Le Lobby e il Sionismo





Prefazione:

Non c'è una singola lobby "più potente" del mondo, poiché la forza di una lobby dipende da diversi fattori, come la sua capacità di mobilitare risorse, la sua influenza politica e le sue relazioni con i decisori. Alcune lobby, come quelle che rappresentano grandi aziende, possono avere un'enorme influenza a livello nazionale o internazionale, ma non sono necessariamente le più potenti a livello globale.

Alcune lobby che esercitano un'influenza notevole a livello mondiale:

Lobby israeliana negli Stati Uniti:

Secondo quanto riportato da Wikipedia, la lobby israeliana è una delle più potenti negli Stati Uniti e ha un impatto significativo sulla politica estera americana. 

Con lobby israeliana negli Stati Uniti (talora definita lobby sionista negli USA) s'intende l'insieme dei gruppi di pressione politica, economica e persino d'impronta religiosa, di quanti, come individui o gruppi organizzati legalmente, mirano a influenzare la politica estera statunitense in palese sostegno d'Israele e del sionismo che la pervade, effettuando pressioni (previste come legittime dal sistema statunitense, purché esplicitamente portate a conoscenza della pubblica opinione americana) per favorire Israele e la politica del suo governo.

La lobby consiste di gruppi secolari e religiosi ebraico-americani. Il più noto e visibile di essi è l'American Israel Public Affairs Committee (AIPAC). L'AIPAC e altri gruppi facenti parte della lobby israeliana influenzano la politica pubblica statunitense in vari modi, sfruttando il tema dell'istruzione, rispondendo alle critiche verso Israele e portando argomentazioni in sostegno d'Israele, oltre a battersi per l'approvazione di leggi che favoriscano lo Stato d'Israele e la sua politica estera.


Storia:

Una credenza cristiana riguardante il ritorno degli ebrei in Terra Santa (sionismo cristiano[1]) ha forti radici negli Stati Uniti, che precedono sia la nascita del movimento sionista (Primo congresso sionista del 1897) sia quella d'Israele stesso. L'azione lobbistica di simili gruppi per influenzare la politica del governo statunitense, in modo assolutamente congruo con l'ideologia sionista, data almeno al XIX secolo.

Nel 1844, il sionista cristiano George Bush, un professore di lingua ebraica nella New York University, lontanamente imparentato con la famiglia Bush che ha dato due presidenti agli USA, pubblicò un libro intitolato The Valley of Vision; or, The Dry Bones of Israel Revived. In esso egli denunciava “la schiavitù e l'oppressione, che ha così a lungo schiacciato nella polvere (gli ebrei)”, e invocava un “innalzamento” degli ebrei “a un rango di dignitosa reputazione tra le nazioni della Terra”, riportando gli ebrei nella Terra d'Israele in cui la maggior parte di essi si sarebbe convertita al cristianesimo. Ciò, secondo Bush, avrebbe arrecato benefici non solo agli ebrei, ma a tutto il genere umano, creando un “collegamento comunicativo” tra l'umanità e Dio. “It will blaze in notoriety...". “It will flash a splendid demonstration upon all kindreds and tongues of the truth.” Il libro vendette circa 1 milione di copie nel periodo anteguerra. Il Blackstone Memorial del 1891 è stata del pari una significativa petizione sionista cristiana (in inglese Christian Restorationist) presentata da William Eugene Blackstone, per convincere il presidente Benjamin Harrison a compiere pressioni sul sultano dell'Impero ottomano affinché concedesse la Palestina agli ebrei.

Il Pastore protestante John Hagee, fondatore e presidente dei Christians United for Israel, sul podio durante la convenzione nazionale del gruppo nel 2007.

