Il libro dell'Apocalisse
Che cos'è l'Apocalisse?
La parola “apocalisse” viene dal termine greco apocalupsis e significa “rivelare, svelare o togliere la copertura”. Il libro dell’Apocalisse è chiamato “Apocalisse di Giovanni” perché è il libro dove Dio rivela gli eventi della fine dei tempi all’apostolo Giovanni. Inoltre, la parola greca per “apocalisse” è la prima parola nel testo Greco del libro dell’Apocalisse. La frase “letteratura apocalittica” è usata per descrivere i simboli, le immagini e i numeri di eventi futuri. Al di fuori dell’Apocalisse, esempi di letteratura apocalittica nella Bibbia si trovano in Daniele capitoli 7-12, Isaia capitoli 24-27, Ezechiele capitoli 37-41 e Zaccaria capitoli 9-12.
Perché la letteratura apocalittica è stata scritta con questi simboli ed immagini?
I libri apocalittici sono stato scritti un tempo nel quale era più prudente camuffare il messaggio con immagini e simbolismi piuttosto che comunicarlo con parole chiare. Inoltre, i simbolismi creavano un elemento di mistero sui dettagli riguardanti i luoghi e i tempi. Lo scopo di questi simbolismi non era tuttavia di creare confusione, ma di istruire ed incoraggiare i seguaci di Dio in tempi difficili.
Al di là del significato specifico biblico, il termine “apocalisse” è spesso usato per parlare della fine dei tempi in generale, o in modo particolare degli ultimissimi tempi. Gli eventi della fine dei tempi, come il ritorno di Cristo e la battaglia di Harmaghedon, sono spesso chiamati Apocalisse. L’Apocalisse sarà la rivelazione finale di Dio, della Sua ira, della Sua giustizia, e infine del Suo amore. Gesù Cristo è l’”apocalisse” supremo di Dio, perché Egli ci ha rivelato Dio (Giovanni 14:9; Ebrei 1:2).
Come posso comprendere il libro dell'Apocalisse?
La chiave per comprendere la Bibbia, soprattutto il libro dell’Apocalisse, è di conoscere l’ermeneutica. L’ermeneutica è lo studio che fornisce gli strumenti per interpretare i testi antichi. E’ quindi anche la scienza che può permettere di interpretare e comprendere la Bibbia. Con l’ermeneutica, se non è esplicitato dal testo che si sta utilizzando un lessico metaforico, possiamo comprendere il senso del brano. Non dobbiamo cercare un altro significato se il brano letto testualmente è già chiaro nel suo messaggio. Per di più non è nostro compito attribuire al brano nuovi significati, quando l’autore, sotto la guida dello Spirito Santo, è stato molto chiaro nell’esplicitare il messaggio.
Un esempio è dato dall’Apocalisse al capitolo 20. Molti hanno interpretato la durata dei mille anni. Ma, in realtà, non è detto che vada interpretato. Forse non significa altro se non che un periodo reale di mille anni.
Un esempio può essere trovato in Apocalisse 1:19. Nel primo capitolo, è Gesù risorto che parla direttamente a Giovanni. Cristo dice a Giovanni di scrivere “le cose che devono avvenire tra breve, e che Egli ha fatto conoscere mandando il Suo angelo al Suo servo Giovanni”. Le cose che Giovanni ha già viste sono nel primo capitolo. Le cose che Giovanni vede, (poiché stanno avvenendo nel suo tempo), sono nei capitoli 2 e 3, (le lettere alle chiese). Le cose che avverranno, (nel futuro), si trovano nei capitoli 4 e 22.
Parlando in generale, i capitoli 4-18 dell’Apocalisse riguardano il giudizio di Dio sugli uomini della terra. Questi giudizi non riguardano le chiese, ( 1 Tessalonicesi 5:2,9). Difatti le chiese saranno state rapite prima che Dio avrà iniziato il suo giudizio, (1 Tessalonicesi 4:13-18, 1 Corinzi 15:51-52). I capitoli 4-18 descrivono un “tempo di angoscia di Giacobbe”, angoscia per Israele, ( Geremia 30:7; Daniele 9:12, 12:1). Sarà un periodo in cui Dio giudicherà i non credenti per la loro ribellione contro di Lui.
