Il Capo dei Farisei è citato come lo “Schernitore” o Divulgatore di Menzogne”.
 
9)Sempre riferendosi agli odiati Farisei, Gesù (Yehoshua) chiedeva di non fare sfoggio della propria superiorità, come fanno loro che: “Amano posti d'onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze”. Ed anche gli Esseni invitavano a: “Non distinguersi per splendore di vesti o per qualche altra insegna di superiorità”.
 
10) Gesù (Yehoshua) era poi quello che oggi chiameremmo un “guaritore”: “Andava attorno per tutta la Galilea curando ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo”. Ed anche gli Esseni curavano le malattie e le infermità: “Per la cura delle malattie essi studiano le radici medicamentose e le proprietà delle pietre”.
 
11) Il comportamento umile e ritirato che ebbe Gesù (Yehoshua) dal momento in cui fu arrestato al momento in cui fu crocefisso, richiama direttamente questo passo: “Gli Esseni senza nemmeno una parola meno che ostile verso i carnefici e senza versare una lacrima, esalavano serenamente l'anima come certi di tornare a riceverla”.
 
12) Presso gli Esseni “salda è la credenza che mentre i corpi sono corruttibili, e che non durano gli elementi di cui sono composti, invece le anime immortali vivono in eterno. E Gesù (Yehoshua) sosteneva: “E non temete coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l’anima”.
 
13) Sempre riguardo all’anima, così pensavano gli Esseni: “Essi ritengono che alle anime buone è riservato di vivere al di là dell'oceano in un luogo che non è molestato né dalla pioggia né dalla neve né dalla calura, ma ricreato da un soave zefiro che spira sempre dall'oceano”. Singolare questo pensiero degli Esseni sull’anima legato al “vento”, perché anche Gesù (Yehoshua) aveva usato la stessa idea del ”vento”: “Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito “.
 
14) E sempre sull’anima gli Esseni, ancora una volta, la pensavano proprio come Gesù (Yehoshua): “In primo luogo ammettono che le anime sono immortali, e poi si spingono alla virtù e si ritraggono dal vizio. Ritengono infatti che i buoni durante la vita diventano migliori per la speranza di ricevere un premio anche dopo la morte”. Vedi a questo proposito il passo evangelico del “ladrone buono” al quale Gesù (Yehoshua) promette il Paradiso: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno. Gli rispose: In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso”. Interessante evidenziare che è questa l’unica volta nella quale Gesù (Yehoshua) nomina il Paradiso, e lo fa con un malfattore pentito.
 
15) E riguardo alle anime cattive gli Esseni la pensavano così: “Le anime cattive finiscono in un antro buio e tempestoso, pieno di supplizi senza fine”. Proprio come la pensava Gesù (Yehoshua): “Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti”.
 
16) E sulle capacità profetiche gli Esseni: “Vi sono poi in mezzo a loro di quelli che si dichiarano capaci anche di prevedere il futuro, esercitati fin da ragazzi nella lettura dei libri sacri, in varie forme di purificazione e nelle sentenze dei profeti. E’ raro che falliscano nelle predizioni”. Proprio come Gesù (Yehoshua), che – fra l’altro - predisse la distruzione del Tempio di Gerusalemme, avvenuta nel 70 d.C., ovvero almeno 40 anni dopo la sua morte: “In verità vi dico, non resterà qui pietra su pietra che non venga diroccata”. 
 
17) E sull’affidarsi a Dio Padre: “La dottrina degli Esseni è di lasciare ogni cosa nelle mani di Dio”. E per Gesù (Yehoshua): “Cercate prima il Regno di Dio e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta”.
 
18) Gli Esseni usavano il termine “molti” per indicare tutta la Comunità, ”tutti”. E per trenta volte troviamo questo modo di esprimersi nei Rotoli del Mar Morto. Ed anche Gesù (Yehoshua) si espresse nella stessa maniera: “Questo è il mio sangue dell'alleanza, versato per molti”.
 
19) E poi sui beni in comuni: “Gli Esseni mantengono i loro averi in comune, sia chi è ricco più degli altri, sia chi non possiede nulla”. Riguardo a questo aspetto è interessante riportare quanto scrive l’Evangelista Luca in merito alle abitudini dei primi giudeo- cristiani: “Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune; chi aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno. Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano il ricavato di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli; poi veniva distribuito ai singoli secondo il bisogno di ciascuno”. Quindi le prime comunità chiamate “cristiane” (meglio sarebbe chiamarle “giudeo-cristiane”) furono organizzate dagli Apostoli esattamente secondo il modello degli ebrei Esseni.
 
