Domande sulla vita Cristiana
"Che cos’è un Cristiano?"
Il dizionario di Webster definisce un cristiano come “una persona che professa la fede in Gesù come il Cristo o nella religione basata sull’insegnamento di Gesù”. Sebbene questo sia un buon punto di partenza per comprendere che cos’è un cristiano, come molte definizioni secolari essa non riesce in qualche modo a comunicare davvero la verità biblica di cosa significhi essere cristiani.
Nel Nuovo Testamento, il termine cristiano viene impiegato tre volte (Atti 11:26; Atti 26:28; 1 Pietro 4:16). I seguaci di Gesù Cristo vennero chiamati “cristiani” per la prima volta ad Antiochia (Atti 11:26) perché il loro comportamento, la loro attività e il loro modo di parlare erano come quelli di Cristo. In origine il termine fu usato dai non credenti di Antiochia come una sorta di nomignolo sprezzante utilizzato per schernire i cristiani. Significa letteralmente “appartenere al gruppo di Cristo” o “essere un aderente o seguace di Cristo”, il che si avvicina molto alla definizione di Webster.
Purtroppo, col passare del tempo, il termine "cristiano" ha perso molto del suo significato e viene usato spesso per qualcuno che è religioso o ha dei forti valori morali anziché essere un seguace di Gesù Cristo autenticamente nato di nuovo. Molte persone che non credono e non confidano in Gesù Cristo si considerano cristiane semplicemente perché vanno in chiesa o vivono in una nazione "cristiana". Però andare in chiesa, servire chi è meno fortunato di te o essere una brava persona non fa di te un/a cristiano/a. Come disse una volta un evangelista: “Andare in chiesa non rende cristiani così come andare in un garage non rende automobili”. Essere un membro di chiesa, frequentare regolarmente i culti e dare per l’opera della chiesa non possono fare di te un/a cristiano/a.
La Bibbia c’insegna che le buone opere che compiamo non possono renderci benaccetti a Dio. Tito 3:5 ci dice che “egli ci ha salvati non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia, mediante il bagno della rigenerazione e del rinnovamento dello Spirito Santo”. Perciò, un cristiano è qualcuno che è nato di nuovo da Dio (Giovanni 3:3; Giovanni 3:7; 1 Pietro 1:23) e ha messo la sua fede e fiducia in Gesù Cristo. Efesini 2:8 ci dice che “è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio”. Un autentico cristiano è qualcuno che si è ravveduto del proprio peccato e ha messo la sua fede e fiducia soltanto in Gesù Cristo. La sua fiducia non sta nel seguire una religione o un insieme di codici morali, né un elenco di “fai” e “non fare”.
Un vero cristiano è una persona che ha messo la sua fede e fiducia nella persona di Gesù Cristo e nel fatto che Egli è morto sulla croce per scontare i suoi peccati, ed è risuscitato il terzo giorno per ottenere la vittoria sulla morte e donare la vita eterna a tutti coloro che credono in Lui. Giovanni 1:12 ci dice: “Ma a tutti quelli che l’hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventar figli di Dio: a quelli, cioè, che credono nel suo nome”. Un vero cristiano è davvero un figlio di Dio, fa parte della vera famiglia di Dio e gli è stata data la nuova vita in Cristo. La caratteristica di un vero cristiano è l’amore per gli altri e l’ubbidienza alla Parola di Dio (1 Giovanni 2:4; 1 Giovanni 2:10).
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La Bibbia parla delle seguenti risorse che abbiamo per sconfiggere il nostro peccato:
(1) Lo Spirito Santo. L’unico dono che Dio abbia dato a noi (la Sua chiesa) per essere vittoriosi nella vita cristiana è lo Spirito Santo. Dio mette in contrapposizione le opere della carne e il frutto dello Spirito in Galati 5:16-25. In questo passo siamo chiamati a camminare nello Spirito. Tutti i credenti possiedono già lo Spirito Santo, ma questo passo ci dice che abbiamo bisogno di camminare nello Spirito, arrendendoci al Suo controllo. Questo significa mettere le "scarpe" alle sollecitazioni dello Spirito Santo nella nostra vita anziché seguire la carne.
La differenza che può fare lo Spirito Santo nella vita di un credente viene mostrata nella vita di Pietro, che prima di essere riempito di Spirito Santo rinnegò Gesù per tre volte, e questo dopo aver detto che avrebbe seguito Cristo fino alla morte. Dopo essere stato riempito, a Pentecoste parlò apertamente e con forza del Salvatore ai Giudei.
Si cammina nello Spirito quando non si cerca di "mettere un coperchio" sulle sollecitazioni dello Spirito ("spegnere lo Spirito", come si dice in 1 Tessalonicesi 5:19) e si cerca, invece, di essere ripieni di Spirito (Efesini 5:18-21). In che modo si viene riempiti di Spirito Santo? Prima di tutto, spetta alla scelta di Dio così come nell’Antico Testamento. Egli sceglieva gli individui e degli episodi specifici nell’Antico Testamento per riempire gli individui che sceglieva per compiere le opere che voleva compiere (Genesi 41:38; Esodo 31:3; Numeri 24:2; 1 Samuele 10:10, ecc.). Io credo che vi siano delle prove in Efesini 5:18-21 e Colossesi 3:16 che Dio scelga di riempire coloro che si stanno riempiendo della Parola di Dio, com’è evidenziato dal fatto che il risultato di ogni riempimento in quei versetti è simile. Pertanto, questo ci porta alla risorsa successiva.
(2) La Parola di Dio, la Bibbia. 2 Timoteo 3:16-17 dice che Dio ci ha dato la Sua Parola per attrezzarci per ogni opera buona. C’insegna come vivere e cosa credere, ci rivela quando abbiamo scelto d’intraprendere delle strade sbagliate, ci aiuta a tornare sul retto cammino e ci aiuta a restarci. Come dice Ebrei 4:12, essa è vivente e potente ed è in grado di penetrare nel nostro cuore fino a sradicare i problemi più profondi che, umanamente parlando, non possono essere sconfitti. Il salmista parla del suo potere che cambia la vita in Salmi 119:9, 11, 105 e in altri versetti. Ci viene detto che la chiave di Giosuè per il suo successo nello sconfiggere i suoi nemici (un’analogia con il nostro combattimento spirituale) era di non dimenticare questa risorsa, quanto piuttosto di meditarvi su giorno e notte affinché potesse osservarla. Egli lo fece, anche quando quello che Dio gli comandava non aveva senso militarmente parlando, e questa fu la chiave per la sua vittoria nel Suo combattimento per la terra promessa.
Questa è una risorsa che trattiamo di solito in modo superficiale. Ce ne serviamo in modo formale portando la Bibbia in chiesa o leggendo quotidianamente un brano devozionale o un capitolo, ma non la memorizziamo, non meditiamo su di essa, non ne ricerchiamo l’applicazione per la nostra vita, non confessiamo i peccati che essa rivela, non lodiamo Dio per i doni che essa rivela che Egli ci ha fatti. Quando si tratta della Bibbia, spesso siamo o anoressici o bulimici. O ne assumiamo quel tanto che basta per mantenerci spiritualmente in vita, nutrendoci della Parola solo quando andiamo in chiesa (ma non ingerendone abbastanza per essere cristiani sani e robusti), oppure ce ne alimentiamo spesso, ma mai meditandoci su abbastanza a lungo da trarne nutrimento spirituale.
È importante che se non hai l’abitudine di studiare la Parola di Dio quotidianamente in modo significativo, memorizzandola quando ti imbatti in passi che lo Spirito Santo t’imprime nel cuore, cominci a prendere questa abitudine. Ti suggerisco anche di iniziare un diario (anche sul computer, se sei più veloce a digitare che a scrivere) o in un taccuino con la spirale, ecc. Prendi l’abitudine di non lasciare la Parola finché tu non abbia messo per iscritto qualcosa che ne hai ricavato. Spesso io scrivo le preghiere a Dio, chiedendoGli di aiutarmi a cambiare in quelle aree riguardo a cui mi ha parlato anche Lui. La Bibbia è lo strumento che utilizza lo Spirito nella nostra vita e in quella degli altri (Efesini 6:17), una parte essenziale e preponderante dell’armatura che Dio ci ha dato per affrontare i nostri combattimenti spirituali (Efesini 6:12-18)!
(3) La preghiera. Questa è un’altra risorsa essenziale che Dio ci ha dato. Anche questa è una risorsa di cui i cristiani si servono spesso superficialmente, facendone un misero uso. Abbiamo delle riunioni di preghiera, dei tempi di preghiera, ecc., ma non ne ricaviamo il profitto di cui dà prova la chiesa primitiva (Atti 3:1; 4:31; 6:4; 13:1-3, ecc.). Paolo menziona ripetutamente come pregasse per coloro cui ministrava. Né noi, quando siamo da soli, utilizziamo questa grande risorsa a nostra disposizione. Però Dio ci ha fatto delle meravigliose promesse riguardo alla preghiera (Matteo 7:7-11; Luca 18:1-8; Giovanni 6:23-27; 1 Giovanni 5:14-15, ecc.). Inoltre, Paolo la include nel suo passo sulla preparazione al combattimento spirituale (Efesini 6:18)!