Il capitolo 19 descrive il ritorno di Cristo assieme alla chiesa, la sposa di Cristo. Sconfigge la bestia ed i falsi profeti e li getta nel lago del fuoco. Nel capitolo 20, Cristo lega Satana e lo getta nell’abisso. Poi Cristo regnerà per mille anni sulla Terra. Alla fine dei mille anni, Satana è sciolto e guiderà una ribellione contro Dio. Satana sarà sconfitto e gettato nel lago del fuoco. Vi è poi il Giudizio Finale, il giudizio per tutti i non credenti, i quali saranno gettati nel lago del fuoco.
I capitoli 21 e 22 parlano dell’eternità. In questi capitoli Dio ci dice come sarà l’eternità con Lui. Il libro dell’Apocalisse è comprensibile. Dio non ce l’avrebbe dato se fosse stato un libro completamente incomprensibile o se fosse stato solo un libro misterioso. La chiave per interpretarla è dunque leggerla il più letteralmente possibile, vi è scritto cosa significa e intende esattamente cosa vi è scritto.
Libro di Apocalisse
Autore: Apocalisse 1:1,4,9 e 22:8 identificano nello specifico l’autore del libro di Apocalisse con l’apostolo Giovanni.
Quando è stato scritto: Il libro di Apocalisse fu scritto probabilmente tra il 90 e il 95 d.C.
Perché è stato scritto: L’Apocalisse di Gesù Cristo fu rivelata a Giovanni da Dio “per mostrare ai suoi servi quello che presto sarà”. Questo libro è pieno di misteri che riguardano le cose che accadranno. Si avverte che sicuramente ci sarà la fine del mondo e il giudizio di esso. Ci dà un piccolo squarcio del cielo e di tutte le glorie che spettano a tutti coloro che mantengono le loro vesti candide. Apocalisse ci illustra la grande tribolazione, con tutte le sue pene e il fuoco finale che tutti i non credenti si troveranno ad affrontare per l'eternità. Il libro ribadisce la caduta di Satana e il castigo al quale lui e i suoi angeli sono vincolati. Ci vengono mostrati tutti i doveri di tutte le creature e gli angeli del cielo e le promesse dei santi che vivranno per sempre con Gesù nella Nuova Gerusalemme. È difficile trovare le parole per descrivere ciò che leggiamo nel libro dell'Apocalisse.
Versetti chiave: Apocalisse 1:19 "Scrivi dunque le cose che hai visto quelle che sono e quelle che stanno per accadere dopo queste.”
Apocalisse 13:16-17, "Inoltre faceva sí che a tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e servi, fosse posto un marchio sulla loro mano destra o sulla loro fronte, e che nessuno potesse comperare o vendere, se non chi aveva il marchio o il nome della bestia o il numero del suo nome."
Apocalisse 19:11, "Poi vidi il cielo aperto, ed ecco un cavallo bianco, e colui che lo cavalcava si chiama il Fedele e il Verace; ed egli giudica e guerreggia con giustizia."
Apocalisse 20:11, "Poi vidi un gran trono bianco e colui che vi sedeva sopra, dalla cui presenza fuggirono il cielo e la terra, e non fu piú trovato posto per loro."
Apocalisse 21:1 "Poi vidi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il primo cielo e la prima terra erano passati, e il mare non c'era piú."
Breve riassunto: L’Apocalisse descrive in maniera pittoresca le visioni di Giovanni. Esse proclamano gli ultimi giorni prima del ritorno di Cristo e l’inaugurazione di nuovi cieli e una nuova terra. L’Apocalisse inizia con le lettere alle sette chiese dell'Asia Minore; passa poi a rivelare la serie di devastazioni riversate sulla terra; il marchio della bestia, "666"; la battaglia finale di Armageddon; il legame di Satana; il regno del Signore; il giudizio del grande trono bianco e la natura della città eterna di Dio. Dopo la descrizione di profezie riguardanti Gesù Cristo, c’è una chiamata conclusiva a Sua Signoria che ci assicura che Egli tornerà presto.
