Messaggio importante ai credenti del Riscaldamento globale
Ieri sera ne ho bloccato un altro.
Dopo due o tre messaggi in cui lo stavo aiutando a capire che i ghiacciai in epoca medioevale e fino a tutto il Cinquecento non esistevano sulle Alpi, nonostante gli avessi condiviso delle mappe e dei documenti, questo era ancora convinto che negli ultimi decenni sta accadendo qualcosa di mai visto prima. Gli ho anche spiegato che, ad esempio, dove oggi c'è il ghiacciaio dell'Aletsch, lo spessore massimo del ghiaccio attuale è di circa 900 metri. Fino all'inizio del Seicento lì sotto quasi un chilometro di ghiaccio attuale, passavano delle strade, c'erano delle malghe e dei pascoli. E questo, imperterrito, ancora a darmi contro.
Ma ci rendiamo conto di quanta ignoranza ci sia in giro e di come neanche di fronte all'evidenza della storia questa gente continui imperterrita nelle proprie ideologie?
Leggiamo uno stralcio della storia dei ghiacciai, tratta dal sito della Regione autonoma Valle d'Aosta, dove ben si capisce quale sia stata l'unica vera crisi climatica degli ultimi millenni e perché. Buona lettura.
"...nel periodo del Sacro Romano Impero e della organizzazione feudale dell’Europa sulle Alpi, prendono vita numerosi stati di valico istituiti a controllo e a servizio delle vie transalpine, arterie vitali della grande unità politica. Fra di essi vi è quello dei Conti di Savoia il cui fulcro fu per secoli la Valle d’Aosta con i passi del Piccolo e del Grande San Bernardo.
Il limite climatico delle colture cerealicole si spinge fino all’altitudine di 2300 m. Lo conferma la presenza di settori attrezzati per la trebbiatura del grano in fienili di dimore dell’alta valle di Ayas e di Valgrisenche poste a quell’altitudine, ora diventate stagionali ma costruite nei tempi in cui lassù si poteva abitare tutto l’anno.
Riguardo allo stato dei ghiacciai l’Abbé Henry, noto ricercatore tanto in campo storico quanto in campo naturalistico, scrive in una sua relazione (NOTA 10); “Tra il 1300 e il 1600 i ghiacciai dovevano essere molto piccoli e ridotti al minimo… Lo si ricava da un gran numero di documenti come le Ricognizioni dell'epoca dove la parola ghiacciai non si trova. Un'altra prova che i ghiacciai erano allora molto piccoli e molto remoti è che i passaggi attraverso i passi di alta montagna erano allora molto facili e molto frequentati: andavamo comunemente, passavamo mucche e muli da Prarayé a Evolène dal Col Collon (3130 m) , da Zermatt a Evoléne attraverso il Col d'Hérens (3480 m); da Valtournenche a Zermatt attraverso il Col de Saint-Théodule (3380 m).
Il Colle del Teodulo – oggi centro di uno dei più prestigiosi comprensori sciistici – nel Basso Medioevo fu a tutti gli effetti un itinerario “ Europeo” sulla via transalpina che univa il porto di Genova con quello di Amsterda. Tutte le carte geografiche del ‘500 e del ‘600, comprese quelle del grande cartografo olandese Mercatore, rappresentano il “Mons Silvius” - tale era il suo nome in latino - e il villaggio di Ayas, suo principale centro di servizi. In quelle redatte nei paesi d’oltralpe compare la dizione: “Krëmertal”, ovvero “Valle dei mercanti” posta fra i toponimi di Ayas e del valico del Teodulo.
Il controllo delle strade che dalla valle della Dora salivano al colle del Teodulo, era esercitato dagli Challant, la più prestigiosa famiglia nobiliare valdostana che proprio da quel traffico traeva la sua ricchezza e la sua rinomanza a livello europeo.
In questo periodo caldo dai traffici assai vivaci, prese origine la millenaria fiera di Sant’Orso che tutt’ora si celebra il 31 gennaio nel cuore dell’inverno, una stagione che pare ben poco propizia ad un gran concorso di gente, soprattutto in passato quando non esistevano i mezzi spazzaneve. Il più antico documento che riguarda questa rassegna risale al 1305 ma pare che allora essa già fosse secolare, era esclusivamente dedicata agli attrezzi agricoli e si svolgeva nei tre giorni che precedevano la festa di Sant’Orso e nei tre che la seguivano. Questa grande fiera invernaleè una testimonianza della mitezza che doveva caratterizzare la stagione fredda durante gli otto secoli dell’Optimum climatico del basso medioevo.
Fra il 1550 e il 1850 ha luogo la più grave crisi climatica del tempi storici denominata dagli specialisti il Pessimum climatico della Piccola Età Glaciale.
Essa provocò un abbassamento di almeno 500 metri dei limiti climatici delle colture, del bosco, del pascolo e delle nevi persistenti determinando un lungo innevamento annuo dei valichi e addirittura la glacializzazione dei più elevati e insieme la perdita di una grande quantità di terre coltivabili. Venendo a mancare contemporaneamente i proventi legati ai traffici transalpini e quelli delle più elevate terre agricole, il periodo della Piccola età glaciale fu per le valli alpine un‘epoca di estrema povertà.
In valle d’Aosta il contraccolpo fu durissimo: da ganglio dei traffici europei la Regione si trasformò in cellula chiusa in se stessa; le attività economiche si ridussero ad una agricoltura volta esclusivamente all’autosussistenza e tanto misera che viene definita dagli studiosi francesi “de acharnement”; la popolazione, poverissima e denutrita, venne falcidiata dalla peste e da malattie endemiche, molte delle quali riconducibili alla malnutrizione e alle grandi fatiche che in tali condizioni ambientali i lavori agricoli richiedevano.
Le condizioni del clima determinarono, nel corso della Piccola età Glaciale, la più imponente crescita volumetrica, areale e lineare dei ghiacciai verificatasi negli ultimi due millenni.
Dopo la metà del secolo XIX inizia il riscaldamento climatico tuttora in corso.
La fine della piccola età glaciale è segnata da una improvvisa forte diminuzione delle precipitazioni e da un sensibil innalzamento delle temperature: all’osservatorio meteorologico del Gran San Bernardo nei vent’anni successivi al 1856 le precipitazioni annue risultano meno di 1600 mm e l’altezza della neve caduta di 870 cm nei confronti di medie di lungo periodo assai più elevate; le temperature medie annue che fino al 1860 erano state attorno ai -1,9 °C si innalzano bruscamente a -1,5 °C"
A me spiace continuare a bloccare gente, ma di fronte a tanta ignoranza, a tanta ideologia frutto della becera propaganda in atto e a tanta mancanza di voglia di capire come stanno le cose non posso fare altro.
E questo pure mi dava del negazionista perché metto in ragionevole dubbio strampalate stime e congetture future. E lui che negava le certezze della storia? Ma ci rendiamo conto???
E intanto, questa foto di ieri ci mostra come sulle stesse strade che anticamente erano percorse tutto l'anno, oggi si stia facendo molta fatica, nonostante le frese e gli strumenti tecnologici attuali, a garantire il passaggio di una tappa del Giro d'Italia nella seconda metà di maggio. Con i valichi alpini che restano aperti a malapena quattro mesi all'anno. E il negazionista poi sono io.
Ma per favore.
Commenti
Posta un commento