Quant’è importante la preghiera? Se consideri di nuovo Pietro, hai le parole che gli disse Gesù nel giardino del Getsemani, prima del suo rinnegamento. Lì, quando Gesù sta pregando, Pietro sta dormendo. Gesù lo sveglia e dice: "Vegliate e pregate, affinché non cadiate in tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è debole" (Matteo 26:41). Tu, come Pietro, vuoi fare ciò che è giusto, ma non stai trovando la forza. Abbiamo bisogno di seguire l’ammonizione di Dio per cercare ripetutamente, bussare ripetutamente, chiedere ripetutamente... ed Egli ci darà la forza di cui abbiamo bisogno (Matteo 7:7s.). Ma abbiamo bisogno di dare a questa risorsa più che il semplice culto di labbra.
Non sto dicendo che la preghiera sia magica. Non lo è. È Dio a essere straordinario. La preghiera consiste semplicemente nel riconoscere i nostri limiti e l’inesauribile potenza di Dio, e nel rivolgerci a Lui per quella forza per fare ciò che Egli vuole da noi (non quello che vogliamo fare NOI) (1 Giovanni 5:14-15).
(4) La chiesa. Anche quest’ultima risorsa è una di quelle che tendiamo a ignorare. Quando Gesù mandò i Suoi discepoli, li inviò a due a due (Matteo 10:1). Quando leggiamo dei missionari negli Atti, essi non andavano uno alla volta, ma in gruppi di due o più. Gesù ha detto che dove due o tre sono riuniti nel Suo nome, Egli è in mezzo a loro (Matteo 18:20). Egli ci comanda di non abbandonare la comune adunanza come alcuni sono soliti fare, ma di impiegare quel tempo per stimolarci all’amore e alle buone opere (Ebrei 10:24-25). Egli ci dice di confessare i nostri peccati gli uni agli altri (Giacomo 5:16). Nella letteratura sapienziale dell’Antico Testamento, ci è detto che “come il ferro forbisce il ferro, così un uomo ne forbisce un altro” (Proverbi 27:17). "Una corda a tre capi non si rompe così presto". C’è forza nei numeri (Ecclesiaste 4:11-12).
Alcuni che conosco hanno trovato fratelli o sorelle in Cristo che s’incontrano per telefono o di persona per condividere come stanno andando nel loro cammino cristiano, come forse hanno lottato, ecc., e s’impegnano a pregare l’uno per l’altro e a rendere reciprocamente conto di come applicano la Parola di Dio alle loro relazioni, ecc.
Talvolta il cambiamento arriva subito. Talatra, in altre aree, giunge più lentamente. Però Dio ci ha promesso che quando facciamo uso delle Sue risorse, Egli PRODURRÀ cambiamento nella nostra vita. Persevera sapendo che Egli è fedele alle Sue promesse!
Ci sono due chiavi per conoscere la volontà di Dio per una data situazione: (1) assicurati che quanto stai chiedendo o considerando di fare non sia qualcosa di proibito dalla Bibbia; (2) assicurati che quanto stai chiedendo o considerando di fare glorificherà Dio e ti aiuterà a crescere spiritualmente. Se queste due cose sono assodate e Dio non ti sta ancora dando quello che hai chiesto, allora è probabile che non sia nella volontà di Dio per te avere quanto stai chiedendo. Oppure, forse hai solo bisogno di aspettare un po’ di più. Talvolta è difficile conoscere la volontà di Dio. Sostanzialmente, le persone vogliono che Dio dica loro cosa fare: dove lavorare, dove vivere, chi sposare, ecc. Romani 12:2 ci dice: "Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà".
Raramente Dio dà alle persone informazioni dirette e specifiche. Dio ci permette di fare delle scelte a riguardo. L’unica decisione che Dio non vuole farci prendere è quella di peccare o di opporci alla Sua volontà. Dio vuole che facciamo delle scelte che siano in armonia con la Sua volontà. Perciò, come fai a sapere qual è la volontà di Dio per te? Se stai camminando intimamente con il Signore e desideri davvero la Sua volontà per la tua vita, Dio metterà i Suoi desideri nel tuo cuore. La chiave sta nel volere la volontà di Dio, non la tua: “Trova la tua gioia nel Signore, ed egli appagherà i desideri del tuo cuore” (Salmi 37:4). Se la Bibbia non ne parla sfavorevolmente e quella data cosa può beneficarti genuinamente a livello spirituale, allora la Bibbia ti dà il "permesso" di scegliere di farla e di seguire il tuo cuore.
Ogni cristiano/a ha un membro della famiglia, un/’ amico/a, un/a collega o un/a conoscente che non è cristiano/a. Condividere il Vangelo con gli altri è sempre difficile, e lo diventa ancora di più quando coinvolge qualcuno che ci è vicino. La Bibbia ci dice che alcune persone saranno offese dal Vangelo (Luca 12:51-53). Risulta particolarmente problematico rischiare di offendere qualcuno con cui si è frequentemente in contatto. Tuttavia, ci è comandato di condividere il Vangelo: non esistono scuse per non farlo (Matteo 28:19-20; Atti 1:8; 1 Pietro 3:15).
Perciò, come facciamo a evangelizzare i membri della nostra famiglia, gli amici, i colleghi e/o i conoscenti? La cosa più importante che tu possa fare è pregare per loro. Prega che Dio cambi il loro cuore cuori e apra i loro occhi (2 Corinzi 4:4) alla verità del Vangelo. Prega che Dio li convinca del Suo amore per loro e del loro bisogno di salvezza mediante Gesù Cristo (Giovanni 3:16). Prega di ricevere sapienza riguardo al modo in cui puoi ministrare loro (Giacomo 1:5). Oltre a pregare, devi anche vivere una vita cristiana santa davanti a loro, affinché essi possano vedere il cambiamento che Dio ha operato nella tua vita (1 Pietro 3:1-2). Come ebbe a dire una volta San Francesco d’Assisi: “Predicate il Vangelo, e se è proprio necessario usate anche le parole”.
Dopo tutto questo, devi essere disposto/a a condividere effettivamente e con coraggio il Vangelo. Annuncia il messaggio della salvezza mediante Gesù Cristo ai tuoi amici e familiari (Romani 10:9-10). Sii sempre pronto/a a parlare della tua fede (1 Pietro 3:15), facendolo con garbo e rispetto. Infine, dobbiamo lasciare a Dio la salvezza dei nostri cari. Sono la potenza e la grazia di Dio a salvare le persone, non i nostri sforzi. Il meglio e il massimo che possiamo fare è pregare per loro, testimoniare loro e vivere la vita cristiana davanti a loro!
La Scrittura non comanda ai cristiani di digiunare. È qualcosa che Dio non richiede né esige dai cristiani. Allo stesso tempo, la Bibbia presenta il digiuno come qualcosa di buono, proficuo e che ci si aspetta. Il libro degli Atti riferisce che i credenti digiunavano prima di prendere decisioni importanti (Atti 13:4; 14:23). Spesso il digiuno e la preghiera sono collegati (Luca 2:37; 5:33). Troppo spesso nel digiuno ci si concentra sull’astensione dal cibo. Invece, lo scopo del digiuno dovrebbe essere di distogliere lo sguardo dalle cose di questo mondo per concentrarsi, invece, su Dio. Il digiuno è un modo per mostrare a Dio, e a te stesso/a, che fai sul serio nel tuo rapporto con Lui. Il digiuno ti aiuta ad ottenere una nuova prospettiva e una rinnovata fiducia in Dio.
Sebbene nella Scrittura il digiuno sia quasi sempre un’astinenza dal cibo, ci sono altri modi per digiunare. Qualunque cosa tu possa sospendere temporaneamente per concentrarti meglio su Dio può essere considerata un digiuno (1 Corinzi 7:1-5). Il digiuno dovrebbe essere limitato a un tempo prestabilito, specialmente quando si tratta di un digiuno dal cibo. Periodi prolungati di tempo senza mangiare sono nocivi per il corpo. Il digiuno non ha lo scopo di punire la tua carne, ma di farti concentrare su Dio. Il digiuno non dovrebbe essere nemmeno considerato un “metodo dietetico”. Non digiunare per dimagrire, ma piuttosto per ottenere una comunione più profonda con Dio. Certo, tutti possono digiunare. Probabilmente alcuni non sono in grado di digiunare dal cibo (ad esempio i diabetici), ma tutti possono interrompere temporaneamente qualcosa per concentrarsi su Dio.
