Due boss mafiosi pentiti raccontano la loro storia
Incontro a Mergellina Un ex boss di Camorra che ci racconta la sua storia dagli omicidi al pentimento e la collaborazione con la giustizia, una storia di redenzione e aiuto per i giovani che oggi idolatrano dei modelli criminali che non portano a nulla, Gennaro Panzuto detto Genny O' Terremoto Boss del quartiere Torretta di Napoli dopo 21 anni di carcere e la collaborazione con la giustizia, oggi è un uomo che rischia la vita ogni giorno perchè ha ancora molti nemici ma come ci racconta lui anche persone che lo sostengono specie nel suo quartiere dove è stato in passato il Boss che evitava di vessare il popolo.
Un racconto che parte da quando era scugnizzo all'approdo alla malavita fino alla consapevolezza di aver buttato via la sua vita e la ricerca di una nuova vita limitatamente a tutti gli errori commessi.
Dio perdona i grandi peccati? Dio perdonerà un assassino?
Molte persone commettono l’errore di credere che Dio perdoni i “piccoli” peccati come le bugie, la rabbia e i pensieri impuri, ma che non perdoni i peccati “grandi” come l’omicidio e l’adulterio. Questo non è vero. Non esiste peccato troppo grande per Dio. Quando Gesù morì sulla croce, Egli morì per pagare per tutti i peccati del mondo intero (1 Giovanni 2:2). Quando una persona ripone la sua fiducia in Gesù Cristo per la salvezza, tutti i suoi peccati vengono perdonati. Questo include peccati passati, presenti e futuri, grandi o piccoli. Gesù è morto per pagare il prezzo di tutti i nostri peccati, e una volta che sono perdonati, sono tutti perdonati (Colossesi 1:14; Atti 10:43).
Siamo tutti colpevoli di peccato (Romani 3:23) e meritiamo la punizione eterna (Romani 6:23). Gesù è morto per noi, per pagare per il nostro peccato (Romani 5:8). Chiunque creda in Gesù Cristo per la salvezza è perdonato, non importa quale peccato abbia commesso (Giovanni 3:16). È pur vero che un assassino o un adultero probabilmente affronteranno delle serie conseguenze (legali, relazionali, ecc…) a causa delle loro azioni malvagie, molto più di qualcuno che è “solamente” un bugiardo. Ma i peccati di un assassino o di un adultero vengono completamente e permanentemente perdonati nel momento in cui crede e ripone la sua fiducia in Cristo.
Il fattore determinante non è l’entità del peccato; è l’entità del sacrificio d’espiazione di Cristo. Se il sangue versato dell’Agnello di Dio senza peccato è stato sufficiente a coprire tutti i peccati di tutti i milioni di persone che hanno creduto in Lui, allora non può esserci limite all’entità o al tipo di peccato coperto. Quando Egli disse: “È compiuto,” il peccato andò incontro alla sua fine; esso venne completamente espiato e pagato , fu ottenuto il perdono completo, fu fatta pace e fu ottenuta la redenzione da tutti i peccati. La salvezza fu assicurata, resa certa e completa; niente deve o può essere aggiunto ad essa. Inoltre, l’opera salvifica di Cristo fu compiuta interamente senza alcun aiuto da parte dell’uomo e non può essere disfatta.
Che cosa significa che Dio guarda il cuore (1Samuele 16:7)?
La gente tende a giudicare il carattere e il valore degli altri in base alla loro apparenza esteriore. Essere alti, belli, in forma e ben vestiti significa possedere le qualità fisiche che gli umani generalmente ammirano e rispettano. Spesso queste sono le qualità che vogliamo vedere in un leader.
Ma Dio possiede la capacità unica di sapere vedere dentro a una persona. Dio conosce il nostro vero carattere perché “guarda al cuore”.
1Samuele 16 racconta che era giunto il momento per Samuele di andare a casa di Iesse, a Betlemme per consacrare il prossimo re di Israele. Quando Samuele guardò il figlio maggiore di Iesse, Eliab, ne fu colpito e disse: “Certamente l'unto dell'Eterno è davanti a lui” (versetto 6).
Ma Dio disse a Samuele: “Non badare al suo aspetto né all'altezza della sua statura, poiché io l'ho rifiutato, perché l'Eterno non vede come vede l'uomo; l'uomo infatti guarda all'apparenza, ma l'Eterno guarda al cuore” (1Samuele 16:7).
Saul, il primo re di Israele, era alto e di bell’aspetto. Forse Samuele si aspettava qualcuno che somigliasse a Saul, e l’aspetto di Eliab era alquanto sorprendente. Ma Dio aveva in mente qualcun altro da consacrare come re di Israele. Il Signore aveva precedentemente rivelato a Samuele che Egli “si è cercato un uomo secondo il suo cuore” (1Samuele 13:14).
Samuele guardò tutti i primi sette figli di Iesse, ma il Signore li scartò tutti per il ruolo di re. Dio stava cercando qualcuno che avesse un cuore fedele. Davide, il figlio più giovane di Iesse, che non si erano nemmeno presi la briga di andare a chiamare, era fuori a badare alle pecore. Dopo che Samuele aveva scartato gli altri figli, mandarono a chiamare Davide e il Signore disse: “Alzati e ungilo: è lui!” (1Samuele 16:12)
La scelta di Dio era Davide: imperfetto ma fedele, un uomo secondo il cuore di Dio. Anche se la Bibbia dice che era bello (1Samuele 16:12), Davide non era un uomo appariscente. Ma aveva maturato un cuore che metteva Dio prima di tutto. Durante il tempo trascorso da solo nei campi, pascolando le greggi, Davide aveva imparato a conoscere Dio, il suo Pastore (cfr. Salmi 23).