20) Gli Esseni non accettavano la schiavitù: “Né tengono schiavi perché ritengono che la pratica di quest'ultima abitudine favorisca l'ingiustizia”. E per Gesù (Yehoshua) sono "beati gli affamati e gli assetati di giustizia".
 
21) Gli Esseni: “Svolgevano scambievolmente i servizi l'uno dell'altro”. Proprio come nell’episodio riportato da Giovanni sulla “lavanda dei piedi'': “Si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita.  Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugatoio di cui si era cinto”. 
 
Vediamo infine, interessantissimo, come Giuseppe Flavio, nel riportare le abitudini degli Esseni, fornisca la spiegazione di molti aspetti relativi a quella che potremmo definire la “vita spicciola” ed itinerante di Gesù (Yehoshua), altrimenti del tutto incomprensibile. Gesù (Yehoshua) come noto cambiava continuamente villaggi, con al seguito i discepoli ed un gruppo di donne. Già perché al seguito di Gesù (Yehoshua) vi erano molte donne, che peraltro lo sostenevano economicamente: “In seguito egli se ne andava per le città ed i villaggi, predicando e annunziando la buona novella del regno di Dio. C'erano con lui i Dodici Apostoli e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria di Màgdala, dalla quale erano usciti sette demòni, Giovanna, moglie di Cusa, amministratore di Erode, Susanna e molte altre, che li assistevano con i loro beni”.
 
Ma vi siete mai chiesti dove andavano a dormire, ovviamente donne ed uomini separatamente? Donne che nel periodo delle mestruazioni non dovevano neanche essere toccate (nidah: in ebraico נדה) in quanto impure? E chi li ospitava? E dove mangiavano, lui, gli uomini e le donne al suo seguito? E dove trovavano i ricambi per i vestiti? E dove si lavavano, e dove andavano in bagno? Alla luce della sua appartenenza agli Esseni la risposta è immediata. Basti pensare infatti che a quei tempi gli Esseni erano oltre 4000 e vivevano disseminati in tutto il paese. Giuseppe Flavio infatti così ci riferisce: “Le persone che praticano questo genere di vita sono più di quattromila. Essi non costituiscono un'unica città, ma in ogni città ne convivono molti. Quando arrivano degli appartenenti alla setta da un altro paese, essi gli mettono a disposizione tutto ciò che hanno come se fosse proprietà loro, e quelli s'introducono presso persone mai viste prima come se fossero amici di vecchia data”.
 
E poi: “In ogni città viene eletto dall'ordine degli Esseni un curatore dei forestieri, che provvede alle vesti ed al mantenimento. Fra loro nulla comprano o vendono, ma ognuno dà quanto ha a chi ne ha bisogno e ne riceve ciò di cui ha bisogno lui”. Ecco perché Gesù (Yehoshua) esortava così i suoi discepoli: “Voi non dovete possedere e portare con voi due vesti. E non avere delle tasche cucite nei vostri abiti, onde potervi riporre ciò che potrebbe venirvi offerto”. E riguardo alle “location” degli Esseni, David Flusser (1917 – 2000), considerato il massimo esperto mondiale di Cristianesimo Primitivo e Giudaismo del Secondo Tempio, così si esprime: “Oltre a Qumran, residenze Essene furono poste in altri luoghi”.
 
I Rotoli del Mar Morto ci informano infatti della presenza di un importante insediamento anche a Gerusalemme e gli archeologi, a conferma di ciò, hanno riportato alla luce sul Monte Sion quella che viene chiamata proprio la “Porta degli Esseni”. Quindi, alla luce di quanto detto, l’ipotesi che Gesù (Yehoshua) fosse Esseno chiarirebbe la seguente citazione dei Vangeli relativa a quando il Maestro entrò a Gerusalemme, per la terza ed ultima volta. Per la preparazione della Pasqua infatti i discepoli gli chiesero: “Dove vuoi che ti prepariamo per mangiare la Pasqua?”. E Gesù (Yehoshua) rispose loro: “Andate in città, da un tale. E ditegli: il Maestro ti manda a dire il mio tempo è vicino. Farò la Pasqua da te con i miei discepoli''. E poi: “Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala con i tappeti, già pronta. Là preparate per noi”. I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù e prepararono la Pasqua”.
 
Quel “tale” che li ospitò, senza conoscerli, è ragionevole che quindi fosse proprio un Esseno. Ma vediamo quest’altra citazione di Giuseppe Flavio: “Quando viaggiano, non portano seco assolutamente nulla, salvo le armi contro i briganti”. Si chiarirebbe quindi perché Gesù (Yehoshua), secondo Luca, disse così: “Chi non ha una spada venda il suo mantello e se ne procuri una”. E poi perché la sera dell’arresto di Gesù (Yehoshua) avvenne che: “Uno di quelli che erano con Gesù, messa mano alla spada, la estrasse e colpì il servo del sommo sacerdote, staccandogli un orecchio”.
 

