COSA INTENDE LA BIBBIA PER PECCATO?

 










Definizione di peccato 

Nella Bibbia il peccato è descritto come la trasgressione della legge di Dio (1 Giovanni 3:4) e la ribellione contro Dio (Deuteronomio 9:7; Giosuè 1:18). 

Il peccato ha avuto inizio con Lucifero, l’“astro mattutino” e il “figlio dell’aurora”, l’angelo più bello e potente di tutti. Non contento di essere tutto questo, egli desiderò essere l’Iddio altissimo, e questa fu la sua rovina e l’inizio del peccato (Isaia 14:12-15). Rinominato Satana, egli portò il peccato alla razza umana nel giardino di Eden, dove tentò Adamo ed Eva con lo stesso allettamento: “sarete come Dio”. Genesi 3 descrive la loro ribellione contro Dio e contro i Suoi comandamenti. Da quel momento in poi, il peccato si è trasmesso a tutte le generazioni dell’umanità e noi, discendenti di Adamo, abbiamo ereditato il peccato da lui. Romani 5:12 ci dice che, attraverso Adamo, il peccato è entrato nel mondo, e così la morte è passata su tutti gli uomini perché “il salario del peccato è la morte” (Romani 6:23).

Attraverso Adamo, l’inclinazione intrinseca a peccare è entrata nella razza umana e gli esseri umani sono diventati peccatori per natura. Quando Adamo peccò, la sua natura interiore fu trasformata dal peccato della ribellione, portandolo alla morte spirituale e alla depravazione che si sarebbero trasmesse a tutti quelli che fossero venuti dopo di lui. 

Gli esseri umani sono diventati peccatori non perché hanno peccato, ma hanno peccato perché sono diventati peccatori. Questa è la condizione conosciuta come “peccato ereditato”. 

Così come ereditiamo le caratteristiche fisiche dai nostri genitori, noi ereditiamo la natura peccaminosa da Adamo. Il re Davide lamentò questa condizione della natura umana decaduta in Salmi 51:5: “Ecco, io sono stato generato nell’iniquità, mia madre mi ha concepito nel peccato”.

Un altro tipo di peccato è conosciuto come “peccato imputato”. 

Utilizzato in ambiti sia finanziari che legali, il termine greco tradotto “imputato” significa “prendere qualcosa che appartiene a qualcuno e accreditarlo sul conto di qualcun altro”. 

Prima che fosse data la Legge di Mosè, il peccato non era imputato all’uomo, sebbene gli uomini fossero ancora peccatori a causa del peccato ereditato. 

Dopo che fu data la Legge, i peccati commessi in violazione della Legge furono loro imputati (messi in conto) (Romani 5:13). Ancor prima che le trasgressioni della Legge fossero imputate agli uomini, il castigo definitivo per il peccato (la morte) continuava a regnare (Romani 5:14). Tutti gli esseri umani, da Adamo a Mosè, erano soggetti alla morte, non a motivo delle loro azioni peccaminose contro la Legge mosaica (che essi non avevano), ma a causa della loro natura peccaminosa ereditaria. 

Dopo Mosè, gli esseri umani furono sottoposti alla morte sia per il peccato ereditato da Adamo sia per il peccato imputato a causa della violazione delle leggi di Dio.

Dio si servì del principio dell’imputazione per il bene dell’umanità quando imputò e il peccato dei credenti a Gesù Cristo, il quale scontò il castigo per il peccato con la morte sulla croce. Imputando il nostro peccato a Gesù, Dio Lo trattò come se fosse un peccatore, sebbene Egli non lo fosse, e Lo fece morire per i peccati di tutti quelli che avrebbero creduto in Lui. È importante comprendere che il peccato fu imputato a Lui, me che Egli non ereditò il peccato da Adamo. Egli portò il castigo per il peccato, ma non divenne mai un peccatore. La Sua natura pura e perfetta fu immune dal peccato. Egli fu trattato come se fosse colpevole di tutti i peccati mai commessi da tutti coloro che avrebbero creduto, anche se Egli non ne commise alcuno. In cambio, Dio imputò la giustizia di Cristo ai credenti e l’accreditò sul nostro conto con la Sua giustizia così come accreditò i nostri peccati sul Suo conto (2 Corinzi 5:21).