Le apparenze possono ingannare. Ciò che si vede esternamente non rivela quello che le persone sono veramente. L’aspetto fisico di qualcuno non ci mostra il loro valore, carattere, integrità morale o fedeltà a Dio. Le qualità esteriori sono, per definizione, superficiali. Per Dio le considerazioni morali e spirituali sono molto più importanti.
Dio guarda il cuore. Nelle Scritture, quando si parla di “cuore” ci si riferisce alla vita morale e spirituale di una persona. Proverbi 4:23 spiega che tutto sgorga dal cuore. Il cuore è il fulcro, l’essenza intima di ciò che siamo: “L'uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae il bene; e l'uomo malvagio dal malvagio tesoro del suo cuore trae il male, perché la bocca di uno parla dall'abbondanza del cuore” (Luca 6:45).
Giuda Iscariota sembrava a tutti un discepolo fedele, ma il suo aspetto era ingannevole. Gli altri discepoli non immaginavano nemmeno che cosa stesse succedendo nel cuore di Giuda. Gesù era l'unico a conoscere il cuore di Giuda: “Non ho io scelto voi dodici? Eppure uno di voi è un diavolo” (Giovanni 6:70). Il punto di vista di Dio è superiore al nostro, è più profondo e più saggio (Isaia 55:8-9).
2Cronache 16:9 dice che gli occhi di Dio scrutano continuamente tutta la terra per dare forza a coloro i cui cuori Gli sono totalmente devoti. Dio è capace di guardare dentro i nostri cuori, di esaminare le nostre motivazioni, e sa tutto quello che c’è da sapere su di noi (Salmi 139:1). Dio sa se una persona sarà fedele. Dio vede quello che le persone non possono vedere.
Re Davide era tutt’altro che perfetto. Commise adulterio e omicidio (2Samuele 11). Ma Dio vide in Davide un uomo dalla fede profonda e costante, un uomo totalmente devoto al Signore. Dio vide un uomo che si sarebbe rivolto al Signore per ricevere forza e guida (1Samuele 17:45,47; 1Samuele 23:2). Dio vide un uomo che avrebbe riconosciuto il suo peccato e il suo fallimento, che si sarebbe pentito e avrebbe chiesto perdono al Signore (2Samuele 12; Salmi 51). Dio vide in Davide un uomo che amava il suo Signore; un uomo che adorava il suo Signore con tutto se stesso (2Samuele 6:14); un uomo che era stato purificato e perdonato da Dio (Salmi 51) ed era arrivato a comprendere la profondità dell'amore di Dio per lui (Salmi 13:5-6). Dio vide un uomo che aveva una relazione sincera e personale con il suo Creatore. Quando Dio guardò il cuore di Davide, vide un uomo secondo il Proprio cuore (Atti 13:22).
Come Samuele, noi non riusciamo a vedere quello che il Signore riesce a vedere, e dobbiamo affidarci alla Sua saggezza. Possiamo essere certi che, quando Dio guarda i nostri cuori, vede la nostra fedeltà, il nostro vero carattere e il nostro valore come individui.
In Matteo 5:21-28, Gesù equipara il commettere adulterio con la concupiscenza nutrita nel cuore, e commettere omicidio come provare odio nel cuore. Tuttavia, questo non significa che i peccati siano uguali. Quello che Gesù stava cercando di far capire ai farisei è che si tratta pur sempre di peccato, anche se soltanto si pensi di commettere l’atto o lo si voglia fare. I capi religiosi dei tempi di Gesù insegnavano alla gente che andava bene pensare a qualunque cosa si volesse, purché non si agisse in base a quei desideri. Gesù li stava costringendo a comprendere che Dio giudica i pensieri di una persona così come le sue azioni. Gesù affermò che le nostre azioni sono il risultato di ciò che abbiamo nel cuore (Matteo 12:34).
Perciò, anche se Gesù disse che la concupiscenza e l’adulterio sono entrambi peccati, ciò non significa che essi siano uguali. È molto peggio uccidere effettivamente una persona che odiarla semplicemente — sebbene entrambe le cose siano parimenti peccaminose al cospetto di Dio. Esistono delle gradazioni di peccato. Alcuni peccati sono peggiori di altri. Allo stesso tempo, relativamente sia alle conseguenze eterne sia alla salvezza, tutti i peccati sono uguali. Ogni singolo peccato porterà alla condanna eterna (Romani 6:23). Tutto il peccato, per quanto “piccolo”, è contro un Dio infinito ed eterno, e merita pertanto un castigo infinito ed eterno. Inoltre, non c’è peccato troppo “grande” che Dio non possa perdonare. Gesù morì per scontare il castigo per il peccato (1 Giovanni 2:2). Gesù morì per TUTTI i nostri peccati (2 Corinzi 5:21). Sono tutti uguali i peccati per Dio? Sì e no. Quanto alla gravità? No. Quanto al castigo? Sì. Quanto alla perdonabilità? Sì.
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