Distogliendo il nostro sguardo dalle cose di questo mondo, possiamo concentrarci meglio su Cristo. Digiunare non è un modo per far fare a Dio quello che vogliamo noi. Digiunare cambia noi, non Dio. Il digiuno non è un modo per sembrare più spirituali degli altri. Il digiuno dev’essere fatto in uno spirito di umiltà e di atteggiamento gioioso. In Matteo 6:16-18 è scritto: “E quando digiunate, non abbiate un aspetto malinconico come gli ipocriti; poiché essi si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. Io vi dico in verità: questo è il premio che ne hanno. Ma tu, quando digiuni, ungiti il capo e lavati la faccia, affinché non appaia agli uomini che tu digiuni, ma al Padre tuo che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa”.
Tutti sono stati offesi, maltrattati e ingiuriati a un certo punto della vita. Come dobbiamo reagire quando riceviamo un’offesa? Secondo la Bibbia, dobbiamo perdonare. È scritto in Efesini 4:32: “Siate invece benevoli e misericordiosi gli uni verso gli altri, perdonandovi a vicenda come anche Dio vi ha perdonati in Cristo”. Similmente, Colossesi 3:13 afferma: “Sopportatevi gli uni gli altri e perdonatevi a vicenda, se uno ha di che dolersi di un altro. Come il Signore vi ha perdonati, così fate anche voi”. La chiave in entrambe le Scritture è che dobbiamo perdonare gli altri così come Dio ha perdonato noi. Perché dobbiamo perdonare? Perché siamo stati perdonati!
Il perdono sarebbe semplice se dovessimo accordarlo soltanto a quelli che vengono a chiedercelo con dolore e pentimento. La Bibbia ci dice che dobbiamo perdonare coloro che peccano contro di noi, incondizionatamente. Rifiutare di perdonare davvero una persona mostra risentimento, amarezza e rabbia, caratteristiche queste che non appartengono a un cristiano. Nel “Padre nostro” chiediamo a Dio di rimetterci i nostri debiti così come noi li rimettiamo a coloro che peccano contro di noi (Matteo 6:12). In Matteo 6:14-15, Gesù disse: “Perché se voi perdonate agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonate agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe”. Alla luce di altre Scritture che parlano del perdono di Dio, si comprende meglio Matteo 6:14-15 dicendo che le persone che rifiutano di perdonare gli altri non hanno davvero sperimentato personalmente il perdono di Dio.
Ogniqualvolta manchiamo il bersaglio disubbidendo a uno dei comandamenti di Dio, noi pecchiamo contro di Lui. Ogniqualvolta offendiamo un’altra persona, non solo pecchiamo contro di lei, ma anche contro Dio. Quando diamo uno sguardo all’enormità della misericordia di Dio nel perdonarci TUTTE le nostre trasgressioni, ci rendiamo conto di non avere il diritto di negare questa grazia agli altri. Noi abbiamo peccato contro Dio infinitamente di più di quanto qualunque persona possa peccare contro di noi. Se Dio ci ha perdonato così tanto, come possiamo rifiutare di perdonare gli altri per così poco? La parabola di Gesù in Matteo 18:23-35 è un esempio potente di questa verità. Dio promette che quando andiamo a Lui chiedendo perdono, Egli lo concede gratuitamente (1 Giovanni 1:9). Il perdono che estendiamo non dovrebbe conoscere limiti, così come è illimitato quello di Dio (Luca 17:3-4).
La crescita spirituale è il processo in cui si diventa sempre più simili a Gesù Cristo. Quando esercitiamo la nostra fede in Gesù, lo Spirito Santo avvia il processo con cui ci rende più simili a Gesù, conformandoci alla Sua immagine. Forse la migliore descrizione della crescita spirituale si trova in 2 Pietro 1:3-8: "La sua potenza divina ci ha donato tutto ciò che riguarda la vita e la pietà mediante la conoscenza di colui che ci ha chiamati con la propria gloria e virtù. Attraverso queste ci sono state elargite le sue preziose e grandissime promesse perché per mezzo di esse voi diventaste partecipi della natura divina dopo essere sfuggiti alla corruzione che è nel mondo a causa della concupiscenza. Voi, per questa stessa ragione, mettendoci da parte vostra ogni impegno, aggiungete alla vostra fede la virtù; alla virtù la conoscenza; alla conoscenza l’autocontrollo; all’autocontrollo la pazienza; alla pazienza la pietà; alla pietà l’affetto fraterno; e all’affetto fraterno l’amore. Perché se queste cose si trovano e abbondano in voi, non vi renderanno né pigri, né sterili nella conoscenza del nostro Signore Gesù Cristo".
Ci sono due elenchi in Galati 5:19-23. Galati 5:19-21 elenca le “opere della carne”. Queste sono le cose con cui la nostra vita s’identificava prima che ci affidassimo a Cristo per la salvezza. Le opere della carne sono le attività che dobbiamo confessare, di cui pentirci e, con l’aiuto di Dio, sconfiggere. Sperimentando la crescita spirituale, le “opere della carne” saranno sempre meno evidenti nella nostra vita. Il secondo elenco è il “frutto dello Spirito” (Galati 5:22-23). Queste cose sono ciò con cui dovrebbe identificarsi la nostra vita fino ad ora che abbiamo sperimentato la salvezza in Gesù Cristo. La crescita spirituale è identificata dal frutto dello Spirito, che diventa sempre più evidente nella vita di un credente.
Quando si verifica la trasformazione della salvezza, comincia la vita spirituale. Lo Spirito Santo viene a dimorare in noi (Giovanni 14:16-17). Siamo nuove creature in Cristo (2 Corinzi 5:17). La vecchia natura è sostituita da una natura nuova (Romani 6-7). La crescita spirituale è un processo di tutta una vita che si attua quando studiamo e applichiamo la Parola di Dio (2 Timoteo 3:16-17) e camminiamo secondo lo Spirito (Galati 5:16-26). Nel ricercare la crescita spirituale, possiamo pregare Dio, chiedendoGli sapienza per quelle aree in cui Egli desidera che cresciamo spiritualmente. Possiamo chiederGli di aiutarci ad accrescere la nostra fede e la nostra conoscenza di Lui. Dio desidera che cresciamo spiritualmente. Ci ha donato tutto quello di cui abbiamo bisogno per sperimentare la crescita spirituale. Con l’aiuto dello Spirito Santo, possiamo sempre più sconfiggere il peccato, diventando costantemente sempre più simili al nostro Salvatore, il Signore Gesù Cristo.
Quando si affronta il tema del combattimento spirituale, si commettono due errori principali: o diamo un’importanza eccessiva a certe cose o le sottovalutiamo. Alcuni danno la colpa di ogni peccato, di ogni conflitto e di ogni problema ai demòni che devono essere scacciati. Altri ignorano completamente la dimensione spirituale e il fatto che la Bibbia c’insegni che il nostro combattimento è contro potenze spirituali. La chiave per il combattimento spirituale di successo sta nel trovare l’equilibrio biblico. Talvolta Gesù scacciò i demòni dalle persone e, talaltra, le guarì senza alcuna menzione dell’aspetto demoniaco. L’apostolo Paolo insegna ai cristiani a far guerra al peccato in se stessi (Romani 6) e a muovere guerra contro il maligno (Efesini 6:10-18).
È scritto in Efesini 6:10-12: “Del resto, fortificatevi nel Signore e nella forza della sua potenza. Rivestitevi della completa armatura di Dio, affinché possiate star saldi contro le insidie del diavolo; il nostro combattimento infatti non è contro sangue e carne ma contro i principati, contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti". Questo testo c’insegna alcune verità cruciali: (1) possiamo essere forti sono nella potenza del Signore; (2) è l’armatura di Dio che ci protegge; (3) il nostro combattimento è contro le forze spirituali della malvagità di questo mondo di tenebre.
(1) Un esempio potente di questo è quello dell’arcangelo Michele in Giuda 9. Michele, probabilmente il più potente fra tutti gli angeli di Dio, non sgridò Satana nella sua potenza, ma disse: “Ti sgridi il Signore!”. Apocalisse 12:7-8 riferisce che, negli ultimi tempi, Michele sconfiggerà Satana. Lo ripeto: quando si trovò a scontrarsi con Satana, Michele lo sgridò nel nome e nell’autorità di Dio, non nei propri. È solo mediante la nostra relazione con Gesù Cristo che noi, come cristiani, abbiamo tutta l’autorità su Satana e sui suoi demòni. È solo nel Suo Nome che il nostro rimprovero ha tutto il potere.
