La Santa Messa - eucarestia


 LA SACRA BIBBIA INSEGNA CHE GESÙ CRISTO È VERAMENTE PRESENTE NELLA SANTA EUCARISTIA

Giovanni 6:53 (Giovanni 6:54 nella Sacra Bibbia Cattolica Martini): "Perciò Gesù disse loro: In verità, in verità, io vi dico, che se voi non mangiate la carne del Figliuol dell'uomo, e non bevete il suo sangue, voi non avete la vita in voi."

I Protestanti non credono nella verità per cui la Santa Eucaristia è l'effettivo corpo, sangue, anima e Divinità di Gesù Cristo. I Cattolici, invece, credono che a seguito della consacrazione durante la Santa Messa il Signore Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, è veramente, realmente e sostanzialmente contenuto nella Santa Eucaristia sotto l'apparenza di pane e vino, Concilio di Trento, Decreto sulla Santa Eucaristia. La visione Cattolica della Santa Eucaristia venne mantenuta unanimemente per i primi 1500 anni di Cristianità. Il supporto Biblico a favore dell'insegnamento Cattolico riguardante la Santa Eucaristia è insormontabile ed innegabile.

IN GIOVANNI CAPITOLO 6 GESÙ CRISTO AFFERMA CHIARAMENTE CHE LA SUA CARNE È CIBO E CHE IL SUO SANGUE È BEVANDA E CHE OCCORRE MANGIARE LA SUA CARNE E BERE IL SUO SANGUE

Giovanni 6:51-58 (Giovanni 6:52-59 nella Sacra Bibbia Cattolica Martini): "Io sono il vivo pane, ch'è disceso dal cielo; se alcun mangia di questo pane viverà in eterno; or il pane che io darò è la mia carne, la quale io darò per la vita del mondo. I Giudei adunque contendevan fra loro, dicendo: Come può costui darci a mangiar la sua carne? Perciò Gesù disse loro: In verità, in verità, io vi dico, che se voi non mangiate la carne del Figliuol dell'uomo, e non bevete il suo sangue, voi non avete la vita in voi. Chi mangia la mia carne, e beve il mio sangue, ha vita eterna; ed io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perciocché la mia carne è veramente cibo, ed il mio sangue è veramente bevanda. Chi mangia la mia carne, e beve il mio sangue, dimora in me, ed io in lui. Siccome il vivente Padre mi ha mandato, ed io vivo per il Padre, così, chi mi mangia viverà anch'egli per me. Quest'è il pane ch'è disceso dal cielo; non quale era la manna che i vostri padri mangiarono, e morirono; chi mangia questo pane viverà in eterno."

Gesù Cristo ripeté numerosissime volte, nei termini più chiari, che la Sua carne è cibo ed il Suo sangue bevanda. Egli affermò che ove non si mangiasse la Sua carne e non si bevesse il Suo sangue non si avrebbe la vita in sé stessi.

GLI EBREI GHIGNARONO ALLA NOZIONE DI MANGIARE LA SUA CARNE - IN RISPOSTA GESÙ CRISTO CONFERMÒ CHE CIÒ ERA ESATTAMENTE QUELLO CHE INTENDEVA 

Gli acattolici affermano che le parole di Gesù Cristo in Giovanni 6 non sono da essere comprese letteralmente. Essi affermano che Gesù Cristo parlò solamente metaforicamente o simbolicamente. Tale interpretazione non è giustificata dal contesto di Giovanni 6. Inoltre, essa è chiaramente confutata da ciò che Gesù Cristo disse agli Ebrei immediatamente a seguito della loro espressa incredulità rispetto all'idea di mangiare la Sua carne.

Giovanni 6:52-53 (Giovanni 6:53-54 nella Sacra Bibbia Cattolica Martini): "I Giudei adunque contendevan fra loro, dicendo: Come può costui darci a mangiar la sua carne? Perciò Gesù disse loro: In verità, in verità, io vi dico, che se voi non mangiate la carne del Figliuol dell'uomo, e non bevete il suo sangue, voi non avete la vita in voi."

Gli Ebrei non credevano possibile che Gesù Cristo avrebbe dato loro la Sua carne da mangiare o che Egli potesse davvero intenderlo. Essi sostenevano esattamente ciò che i Protestanti sostengono al giorno d'oggi. Se Gesù Cristo avesse parlato in termini puramente metaforici, piuttosto che letterali, come sostengono i Protestanti, allora tale fu per Lui la perfetta opportunità di modo da assicurarli che i loro timori erano infondati. Esso fu il perfetto momento per Gesù Cristo di modo da spiegare come Egli non intendesse veramente che la gente avrebbe dovuto mangiare la Sua carne, bensì come Egli intendesse dell'altro.