A partire dal 1914, il coinvolgimento di Louis Brandeis e del suo gruppo di Sionisti Americani, rese per la prima volta il Sionismo ebraico una forte realtà sulla scena statunitense. Sotto la sua guida gli aderenti si decuplicarono, raggiungendo la cifra di circa 200 000 persone. Come presidente dell'American Provisional Executive Committee for General Zionist Affairs, Brandeis riuscì a ottenere milioni di dollari dell'epoca per alleviare le sofferenze ebraiche nell'Europa devastata dalla guerra, e da quel momento “il Committee divenne il centro finanziario del movimento sionista nel mondo”. La dichiarazione britannica del 1917 firmata da Balfour fece progredire ulteriormente il movimento sionista e gli dette legittimazione ufficiale. Il Congresso statunitense approvò il 21 settembre 1922 la prima risoluzione congiunta che stabiliva il sostegno USA per un "focolare" (homeland) in Palestina per il popolo ebraico. Lo stesso giorno fu approvato dal Consiglio della Lega delle Nazioni il mandato britannico della Palestina.

Il lobbismo sionista negli USA ha contribuito alla creazione dello Stato d'Israele nel 1947-48. La preparazione e la votazione del Piano di partizione della Palestina, che precedette la Dichiarazione d'indipendenza israeliana, furono accolte da un entusiastico sostegno degli ebrei statunitensi e patrocinata a Washington. Il presidente Truman più tardi osservò:

«"The facts were that not only were there pressure movements around the United Nations unlike anything that had been seen there before, but that the White House, too, was subjected to a constant barrage. I do not think I ever had as much pressure and propaganda aimed at the White House as I had in this instance. The persistence of a few of the extreme Zionist leaders—actuated by political motives and engaging in political threats—disturbed and annoyed me".»

(I fatti erano che non solo vi erano gruppi di pressione sulle Nazioni Unite, a differenza di tutto ciò che s'era visto in precedenza, ma che anche la Casa Bianca era sottoposta a un costante fuoco di fila. Non credo di aver mai ricevuto tanta pressione e propaganda alla Casa Bianca come ne ho avute in questo caso. L'insistenza di pochi leaders estremisti sionisti - spinti da motivazioni politiche e impegnati in minacce politiche - mi ha disturbato e infastidito.)

Negli anni cinquanta, l'American Zionist Committee for Public Affairs (AZCPA) fu creata da Isaiah L. "Si" Kenen. Nel corso dell'amministrazione Eisenhower, le preoccupazioni per Israele non furono in prima linea. Altri problemi in Vicino Oriente e l'URSS erano di primaria importanza, e i sostenitori statunitensi di Israele non furono attivi come lo erano stati in precedenza. L'AZCPA formò un comitato lobbistico pro-Israele per contrastare le voci che dicevano che l'amministrazione Eisenhower si accingeva a investigare circa l'American Zionist Council. Il Comitato Esecutivo dell'AZCPA decise di cambiare il proprio nome di "American Zionist Committee for Public Affairs" in quello di American Israel Public Affairs Committee.

Le relazioni tra Israele e il governo USA cominciarono con un forte sostegno popolare a favore di Israele e con le riserve governative circa la saggezza della creazione di uno Stato ebraico; Le relazioni inter-governative rimasero tra i due Paesi fredde fino al 1967. Prima del 1967, il governo degli Stati Uniti rimase "attivamente ostile a Israele" (actively hostile to Israel. Fino al 1979, Israele ricevette la stragrande parte degli aiuti dall'estero. I circa $3 miliardi di aiuti a Israele comprendevano una minuscola parte percentuale dei quasi 3 trilioni di dollari del bilancio statunitense. L'AIPAC "crebbe fino a 100.000 aderenti..." e rivendicava a sé il merito di costituire la più importante lobby filo-israeliana in USA.

Struttura:

La lobby filo-israeliana negli Stati Uniti è composta da componenti formali e informali.

Lobby informale:

Il sostegno a Israele è forte tra gli statunitensi cristiani di tutte le denominazioni. Il sostegno cristiano informale per Israele comprende un'ampia gamma di temi, espressi a livello di stampa e di media, espressi dal Christian Broadcasting Network e dal Christian Television Network, fino all'annuale Day of Prayer for the Peace of Jerusalem.

