"Cosa dice la Bibbia riguardo alla pedofilia?"
I pedofili sono "senza affetto naturale" (Romani 1:31; 2 Timoteo 3:2). L’espressione “senza affetto naturale” viene tradotta da una parola greca, che significa “disumano, privo di amore e asociale". Chi non ha affetto naturale, agisce in modi che sono contro le norme sociali. Questo sicuramente descriverebbe un pedofilo.
Oltretutto, esiste un principio che si trova nelle parole di Gesù riguardo i bambini. Gesù ha usato un bambino per insegnare ai Suoi discepoli che la fede infantile è necessaria per entrare nel regno dei cieli. Allo stesso tempo, Egli disse che il Padre si preoccupa di tutti i Suoi "piccoli" (Matteo 18:1–14). In quel passaggio, Gesù dice: “Ma chi avrà scandalizzato uno di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse legata una macina d'asino al collo e che fosse sommerso nel fondo del mare” (Matteo 18:6). La parola scandalizzare in greco significa “far inciampare, mettere un ostacolo o un impedimento nel cammino, sul quale un altro possa inciampare e cadere, o indurre al peccato, o causare che una persona perda la fiducia e diserti chi dovrebbe credere ed obbedire".
Queste definizioni della parola scandalizzare possono facilmente essere applicate alle azioni dei pedofili. Naturalmente, il principio del non far del male a un bambino può essere applicato ad una vasta gamma di casi d’abuso minorile, e Matteo 18:10 condanna chiunque causi alcun tipo di male ai bambini.
"Che cosa dice la Bibbia riguardo alla pena di morte o pena capitale?"
La legge dell’Antico Testamento comandava la pena di morte per vari atti: l’omicidio (Esodo 21:12), il rapimento (Esodo 21:16), la bestialità (Esodo 22:19), l’adulterio (Levitico 20:10), l’omosessualità (Levitico 20:13), essere un falso profeta (Deuteronomio 13:5), la prostituzione, lo stupro (Deuteronomio 22:4) e parecchi altri crimini. Tuttavia, quando si sarebbe dovuta applicare la pena di morte, Dio mostrò spesso misericordia. Davide commise adulterio e omicidio, eppure Dio non pretese che gli fosse tolta la vita (2 Samuele 11:1-5; 14-17; 2 Samuele 12:13). In definitiva, ogni singolo peccato che commettiamo dovrebbe avere come conseguenza la pena di morte (Romani 6:23). Grazie a Dio, però, Egli mostra il Suo amore per noi nel non condannarci (Romani 5:8).
Quando i farisei condussero a Gesù una donna che era stata colta in adulterio e Gli chiesero se ella dovesse essere lapidata, Gesù rispose: "Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei" (Giovanni 8:7). Questo non dovrebbe essere usato per indicare che Gesù avrebbe rifiutato la pena capitale in tutti i casi. Gesù stava semplicemente smascherando l’ipocrisia dei farisei, i quali volevano raggirare Gesù per accusarLo di infrangere la Legge veterotestamentaria... Ma essi non si curavano davvero che la donna venisse lapidata (dov’era l’uomo colto in adulterio?). Era stato Dio a istituire la pena capitale: “Il sangue di chiunque spargerà il sangue dell’uomo sarà sparso dall’uomo, perché Dio ha fatto l’uomo a sua immagine” (Genesi 9:6). Gesù avrebbe espresso il Suo sostegno alla pena capitale in alcuni casi, ma dimostrò anche grazia quando essa avrebbe dovuto essere applicata (Giovanni 8:1-11). L’apostolo Paolo riconobbe certamente il potere del governo di istituire la pena capitale laddove sia appropriato (Romani 13:1-5).
Perciò, ritorniamo praticamente al punto di partenza. Certo, Dio permette la pena capitale, ma, allo stesso tempo, non sempre la esige quando è dovuta. Quale dovrebbe essere, quindi, la posizione di un cristiano rispetto alla pena di morte? Primo, dobbiamo ricordarci che Dio ha istituito la pena capitale nella Sua Parola; pertanto, sarebbe presuntuoso da parte nostra pensare di poter stabilire un criterio superiore al Suo o di essere più buoni di Lui. Dio ha il criterio superiore a qualunque altro essere perché è perfetto. Questo criterio si applica non solo a noi, ma a Se stesso. Pertanto, Egli ama e ha misericordia a un livello infinito. Però vediamo anche che la Sua ira è di grado infinito, ma che tutto è mantenuto in perfetto equilibrio.