Dunque, che cosa disse loro Gesù Cristo? In risposta alla loro incredulità si osserva che Gesù Cristo ripeté il medesimo messaggio, donde è necessario mangiare effettivamente la Sua carne e bere il Suo sangue, in termini ancora più forti. Egli disse loro che qualora essi non avessero mangiato la Sua carne e non avessero bevuto il Suo sangue essi non avrebbero avuto la vita in loro, Giovanni 6:53 (Giovanni 6:54 nella Sacra Bibbia Cattolica Martini).

VI È DELL'ALTRO: IN GIOVANNI 6:54 (GIOVANNI 6:55 NELLA SACRA BIBBIA CATTOLICA MARTINI) LA SACRA BIBBIA VIRA DALLA PAROLA FAGO, SIGNIFICANTE MANGIARE, A TROGO, SIGNIFICANTE MASTICARE, DI MODO DA LASCIARE NESSUN DUBBIO DONDE GESÙ CRISTO INTENSE EFFETTIVAMENTE LA NECESSITÀ DI MANGIARE LA SUA CARNE

La parola fago, significante mangiare o consumare, è utilizzata 9 volte nel testo originale in Greco di Giovanni 6:23-25. Fago è sufficiente di modo da trasmettere l'idea di mangiare effettivamente la carne di Gesù Cristo. In Giovanni 6:54 (Giovanni 6:55 nella Sacra Bibbia Cattolica Martini) si legge come subito dopo che gli Ebrei espressero la loro incredulità rispetto all'ipotesi per la quale Gesù Cristo intendesse veramente tale cosa Gesù Cristo abbia virato verso un'ancor più forte e grafica parola. La parola che Egli usò dipoi, in Giovanni 6:54 (Giovanni 6:55 nella Sacra Bibbia Cattolica Martini) ed oltre, è trogo. Tale parola significa letteralmente masticare, come persino uno studio Protestante della Sacra Bibbia localizzabile sulla rete può confermare. [1] Laonde, di modo da sradicare tutto il dubbio rispetto alla necessità di mangiare la Sua carne Gesù Cristo virò verso una parola alludente a nient'altro fuorché il mangiare letterale, masticare. La medesima parola, trogo, è utilizzata per intendere il mangiare letterale anche in Matteo 24:38 ed in Giovanni 13:18. 

Giovanni 6:54-56 (Giovanni 6:55-57 nella Sacra Bibbia Cattolica Martini): "Chi mangia [trogo] la mia carne, e beve il mio sangue, ha vita eterna; ed io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perciocché la mia carne è veramente cibo, ed il mio sangue è veramente bevanda. Chi mangia [trogo] la mia carne, e beve il mio sangue, dimora in me, ed io in lui."

In luce di tale evidenza è assurdo argomentare come Gesù Cristo non abbia intenso che la gente avrebbe dovuto mangiare e bere effettivamente la Sua carne ed il Suo sangue.

E GIOVANNI 6:63 (GIOVANNI 6:64 NELLA SACRA BIBBIA CATTOLICA MARTINI)?

Quando confrontati con l'insormontabile evidenza in Giovanni 6 per cui la Santa Eucaristia è l'effettivo corpo e sangue di Gesù Cristo alcuni acattolici cercano qualunque appiglio di modo da combatterla. Essi puntano verso Giovanni 6:63 (Giovanni 6:64 nella Sacra Bibbia Cattolica Martini).

Giovanni 6:63 (Giovanni 6:64 nella Sacra Bibbia Cattolica Martini): "Lo spirito è quel che vivifica, la carne non giova nulla; le parole che io vi ragiono sono spirito e vita."

Essi affermano come ciò indichi il presunto fatto per cui Gesù Cristo non intese realmente che la gente avrebbe dovuto mangiare la Sua carne. Tale affermazione, tuttavia, non regge. Essa è confutata dai seguenti punti. 

Primo, è sapienza comune come Gesù Cristo non discuta della Sua carne nella parte del versetto nel quale Egli afferma che la carne giova nulla. Si consideri tale domanda: reca la carne di Gesù Cristo nessun giovamento? La Sua Incarnazione? Come potrebbe Egli avere parlato della Sua stessa carne come giovante nulla quando Egli aveva affermato poco prima, in maniera incisiva, Giovanni 6:51 (Giovanni 6:52 nella Sacra Bibbia Cattolica Martini) e così via, che la Sua carne è la vita del mondo?