Il lobbismo informale include anche le attività dei gruppi ebraici. Alcuni studiosi giudicano il lobbismo ebraico a favore d'Israele come uno dei tanti esempi del lobbismo statunitense in favore di gruppi etnici, al fine di agevolare la costituzione di una loro patria etnica e favorire la politica estera USA, che ha incontrato ampio consenso in quanto Israele è fortemente sostenuto da un numero assai consistente e influente di movimenti cristiani che condividono gli obiettivi di quei gruppi ebraici. In un articolo del 2006 sulla London Review of Books, i professori John Mearsheimer e Stephen Walt hanno scritto:

Nelle sue operazioni basilari, la lobby israeliana non è differente rispetto a una lobby farmaceutica, siderurgica o ai sindacati dei lavoratori del comparto tessile, o ad altre lobbies etniche. Non v'è nulla d'improprio circa gli ebrei statunitensi e ai loro alleati cristiani che tentano di influenzare la politica degli USA: le attività delle lobbies non sono un complotto del tipo mostrato dai libelli quali i Protocolli dei Savi di Sion. Per la maggior parte, le persone e i gruppi che li compongono stanno solo facendo ciò che gli altri gruppi che perseguono interessi particolari fanno, ma lo fanno molto meglio. Per contro, i gruppi d'interesse filo-arabo, esistenti anch'essi, sono deboli: cosa che rende il compito della Lobby israeliana assai più facile.


Gruppo Bilderberg:

Questo gruppo annuale per invito, composto da personalità economiche, politiche e bancarie, tratta temi globali e ha una grande influenza sulle decisioni politiche ed economiche, secondo Wikipedia. 

Lobby delle grandi aziende:

Le lobby di grandi aziende, come quelle del settore farmaceutico o energetico, possono avere un'influenza notevole a livello globale e possono esercitare pressione sui governi per ottenere politiche favorevoli ai loro interessi. 

Le lobby delle grandi aziende, specialmente quelle del settore farmaceutico, hanno un'influenza notevole a livello globale e possono esercitare pressione sui governi per ottenere politiche che favoriscono i loro interessi. Questo può avvenire attraverso diverse strategie, come la comunicazione con i politici, il finanziamento delle campagne elettorali e la promozione di determinate posizioni in merito alle leggi e ai regolamenti. 

Influenza Globale:

Le lobby farmaceutiche, per esempio, possono influenzare le decisioni politiche riguardanti la ricerca, la produzione e la commercializzazione dei farmaci, con conseguenze sui prezzi dei farmaci, l'accesso ai trattamenti e la salute pubblica.

Pressione sui Governi:

Queste lobby possono esercitare pressione sui governi per ottenere politiche che garantiscono la protezione dei loro interessi, come la proroga dei brevetti o la riduzione delle restrizioni sulla pubblicità dei farmaci.

Strategie di Lobbying:

Le aziende utilizzano varie strategie di lobbying, tra cui:

Comunicazione con i politici: Le lobby cercano di informare e influenzare i decisori politici, fornendo dati, analisi e proposte.

Finanziamento delle campagne elettorali: Le aziende possono finanziare le campagne elettorali di politici che condividono le loro posizioni, cercando di influenzare le scelte elettorali.

Promozione di determinate posizioni: Le lobby possono promuovere le loro posizioni attraverso campagne di comunicazione, pubblicando articoli, organizzando eventi e coinvolgendo esperti.

Esempio: Lobbying sulle Generiche:

Le aziende farmaceutiche possono lottare per rallentare l'introduzione di farmaci generici, che possono ridurre i prezzi e i profitti delle aziende di riferimento.

Esempio: Lobbying sui Prezzi:

Le lobby farmaceutiche possono cercare di influenzare le decisioni sui prezzi dei farmaci, spesso in modo che i prezzi siano più alti di quanto sarebbero senza l'influenza delle lobby. 