Il peccato personale è quello commesso quotidianamente da ogni essere umano. Poiché abbiamo ereditato da Adamo una natura peccaminosa, commettiamo dei peccati individuali, personali — tutto quello che va dalle bugie apparentemente innocenti all’omicidio. Coloro che non hanno messo la loro fede in Gesù Cristo devono scontare il castigo per questi peccati personali così come per il peccato ereditato e imputato. 

Tuttavia, i credenti sono stati liberati dal castigo eterno per il peccato (l’inferno e la morte spirituale). Ora possiamo scegliere se commettere o meno i peccati personali perché abbiamo il potere di resistere al peccato mediante lo Spirito Santo che dimora in noi, santificandoci e convincendoci dei peccati che commettiamo (Romani 8:9-11). Una volta che confessiamo i nostri peccati personali a Dio e ne chiediamo perdono, siamo riportati alla perfetta comunione con Lui: “Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità” (1 Giovanni 1:9).

Il peccato ereditato, il peccato imputato e il peccato personale sono stati tutti crocifissi sulla croce di Gesù, e adesso “in lui abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, il perdono dei peccati secondo le ricchezze della sua grazia” (Efesini 1:7).




 

È UN PECCATO NON LEGGERE LA BIBBIA?

Il peccato sono parole, pensieri, motivazioni o azioni “privi della gloria di Dio” (Romani 3:23). Il peccato è violazione della legge di Dio e ribellione alla Sua natura e ai Suoi decreti. Se Dio vuole che leggiamo la Sua Parola, allora non leggerla è peccato.

Il fatto stesso che Dio abbia ispirato la Sua Parola e l’abbia conservata attraverso i secoli implica che desidera che venga letta. Perché avrebbe scritto un libro se non Gli importasse che la gente lo legga?

Il peccato inizia nel cuore, ed è quello che Dio guarda (1Samuele 16:7; Geremia 17:10; Romani 8:27). Se non leggiamo la Bibbia perché non ci interessa ciò che Dio ha detto, siamo colpevoli di indifferenza. Se non leggiamo la Bibbia perché pensiamo di non averne bisogno, siamo colpevoli di orgoglio. Se non leggiamo la Bibbia perché non troviamo il tempo o non la consideriamo importante, siamo colpevoli di avere priorità sbagliate. Gesù ha detto: “Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia” (Matteo 6:33). Gesù ha anche detto: “A chiunque è stato dato molto, sarà domandato molto” (Luca 12:48). Dio si aspetta che investiamo tempo, risorse, passione e servizio in ciò che ha un valore eterno. Coloro che hanno la Parola di Dio a portata di mano risponderanno a Lui di ciò che hanno fatto con questo alto privilegio.

Nel Salmo 119, che parla della Parola di Dio, il salmista “tiene conto”, “impara”, “osserva”, “enumera” e “medita” la Parola di Dio (Salmi 119:6-8,13,15). Tutte queste azioni presuppongono la lettura della Bibbia. Non solo presuppongono la lettura, ma anche un profondo desiderio di conoscere la Parola di Dio, di applicarla alla propria vita e di condividerla con gli altri.

In aggiunta all’esempio del salmista, al credente viene detto di sforzarsi “di presentare te stesso approvato [NdT: degno di approvazione] davanti a Dio, operaio che non ha da vergognarsi, che esponga rettamente la parola della verità.” (2Timoteo 2:15). Dato il comando diretto di studiare la Parola, sembrerebbe che non leggere la Bibbia sia un peccato.

La lettura e lo studio della Parola di Dio ci rendono capaci di affrontare meglio le sfide della vita. Evitare un peccato di omissione (non leggere la Bibbia) può prevenire i peccati di commissione: “Ho conservato la tua parola nel mio cuore, per non peccare contro di te” (Salmi 119:11). La lettura della Bibbia contribuisce alla crescita spirituale (1Pietro 2:2).

“La parola di Dio infatti è vivente ed efficace, più affilata di qualunque spada a due tagli e penetra fino alla divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla, ed è in grado di giudicare i pensieri e le intenzioni del cuore.” (Ebrei 4:12). Tutti noi abbiamo bisogno dello scrutinio che la Parola di Dio porta nella nostra vita. Dobbiamo leggere la Bibbia.