Anticipazioni: Il libro dell'Apocalisse è culmine delle profezie sulla fine dei tempi, cominciate già nell'Antico Testamento. Ad esempio, la descrizione dell'anticristo in Daniele 9:27 viene sviluppata completamente nel capitolo 13 dell'Apocalisse. Al di fuori dell’Apocalisse, esempi di letteratura apocalittica nella Bibbia sono Daniele capitoli 7-12, Isaia capitoli 24-27, Ezechiele capitoli 37-41, e Zaccaria capitoli 9-12. Tutte queste profezie si incontrano nel libro dell'Apocalisse.
Applicazione pratica: Hai accettato Cristo come tuo Salvatore? Se è così, come descritto nel libro dell'Apocalisse, non hai nulla da temere del giudizio di Dio sul mondo. Il Giudice è dalla nostra parte. Prima dell'inizio del giudizio finale, dobbiamo testimoniare ad amici e vicini circa l'offerta che Dio ci fa di avere vita eterna in Cristo. Gli eventi in questo libro sono reali. Dobbiamo vivere la nostra vita facendola combaciare con la nostra fede. In questo modo gli altri noteranno la nostra gioia per il nostro futuro e vorranno unirsi a noi in questa nuova e gloriosa città.
Che cosa intendeva Gesù quando disse: 'Sto alla porta e busso' (Apocalisse 3:20)?
Tramite l’apostolo Giovanni, in Apocalisse 2-3, Gesù indirizzò sette lettere a sette chiese dell’Asia Minore. Si trattava di lettere individuali contenenti istruzioni, rimproveri e incoraggiamenti alle congregazioni locali. All’ultima chiesa, quella “tiepida” di Laodicea, Gesù rivolse questo appello urgente: “Ecco, io sto alla porta e busso; se qualcuno ode la mia voce ed apre la porta, io entrerò da lui, e cenerò con lui ed egli con me” (Apocalisse 3:20).
La figura di Gesù che sta alla porta e bussa è spesso usata come illustrazione dell’offerta di salvezza di Gesù agli individui: se solo tu “aprissi la porta del tuo cuore” e lasciassi entrare Gesù nella tua vita, tutto andrebbe bene. Ma in Apocalisse 3:20, Gesù non supplica nessuno di essere salvato, bensì chiede di essere accolto in una chiesa! È allarmante pensare che Gesù stia fuori dalla chiesa e bussi, ma questa è la posizione in cui Si trovava. La chiesa di Laodicea aveva chiuso la porta al Capo della chiesa; i suoi membri si compiacevano della loro prosperità, ma avevano lasciato fuori Gesù. Gesù era estraneo ai cuori dell’intera comunità.
La maggior parte delle sette lettere conteneva un complimento, una lamentela o una critica, un comando e un impegno da parte di Gesù. Ma la chiesa di Laodicea, come la chiesa gemella e spiritualmente morta di Sardi, non meritava alcuna parola di approvazione da parte di Gesù. I Laodicesi erano colpevoli di presunzione, di moralismo e di indifferenza spirituale. Ancora peggio, la chiesa non era consapevole della sua miserabile condizione.
Alla congregazione di Laodicea, Gesù rivolse questa critica severa: “Io conosco le tue opere, che tu non sei né freddo né caldo. Oh, fossi tu freddo o caldo! Così, perché sei tiepido e non sei né freddo né caldo, io sto per vomitarti dalla mia bocca. Poiché tu dici: “Io sono ricco, mi sono arricchito e non ho bisogno di nulla”; e non sai invece di essere disgraziato, miserabile, povero, cieco e nudo.” (Apocalisse 3:15-17).
Nel suo atteggiamento orgoglioso, autocompiaciuto e spiritualmente cieco, la chiesa di Laodicea era inutile nel regno di Dio. Utilizzando un linguaggio figurato, Gesù impartì il Proprio comando, esortando i membri della chiesa a scambiare la loro rettitudine contraffatta con una rettitudine autentica (Apocalisse 3:18). Chiamò la chiesa ad essere zelante e a pentirsi (versetto 19).