Conclusione: La presenza e l'attività delle lobby farmaceutiche, e di altre grandi aziende, possono avere un impatto notevole sulle politiche pubbliche, e in particolare sulla regolamentazione del settore farmaceutico. E' importante che ci sia una maggiore trasparenza sulle attività di lobbying e che i cittadini possano avere un ruolo attivo nella formazione delle politiche pubbliche. 

Fattori che influenzano la potenza di una lobby:

Capacità di mobilitare risorse:

Le lobby che hanno accesso a risorse finanziarie, umane e organizzative possono avere un impatto maggiore sui decisori. 

Influenza politica:

Le lobby che hanno relazioni solide con politici, funzionari pubblici e giornalisti possono influenzare il processo decisionale in modo più efficace. 

Legame con gli interessi generali:

Le lobby che rappresentano interessi che sono percepiti come importanti per la società nel suo complesso possono avere maggiore credibilità e influenza. 

È importante notare che il concetto di "lobby" può essere ambiguo. In alcuni casi, la lobby può essere vista come un'attività di pressione politica, mentre in altri può essere vista come un'attività di comunicazione e informazione. 

In conclusione, non c'è una singola lobby più potente del mondo, ma ci sono diverse lobby che esercitano un'influenza notevole sulla politica e le decisioni internazionali. 

Libri utili:

Scacco a Big Pharma: Come boicottare le lobby farmaceutiche e sconfiggere il business sulla nostra salute.


P.S.:

[1] Sionismo Cristiano 

Il sionismo è un movimento politico, ideologico e religioso che promuove la creazione di uno Stato ebraico in Palestina. Il suo obiettivo principale è l'affermazione del diritto all'autodeterminazione del popolo ebraico e la creazione di una patria nazionale in quella che viene definita "Terra di Israele"

Il sionismo cristiano è una corrente di pensiero cristiana che ritiene il ritorno degli ebrei nella Terra santa e la fondazione dello stato di Israele nel 1948 segno del compimento delle profezie bibliche.

Attraverso la storia, alcuni grandi leader cristiani hanno sostenuto la posizione teologica conosciuta oggi come Sionismo cristiano.

Gli stessi Apostoli di Gesù, tutti ebrei, si attendevano dal Messia il compimento delle promesse dell'Antica Alleanza che sarebbero culminate nel ristabilimento del Regno davidico come segno della fine dei tempi: "Quelli dunque che erano con lui gli domandavano: "Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?'". (Atti 1,6)

Atti 1

1 Nel mio primo libro ho già trattato, o Teòfilo, di tutto quello che Gesù fece e insegnò dal principio 2 fino al giorno in cui, dopo aver dato istruzioni agli apostoli che si era scelti nello Spirito Santo, egli fu assunto in cielo.

3 Egli si mostrò ad essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, apparendo loro per quaranta giorni e parlando del regno di Dio. 4 Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere che si adempisse la promessa del Padre «quella, disse, che voi avete udito da me: 5 Giovanni ha battezzato con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo, fra non molti giorni».

6 Così venutisi a trovare insieme gli domandarono: «Signore, è questo il tempo in cui ricostituirai il regno di Israele?». 7 Ma egli rispose: «Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta, 8 ma avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra».

9 Detto questo, fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo. 10 E poiché essi stavano fissando il cielo mentre egli se n'andava, ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: 11 «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo».

Col passare dei secoli, la Chiesa cristiana, formata soprattutto da Gentili, ha in parte ritenuto superata quella posizione.

La traduzione della Bibbia nelle lingue volgari nel XV e XVI secolo ha rinnovato l’apprezzamento dei cristiani per le radici ebraiche del Cristianesimo e le promesse bibliche verso il popolo ebraico. Oggi un forte appoggio per Israele da parte di milioni di cristiani evangelici si estende ad ogni parte del globo. Si tratta di un movimento globale in espansione che continuerà negli anni a venire a dare un forte supporto ad Israele.