I cristiani hanno la responsabilità di conoscere la Parola di Dio per poterla spiegare giustamente al mondo. 1Pietro 3:15 ci ordina di essere sempre pronti a dare una risposta sulla speranza che abbiamo in Cristo. I non credenti hanno domande. Quando incontrano un cristiano che non conosce la Bibbia, può pensare che non ci siano risposte alle sue domande, e questo non gli rende un buon servizio.


Per la maggior parte della gente, la Bibbia è facilmente disponibile. È un peccato trascurare le nostre opportunità di ascoltare Dio. Per chi non sa leggere o per persone che capiscono meglio ascoltando che non leggendo, ci sono le audio-bibbie. Le Bibbie da studio sono piene di commenti utili per aiutarci a capire i passaggi più difficili. Le versioni moderne e le parafrasi aiutano a rivivere le situazioni antiche, in modo da comprendere la Bibbia nel suo vero contesto. Giacomo 4:17 può essere applicato alla lettura della Bibbia: “Chi dunque sa fare il bene e non lo fa, commette peccato”.


Spesso, quando ci preoccupiamo di sapere se qualcosa è un peccato, ci poniamo la domanda sbagliata. Sarebbe meglio che i cristiani si ponessero quest’altra domanda: “Cosa vorrebbe che facessi Gesù?” Nella Sua preghiera più lunga (che sia stata documentata), Gesù ha chiesto al Padre: “Santificali nella tua verità; la tua parola è verità” (Giovanni 17:17). Ecco la Sua risposta. Vuole che siamo santificati e possiamo farlo solo attraverso lo studio e l’applicazione della Parola di Dio. Se trascuriamo la Bibbia, non Gli facciamo cosa gradita e siamo vulnerabili all’inganno del nostro nemico, Satana (1Pietro 5:8).

 La Bibbia insegna il peccato mortale e veniale?

La Chiesa Cattolica Romana racchiude il peccato in due categorie: il peccato mortale e il peccato veniale. 

Il problema del peccato, per come lo insegna la Bibbia, è uno degli aspetti più fondamentali per comprendere la vita con Dio e che cosa significa conoscerLo. Nel vivere questa vita, dobbiamo sapere come reagire biblicamente al nostro peccato e alle manifestazioni del peccato dell’umanità che incontriamo attimo per attimo, giorno per giorno. Le conseguenze del fatto di non avere una comprensione biblica del peccato e, pertanto, di non reagire al peccato nel modo appropriato, sono indicibilmente devastanti. 

Una comprensione errata del peccato può provocare un’eternità di separazione da Dio all’inferno.

 

Però, sia lode al glorioso nome del nostro Dio e Salvatore Gesù Cristo! Nella Sua santa Parola, Dio ha mostrato chiaramente che cos’è il peccato, come influisce su di noi personalmente e come reagire in modo appropriato. 

Perciò, nel cercare di comprendere i concetti di peccato mortale e veniale, ricerchiamo la risposta definitiva nella Parola Dio, che è pienamente sufficiente.

Per sapere se la Bibbia insegni i concetti di peccato mortale e veniale, saranno utili alcune descrizioni di base. I concetti di peccato mortale e veniale sono essenzialmente cattolico-romani. I cristiani evangelici e i protestanti potrebbero essere o meno a conoscenza di tale terminologia. 

Alcune definizioni adeguate di peccato mortale e di peccato veniale potrebbero essere le seguenti: il primo è “un peccato che causa la morte spirituale”, mentre il secondo un “un peccato che può essere perdonato”. Il peccato veniale è utilizzato invariabilmente in contrasto con quello mortale. I peccati mortali sono quei peccati che escludono le persone dal regno; i peccati veniali quelli che non le escludono. Il peccato veniale si differenzia da quello mortale per il castigo che comporta. Il peccato veniale merita la pena temporale espiata dalla confessione o dalle fiamme del purgatorio, mentre il peccato mortale merita la morte eterna.