(2) Efesini 6:13-18 ci dà una descrizione dell’armatura spirituale che ci dona Dio. Dobbiamo stare saldi con (a) la cintura della verità, (b) la corazza della giustizia, (c) le calzature del Vangelo della pace, (d) lo scudo della fede, (e) l’elmo della salvezza, (f) la spada dello Spirito e (g) la preghiera mediante lo Spirito. Che cosa rappresentano questi pezzi dell’armatura spirituale, per noi, nel nostro combattimento spirituale? Dobbiamo dire la verità contro le menzogne di Satana. Dobbiamo riposare nel fatto che siamo dichiarati giusti a motivo del sacrificio di Cristo per noi. Dobbiamo proclamare il Vangelo a prescindere da quanta opposizione incontriamo. Non dobbiamo vacillare nella fede, per quanto forti siano gli attacchi che riceviamo. La nostra difesa fondamentale è la sicurezza che abbiamo della nostra salvezza e il fatto che le forze spirituali non possono rubarcela. La nostra arma offensiva dev’essere la Parola di Dio, non le nostre opinioni e i nostri sentimenti personali. Dobbiamo seguire l’esempio di Gesù riconoscendo che alcune vittorie spirituali sono possibili solo mediante la preghiera.
Gesù è il nostro esempio definitivo per il combattimento spirituale. Osserva come Gesù affrontò i diretti attacchi di Satana: "Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. E, dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. E il tentatore, avvicinatosi, gli disse: ‘Se tu sei Figlio di Dio, ordina che queste pietre diventino pani’. Ma egli rispose: ‘Sta scritto: Non di pane soltanto vivrà l’uomo, ma di ogni parola che proviene dalla bocca di Dio’. Allora il diavolo lo portò con sé nella città santa, lo pose sul pinnacolo del tempio, e gli disse: ‘Se tu sei Figlio di Dio, gettati giù; poiché sta scritto: Egli darà ordini ai suoi angeli a tuo riguardo, ed essi ti porteranno sulle loro mani, perché tu non urti con il piede contro una pietra’. Gesù gli rispose: ‘È altresì scritto: Non tentare il Signore Dio tuo. Di nuovo il diavolo lo portò con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria, dicendogli: ‘Tutte queste cose ti darò, se tu ti prostri e mi adori’. Allora Gesù gli disse: ‘Vattene, Satana, poiché sta scritto: Adora il Signore Dio tuo e a Lui solo rendi il culto’. Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli si avvicinarono a lui e lo servivano” (Matteo 4:1-11). Il modo migliore per combattere Satana è quello mostratoci da Gesù e che consiste nel citare la Scrittura, perché il diavolo non può impugnare la spada dello Spirito, la Parola del Dio vivente.
L’esempio principale di come non intraprendere il combattimento spirituale è quello dei sette figli di Sceva: “Or alcuni esorcisti itineranti giudei tentarono anch’essi d’invocare il nome del Signore Gesù su quelli che avevano degli spiriti maligni, dicendo: ‘Io vi scongiuro, per quel Gesù che Paolo annunzia’. Quelli che facevano questo erano sette figli di un certo Sceva, ebreo, capo sacerdote. Ma lo spirito maligno rispose loro: ‘Conosco Gesù, e so chi è Paolo; ma voi chi siete?’. E l’uomo che aveva lo spirito maligno si scagliò su due di loro; e li trattò in modo tale che fuggirono da quella casa, nudi e feriti” (Atti 19:13-16). Quale fu il problema? I sette figli di Sceva stavano usando il nome di Gesù. Ma questo non basta. Costoro non avevano una relazione con Lui, pertanto le loro parole erano prive di qualunque potere e autorità. I sette figli di Sceva stavano facendo affidamento su una metodologia. Non stavano confidando in Gesù, e non stavano utilizzando la Parola di Dio nel loro combattimento spirituale. Il risultato fu che essi ricevettero un umiliante pestaggio. Dobbiamo imparare dal loro cattivo esempio e condurre il combattimento spirituale così come lo descrive la Bibbia.
Riassumendo, quali sono le chiavi per avere successo nel combattimento spirituale? Primo, dobbiamo confidare nella potenza di Dio, non nella nostra. Secondo, dobbiamo sgridare nel nome di Gesù, non nel nostro. Terzo, dobbiamo proteggerci con la completa armatura di Dio. Quarto, dobbiamo muovere guerra con la spada dello Spirito — la Parola di Dio. Infine, ricordiamo che, mentre facciamo il combattimento spirituale contro Satana e i suoi demòni, non ogni peccato o problema è un demòne che debba essere sgridato. “Ma, in tutte queste cose, noi siamo più che vincitori, in virtù di colui che ci ha amati” (Romani 8:37).
Questa domanda è stata posta innumerevoli volte nel corso dei secoli. Samuele udì la voce di Dio, ma non la riconobbe finché non fu istruito da Eli (1 Samuele 3:1-10). Gedeone ebbe una rivelazione fisica da parte di Dio, eppure dubitava su quanto aveva udito al punto di chiedere un segno, non per una volta, ma per tre volte (Giudici 6:17-22, 36-40)! Quando ascoltiamo la voce di Dio, come facciamo a sapere che è proprio Lui che sta parlando? Prima di tutto, noi abbiamo qualcosa che Gedeone e Samuele non avevano: la Bibbia al completo, la Parola ispirata di Dio, da leggere, studiare e su cui meditare: "Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona" (2 Timoteo 3:16-17). Hai qualche domanda su un certo argomento o su una decisione per la tua vita? Vedi che cosa ha da dire la Bibbia in merito. Dio non ti guiderà mai in modo contrario a quanto ha insegnato o promesso nella Sua Parola (Tito 1:2).
Secondo, per ascoltare la voce di Dio dobbiamo riconoscerla. Gesù disse: "Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono" (Giovanni 10:27). Io posso identificarmi personalmente con questo versetto, ad eccezione del fatto che gli animali in questione sono dei bovini. Mio suocero ha un piccolo ranch. Tutte le volte che vado a trovarlo, sono certo che almeno una volta al giorno andrò con lui a controllare la mandria. Mio suocero esce dal camioncino, dice qualche parola gentile, e subito siamo circondati dalle mucche che aspettano ansiosamente un boccone di fieno. Ma se io apro la porta dalla mia parte del camioncino, la mandria si disperderà da un estremo all’altro del pascolo. Perciò, qual è la differenza? Le mucche stanno con mio suocero almeno una volta al giorno, e talvolta due o tre. A causa del loro incontro quotidiano con qualcuno che le nutre e se ne prende cura, le mucche si sentono a loro agio con lui e riescono a riconoscere immediatamente se fra loro c’è un estraneo un estraneo. Se vogliamo conoscere la voce di Dio, dobbiamo trascorrere del tempo con Lui quotidianamente.
Assicurati di trascorrere del tempo di qualità nella preghiera, studiando la Bibbia e nella silenziosa contemplazione della Sua Parola. Più tempo trascorri in intimità con Dio e con la Sua Parola, più ti sarà facile riconoscere la Sua voce e la Sua guida nella tua vita. Gli impiegati di banca vengono addestrati a riconoscere i soldi falsi studiando quelli autentici così da vicino che è facile per loro scoprire le truffe. Dobbiamo avere talmente tanta familiarità con la Parola di Dio, che Egli ha pronunciata, che quando Dio davvero ci parla o ci guida, ci sia chiaro che si tratta di Dio. Egli ci parla affinché noi possiamo comprendere la verità. Sebbene Dio possa parlare in modo udibile alle persone, e talvolta lo fa, Egli parla anzitutto attraverso la Sua Parola; ma alle volte anche mediante lo Spirito Santo alla nostra coscienza, attraverso le circostanze e per mezzo di altre persone. Applicando la verità scritturale che ascoltiamo, possiamo imparare a riconoscere la Sua voce.
Un vero Cristiano può essere carnale? Nel rispondere a questa domanda bisogna innanzi tutto capire che cosa si intende con il termine “carnale”. La parola “carnale” è tradotta dalla parola Greca sarkikos che significa letteralmente “di carne”. Questa parola descrittiva è trovata nel contesto di 1 Corinzi 3:1-3. In questo brano l’apostolo Paolo chiama i suoi lettori “fratelli”, il che è un termine usato da lui quasi esclusivamente per parlare di altri Cristiani, e poi procede a descriverli come “carnali”. Possiamo dunque concludere che i Cristiani possono essere carnali. La Bibbia dice chiaramente che nessuno è senza peccato (1 Giovanni 1:8). Ogni volta che pecchiamo, agiamo carnalmente.