L'ideologia, diffusa in alcuni settori del protestantesimo anglosassone, alcuni la collegano con la corrente teologica protestante definita Dispensazionalismo, fondata da John Nelson Darby (1800–1882). Il Dispensazionalismo è una teologia, i dispensazionalisti credono che la Bibbia sia organizzata in sette dispensazioni: l’innocenza (Genesi 1:1–3:7), la coscienza (Genesi 3:8–8:22), il governo umano (Genesi 9:1–11:32), la promessa (Genesi 12:1–Esodo 19:25), la Legge (Esodo 20:1–Acts 2:4), la Grazia (Atti 2:4–Apocalisse 20:3) e il Regno Millenario (Apocalisse 20:4–20:6). Lo ripetiamo: queste dispensazioni non sono modalità di salvezza, ma modi in cui Dio si relaziona con l’uomo. Il dispensazionalismo, come sistema, sfocia in un’interpretazione premillenaristica della Seconda Venuta di Cristo, e solitamente in un’interpretazione pretribolazionista del Rapimento.

Hanno sostenuto in varia misura il Sionismo cristiano: Fratelli moraviPuritaniPietistiThomas DraxeThomas BrightmanJoseph MedeHenry FinchIsaac de La PeyrereAnders Pederson KempeIncrease MatherEbenezer and Joanna CartwrightOliver CromwellJohn TolandHoleger PaulliIsaac NewtonJoseph PriestleyJohann Heinrich Jung-StillingNikolaus ZinzendorfJoseph EyreCharles JerramJohn MiltonThomas NewtonGeorge GawlerLord ShaftesburyRobert BrowningGeorge EliotRobert Murray M' Cheyne, John Nelson DarbyJ.C. RyleCharles Henry ChurchJohn StoddardWilliam H. HechlerJean Henri DunantLaurence OliphantJohn WesleyCharles WesleyCharles Haddon SpurgeonWilliam E. Blackstone, Lord Arthur James BalfourLloyd GeorgeWoodrow WilsonJohn Henry PattersonCharles Orde WingateRichard MeinertzhagenJohn GrauelWilliam HullHarry S. Truman.

Contenuto dottrinale:

Il sionismo cristiano, come dottrina teologica, non implica necessariamente simpatia per gli ebrei come popolo o per l'ebraismo come religione. Poiché il testo biblico è pieno di riferimenti a Israele, è abituale per i sionisti cristiani richiamare le radici ebraiche della cristianità e promuovere l'uso di termini tratti dalla tradizione ebraica all'interno delle loro pratiche religiose. Tuttavia i sionisti cristiani ritengono che al compiersi delle profezie, un numero rilevante di ebrei accetterà Gesù come il loro messia e che negli ultimi giorni gli ebrei messianici praticheranno una qualche forma di cristianesimo ebraico.

Circa la rilevanza del sionismo cristiano come movimento religioso negli Stati Uniti è talora citato l'asserito successo dei romanzi della serie Left Behind scritti dal predicatore Tim LaHaye e da Jerry B. Jenkins che hanno raggiunto i primi posti nella classifica dei best seller del New York Times.

Il Papa, come capo della Chiesa cattolica, ha una posizione complessa nei confronti del sionismo cristiano. Mentre il sionismo è un movimento politico che sostiene il diritto alla autodeterminazione del popolo ebraico e la creazione di uno stato ebraico, il sionismo cristiano è una corrente di pensiero che interpreta il ritorno degli ebrei in Terra Santa e la fondazione dello Stato di Israele come il compimento di profezie bibliche. 

Il Papa ha espresso il suo rispetto per la fede ebraica e la sua solidarietà con lo Stato di Israele, riconoscendo il diritto del popolo ebraico all'autodeterminazione. Tuttavia, la Chiesa cattolica ha anche sottolineato la necessità di non strumentalizzare la fede per fini politici e di evitare interpretazioni che possano alimentare l'antisemitismo. 

In sintesi, il Papa si posiziona nel rispetto delle diverse fedi, ma non si impegna direttamente in una posizione a favore o contro il sionismo cristiano.  