Nel Catechismo Della Chiesa Cattolica si trova questa descrizione del peccato mortale: “Perché un peccato sia mortale si richiede che concorrano tre condizioni: ‘È peccato mortale quello che ha per oggetto una materia grave e che, inoltre, viene commesso con piena consapevolezza e deliberato consenso’”. Secondo il Catechismo, la “materia grave è precisata dai dieci comandamenti…”. Inoltre, il Catechismo afferma: “Il peccato mortale è una possibilità radicale della libertà umana, come lo stesso amore. Ha come conseguenza la perdita della carità e la privazione della grazia santificante, cioè dello stato di grazia. Se non è riscattato dal pentimento e dal perdono di Dio, provoca l'esclusione dal regno di Cristo e la morte eterna dell'inferno…”.

Riguardo al peccato veniale, il Catechismo sostiene quanto segue: “Si commette un peccato veniale quando, trattandosi di materia leggera, non si osserva la misura prescritta dalla legge morale, oppure quando si disobbedisce alla legge morale in materia grave, ma senza piena consapevolezza o senza totale consenso. Il peccato veniale indebolisce la carità; manifesta un affetto disordinato per dei beni creati; ostacola i progressi dell'anima nell'esercizio delle virtù e nella pratica del bene morale; merita pene temporali. Il peccato veniale deliberato e che sia rimasto senza pentimento, ci dispone poco a poco a commettere il peccato mortale. Tuttavia il peccato veniale non rompe l'alleanza con Dio. È umanamente riparabile con la grazia di Dio. ‘Non priva della grazia santificante, dell'amicizia con Dio, della carità, né quindi della beatitudine eterna’”.

Riassumendo, il peccato mortale è una violazione intenzionale dei Dieci Comandamenti (in pensieri, parole od opere) commessa nella piena consapevolezza della gravità della materia e che determina la perdita della salvezza, la quale può essere riacquistata mediante il ravvedimento e il perdono di Dio. Il peccato potrebbe essere una violazione dei Dieci Comandamenti o un peccato di minore gravità, commesso però involontariamente e/o senza il pieno consenso. Invece di rovinare la propria relazione con Dio, il peccato veniale non provoca la perdita della vita eterna.

Biblicamente, i concetti di peccato veniale e mortale presentano parecchi problemi: prima di tutto, questi concetti non offrono un’immagine biblica del modo in cui Dio considera il peccato. La Bibbia afferma che Dio sarà giusto e leale nel punire il peccato e che, nel giorno del giudizio, alcuni meriteranno un castigo superiore d altri (Matteo 11:22, 24; Luca 10:12, 14). Ma il fatto che bisogna tenere a mente è che Dio punirà ogni peccato. La Bibbia insegna che tutti noi pecchiamo (Romani 3:23) e che la giusta ricompensa per il peccato è la morte eterna (Romani 6:23). Contrariamente ai concetti di peccato veniale e mortale, la Bibbia non afferma che alcuni peccati meritino la morte eterna mentre altri no.

Tutti i peccati sono mortali per il fatto che anche un solo peccato rende il peccatore meritevole dell’eterna separazione da Dio.

L’apostolo Giacomo esprime questo concetto nella sua lettera: “Chiunque infatti osserva tutta la legge, ma la trasgredisce in un punto solo, si rende colpevole su tutti i punti” (Giacomo 2:10). Notate l’impiego del termine “trasgredire”. Significa commettere un errore o cadere in errore. Giacomo sta facendo il quadro di una persona che sta cercando di fare la cosa giusta, eppure, forse inconsapevolmente, commette un peccato. Qual è la conseguenza? Dio, mediante il Suo servo Giacomo, afferma che quando una persona commette anche involontariamente un peccato si rende colpevole di trasgredire l’intera legge. 

Un buon esempio di questo fatto si ha disegnando una grande finestra e immaginando che essa sia la legge di Dio. Non importa se qualcuno vi lanci contro un sassolino piccolissimo o parecchi massi di pietra. Il risultato è lo stesso: la finestra si rompe. 

Allo stesso modo, non importa se una persona commetta un peccatuccio o parecchi peccatacci. Il risultato è lo stesso: la persona si rende colpevole di trasgredire la legge di Dio, e il Signore dichiara che non lascerà “il colpevole impunito” (Naum 1:3).