La cosa importante da capire è che, se da un lato è vero che un Cristiano può essere momentaneamente carnale, un vero Cristiano non rimane carnale per tutta la vita. Alcuni hanno approfittato dell’idea del “Cristiano carnale” come un alibi per dire che è possibile venire alla fede in Cristo e poi continuare a vivere una vita completamente carnale, senza alcuna evidenza della nuova nascita o dell’essere diventati una nuova creatura (2 Corinzi 5:17). Questo concetto non è biblico. Giacomo 2 dice chiaramente che la fede genuina porta sempre alle opere buone. Efesini 2:8-10 dichiara altresì che siamo salvati per grazia attraverso la sola fede, e che la salvezza produrrà le buone opere. Può dunque un Cristiano attraversare un periodo di fallimento e di ribellione e apparire carnale? Si. Ma un vero Cristiano rimarrà carnale? No.
Dato che la sicurezza eterna della salvezza è un fatto dichiarato nella Scrittura, anche il Cristiano carnale sarà salvato. La salvezza non può essere persa, perché la salvezza è un dono di Dio che Egli non revocherà mai (si veda Giovanni 10:28; Romani 8:37-39; 1 Giovanni 5:13). In 1 Corinzi 3:15, i Cristiani carnali sono rassicurati riguardante la loro salvezza: “Se le opere di qualcuno sono arse, egli ne avrà danno, ma egli stesso sarà salvato, però come attraverso il fuoco”. La domanda quindi non è se una persona che dice di essere un Cristiano e vive carnalmente ha perso o meno la sua salvezza, ma se quella persona è mai stata veramente salvata (1 Giovanni 2:19).
I Cristiani che diventano carnali nel loro comportamento possono aspettarsi la disciplina amorevole di Dio (Ebrei 12:5-11) per essere riportati ad una comunione con Lui e per imparare l’obbedienza. Il desiderio di Dio nel salvarci è che diventiamo progressivamente più simili all’immagine di Cristo (Romani 12:1-2), diventando sempre più spirituali e sempre meno carnali, in un processo che si chiama santificazione. Fino al momento nel quale saremo liberati dalla nostra carne peccaminosa, ci saranno momenti di carnalità. Per un vero credente in Cristo tuttavia, questi momenti saranno l’eccezione e non la regola.
Sono poche le accuse che hanno un peso provocatorio come quella di essere ipocriti. Sfortunatamente, alcune persone giustificano la propria opinione che tutti i Cristiani sono ipocriti. Il termine “ipocrita” ha un ricco contesto letterario. Il termine viene dalla parola latina hypocrisies che significa “recitare, fare finta”. Ancor prima, il termine si trova sia nel greco classico che in quello del Nuovo Testamento, e comunica la stessa idea di recitare una parte e di fingere.
Questo è il modo in cui Gesù ha usato il termine. Quando, ad esempio, Cristo insegnò il significato della preghiera, del digiuno e delle elemosine nel regno di Dio, Egli scoraggiò dal seguire l’esempio di coloro che erano ipocriti (Matteo 6:2, 5, 16). Queste persone facevano preghiere lunghe in pubblico, facevano di tutto per far notare agli altri il loro digiuno e mettevano in gran mostra le elemosine fatte nel Tempio e per i poveri. In questo modo mostravano di avere un attaccamento puramente esteriore al Signore. Quando i Farisei recitavano questi ruoli drammatici come esempi di virtù religiosa, essi fallivano miseramente nel mondo interiore del cuore che è la vera sede della virtù (Matteo 23:13-33; Marco 7:20-23).
Gesù non ha mai chiamato ipocriti i Suoi discepoli, riservando l’appellativo ai zeloti religiosi fuorviati. Piuttosto, Egli chiamava i suoi “seguaci”, “piccoli”, “pecore” e la Sua “chiesa”. Inoltre, c’è un avvertimento nel Nuovo Testamento contro il peccato dell’ipocrisia (1 Pietro 2:1), dove Pietro usa il termine “insincerità”. Troviamo nella storia della chiesa due esempi eclatanti di ipocrisia. In Atti 5:1-10, due discepoli vengono scoperti nel loro atto di far finta di essere più generosi di quello che erano in realtà. Le conseguenze furono severe. E’ notevole che, in seguito, è addirittura Pietro che guida un gruppo di ipocriti nel loro modo di agire con i Gentili (Galati 2:13).
Dall’insegnamento del Nuovo Testamento, possiamo dunque trarre almeno due conclusioni. La prima è che gli ipocriti esistono tra coloro che si dicono Cristiani. Ne troviamo all’inizio della storia della chiesa e, in accordo con la parabola di Gesù del grano e delle zizzanie, ne troveremo fino alla fine dei tempi (Matteo 13:18-30). In aggiunta, se addirittura un apostolo può essere accusato di ipocrisia, non c’è motivo di credere che Cristiani “normali” non possano cadere nello stesso peccato. Dobbiamo sempre vegliare affinché non cadiamo nella stessa tentazione (1 Corinzi 10:12).
Naturalmente non tutti coloro che dicono di essere Cristiani lo sono veramente. Probabilmente la maggior parte dei più famosi ipocriti tra i Cristiani sono stati in realtà ingannatori e falsi Cristiani. Anche oggi leader Cristiani famosi sono caduti terribilmente nel peccato. A volte sembra che gli scandali finanziari e sessuali sono una vera piaga della comunità Cristiana. Tuttavia, invece di prendere le azioni di poche persone per denigrare un’intera comunità di Cristiani, dobbiamo domandarci se tutti coloro dicono di essere Cristiani lo sono realmente. Vari brani biblici confermano che coloro che sono veramente di Cristo portano il frutto dello Spirito (Galati 5:22-23). La parabola di Gesù del seme e dei terreni in Matteo 13 rende chiaro che non tutte le professioni di fede sono genuine. Tristemente, molti che professano di appartenerGli saranno sorpresi un giorno nel sentirsi dire: “Non vi ho mai conosciuto. Allontanatevi da me, voi tutti malfattori” (Matteo 7:23).
In secondo luogo, anche se non ci sorprende trovare persone che si chiamano Cristiani e fingono di essere più sante di quello che sono, non possiamo concludere che la chiesa è composta interamente di ipocriti. Si può concedere che tutti noi che nominiamo il nome di Gesù Cristo rimaniamo peccatori anche dopo essere stati perdonati. Ossia, anche se siamo salvati dalla pena eterna del peccato (Romani 5:1; 6:23), non siamo ancora salvati e liberati dalla presenza del peccato nelle nostre vite (1 Giovanni 1:8-9), e quindi neanche dal peccato dell’ipocrisia. Attraverso la nostra fede vivente nel Signore Gesù, possiamo continuamente vincere il potere del peccato fino al giorno in cui verremmo finalmente liberati (1 Giovanni 5:4-5).
Nessun Cristiano è perfettamente all’altezza dello standard insegnato nella Bibbia. Nessun Cristiano è mai stato perfettamente come Cristo. Tuttavia, ci sono molti Cristiani che tentano in modo sincero di vivere una vita Cristiana e che si affidano al potere dello Spirito Santo per essere convinti di peccato, cambiati e potenziati. Ci sono anche schiere di Cristiani che hanno vissuto le proprie vite senza mai arrecare scandalo. Nessun Cristiano è perfetto, ma sbagliare e non essere perfetti non equivale essere ipocriti.
Anche il cristiano più devoto può attraversare periodi di tristezza e di depressione. Vediamo molti esempi di ciò nella Bibbia. Giobbe ha desiderato di non essere mai nato (Giobbe 3:11). Davide ha pregato di essere portato via in un posto dove non avrebbe dovuto fare i conti con la realtà (Salmo 55:6-8). Elia, pur avendo sconfitto 450 profeti di Baal facendo scendere il fuoco dal cielo (1 Re 18:16-46), fuggì nel deserto e chiese a Dio di prendere la sua vita (1 Re 19:3-5).
Come dunque possiamo affrontare questi periodi nei quali non c’è gioia? Questi personaggi superarono questi episodi di depressione in vari modi. Giobbe disse che, se preghiamo e ci ricordiamo le benedizioni di Dio, Egli ci ridonerà la gioia e la giustizia (Giobbe 33:26). Davide scrisse che lo studio della Parola di Dio può portarci gioia (Salmo 19:8). Davide si rese conto che aveva bisogno di lodare Dio anche nella disperazione (Salmo 42:5). Nel caso di Elia, Dio lo lasciò riposare per un po’ e poi mandò Eliseo ad aiutarlo (1 Re 19:19-21). Anche noi abbiamo bisogno di amici che possono condividere i nostri dolori e le nostre sofferenze (Ecclesiaste 4:9-12). Può aiutare condividere i nostri sentimenti con altri Cristiani. Possiamo essere sorpresi nel scoprire che anche altri, come noi, hanno lottato con le stesse cose.