Secondo, dobbiamo riconoscere che Dio ha dato al governo l’autorità di stabilire quando applicare la pena capitale (Genesi 9:6; Romani 13:1-7). È antiscritturale affermare che Dio si opponga alla pena di morte in tutti i casi. I cristiani non dovrebbero gioire mai quando viene applicata la pena di morte, ma, allo stesso tempo, non dovrebbero combattere contro il diritto del governo di giustiziare coloro che perpetrano i crimini più nefandi.
La legge dell’Antico Testamento comandava la pena di morte per vari atti: l’omicidio (Esodo 21:12), il rapimento (Esodo 21:16), la bestialità (Esodo 22:19), l’adulterio (Levitico 20:10), l’omosessualità (Levitico 20:13), essere un falso profeta (Deuteronomio 13:5), la prostituzione, lo stupro (Deuteronomio 22:4) e parecchi altri crimini. Tuttavia, quando si sarebbe dovuta applicare la pena di morte, Dio mostrò spesso misericordia. Davide commise adulterio e omicidio, eppure Dio non pretese che gli fosse tolta la vita (2 Samuele 11:1-5; 14-17; 2 Samuele 12:13). In definitiva, ogni singolo peccato che commettiamo dovrebbe avere come conseguenza la pena di morte (Romani 6:23). Grazie a Dio, però, Egli mostra il Suo amore per noi nel non condannarci (Romani 5:8).
Quando i farisei condussero a Gesù una donna che era stata colta in adulterio e Gli chiesero se ella dovesse essere lapidata, Gesù rispose: "Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei" (Giovanni 8:7). Questo non dovrebbe essere usato per indicare che Gesù avrebbe rifiutato la pena capitale in tutti i casi. Gesù stava semplicemente smascherando l’ipocrisia dei farisei, i quali volevano raggirare Gesù per accusarLo di infrangere la Legge veterotestamentaria... Ma essi non si curavano davvero che la donna venisse lapidata (dov’era l’uomo colto in adulterio?). Era stato Dio a istituire la pena capitale: “Il sangue di chiunque spargerà il sangue dell’uomo sarà sparso dall’uomo, perché Dio ha fatto l’uomo a sua immagine” (Genesi 9:6). Gesù avrebbe espresso il Suo sostegno alla pena capitale in alcuni casi, ma dimostrò anche grazia quando essa avrebbe dovuto essere applicata (Giovanni 8:1-11). L’apostolo Paolo riconobbe certamente il potere del governo di istituire la pena capitale laddove sia appropriato (Romani 13:1-5).
Perciò, ritorniamo praticamente al punto di partenza. Certo, Dio permette la pena capitale, ma, allo stesso tempo, non sempre la esige quando è dovuta. Quale dovrebbe essere, quindi, la posizione di un cristiano rispetto alla pena di morte? Primo, dobbiamo ricordarci che Dio ha istituito la pena capitale nella Sua Parola; pertanto, sarebbe presuntuoso da parte nostra pensare di poter stabilire un criterio superiore al Suo o di essere più buoni di Lui. Dio ha il criterio superiore a qualunque altro essere perché è perfetto. Questo criterio si applica non solo a noi, ma a Se stesso. Pertanto, Egli ama e ha misericordia a un livello infinito. Però vediamo anche che la Sua ira è di grado infinito, ma che tutto è mantenuto in perfetto equilibrio.
Secondo, dobbiamo riconoscere che Dio ha dato al governo l’autorità di stabilire quando applicare la pena capitale (Genesi 9:6; Romani 13:1-7). È antiscritturale affermare che Dio si opponga alla pena di morte in tutti i casi. I cristiani non dovrebbero gioire mai quando viene applicata la pena di morte, ma, allo stesso tempo, non dovrebbero combattere contro il diritto del governo di giustiziare coloro che perpetrano i crimini più nefandi.
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