Secondo, questi concetti non presentano un’immagine biblica su come Dio vuole che il peccato sia scontato. Nel caso tanto del peccato mortale quanto di quello veniale, il perdono di una data trasgressione dipende dal peccatore che fa una riparazione di qualche tipo. Nel Cattolicesimo romano, questa riparazione potrebbe assumere la forma di andare a confessarsi, fare una certa preghiera, ricevere l’Eucaristia o in un altro rito di qualche tipo. Il pensiero fondamentale è che affinché il perdono di Cristo sia applicato al peccatore, questi dovrà compiere qualche opera, e allora il perdono verrà accordato. Scontare una trasgressione e ricevere il perdono dipendono dalle azioni del peccatore.

È questo che insegna la Bibbia su come si sconta il peccato? 

La Bibbia insegna chiaramente che il fatto di scontare il peccato non dipende né è basato sulle azioni del peccatore. Considera le parole di 1 Pietro 3:18: “Anche Cristo ha sofferto una volta per i peccati, lui giusto per gli ingiusti, per condurci a Dio. Fu messo a morte quanto alla carne, ma reso vivente quanto allo spirito”. Nota l’espressione: “Anche Cristo ha sofferto una volta per i peccati…”. Questo passo insegna che per la persona che crede in Gesù Cristo, tutti i suoi peccati sono stati risolti sulla croce… Cristo è morto per tutti i suoi peccati. Questi comprendono i peccati commessi dal credente prima e dopo la salvezza.

Colossesi 2:13-14 conferma questo fatto: “Voi, che eravate morti nei peccati e nella in-circoncisione della vostra carne, voi, dico, Dio ha vivificati con lui, perdonandoci tutti i nostri peccati; egli ha cancellato il documento a noi ostile, i cui comandamenti ci condannavano, e l’ha tolto di mezzo, inchiodandolo sulla croce”. Dio ha perdonato “…tutti i nostri peccati…”. Non solo i peccati del passato, ma tutti. Essi sono stati inchiodati alla croce e tolti di mezzo. Quando Gesù, sulla croce, affermò: “È compiuto!” (Giovanni 19:30), stava dichiarando di aver adempiuto tutto il necessario per accordare perdono e vita eterna a tutti coloro che avrebbero creduto in Lui. Ecco perché Gesù dice in Giovanni 3:18 che “chi crede in Lui [Gesù] non è giudicato…”. Paolo afferma questo fatto in Romani 8:1: “Non c’è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù”. Perché i credenti non sono giudicati? Perché non c’è nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù? Perché la morte di Cristo ha soddisfatto la giusta ira di Dio contro il peccato (1 Giovanni 4) e, adesso, quelli che si affidano a Cristo non sopporteranno il castigo di quel peccato.

Mentre i concetti di peccato mortale e veniale mettono nelle mani del peccatore la responsabilità di guadagnarsi il perdono di Dio per una data trasgressione, la Bibbia insegna che tutti i peccati del credente sono perdonati alla croce di Cristo. La Bibbia insegna, invece, con la parola (Galati 6:7-8) e con l’esempio (2 Samuele 11-20), che quando è coinvolto nel peccato, un cristiano potrebbe raccogliere delle conseguenze temporali, fisiche, emotive, mentali e/o spirituali. Però non deve mai riacquistare il perdono di Dio a causa del peccato personale perché la Parola di Dio dichiara che l’ira di Dio verso il peccato del peccatore fu soddisfatto completamente alla croce.

Terzo, questi concetti non presentano un’immagine biblica del modo in cui Dio tratta i Suoi figli. Chiaramente, secondo il Cattolicesimo romano, una delle conseguenze del fatto di commettere un peccato mortale è che ciò rimuove la vita eterna da chi l’ha commesso. Inoltre, secondo questa concezione, Dio accorderà di nuovo la vita eterna mediante il ravvedimento e le buone opere.