Interessante infine notare quanto scrisse la Pontificia Commissione Biblica (Roma, Festa dell'Ascensione 2001) con la Prefazione dell’allora Cardinale Josef Ratzinger: “Dal punto di vista della forma e del metodo, il Nuovo Testamento, ed in particolare i Vangeli, presentano forti rassomiglianze con la Comunità di Qumran, nel modo di utilizzare le Scritture. Le formule per introdurre le citazioni sono spesso le stesse”. Cosa dire? Ancora una volta, solo andando a cercare la matrice esclusivamente ebraica di Gesù (Yehoshua) è possibile comprendere il suo messaggio originale e la sua vera identità.

 

 

San Pietro, in una delle sue omelie, tuonava: "Il consumo innaturale di carne contamina quanto l'adorazione dei demoni che fanno i pagani, con i suoi sacrifici e i suoi festini impuri, che vedono gli uomini compagni di banchetto dei diavoli." San Tommaso (l'apostolo che andò a predicare in India, non Tommaso d'Aquino!) era anch'egli vegetariano.

Clemente di Alessandria, un padre della Chiesa, cita l'esempio dell'apostolo Matteo che "si cibava di semi, noci e vegetali, senza mangiare carne" e commenta: "Non vi è forse in una temperata semplicità una completa varietà salutare di cibi? Vegetali, radici, olive, erbe, latte, formaggio, frutta e noci. Non dobbiamo trasformare il nostro corpo in un cimitero di animali."

San Gerolamo, un altro padre dell'antica chiesa cristiana, che autorizzò la versione latina della Bibbia tuttora in uso, scrisse: "Cucinare vegetali, frutta e legumi è facile ed economico" e suggeriva questa dieta a chi voleva diventare saggio.

San Giovanni Cristostomo considerava il consumo di carne innaturale e crudele da parte dei Cristiani: "Ci comportiamo come lupi, come leopardi... anzi peggio di loro, perché la natura ha previsto che essi si nutrissero in quel modo, ma noi, ai quali Dio ha dato la parola e il senso della giustizia, siamo diventati peggio di belve feroci. Noi capi della cristianità dobbiamo praticare l'astinenza dalla carne degli animali per controllare il nostro corpo... il consumo innaturale della carne animale è una contaminazione."

San Benedetto, fondatore dell'ordine dei Benedettini, prescrisse ai suoi monaci una dieta essenzialmente vegetariana. Anche ai trappisti era vietato, fin dalla fondazione nel diciassettesimo secolo, mangiare carni e uova, e benché con il Concilio Vaticano nel 1960 il divieto sia stato tolto, ancora oggi molti frati trappisti si attengono alla regola originale.

"Colui che mangia di tutto non sprezzi colui che non mangia di tutto. Non perdere, con il tuo cibo, colui per il quale Cristo è morto! Non disfare per un cibo l'opera di Dio. E' bene non mangiare carne né bere vino. L'intera creazione anela ansiosamente alla manifestazione gloriosa dei figli di Dio. Anch'essa verrà affrancata dalla schiavitù della corruzione per partecipare alla libertà della gloria dei figli di Dio. " (Romani, 2, 3, 15, 18, 19, 20, 21)

Nel Concilio di Trullano, svoltosi a Costantinopoli nel 692, fu stabilita questa regola: "Le sacre scritture proibiscono il consumo di sangue animale. Un chierico che commette questo peccato sarà sconsacrato, un laico sarà scomunicato."

Tommaso d'Aquino (1125-1274), che i suoi biografi dicono famoso per essere un ghiottone (non l'unico nella Chiesa di quei tempi) elaborò la famosa dottrina secondo la quale gli animali non avevano anima -- e neppure le donne e i negri (sebbene in seguito, a causa di notevoli pressioni, dovette ammettere che donne e negri avevano sì un'anima, ma di livello inferiore).

Giovanni 1:9

Veniva nel mondo
la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.

Giovanni 3:19

E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie.

Giovanni 8:12

Di nuovo Gesù parlò loro: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita».

Giovanni 9:5

Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo».

Giovanni 12:35

Gesù allora disse loro: «Ancora per poco tempo la luce è con voi. Camminate mentre avete la luce, perché non vi sorprendano le tenebre; chi cammina nelle tenebre non sa dove va.

Giovanni 12:36

Mentre avete la luce credete nella luce, per diventare figli della luce».
Gesù disse queste cose, poi se ne andò e si nascose da loro.

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