La cosa più importante è capire che, se pensiamo continuamente a noi stessi, ai nostri problemi, ai nostri dolori ed in particolare al nostro passato, non avremo mai la vera gioia spirituale. La gioia non si trova nel materialismo, né nella psicoterapia, e certamente non si trova nell’essere ossessionati da noi stessi. Si trova solo in Cristo. Noi che apparteniamo al Signore “gloriamo in Gesù Cristo e non mettiamo la nostra fiducia nella carne” (Filippesi 3:3). Conoscere Cristo significa conoscere profondamente noi stessi e avere una genuina comprensione delle cose spirituali. Ciò rende impossibile gloriarci in noi stessi, nella nostra sapienza, nella nostra forza, ricchezza o bontà ma solo in Cristo e nella Sua sapienza, forza, ricchezza e bontà e nella Sua persona. Se dimoriamo in Lui, se ci immergiamo nella Sua Parola e cerchiamo di conoscerlo in modo ancora più intimo, allora la “nostra gioia sarà piena” (Giovanni 15:1-11).
Infine, dobbiamo ricordare che è solo grazie allo Spirito Santo di Dio che possiamo trovare la vera gioia (Salmo 51:11-12; Galati 5:22; 1 Tessalonicesi 1:6). Noi non possiamo fare nulla senza la potenza di Dio (2 Corinzi 12:10; 13:4). Anzi, più proviamo ad essere gioiosi attraverso i nostri sforzi, più diventeremo miserabili. Dobbiamo riposare nelle braccia del Signore (Matteo 11:28-30) e cercare il Suo volto attraverso la preghiera e la Scrittura. “Or l'Iddio della speranza vi riempia d'ogni allegrezza e d'ogni pace nel vostro credere, onde abbondiate nella speranza, mediante la potenza dello Spirito Santo” (Romani 15:13).
Il Salmo 19:14 afferma: “Siano grate nel tuo cospetto le parole della mia bocca e la meditazione del cuor mio, o Eterno, mia ròcca e mio redentore!” Che cos’è dunque la meditazione Cristiana e come dovrebbero meditare i Cristiani? Sfortunatamente, la parola “meditazione” può avere connotazioni di attività mistica. Per alcuni la meditazione significa liberare la mente mentre si sta seduti in una posizione insolita. Per altri, la meditazione significa avere comunione con il mondo dello spirito intorno a noi. Concetti come questi non descrivono la meditazione Cristiana.
La meditazione Cristiana non ha nulla a che fare con le pratiche che hanno il misticismo orientale come fondamento. Queste pratiche includono la lectio divina, la meditazione trascendentale e molte forme di preghiera contemplativa. Tutte queste pratiche contengono la premessa pericolosa che dobbiamo “sentire la voce di Dio” non attraverso la Sua Parola, ma attraverso la rivelazione personale che giunge tramite la meditazione. Alcune chiese sono piene di persone che pensano di sentire “una parola dal Signore”, ma spesso si contraddicono tra di loro e generano divisioni infinite nel corpo di Cristo. I Cristiani non possono abbandonare la Parola di Dio che è “ispirata da Dio e utile ad insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, affinché l'uomo di Dio sia compiuto, appieno fornito per ogni opera buona” (2 Timoteo 3:16-17). Se la Bibbia è sufficiente e ci equipaggia pienamente per ogni opera buona, perché dovremmo avere esperienze mistiche in alternativa o in aggiunta alla Bibbia?
La meditazione Cristiana deve essere fatta unicamente sulla base della Parola di Dio e su ciò che essa rivela su Dio. Davide la pensava così e descrive come “beato” l’uomo che “si diletta nella legge del Signore e su quella legge medita giorno e notte” (Salmo 1:2). La vera meditazione Cristiana è un processo attivo di pensiero nel quale ci dedichiamo allo studio della Parola, pregando su di essa e chiedendo a Dio di darci comprensione per lo Spirito che ha promesso di guidarci in “ogni verità” (Giovanni 16:13). Avendo meditato, poi mettiamo in pratica questa verità, impegnandoci ad obbedire alla Scrittura come regola di vita nelle nostre attività quotidiane. Ciò comporta una crescita spirituale ed una maturazione nelle cose di Dio che ci vengono insegnate dallo Spirito Santo.
Quando nasciamo di nuovo, riceviamo lo Spirito Santo che ci suggella fino al giorno della redenzione (Efesini 1:13; 4:30). Gesù ha promesso che lo Spirito Santo ci avrebbe guidati in “ogni verità” (Giovanni 16:13). Parte di questa verità significa prendere le cose di Dio e applicarle alla nostra vita. Quando facciamo le applichiamo scegliamo di permettere allo Spirito Santo di controllare la nostra vita. La vera spiritualità si misura nella misura in cui un credente permette allo Spirito Santo di controllare la sua vita.
L’apostolo Paolo dice ai credenti di essere pieni dello Spirito Santo: “Non inebriatevi di vino, il che porta alla dissolutezza, ma siate pieni dello Spirito Santo” (Efesini 5:18). Il tempo del verbo in questo brano è continuo e quindi significa “essere continuamente ripieni dello Spirito”. Essere pieni di Spirito significa permettere allo Spirito Santo di controllare la nostra vita e non cedere ai desideri della natura carnale. In questo brano Paolo fa un paragone. Quando qualcuno è controllato dal vino, è ubriaco e quindi si comporta di conseguenza, con il linguaggio rallentato, il passo incerto e la lentezza nel prendere decisioni. Nello stesso modo che si nota che una persona è ubriaca dal modo in cui si comporta, così si può riconoscere un credente nato di nuovo e controllato dallo Spirito Santo dalle caratteristiche della sua vita. Queste caratteristiche vengono descritte in Galati 5:22-23 dove vengono chiamati i “frutti dello Spirito”. Questa è la vera spiritualità Cristiana, prodotta dallo Spirito che opera nella vita del credente a attraverso di lui. Questo carattere non è prodotto dallo sforzo della persona stessa. Un credente nato di nuovo che è controllato dallo Spirito Santo evidenzierà un parlare sano, un cammino spirituale coerente e un’abitudine a fare decisioni basate sulla Parola di Dio.
La spiritualità Cristiana quindi comporta una scelta di “conoscere e di crescere” nel nostro rapporto quotidiano con il Signore Gesù Cristo, sottomettendoci al ministero dello Spirito Santo nelle nostre vite. Ciò significa che, come credenti, scegliamo di tenere limpida la nostra comunicazione con lo Spirito attraverso la confessione (1 Giovanni 1:9). Quando rattristiamo lo Spirito con il peccato (Efesini 4:30; 1 Giovanni 1:5-8), innalziamo una barriera tra noi e Dio. Quando ci sottomettiamo al ministero dello Spirito invece, il nostro rapporto non viene interrotto (1 Tessalonicesi 5:19). La spiritualità Cristiana si sviluppa quando il credente nato di nuovo fa una scelta coerente e continua di sottomettersi al ministero dello Spirito Santo.
La differenza tra Efesini 1:6-8 e 1 Giovanni 1:9 è che Giovanni sta parlando di ciò che chiamiamo perdono “relazionale” o “familiare”, che si può illustrare con la relazione tra padre e figlio. Se, per esempio, un figlio fa qualcosa di sbagliato verso il padre, venendo meno alle aspettative o alle regole del padre, quel figlio ha posto un ostacolo al suo rapporto con il padre. Anche se rimane sempre il figlio, la relazione è danneggiata. La loro comunione è ostacolata fin quando il figlio ammette al padre di aver sbagliato. E’ la stessa cosa con Dio. La nostra comunione con Lui soffre fino al momento in cui confessiamo il nostro peccato. Quando confessiamo il nostro peccato a Dio, la comunione viene restaurata. Questa è il perdono relazionale.
Il perdono “posizionale”, o forense, è ciò che ogni credente in Cristo ha. Nella nostra posizione come membri del corpo di Cristo, siamo stati perdonati da tutti i peccati che abbiamo mai commesso o che commetteremo mai. Il prezzo pagato da Cristo sulla croce ha soddisfatto l’ira di Dio contro il peccato e non sono più necessari ulteriori sacrifici o pagamenti. Quando Gesù disse “è compiuto”, era veramente tutto compiuto. Il nostro perdono posizionale è stato ottenuto in questo modo.
La confessione del peccato ci eviterà la disciplina del Signore. Se non confessiamo il nostro peccato, la disciplina del Signore è sicura fino al momento in cui confessiamo. Come è stato già detto, i peccati sono perdonati al momento della salvezza (perdono posizionale) ma la nostra comunione con Dio deve rimanere in una buona condizione (perdono relazionale). Non può esserci comunione genuina con Dio se c’è peccato non confessato nella nostra vita. Quindi dobbiamo confessare i nostri peccati appena ci accorgiamo che abbiamo peccato in modo da mantenere una comunione vicina con Dio.