La Bibbia insegna, forse, che una persona davvero salvata da Dio possa perdere la propria salvezza e riacquistarla? Non insegna chiaramente questo. Una volta che una persona ha esercitato fede in Cristo per il perdono dei peccati e la vita eterna, la Bibbia insegna che costei è eternamente al sicuro… che non può essere perduta. Considera le parole di Gesù in Giovanni 10:27-28: “Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono; e io do loro la vita eterna e non periranno mai e nessuno le rapirà dalla mia mano”. Considera anche le parole di Paolo in Romani 8:38-39: “Infatti sono persuaso che né morte, né vita, né angeli, né principati, né cose presenti, né cose future, né potenze, né altezza, né profondità, né alcun’altra creatura potranno separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore”.

Riflettendo di nuovo sul fatto della totale soddisfazione dell’ira di Dio verso il nostro peccato nella morte di Cristo, possiamo affermare che i nostri peccati non possono separarci dall’amore di Dio. Per amore, Di ha scelto di prendere la morte di Cristo come il pagamento dei peccati del credente senza imputarglieli. Perciò, quando un credente commette un peccato, il perdono di Dio in Cristo è già presente e, anche se il credente potrebbe sperimentare le conseguenze implicite del peccato, il ritiro dell’amore e del perdono di Dio non è mai contemplato. In Romani 7:14-25, Paolo afferma chiaramente che il credente combatterà con il peccato per tutta la sua esistenza terrena, ma che Cristo ci salverà da questo corpo di morte. Quindi, “non c’è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù” (Romani 8:1). Mentre secondo il concetto di peccato mortale una persona può perdere la propria salvezza a causa del peccato personale, la Bibbia insegna che l’amore e il favore di Dio non saranno mai ritirati dai Suoi figli.

La grazia di Dio non redime il credente soltanto da ogni opera contraria alla legge, ma lo guida anche nella vita santa rendendolo zelante per le opere buone. Questo non significa che il credente non pecchi mai, ma che la sua passione sarà di onorare Dio a motivo della Sua grazia che opera nella vita del credente. Il perdono e la santità sono le due facce della stessa medaglia della grazia di Dio: vanno insieme. Sebbene un credente possa, a volte, inciampare e cadere nel peccato, forse anche in modo grave, la strada e la direzione principali della sua vita saranno la santità e la passione per Dio e per la Sua gloria. Se si seguono i concetti di peccato mortale e veniale, si potrebbe essere ingannati nel prendere il peccato alla leggera, pensando di poter peccare a proprio piacimento, chiedendo semplicemente il perdono di Dio quando lo si desidera. La Bibbia c’insegna che il vero credente non prenderà mai il peccato alla leggera e che si sforzerà, nella forza della grazia di Dio, di vivere una vita santa.

In base alla verità biblica suesposta, i concetti di peccato mortale e veniale non sono biblici e dovrebbero essere respinti in quanto non rappresentano la visione di Dio sul peccato e la Sua soluzione. Nella morte, sepoltura e risurrezione di Cristo, il problema del nostro peccato è stato completamente affrontato e abbiamo bisogno di guardare solo a quella meravigliosa dimostrazione dell’amore di Dio per noi. Il nostro perdono e la nostra giusta posizione con Dio non dipendono da noi, dalle nostre mancanze o dalla nostra fedeltà. 

Il vero credente deve fissare lo sguardo su Gesù e vivere alla luce di tutto ciò che Egli ha compiuto in nostro favore. L’amore e la grazia di Dio sono davvero stupendi! Viviamo nella luce della vita che abbiamo in Cristo! Mediante la Potenza dello Spirito Santo, possiamo essere vittoriosi su tutto il peccato, sia esso “mortale”, “veniale”, intenzionale o involontario.

Come faccio a sconfiggere il peccato nella mia vita cristiana?


La Bibbia parla delle seguenti risorse che abbiamo per sconfiggere il nostro peccato:


(1) Lo Spirito Santo. L’unico dono che Dio abbia dato a noi (la Sua chiesa) per essere vittoriosi nella vita cristiana è lo Spirito Santo. Dio mette in contrapposizione le opere della carne e il frutto dello Spirito in Galati 5:16-25. In questo passo siamo chiamati a camminare nello Spirito. Tutti i credenti possiedono già lo Spirito Santo, ma questo passo ci dice che abbiamo bisogno di camminare nello Spirito, arrendendoci al Suo controllo. Questo significa mettere le "scarpe" alle sollecitazioni dello Spirito Santo nella nostra vita anziché seguire la carne.


