Referendum: 4 zampe per 1 Cavallo di Troia
Partiamo da una considerazione: i 4 referendum sul lavoro sono sacrosanti.
Prendiamo ad esempio il primo quesito, per abolire i contratti a tutele crescenti di Renzi (sarebbe meglio chiamarli “contratti a fregature calanti”) e reistituire invece l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. Cosa c’è di più naturale? Se un lavoratore viene licenziato senza giusta causa, semplicemente il licenziamento viene annullato. Chi vuole rimettere l’articolo 18 vota sì al primo referendum, chi vuole essere complice di Renzi si astiene.
Referendum numero due: quando un dipendente di una piccola azienda viene licenziato senza giusta causa, si può ancora fare, ma il risarcimento che il datore di lavoro deve versare non si limita a 6 mensilità, ma interviene un giudice per valutare se il datore di lavoro sta abusando di questa sua facoltà di licenziamento facilitato e quindi debba risarcire il dipendente con con un importo maggiore. Anche qui, quanti sono i casi nel mondo reale in cui una norma del genere non sia di totale e completo buonsenso?
Referendum numero tre: quando si istituisce un contratto di lavoro a tempo determinato, bisogna descrivere quale sarebbe l’incarico che lo motiva e che si esaurisce appunto in un tempo determinato. Altrimenti è precariato lungo, periodo di prova artificialmente esteso.
Referendum numero quattro: quando una azienda ne incarica un’altra, anche l’azienda committente concorre nella responsabilità civile e penale sulla sicurezza dei dipendenti dell’azienda incaricata, e quindi anche l’azienda principale non può lavarsene le mani sul tema sicurezza, ed è viceversa del tutto interessata a richiedere e verificare sicurezze più stringenti. Certo, questo ha un costo, ma in un paese civile basato sul lavoro, se i soldi non li metti in sicurezza sul lavoro, dove li devi mettere??
Insomma, 4 referendum sacrosanti, comunque la si pensi sul PD, comunque la si pensi sul M5S, comunque la si pensi sulla CGIL, tutti i bei protagonisti dei ricatti vaccinali sul posto di lavoro, ma che in questo particolare caso sostengono delle scelte utili ed importanti.
Il cavallo di troia
E veniamo al problema cruciale, le cui caratteristiche rasentano quasi i termini di una truffa legalizzata: affiancare ai 4 referendum sul lavoro, quello sulla cittadinanza facile per gli stranieri. I primi 4 referendum fungono quindi da zampe per il cavallo cavallo di troia del 5° referendum, visto che l’opinione è che siano lì solo per far superare il quorum al 5° referendum, quello per il quale i cittadini non andrebbero mai e poi mai a votare se non ci fossero anche gli altri 4. Di cosa si parla? Il quinto referendum propone di dimezzare da 10 a 5 anni i tempi per poter richiedere ed ottenere la cittadinanza italiana per gli stranieri non europei.
La cosa è utile a tutti i livelli di potere, a partire dai grandi massoni europeisti giù giù fino ai politici loro camerieri:
È utile ad imprenditori grandi ed enormi, per limitare i redditi da lavoro dipendente in Italia: così con tanta offerta di lavoratori a bassa specializzazione con il prossimo arrivo di tutti i nuovi immigrati a caccia di cittinanza, disposti a lavorare per salari bassi e bassissimi, si riesce anche a tenere bassi di conseguenza anche i salari di tutti gli altri.
È utile ai partiti di sinistra e centrosinistra, per avere nuovi elettori, e ai sindacati per avere nuovi tesserati. Solo oggi, gli interessati dal provvedimento sono 2.3 milioni di stranieri non europei che vivono e lavorano in Italia, e quelli che arriveranno in virtu di queste facilitazioni saranno tutti ragionevolmente riconoscenti.
È utile ai partiti di destra, perché di lavoro non ce n’è per tutti già adesso, e con un maggior flusso di immigrati ci saranno ulteriori problemi di ordine pubblico... che dovranno essere risolti da chi? Ma ovviamente proprio da loro, i partiti della destra, che potranno così continuare a ritagliarsi un utilità agli occhi della gente, con la trita retorica della sicurezza, puntando il dito all’immigrato.