L’apostolo Paolo risponde ad una domanda simile in Romani 6:1-2: “Che diremo dunque? Rimarremo noi nel peccato onde la grazia abbondi? Così non sia. Noi che siamo morti al peccato, come vivremmo ancora in esso?” L’idea che una persona possa “affidarsi a Gesù Cristo” per la salvezza e poi continuare a vivere come prima, è estranea alla Bibbia. I credenti in Cristo sono delle nuove creature (2 Corinzi 5:17). Lo Spirito Santo ci cambia per far si che non produciamo più atti della carne (Galati 5:19-21) ma che produciamo i frutti dello Spirito (Galati 5:22-23). La vita Cristiana è una vita cambiata perché il Cristiano è una persona cambiata.
La differenza tra il Cristianesimo e ogni altra religione è che il Cristianesimo si basa su ciò che Dio ha fatto per noi attraverso Gesù Cristo, e quindi su qualcosa che Dio fa. Ogni altra religione si basa su ciò che noi dobbiamo fare per conquistarci il favore di Dio ed il perdono, e quindi su qualcosa che l’uomo fa. Ogni altra religione insegna che dobbiamo fare alcune cose e smettere di farne altre per poter meritare l’amore e la misericordia di Dio. Il Cristianesimo, in quanto fede in Cristo, ci insegna che facciamo certe cose e smettiamo di fare altre cose a causa di ciò che Cristo ha fatto per noi.
Come è possibile che una persona che è stata liberata dalle conseguenze del peccato, ossia dall’eternità nell’inferno, possa tornare a vivere lo stesso tipo di vita che lo stava portando proprio all’inferno? Come è possibile che una persona che è stata purificata dalla contaminazione del peccato possa tornare alla discarica della depravazione? Come è possibile che una persona che si rende conto di quanto Cristo ha sofferto per i suoi peccati possa continuare a peccare come se quelle sofferenze fossero senza significato?
Romani 6:11-15 dichiara: “Così anche voi fate conto d'esser morti al peccato, ma viventi a Dio, in Cristo Gesù. Non regni dunque il peccato nel vostro corpo mortale per ubbidirgli nelle sue concupiscenze; e non prestate le vostre membra come strumenti d'iniquità al peccato; ma presentate voi stessi a Dio come di morti fatti viventi, e le vostre membra come strumenti di giustizia a Dio; perché il peccato non vi signoreggerà, poiché non siete sotto la legge, ma sotto la grazia. Che dunque? Peccheremo noi perché non siamo sotto la legge ma sotto la grazia? Così non sia”.
Per coloro che sono veramente convertiti, continuare a vivere nel peccato non è un’opzione. Dato che la nostra conversione risulta in una natura completamente nuova, il nostro desiderio è di non vivere più nel peccato. Certamente, continuiamo a peccare, ma invece di rimanere nel peccato come una volta, ora odiamo il peccato e desideriamo esserne liberati. L’idea di “approfittare” del sacrificio di Cristo per continuare a vivere nel peccato è impensabile. Se una persona crede di essere un Cristiano e continua a desiderare la vecchia vita peccaminosa, ha motivo di dubitare della propria salvezza. “Esaminate voi stessi per vedere se siete nella fede; provate voi stessi. Non riconoscete voi medesimi che Gesù Cristo è in voi? A meno che proprio siate riprovati” (2 Corinzi 13:5).
La frase “completa armatura di Dio” viene da Efesini 6:13-17. “Perciò, prendete la completa armatura di Dio, affinché possiate resistere nel giorno malvagio, e dopo aver compiuto tutto il dover vostro, restare in piè. State dunque saldi, avendo presa la verità a cintura dei fianchi, essendovi rivestiti della corazza della giustizia e calzati i piedi della prontezza che dà l'Evangelo della pace; prendendo oltre a tutto ciò lo scudo della fede, col quale potrete spegnere tutti i dardi infocati del maligno. Prendete anche l'elmo della salvezza e la spada dello Spirito, che è la Parola di Dio”.
Efesini 6:12 indica chiaramente che il conflitto con Satana è spirituale e quindi che non è possibile utilizzare armi tangibili contro di lui e i suoi demoni. Non ci viene data una lista di tattiche specifiche che Satana userà. Tuttavia questo brano è chiaro nel dire che, se seguiamo con attenzione le istruzioni, rimarremmo in piedi e avremo la vittoria su qualsiasi siano le strategie di Satana.
Il primo elemento dell’armatura è la verità (versetto 14). Questo è facile da capire dato che Satana è chiamato il “padre di menzogna” (Giovanni 8:44). L’inganno è tra le prime cose che Dio considera come abominazione. Una “lingua bugiarda” è tra le cose che Dio chiama “detestabili” (Proverbi 6:16-17). Siamo quindi esortati ad indossare la verità per la nostra santificazione e liberazione, e anche per il beneficio di coloro ai quali testimoniamo della nostra fede.
Inoltre, nel versetto 14, ci viene detto di indossare la corazza della giustizia. Una corazza protegge gli organi vitali di un soldato da colpi altrimenti fatali. La giustizia di cui parla qui non sono opere di giustizia compiute dagli uomini ma è la giustizia di Cristo, imputata da Dio e ricevuta per fede, che protegge i nostri cuori dalle accuse di Satana e che rende sicuro il nostro essere dai suoi attacchi.
Il versetto 15 parla della prontezza dei piedi per il conflitto spirituale. In guerra a volte i nemici pongono ostacoli pericolosi sulla via dei soldati che avanzano. I calzari della prontezza del vangelo della pace, suggerisce che dobbiamo avanzare nel territorio di Satana con il messaggio della grazia che è essenziale per conquistare anime a Cristo, essendo consapevoli delle trappole che ci aspettano. Satana colloca molti ostacoli pur di fermare la propagazione del Vangelo.
Lo scudo della fede di cui parla il versetto 16 neutralizza l’azione di Satana che vuole seminare il dubbio sulla fedeltà di Dio e della sua Parola. La nostra fede, di cui Cristo è “l’autore ed il compitore” (Ebrei 12:2) è come uno scudo dorato, prezioso, solido e sostanzioso.
L’elmo della salvezza nel versetto 17 è la protezione della testa, che custodisce una parte critica del corpo. Possiamo dire che il nostro modo di pensare ha bisogno di protezione. La testa è la sede della mente che, se afferra saldamente la certezza del vangelo della vita eterna, non sarà vulnerabile alle false dottrine né cederà alle tentazioni di Satana. La persona che non è salvata non ha speranza di schivare i colpi delle false dottrine perché egli non ha l’elmo della salvezza e la sua mente è incapace di discernere la verità spirituale dall’inganno.
Il versetto 17 indica chiaramente che cos’è la spada dello Spirito: è la Parola di Dio. Mentre tutte le altre parti dell’armatura sono difensive, la spada è l’unica arma offensiva nell’armatura di Dio. E’ indice della santità e della potenza della Parola di Dio. Non esiste un’arma spirituale più potente. Nella tentazione di Gesù nel deserto, la Parola di Dio fu sempre la sua risposta vincente contro Satana. E’ una benedizione che la stessa Parola è disponibile anche a noi.
Nel versetto 18 ci viene detto di pregare nello Spirito (ossia con la mente di Cristo, con la Sua mente e le Sue priorità). In aggiunta ad indossare l’armatura completa di Dio, non possiamo trascurare la preghiera, perché è il modo in cui attingiamo dal potere spirituale da Dio. Senza la preghiera, senza appoggiarci su di Dio, tutti i nostri sforzi nella guerra spirituale sono futili e vani. La completa armatura di Dio, la verità, la giustizia, il vangelo, la fede, la salvezza, la Parola di Dio e la preghiera sono gli strumenti ch e Dio ci ha dato e attraverso i quali possiamo essere spiritualmente vittoriosi, vincendo gli attacchi e le tentazioni di Satana.
La disciplina del Signore è spesso un fatto ignorato nella vita dei credenti. Spesso ci lamentiamo delle nostre circostanze senza renderci conto che esistono conseguenze per il nostro peccato che sono una dimostrazione della disciplina amorevole e misericordiosa di Dio per quel peccato. Questa ignoranza voluta può contribuire alla formazione di peccato abitudinario nella vita di un credente, e quindi generare ulteriore disciplina.
La disciplina non va fraintesa come punizione fredda e distaccata. La disciplina del Signore è una risposta del suo amore per noi e del suo desiderio per noi di essere santi. “Figliuol mio, non disdegnare la correzione dell'Eterno, e non ti ripugni la sua riprensione; ché l'Eterno riprende colui ch'egli ama, come un padre il figliuolo che gradisce” (Proverbi 3:11-12 e si veda anche Ebrei 12:5-11). Dio userà la prova, le tribolazioni e varie circostanze per riportarci a Lui nel ravvedimento. Il risultato di questa Sua disciplina è che la nostra fede si rafforza ed il nostro rapporto con Dio si ravviva (Giacomo 1:2-4), e che la presa che quel peccato nella nostra vita è distrutta.