La differenza che può fare lo Spirito Santo nella vita di un credente viene mostrata nella vita di Pietro, che prima di essere riempito di Spirito Santo rinnegò Gesù per tre volte, e questo dopo aver detto che avrebbe seguito Cristo fino alla morte. Dopo essere stato riempito, a Pentecoste parlò apertamente e con forza del Salvatore ai Giudei.


Si cammina nello Spirito quando non si cerca di "mettere un coperchio" sulle sollecitazioni dello Spirito ("spegnere lo Spirito", come si dice in 1 Tessalonicesi 5:19) e si cerca, invece, di essere ripieni di Spirito (Efesini 5:18-21). In che modo si viene riempiti di Spirito Santo? Prima di tutto, spetta alla scelta di Dio così come nell’Antico Testamento. Egli sceglieva gli individui e degli episodi specifici nell’Antico Testamento per riempire gli individui che sceglieva per compiere le opere che voleva compiere (Genesi 41:38; Esodo 31:3; Numeri 24:2; 1 Samuele 10:10, ecc.). Io credo che vi siano delle prove in Efesini 5:18-21 e Colossesi 3:16 che Dio scelga di riempire coloro che si stanno riempiendo della Parola di Dio, com’è evidenziato dal fatto che il risultato di ogni riempimento in quei versetti è simile. Pertanto, questo ci porta alla risorsa successiva.


(2) La Parola di Dio, la Bibbia. 2 Timoteo 3:16-17 dice che Dio ci ha dato la Sua Parola per attrezzarci per ogni opera buona. C’insegna come vivere e cosa credere, ci rivela quando abbiamo scelto d’intraprendere delle strade sbagliate, ci aiuta a tornare sul retto cammino e ci aiuta a restarci. Come dice Ebrei 4:12, essa è vivente e potente ed è in grado di penetrare nel nostro cuore fino a sradicare i problemi più profondi che, umanamente parlando, non possono essere sconfitti. Il salmista parla del suo potere che cambia la vita in Salmi 119:9, 11, 105 e in altri versetti. Ci viene detto che la chiave di Giosuè per il suo successo nello sconfiggere i suoi nemici (un’analogia con il nostro combattimento spirituale) era di non dimenticare questa risorsa, quanto piuttosto di meditarvi su giorno e notte affinché potesse osservarla. Egli lo fece, anche quando quello che Dio gli comandava non aveva senso militarmente parlando, e questa fu la chiave per la sua vittoria nel Suo combattimento per la terra promessa.


Questa è una risorsa che trattiamo di solito in modo superficiale. Ce ne serviamo in modo formale portando la Bibbia in chiesa o leggendo quotidianamente un brano devozionale o un capitolo, ma non la memorizziamo, non meditiamo su di essa, non ne ricerchiamo l’applicazione per la nostra vita, non confessiamo i peccati che essa rivela, non lodiamo Dio per i doni che essa rivela che Egli ci ha fatti. Quando si tratta della Bibbia, spesso siamo o anoressici o bulimici. O ne assumiamo quel tanto che basta per mantenerci spiritualmente in vita, nutrendoci della Parola solo quando andiamo in chiesa (ma non ingerendone abbastanza per essere cristiani sani e robusti), oppure ce ne alimentiamo spesso, ma mai meditandoci su abbastanza a lungo da trarne nutrimento spirituale.


È importante che se non hai l’abitudine di studiare la Parola di Dio quotidianamente in modo significativo, memorizzandola quando ti imbatti in passi che lo Spirito Santo t’imprime nel cuore, cominci a prendere questa abitudine. Ti suggerisco anche di iniziare un diario (anche sul computer, se sei più veloce a digitare che a scrivere) o in un taccuino con la spirale, ecc. Prendi l’abitudine di non lasciare la Parola finché tu non abbia messo per iscritto qualcosa che ne hai ricavato. Spesso io scrivo le preghiere a Dio, chiedendoGli di aiutarmi a cambiare in quelle aree riguardo a cui mi ha parlato anche Lui. La Bibbia è lo strumento che utilizza lo Spirito nella nostra vita e in quella degli altri (Efesini 6:17), una parte essenziale e preponderante dell’armatura che Dio ci ha dato per affrontare i nostri combattimenti spirituali (Efesini 6:12-18)!