Serve infine alla UE, perchè i nuovi italiani faranno aumentare le pensioni di anzianità, riconosciute a cittadini italiani di almeno 67 anni di età e con 20 anni di contribuzione, e quindi con uno sbilanciamento tra l’ammontare versato e quanto verrà invece ricavato con la pensione, mettendo ulteriormente in crisi l’INPS, cosa che a sua volta consentirà a lorsignori di riformarla ulteriormente, come dall’europa stanno tentando di fare già da anni.
E non ci sono solo i ricongiungimenti: chi acquisisce la cittadinanza italiana la passa automaticamente anche ai propri figli maggiorenni, e così via agli eventuali figli dei propri figli, se sono grandi abbastanza.
Il comitato promotore
E’ quindi interessante andare a scoprire chi fa parte del comitato promotore e di supporto di questo specifico quesito elettorale: dal sito www.ReferendumCittadinanza.it , nel pannello a scomparsa “partiti”, vediamo che le donazioni al comitato ammontano ad un totale di 70.500 euro, di cui ben 44.000 euro provengono dal partito +Europa. Perché il partito più europeista di tutti è interessato a dimezzare i tempi per ottenere la cittadinanza italiana? Ricordiamoci che +Europa è il partito che “rivendica il contributo di Soros”, precisando che “Non c'è mai stata nessuna contropartita, né palese né occulta, per il sostegno ai candidati di +Europa da parte Soros, bensì una nota, consolidata e duratura condivisione dei valori politici liberali e democratici e una comune visione europeista fondata sui diritti umani e civili e lo stato di diritto.”
Gli altri paesi
Altra scorrettezza, è quella di presentare un confronto con gli altri paesi, ma esaltando i fattori più marginali, ed omettendo i due elementi che sono invece fondamentali: sul volantino di propaganda elettorale emesso dal comitato promotore del quinto referendum, viene sottolineato che il limite per poter richiedere la cittadinanza é già a 5 anni in Francia, Germania, Regno Unito, Svezia e Belgio, come se noi fossimo quindi il fanalino di coda dell’Europa.
Vediamo: e se lo abbassiamo da 10 a 5 anche in Italia, che è il paese unico di sbarco deciso dalla UE, quelli che arrivano qui da fuori europa, avranno più o meno interesse ad affrontare un ulteriore viaggio e spostarsi in uno degli altri paesi menzionati, se gli anni che serviranno per ottenere la cittadinanza saranno le stesse che in Italia? Mistero misterioso!!
Inoltre, seconda considerazione che nel volantino viene omessa, l’Italia è già adesso tra i paesi europei che forniscono più cittadinanze: c’è stato anche il record col primo posto in tutta europa nel 2022, quando l’Italia ha concesso 213.716 cittadinanze, contro 181.581 della seconda (la Spagna) e 166.640 della terza nazione europea in tal senso (la Germania).
Mi chiami ad esprimermi, e non mi dai tutti i dati?
La proposta
A questo punto se c’è qualcuno che, considerate queste informazioni, è arrivato alle mie stesse malfidate conclusioni, che cosa può fare per reagire? Il mio suggerimento è il seguente: recarsi alle urne per votare sì ai 4 referendum sul lavoro, ma senza ritirare la quinta scheda: i quorum sono separati per ciascun referendum, quindi richiedere solo le prime 4 schede non contribuisce a rendere valido anche il quinto. Inoltre questa scelta manda anche un bel messaggio verso l’alto, peraltro neutralizzando l’argomento più becero messo in campo dai sostenitori referendari, il ricatto morale secondo cui chi si astiene sì è solo fatto convincere ad “andare al mare”, con scarso senso civico e zero senso critico. Ritirare 4 schede e rigettare la trappola della quinta mostra invece una scelta diretta, partecipata e consapevole, il vero e proprio dissenso informato.
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