L’appello di Cristo era accorato e urgente: “Ecco, io sto alla porta e busso; se qualcuno ode la mia voce ed apre la porta, io entrerò da lui, e cenerò con lui ed egli con me.” (Apocalisse 3:20). L’appello del Signore era anche personale. Si rivolgeva agli individui usando parole al singolare come “qualcuno”, “egli” e “lui”. Invitava tutti i membri della chiesa a sperimentare la comunione intima con Lui. Il desiderio di Dio era che tutta la chiesa rispondesse e Gli aprisse la porta.
Gesù sa che non tutti risponderanno al Suo invito e apriranno la porta per avere una relazione con Lui. Molti, come gli abitanti di Laodicea, sceglieranno di rifiutare la Sua chiamata. Tiepidi e con il cuore indurito, rimarranno ciechi di fronte al fatto che hanno accettato una falsa giustizia (Ebrei 3:7-8). A costoro Gesù dirà: “Io non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me” (Matteo 7:21-23). Purtroppo, non entreranno nel regno dei cieli.
Durante il Suo ministero sulla terra, Gesù ha dimostrato in tutti i modi che la giustizia ci viene data in dono attraverso la sola fede. Avere la giustizia di Cristo, per grazia attraverso la fede, è l’unico modo per entrare nel regno dei cieli (Romani 3:24-25; 2Corinzi 5:21; Efesini 2:4-8).
Quando Gesù disse: “Sto alla porta e busso”, stava invitando i membri della chiesa di Laodicea a riconoscere la loro misera condizione spirituale e a ricevere il Suo autentico dono di salvezza. Come l’apostolo Paolo, i Laodicesi dovevano rendersi conto della loro assoluta dipendenza da Cristo: “Anzi, ritengo anche tutte queste cose essere una perdita di fronte all’eccellenza della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho perso tutte queste cose e le ritengo come tanta spazzatura per guadagnare Cristo, e per essere trovato in lui, avendo non già la mia giustizia che deriva dalla legge, ma quella che deriva dalla fede di Cristo: giustizia che proviene da Dio mediante la fede” (Filippesi 3:8-9).
A coloro che apriranno la porta, Gesù ha promesso una stretta comunione, immaginata come un pasto insieme. E ha offerto questa grande ricompensa: “A chi vince concederò di sedere con me sul mio trono, come anch’io ho vinto e mi sono posto a sedere col Padre mio sul suo trono” (Apocalisse 3:21). Questa parola era la promessa di Cristo alla chiesa di Laodicea.
Oggi Gesù continua a dire: “Sto alla porta e busso!” Alle chiese che sono piene di “cristiani solo di nome”, Egli rivolge il Suo accorato invito alla piena comunione. Colui che detiene le chiavi del regno dei cieli (Matteo 16:19; Apocalisse 1:18; 3:7) ci chiama tutti ad ascoltare la Sua voce e ad aprire la porta affinché Egli possa entrare e condividere un’intima unione con noi. A coloro che rispondono, Gesù Cristo garantisce la porta aperta della vita eterna e la ricompensa di regnare con Lui in cielo.
Cosa rappresentano le sette trombe e i sette sigilli nell'Apocalisse?
I sette sigilli (Apocalisse 6:1-17, 8:1-5), le sette trombe, ( Apocalisse 8:6-21, 11:15-19), e le sette coppe, (Apocalisse 16:1-21), sono tre fasi della fine dei tempi. I giudizi diventano progressivamente peggiori e sempre più devastanti man mano che i tempi avanzano. I sette sigilli, le sette trombe e le sette coppe sono collegate tra loro. Il settimo sigillo introduce la settima tromba, (Apocalisse 8:1-5), e la settima tromba introduce la settima coppa, (Apocalisse 11:15-19, 15:1-8).