(3) La preghiera. Questa è un’altra risorsa essenziale che Dio ci ha dato. Anche questa è una risorsa di cui i cristiani si servono spesso superficialmente, facendone un misero uso. Abbiamo delle riunioni di preghiera, dei tempi di preghiera, ecc., ma non ne ricaviamo il profitto di cui dà prova la chiesa primitiva (Atti 3:1; 4:31; 6:4; 13:1-3, ecc.). Paolo menziona ripetutamente come pregasse per coloro cui ministrava. Né noi, quando siamo da soli, utilizziamo questa grande risorsa a nostra disposizione. Però Dio ci ha fatto delle meravigliose promesse riguardo alla preghiera (Matteo 7:7-11; Luca 18:1-8; Giovanni 6:23-27; 1 Giovanni 5:14-15, ecc.). Inoltre, Paolo la include nel suo passo sulla preparazione al combattimento spirituale (Efesini 6:18)!


Quant’è importante la preghiera? Se consideri di nuovo Pietro, hai le parole che gli disse Gesù nel giardino del Getsemani, prima del suo rinnegamento. Lì, quando Gesù sta pregando, Pietro sta dormendo. Gesù lo sveglia e dice: "Vegliate e pregate, affinché non cadiate in tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è debole" (Matteo 26:41). Tu, come Pietro, vuoi fare ciò che è giusto, ma non stai trovando la forza. Abbiamo bisogno di seguire l’ammonizione di Dio per cercare ripetutamente, bussare ripetutamente, chiedere ripetutamente... ed Egli ci darà la forza di cui abbiamo bisogno (Matteo 7:7s.). Ma abbiamo bisogno di dare a questa risorsa più che il semplice culto di labbra.


Non sto dicendo che la preghiera sia magica. Non lo è. È Dio a essere straordinario. La preghiera consiste semplicemente nel riconoscere i nostri limiti e l’inesauribile potenza di Dio, e nel rivolgerci a Lui per quella forza per fare ciò che Egli vuole da noi (non quello che vogliamo fare NOI) (1 Giovanni 5:14-15).


(4) La chiesa. Anche quest’ultima risorsa è una di quelle che tendiamo a ignorare. Quando Gesù mandò i Suoi discepoli, li inviò a due a due (Matteo 10:1). Quando leggiamo dei missionari negli Atti, essi non andavano uno alla volta, ma in gruppi di due o più. Gesù ha detto che dove due o tre sono riuniti nel Suo nome, Egli è in mezzo a loro (Matteo 18:20). Egli ci comanda di non abbandonare la comune adunanza come alcuni sono soliti fare, ma di impiegare quel tempo per stimolarci all’amore e alle buone opere (Ebrei 10:24-25). Egli ci dice di confessare i nostri peccati gli uni agli altri (Giacomo 5:16). Nella letteratura sapienziale dell’Antico Testamento, ci è detto che “come il ferro forbisce il ferro, così un uomo ne forbisce un altro” (Proverbi 27:17). "Una corda a tre capi non si rompe così presto". C’è forza nei numeri (Ecclesiaste 4:11-12).


Alcuni che conosco hanno trovato fratelli o sorelle in Cristo che s’incontrano per telefono o di persona per condividere come stanno andando nel loro cammino cristiano, come forse hanno lottato, ecc., e s’impegnano a pregare l’uno per l’altro e a rendere reciprocamente conto di come applicano la Parola di Dio alle loro relazioni, ecc.


Talvolta il cambiamento arriva subito. Talatra, in altre aree, giunge più lentamente. Però Dio ci ha promesso che quando facciamo uso delle Sue risorse, Egli PRODURRÀ cambiamento nella nostra vita. Persevera sapendo che Egli è fedele alle Sue promesse!


Versetti utili:

"Chi va oltre e non rimane nella dottrina di Cristo, non ha Dio. Chi rimane nella dottrina, ha il Padre e il Figlio."

2Giovanni 7:9

"Poiché molti seduttori sono usciti per il mondo, i quali non riconoscono pubblicamente che Gesù Cristo è venuto in carne. Quello è il seduttore e l'anticristo."

2Giovanni 7

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