Antisionismo

L'antisionismo è l'atteggiamento di coloro che si oppongono al sionismo, cioè al movimento politico fondato nel 1897 volto alla costituzione di uno Stato nazionale ebraico in parte di quello che fu il Mandato britannico della Palestina e, prima ancora, la Palestina ottomana. Il sionismo raggiunse il proprio obiettivo con la liberazione dello Stato d'Israele nel 1948, ma il movimento sionista continuò ad operare con entusiasmo per rinsaldare e proteggere il nuovo Stato. L'immigrazione e l'assimilazione di ebrei provenienti da altri paesi, principalmente profughi della Shoah, rappresentò il mezzo principale adottato dal sionismo per rafforzare lo Stato d'Israele.

Prima del 1948, l'antisionismo rappresentò l'opposizione ai tentativi volti alla creazione del futuro Stato ebraico. Dopo il 1948, l'antisionismo si basò sulla difesa della popolazione araba o palestinese, che aveva sofferto durante i conflitti armati del 1947-48. Da allora, gli antisionisti si propongono di difendere i diritti della popolazione palestinese, sia dei profughi fuggiti nel 1947-48 e dispersi per il mondo, principalmente in altri paesi arabi, sia di coloro che rimasero e acquisirono successivamente la cittadinanza israeliana, sia infine di quelli che vivono nei territori occupati da Israele a partire dal 1967.

L'antisionismo pone un'obiezione di fondo all'esistenza dello Stato ebraico edificato dal movimento sionista e al movimento stesso, nella sua evoluzione ideale sin dal primo congresso mondiale tenutosi a Basilea nel 1897, fino alle sue posizioni attuali.

L'antisionismo è un argomento controverso. Alcune personalità, del mondo ebraico e non, sostengono che l'antisionismo sia una nuova forma velata di antisemitismo, tesi comunque non unanimemente accettata. Di più, alcuni ebrei negano legittimità a uno Stato ebraico costituito nella Terra Promessa prima dell'arrivo del Messia; altri, come i Neturei Karta, ripudiano in toto l'idea stessa di uno Stato ebraico.


Storia:

Il sionismo in un certo senso deriva dal concetto di aliyah, cioè il desiderio di tornare alla Terra Promessa. Tale parola ha descritto anche le migrazioni di alcuni ebrei verso Israele fin dai tempi antichi, ma il concetto, di stampo religioso, è più spesso legato al ritorno del messia. Sostenere l'aliyah non significa automaticamente sostenere il sionismo: alla nascita di questo movimento politico, esso fu avversato dalla grande maggioranza dei correligionari.

Gli ebrei ortodossi, conservatori, riformati, gli ebrei di Palestina e molti rabbini chassidici si opposero. Il sionismo fu teorizzato da Theodor Herzl, un ebreo austriaco, e restò un fenomeno limitato all'ebraismo dell'Europa orientale, sviluppandosi in una compagine nazionale eterogenea come si presentava a fine Ottocento l'impero austriaco: cechi, serbi, polacchi galiziani, tedeschi di Boemia avevano i propri rappresentanti nel Parlamento imperiale e potevano appellarsi a una propria nazione e a una propria terra che loro apparteneva, a differenza degli ebrei. Proprio per questa sua peculiarità, parte dello stesso mondo askenazita guardava con indifferenza, se non addirittura con ostilità, l'idea sionista. Rimasero totalmente estranei all'idea gli ebrei dei Paesi arabi.

Tra gli ebrei ortodossi askenaziti furono mosse al sionismo appunti soprattutto di carattere religioso, sostenendo che il ritorno alla Terra Promessa poteva avvenire solo con l'arrivo del Messia. Fatta eccezione per i pogrom russi, dal punto di vista sociale l'ebraismo stava vivendo un periodo di relativa tranquillità. Si opposero al sionismo, in quanto espressione di nazionalismo, Lev Trotsky e Rosa Luxemburg. In Russia, la maggioranza degli ebrei si ritrovava in organizzazioni socialiste non sioniste. La più significativa era il Bund, movimento antisionista nato nel 1897 per promuovere nella diaspora un'autonomia culturale fondata sulla lingua e la cultura yiddish.