I primi quattro sigilli sono i quattro cavalieri dell’Apocalisse. Il primo sigillo introduce l’Anticristo, (Apocalisse 6:1-2). Il secondo sigillo provoca una situazione di guerra, (Apocalisse 6:3-4). Il terzo sigillo porta la morte con “la spada e la fame”. (Apocalisse 6:7-8)
Il primo sigillo ci racconta di coloro che furono uccisi per la loro fede in Cristo. (Apocalisse 6:9-11). Dio ascolta il loro pianto ed il loro desiderio di giustizia e la concederà secondo i Suoi tempi – nel sesto sigillo, con i giudizi con la tromba e la coppa. Quando il sesto sigillo è rotto, vi è un terribile terremoto, che causa devastazioni- accompagnati da particolari fenomeni astronomici, (Apocalisse 6:12-14).
Coloro che sopravvivono piangono e gridano ad alta voce: “Cadeteci addosso, nascondeteci dalla presenza di colui che siede sul trono e dall’ira dell’Agnello; perché è venuto il gran giorno della Sua ira. Chi può resistere?” (Apocalisse 6:16-17).
Delle sette trombe si parla in Apocalisse 8:6-21. La prima tromba causa grandine e fuoco che distruggono buona parte della vegetazione mondiale, (Apocalisse 8:7). La seconda tromba porta una massa simile ad una grande montagna ardente che finisce in mare, causando la morte di un terzo delle creature viventi marine, (Apocalisse 8:8-9). La terza tromba si distingue dalla seconda solamente perché non riguarda il mare, ma i laghi e i fiumi, (Apocalisse 8:10-11).
La quarta tromba causa l’oscuramento del sole e della luna, (Apocalisse 8:12). La quinta tromba provoca l’arrivo di cavallette che attaccano e torturano l’uomo, (Apocalisse 9:1-11). La sesta tromba chiama un esercito demoniaco che uccide un terzo dell’umanità, (Apocalisse 9:12-21). La settima tromba chiama i sette angeli con le sette coppe dell’ira di Dio, (Apocalisse 11:15-19, 15:1-8).
Le sette coppe dell’ira di Dio son descritte in Apocalisse 16:1-21. Le sette coppe son chiamate avanti dalla settima tromba. La prima coppa causa una dolorosa ulcera, (Apocalisse 16:2). La seconda coppa comporta la morte di ogni creatura marina, (Apocalisse 16:3). La terza coppa trasforma i fiumi in sangue, (Apocalisse 16:4-7). La quarta coppa intensifica il calore del sole, provocando grandi sofferenze, (Apocalisse 16:8-9). La quinta coppa causa il buio e un ‘intensificazione delle sofferenze della prima coppa, (Apocalisse 16:10-11). La sesta coppa provoca il prosciugamento dell’Eufrate e il raduno delle truppe dell’Anticristo per la battaglia di Harmaghedon, (Apocalisse 16:12-14). La sesta coppa porta ad un devastante terremoto seguito da una pioggia di grandine di enorme dimensione, (Apocalisse 16:15-21).
In Apocalisse 16:5-7 vi è scritto: “Sei giusto, tu che sei e che eri, tu, il Santo, poiché così hai giudicato. Essi hanno versato il sangue di santi e di profeti, tu hai dato loro sangue da bere: ne sono ben degni!..Sì, Signore, Dio onnipotente; veri e giusti sono i tuoi giudizi!”
Chi sono i quattro cavalieri dell'Apocalisse?
I quattro cavalieri dell’Apocalisse sono descritti in Apocalisse capitolo 6:1-8. I quattro cavalieri sono descrizioni simboliche di diversi eventi che succederanno alla fine dei tempi. Il primo cavaliere dell’Apocalisse è menzionato in Apocalisse 6:2: “E vidi, ed ecco un cavallo bianco; e colui che lo cavalcava aveva un arco; e gli fu data una corona, ed egli uscì fuori da vincitore, e per vincere.” Il primo cavaliere si riferisce all’Anticristo al quale sarà data autorità di conquistare tutti coloro che si oppongono a lui. L’Anticristo è l’imitatore falso del vero Cristo, che ritornerà a sua volta su un cavallo bianco (Apocalisse 19:11-16).