La disciplina del Signore è per il nostro bene, e fa si che Egli possa essere glorificato nelle nostre vite. Egli vuole che viviamo vite sante, e che riflettono la nuova natura che Dio ci ha dato: “ma come Colui che vi ha chiamati è santo, anche voi siate santi in tutta la vostra condotta; poiché sta scritto: Siate santi, perché io son santo” (1 Pietro 1:15-16).
In tutti i passaggi del Nuovo Testamento in cui sia presente la parola sottomettersi, essa viene tradotta dalla parola greca hupotasso. Hupo significa "sotto" e tasso significa "organizzare." Questa parola ed una sua radice sono anche tradotte dalle parole soggetto e soggezione. Il significato completo della parola è "obbedire, mettere sotto, essere soggetti a, sottomettersi a, mettere in soggezione o essere sotto l'obbedienza o obbedire a." La parola veniva usata come termine militare, con il significato di "organizzare militarmente le divisioni delle truppe, sotto il comando di un leader." Questa parola è una meravigliosa definizione di ciò che significa "sottomettersi" a Dio. Vuol dire organizzarsi sotto il comando divino, piuttosto che vivere secondo il vecchio stile di vita della persona, basato sull'ottica umana. È un processo di affidamento della nostra volontà a quella del Padre.
La Scrittura ha moltissimo da dire sull'essere in sottomissione ai "poteri più elevati." Ciò si riferisce ai principi di istituzione che Dio ha ordinato nel nostro mondo: il governo e i leader, in qualunque posizione, ai quali Dio ha dato l'autorità su di noi, in questa Terra. Passaggi che insegnano questo principio si trovano nelle scritture (Romani 13:1-7; Ebrei 13:17; 1Pietro 2:13-14; Tito 3:1). Il principio è che obbedire all'autorità posta su di noi, di qualunque autorità si tratti, comporterà una benedizione in tempo reale, in quell'esatto momento e, per il credente, una ricompensa in un secondo momento. L'autorità suprema è nelle mani di Dio, ed Egli la delega ad altri; dunque, per sottometterci a Dio, ci sottomettiamo all'autorità che Egli ha posto su di noi. Noterete l'assenza di avvertimenti che distinguano tra l'autorità buona e quella cattiva, o persino tra quella giusta e quella ingiusta. Dobbiamo semplicemente umiliarci ed obbedire come "al Signore."
Ci viene anche detto di sottometterci a Dio (Giacomo 4:7). Nella Lettera agli Efesini, leggiamo che i cristiani devono sottomettersi "gli uni agli altri nel timore di Cristo" (Efesini 5:21). Leggiamo anche che la moglie deve sottomettersi al marito come al Signore e che il marito deve "amare" sua moglie (Efesini 5:22-25). L'apostolo Pietro scrive: "Similmente voi, giovani, siate sottomessi agli anziani. Sí, sottomettetevi tutti gli uni agli altri e rivestitevi di umiltà, perché Dio resiste ai superbi, ma dà grazia agli umili" (1 Pietro 5:5). Il tema è quello dell'umiltà. Non ci si può sottomettere a Dio senza umiltà. L'obbedienza richiede che ci umiliamo, per arrenderci all'autorità di un altro, e ci viene detto che Dio si oppone all'orgoglio, l'opposto dell'umiltà, e all'arroganza che alimenta quell'orgoglio.
Dunque, quella di avere un cuore umile e sottomesso è una scelta che dobbiamo operare. Ciò significa che, come credenti rinati, decidiamo ogni giorno di sottometterci a Dio per l'opera che lo Spirito Santo compie in noi, per "conformarci all'immagine di Cristo." Dio userà varie situazioni nelle nostre vite per darci l'opportunità di sottometterci a Lui (Romani 8:28-29). Il credente, in seguito, accetta la Sua grazia e disposizione a camminare nello Spirito e non secondo la vecchia natura. Quell'opera viene compiuta decidendo di applicarci alla Parola di Dio e di imparare le disposizioni adottate da Dio per noi in Cristo Gesù. Dal momento in cui siamo rinati, abbiamo tutte le disposizioni delle quali abbiamo bisogno, in Cristo, per diventare credenti maturi, ma dobbiamo decidere di imparare queste disposizioni per mezzo dello studio della Parola e di applicare tali disposizioni nel nostro percorso quotidiano.
Dobbiamo decidere di sottometterci al processo di apprendimento istituito da Dio per crescere spiritualmente. È un processo che comincia con la salvezza e continua con ogni scelta che facciamo per sottometterci a Dio. Questo processo proseguirà fino al ritorno del Signore, o fin quando Egli non ci chiamerà per tornare a casa. La cosa meravigliosa è che, come dichiara giustamente l'apostolo Paolo: "E noi tutti, contemplando a faccia scoperta come in uno specchio la gloria del Signore, siamo trasformati nella stessa immagine di gloria in gloria, come per lo Spirito del Signore" (2 Corinzi 3:18).
Dio ci chiede di sottometterci non perché sia un tiranno, bensì perché è un Padre amorevole e sa ciò che è meglio per noi. Le benedizioni e la pace che otteniamo dal sottometterci umilmente a Lui giorno dopo giorno sono un dono di grazia, al quale nulla in questo mondo può paragonarsi.
"I cristiani hanno l’autorità di sgridare il diavolo?"
Ci sono alcuni cristiani che non solo credono di avere l’autorità di sgridare il diavolo, ma che si sentono persino in dovere di farlo ripetutamente. Non esiste alcuna base biblica per questa credenza. Satana, a differenza di Dio, non è onnipresente. Egli può solo stare in un luogo in un certo momento, dunque la probabilità che stia personalmente tormentando un cristiano è minima. Naturalmente, ha legioni di demoni che eseguono i suoi ordini e che si trovano ovunque, cercando di distruggere le testimonianze dei credenti. Bisognerebbe notare che un cristiano non può essere posseduto da un demone nello stesso modo in cui viene descritto nella Bibbia.
Come cristiani dobbiamo renderci conto che il male è una presenza reale. Mentre lottiamo per rimanere fermi nella nostra fede, dobbiamo capire che i nostri nemici non sono semplicemente delle idee umane, ma delle forze reali provenienti dalle potenze delle tenebre. La Bibbia dice: "poiché il nostro combattimento non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potestà, contro i dominatori del mondo di tenebre di questa età, contro gli spiriti malvagi nei luoghi celesti." (Efesini 6:12).
Chiaramente, Dio ha concesso a Satana una dose notevole di potere e di influenza sulla Terra, almeno per adesso, ma sempre sotto il controllo sovrano di Dio. La Bibbia ci dice che Satana si aggira come un leone in cerca di preda, cercando vittime da divorare (1 Pietro 5:8). Satana è la forza all’opera nei cuori di coloro che si rifiutano di obbedire a Dio (Efesini 2:2). Chiunque non sia sotto il controllo del Dio sovrano è sotto il controllo del diavolo (Atti 26:18; 2 Corinzi 4:4). I cristiani nati di nuovo non sono più schiavizzati da Satana o dal peccato (Romani 6:6-7), ma questo non significa che siamo immuni alle tentazioni che ci pone davanti.
La Bibbia non dà ai cristiani l’autorità di sgridare il diavolo, bensì di resistergli. Giacomo 4:7 dice: "Sottomettetevi dunque a Dio, resistete al diavolo ed egli fuggirà da voi." Zaccaria 3:2 ci dice che è il Signore che sgrida Satana. Persino Michele, uno dei più potenti tra gli angeli, non osa accusare Satana, ma piuttosto dice: "Ti sgridi il Signore!" (Giuda 1:9). In risposta agli attacchi di Satana un cristiano dovrebbe appellarsi a Cristo. Anziché concentrarci su come sconfiggere il diavolo, dovremmo concentrarci sul seguire Cristo (Ebrei 12:2) e credere che Egli sconfiggerà le forze del male.
Non è necessario che un cristiano sgridi Satana perché Dio ci ha dato la Sua armatura completa per resistere contro il male (si veda Efesini 6:10-18). Le armi più efficaci che abbiamo contro il diavolo sono la nostra fede, la saggezza e la conoscenza di Dio e della Sua parola. Cristo, quando fu tentato da Satana, rispose con la Scrittura (vedere Matteo 4:1-11). Per ottenere la vittoria in questioni spirituali, dobbiamo avere una coscienza pura ed esercitare il controllo sui nostri pensieri. "Infatti anche se camminiamo nella carne, non guerreggiamo secondo la carne, perché le armi della nostra guerra non sono carnali, ma potenti in Dio a distruggere le fortezze, affinché distruggiamo le argomentazioni ed ogni altezza che si eleva contro la conoscenza di Dio e rendiamo sottomesso ogni pensiero all'ubbidienza di Cristo" (2 Corinzi 10:3-5).
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