Fautori di una cooperazione arabo-ebraica, e quindi di una concezione funzionale al sionismo, furono negli anni '20 il gruppo B'rit Shalom (Patto di pace) e negli anni quaranta il gruppo Ihud, di cui fece parte Martin Buber; entrambi erano stati fondati da Jehuda Magnes, cofondatore e presidente dell'Università Ebraica. Dagli Stati Uniti, fece sentire la sua voce di opposizione alla violenza sionista Hannah Arendt. La forte immigrazione ebraica in Palestina sotto il mandato britannico (tra il 1920 e il 1945, immigrarono in zona 367'845 ebrei e solo 33'304 non-ebrei), a seguito della dichiarazione di Balfour, prima in via ufficiale e dopo il Libro Bianco del 1939 in maniera clandestina, portò la percentuale di popolazione ebraica del paese a passare dall'11% circa del censimento del 1922 (83'790 unità su un totale di 752'048) al 33% circa rilevato dall'UNSCOP nel 1947 (608'000 su un totale di 1'845'000).

La situazione creò un crescendo di tensione tra la popolazione preesistente e i coloni, che sfociò sovente in periodi più o meno prolungati di scontri (tra cui la rivolta araba del triennio 1936-39, che fu tra le cause dell'emanazione del Libro Bianco) e, a partire dagli anni trenta, ad azioni terroristiche dei gruppi sionisti più estremi come l'Irgun Zvai Leumi e il Lohamei Herut Israel, rivolte di volta in volta contro i britannici, la popolazione araba e gli ebrei accusati di collaborare con la potenza mandataria. A seguito dell'Olocausto tra l'opinione pubblica occidentale iniziò ad essere vista con favore la creazione di uno stato ebraico. La naturale conseguenza fu l'abbandono di quanto previsto nel 1939 dal Libro Bianco britannico (nascita di un unico stato ad etnia mista nel 1949) e l'approvazione della Risoluzione 181 che prevedeva la divisione del territorio in due stati. Per i primi vent'anni successivi prevalse nel mondo - fatta eccezione per i paesi arabi - una visione sostanzialmente favorevole allo Stato di Israele.

Anche in Occidente, tuttavia, vi furono voci critiche nei confronti del sionismo, soprattutto per quello che riguarda le sue componenti più estremiste. Nel 1948 diversi intellettuali ebrei residenti negli Stati Uniti (tra cui Hannah Arendt ed Albert Einstein) scrissero una lettera al New York Times in cui veniva fortemente criticata la visita negli Stati Uniti di Menachem Begin, alla ricerca di fondi e di contatti con il movimento sionista statunitense, definendo i metodi e l'ideologia del suo partito "Tnuat Haherut" (formato dopo lo scioglimento ufficiale dell'Irgun) come ispirati a quelli dei partiti nazisti e fascisti. Nel 1967, a seguito della guerra dei sei giorni, il giornalista ebreo statunitense Isidor Stone ha scritto:

«... Israele sta creando una sorta di schizofrenia morale negli ebrei. Nel mondo esterno, il benessere degli ebrei dipende dal mantenere società laiche, non razziali, pluralistiche. In Israele, gli ebrei si trovano a difendere una società in cui i matrimoni misti non si possono legalizzare, in cui l'ideale è razzista ed escludente. Gli ebrei possono lottare altrove per la loro stessa sicurezza e per la loro stessa esistenza - contro principi e pratiche che in Israele si trovano a difendere.»