Il secondo cavaliere dell’Apocalisse appare in Apocalisse 6:4: “E uscì fuori un altro cavallo, rosso; e a colui che lo cavalcava fu dato di toglier la pace dalla terra affinché gli uomini si uccidessero gli uni gli altri, e gli fu data una grande spada.” Il secondo cavaliere si riferisce alla guerra terribile che si scatenerà alla fine dei tempi. Il terzo cavaliere è descritto in Apocalisse 6:5-6: “E quando ebbe aperto il terzo suggello, io udii la terza creatura vivente che diceva: Vieni. Ed io vidi, ed ecco un cavallo nero; e colui che lo cavalcava aveva una bilancia in mano. E udii come una voce in mezzo alle quattro creature viventi che diceva: Una chènice di frumento per un denaro e tre chènici d'orzo per un denaro; e non danneggiare né l'olio né il vino.” Il terzo cavaliere dell’Apocalisse si riferisce ad una grande carestia che probabilmente sarà conseguente alle guerre del secondo cavaliere.
Il quarto cavaliere è menzionato in Apocalisse 6:8: “E io vidi, ed ecco un cavallo giallastro; e colui che lo cavalcava avea nome la Morte; e gli teneva dietro l'Ades. E fu loro data potestà sopra la quarta parte della terra di uccidere con la spada, con la fame, con la mortalità e con le fiere della terra.” Il quarto cavaliere dell’Apocalisse simboleggia la morte e la devastazione. Sembra essere una combinazione dei cavalieri precedenti. Il quarto cavaliere dell’Apocalisse porterà altre guerre e terribili carestie insieme a grandi piaghe e malattie. Ciò che stupisce di più, o meglio che terrorizza di più, è che i quattro cavalieri dell’Apocalisse sono solo i precursori di giudizi ancora peggiori che verranno più avanti nella tribolazione (Apocalisse capitoli 8-9 e 16).
Chi sono i due testimoni dell'Apocalisse?
Ci sono tre teorie principali sull'identità dei due testimoni dell'Apocalisse 11:3–12: 1) Mosè ed Elia, 2) Enoch ed Elia, e 3) due credenti sconosciuti che Dio chiamerà come Suoi testimoni nella fine dei tempi.
Mosè ed Elia sono una possibilità per via della loro capacità di trasformare l'acqua in sangue (Apocalisse 11:6), cosa per la quale Mosè è conosciuto (Esodo capitolo 7), ed il loro potere di distruggere usando fuoco sceso dal Cielo (Apocalisse 11:5), cosa per la quale Elia è conosciuto (2 Re capitolo 1). Questa ipotesi si rafforza in quanto Mosè ed Elia apparvero con Gesù alla Trasfigurazione (Matteo 17:3–4). Inoltre, la tradizione ebraica si aspetta che Mosè ed Elia tornino nel futuro. Malachia 4:5 predice l'arrivo di Elia, ed alcuni ebrei credono che la promessa di Dio di portare un profeta come Mosè (Deuteronomio 18:15, 18) comporti anche il ritorno di Mosè.
Enoch ed Elia sono visti come possibili testimoni in quanto sono gli unici due individui nella storia che non hanno mai visto la morte (Genesi 5:24; 2 Re 2:11). Il fatto che né Enoch né Elia morirono sembra qualificarli per la morte e la resurrezione dei due testimoni (Apocalisse 11:7–12). I proponenti di questa visione sostengono che la Lettera agli Ebrei 9:27 (tutti gli uomini muoiono una volta) squalifichi Mosè come testimone, in quanto Mosè è già morto una volta (Deuteronomio 34:5). Tuttavia, nella Bibbia sono presenti diversi uomini che morirono due volte, come Lazzaro, Dorcas, e la figlia di Giairo: dunque non c'è ragione per la quale Mosè debba essere eliminato.
La terza posizione essenzialmente sostiene che Apocalisse capitolo 11 non associ alcun nome famoso ai due testimoni. Se i testimoni fossero Mosè ed Elia, o Enoch ed Elia, perché la Scrittura tacerebbe sulle loro identità? Dio è perfettamente in grado di prendere due credenti "ordinari" e dar loro la capacità di compiere gli stessi segni e prodigi di Mosè ed Elia. Non c'è niente nell'Apocalisse 11 che ci faccia pensare a due testimoni "famosi".