(I. F. Stone. For a new approach to the Israeli-Arab Conflict. The New York Review of Books, August 3, 1967)

L'opposizione politica allo stato di Israele cominciò a farsi sentire dopo la guerra del 1967 e la conquista dei Territori Palestinesi, e si accentuò nel corso della prima guerra del Libano, con il massacro maronita di Sabra e Shatila. Le valutazioni storiche sulla nascita dello stato ebraico, e sulle azioni del medesimo, cambiarono con la comparsa delle opere dei nuovi storici israeliani cosiddetti post-sionisti - da Avi Shlaim, a Tom Segev da Benny Morris a Ilan Pappé, vale a dire dalla fine degli anni ottanta. Ilan Pappé, ad esempio, ha sostenuto che durante la cosiddetta Nakba nel 1947-48 le autorità ebraiche agli ordini di David Ben Gurion praticarono una vera e propria pulizia etnica sistematicamente pianificata che portò all'espulsione di circa ottocentomila profughi palestinesi.

Benny Morris, partito anch'egli dal mettere in luce i fatti del 1948 e degli anni successivi, cambiò radicalmente posizione politica, sostenendo che la pulizia etnica nei confronti dei palestinesi avrebbe dovuto essere ancora più esauriente; tutto questo, però, senza cambiare una riga dei suoi scritti precedenti, a dimostrazione che considera tuttora di aver riportato comunque il vero. L'opposizione è cresciuta ulteriormente a partire dall'inizio della seconda intifada anche a causa del maggior accesso ai mezzi di comunicazione degli oppositori al sionismo grazie all'accesso ai nuovi media.

Fra gli oppositori per motivi religiosi si ricordano i Neturei Karta (נטורי קרתא, in aramaico "Guardiani della città") che rifiutano di riconoscere l'autorità e la stessa esistenza dello Stato di Israele accusandolo di essersi dotato di una facciata religiosa (con l'uso di nomi religiosi per i partiti politici, la presenza di rabbini negli stessi, etc.) e di alterare i commentari alla Torah secondo le esigenze sioniste. L'opposizione politica allo stato di Israele in quanto stato degli ebrei, è diretta a trasformare quest'ultimo, con o senza i Territori occupati, in uno stato realmente appartenenti a tutti coloro che attualmente vi abitano, siano essi ebrei o non ebrei, che ammontano al 20% dei cittadini israeliani, principalmente cittadini arabi di Israele.

Alcuni auspicano un unico stato multietnico e multiconfessionale che riunisca in sé il territorio attualmente israeliano oltre ai Territori occupati. Fuori dal mondo ebraico, questa tendenza è sostenuta ad esempio da Virginia Tilley, autrice di The One-State Solution. Fra gli ebrei 'diasporici' sono da ricordare gli storici Tony Judt, il politologo statunitense Bertell Ollman, il militante di sinistra Tony Greenstein ed il giornalista (di stanza a Tel Aviv) Arthur Neslen; degli israeliani, lo stesso Ilan Pappé, lo scrittore Uri Davis, l'attivista Michel Warschawski, condirettore israeliano (insieme al medico palestinese Majed Nassar) dell'Alternative Information Center (AIC), gruppo in cui israeliani e palestinesi cooperano al medesimo livello, e l'antropologo Jeff Halper, presidente dell'Israeli Center Against House Demolitions (ICAHD).

Antisionismo e antisemitismo

In anni recenti, molti commentatori hanno sostenuto che alcune manifestazioni antisioniste coprano in realtà sentimenti antisemiti, collegati forse a qualche eccesso violento di estrema destra o estrema sinistra in difesa dei palestinesi. A tal proposito è stato coniato il termine di nuovo antisemitismo, cioè di una forma di razzismo antiebraico che si serve di argomentazioni antisioniste. Critiche all'utilizzo di tale espressione affermano che esso in realtà confonda l'antisionismo con l'antisemitismo, considera demonizzanti le critiche legittime a Israele, banalizza il significato di antisemitismo e lo sfrutta per mettere a tacere i dibattiti.

Esistono piccoli gruppi di ebrei antisionisti, come i Jews Against Zionism, che sostengono che la dimensione politica del sionismo contraddica il disposto della Torah.

"Cercate la pace con tutti e la santificazione, senza la quale nessuno vedrà mai il Signore."

Ebrei 12:14

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