Quale visione è quella corretta? Non lo sappiamo con certezza. Il punto debole della prima ipotesi è che Mosè era già morto una volta e dunque non potrebbe essere uno dei due testimoni (in quanto la sua morte sarebbe una contraddizione alla Lettera agli Ebrei 9:27); tuttavia, i proponenti di questa visione controbatteranno dicendo che tutte le persone che furono resuscitate miracolosamente nella Bibbia (per esempio Lazzaro) morirono di nuovo, una seconda volta. La Lettera agli Ebrei 9:27 potrebbe essere vista, dunque, come una "regola generale" e non come un principio universale. Per quanto riguarda le predizioni della Bibbia dell'arrivo di Elia e del profeta come Mosè, Il Nuovo Testamento rende chiaro che quelle profezie furono compiute rispettivamente da Giovanni Battista e da Gesù Stesso.
Non ci sono punti deboli nella seconda visione di Enoch ed Elia, in quanto risolvono il problema della morte "almeno una volta." Ha senso che Dio possa aver rapito Enoch ed Elia in Cielo senza farli morire per "riservarli" a qualcosa di importante in seguito. Anche riguardo la terza posizione non ci sono punti deboli.
Tutte e tre le posizioni sono interpretazioni plausibili, ma non possiamo essere assolutamente certi su nessuna di loro, in quanto la Bibbia non rivela le identità dei testimoni. I cristiani, dunque, non dovrebbero essere dogmatici al riguardo.
L'avvertimento contenuto in Apocalisse 22:18-19 si applica all'intera Bibbia o solo al libro dell'Apocalisse?
Apocalisse 22:18-19 contiene un avvertimento per chiunque manometta il testo biblico: “Io dichiaro ad ognuno che ode le parole della profezia di questo libro che, se qualcuno aggiunge a queste cose, Dio manderà su di lui le piaghe descritte in questo libro.E se alcuno toglie dalle parole del libro di questa profezia, Dio gli toglierà la sua parte dal libro della vita dalla santa città e dalle cose descritte in questo libro.” Questi versetti si riferiscono alla Bibbia intera o solo al libro dell’Apocalisse?
Questo avvertimento è dato in particolare a coloro che alterano il messaggio del libro dell’Apocalisse. Gesù Stesso è l’autore dell’Apocalisse e il datore della visione all’apostolo Giovanni (Apocalisse 1:1)e in quanto tale, Egli conclude il libro confermando la definitività delle profezie. Queste sono le Sue parole ed Egli avverte di non alterarle in alcuna maniera, sia questa tramite aggiunte, sottrazioni, falsificazioni, alterazioni o interpretazioni intenzionalmente errate. L’avvertimento è esplicito e terribile. Le piaghe dell’Apocalisse ricadranno su chiunque venga giudicato colpevole di manomettere le rivelazioni del libro, e coloro che faranno questo non avranno parte alcuna nella vita eterna in Cielo.
Sebbene l’avvertimento contenuto in Apocalisse 22:18-19 sia rivolto in modo specifico al libro dell’Apocalisse, il principio che lo anima si applica a chiunque alteri intenzionalmente la Parola di Dio. Mosè diede un avvertimento simile in Deuteronomio 4:1-2, quando ammonì gli israeliti di ascoltare e di obbedire ai comandamenti del Signore, né aggiungendo né togliendo alcunché alla Sua Parola. Proverbi 30:5-6 contiene un ammonimento simile per chiunque aggiunga qualcosa alle parole di Dio: egli verrà sgridato ed esposto quale bugiardo. Nonostante il fatto che l’avvertimento in Apocalisse 22:18-19 riguardi in particolare il libro dell’Apocalisse, il suo principio deve essere applicato all’intera Parola di Dio. Dobbiamo stare attenti a maneggiare la Bibbia con cura e con reverenza per non distorcere il suo messaggio.
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