Se Gesù Cristo avesse parlato della Sua carne allorché Egli affermò che la carne giova nulla allora Egli Si sarebbe contraddetto. Pertanto, qualora così fosse stato Gesù Cristo avrebbe affermato che la Sua carne è la vita del mondo, Giovanni 6:51 (Giovanni 6:52 nella Sacra Bibbia Cattolica Martini) e così via, appena prima di dichiarare loro che essa giova nulla.

Ciò è impossibile e ridicolo. Gesù Cristo non parlò della Sua carne allorché Egli affermò che la carne giova nulla.

Secondo, Gesù Cristo afferma che la gente dovrebbe mangiare la Sua carne e bere il Suo sangue e che la Sua carne è cibo approssimativamente 10 volte in tale capitolo. Non una volta indica Egli che il significato in questione non è letterale, tantopiù in tale contesto.

Invece, enfatizzando loro come ciò che Egli aveva affermato rispetto alla Sua carne ed al Suo sangue fosse spirito e vita Gesù Cristo sfatò la loro nozione per cui tutto ciò di cui essi si sarebbero dovuti preoccupare era l'avere carne da mangiare per il sostenimento della vita fisica. La Santa Eucaristia è l'effettivo corpo e sangue di Gesù Cristo, come Egli rese chiaro, oltreché la Sua anima e Divinità, ma essa mena primariamente una dotazione spirituale. Essa è spirito e vita. Essa funge primariamente per il sostenimento della vita spirituale ed alfine di fornire la vita eterna.

Essa non è ricevibile per lo scopo di riempire uno stomaco affamato, bensì per l'inestimabile vita spirituale e per le grazie che essa mena. Ciò è quello che Gesù Cristo stava dicendo loro. Il tutto è confermato dalla prossima osservazione, la quale dimostra che anche a seguito delle Sue parole in Giovanni 6:63 (Giovanni 6:64 nella Sacra Bibbia Cattolica Martini) molti dei seguaci di Gesù Cristo Lo lasciarono in virtù della Sua dura espressione concernente la Sua carne ed il Suo sangue. Essi realizzarono come Gesù Cristo stesse dicendo loro che essi avrebbero dovuto mangiare la Sua carne e bere il Suo sangue, bensì essi rifiutarono semplicemente di accettarlo. 

DOPO AVERE DETTO LORO CHE ESSI AVREBBERO DOVUTO MANGIARE LA SUA CARNE E BERE IL SUO SANGUE MOLTI DEI SUOI DISCEPOLI LO ABBANDONARONO: CIÒ DIMOSTRA COME FOSSE CHIARO A TUTTI I PRESENTI IL FATTO DONDE GESÙ CRISTO AVEVA AFFERMATO ED INTESO CHE LA GENTE AVREBBE DOVUTO MANGIARE LA SUA CARNE E BERE IL SUO SANGUE

Giovanni 6:60-68 (Giovanni 6:60-68 nella Sacra Bibbia Cattolica Martini): "Laonde molti de' suoi discepoli, uditolo, dissero: Questo parlare è duro, chi può ascoltarlo? E Gesù, conoscendo in sé stesso che i suoi discepoli mormoravan di ciò, disse loro: Questo vi scandalezza egli? Che sarà dunque, quando vedrete il Figliuol dell'uomo salire ove egli era prima? Lo spirito è quel che vivifica, la carne non giova nulla; le parole che io vi ragiono sono spirito e vita. Ma ve ne sono alcuni di voi, i quali non credono (poiché Gesù conosceva fin dal principio chi erano coloro che non credevano, e chi era colui che lo tradirebbe). E diceva: Perciò vi ho detto che niuno può venire a me se non gli è dato dal Padre mio. Da quell'ora molti de' suoi discepoli si trassero indietro, e non andavano più attorno con lui. Laonde Gesù disse a' dodici: Non ve ne volete andare ancor voi? E Simon Pietro gli rispose: Signore, a chi ce ne andremmo? tu hai le parole di vita eterna."

Se Gesù Cristo non avesse inteso realmente che la gente avrebbe dovuto mangiare la Sua carne e bere il Suo sangue allora Egli avrebbe chiarificato tale significato ed avrebbe inibito tali discepoli dall'abbandonarLo in virtù di tale "malinteso". Egli avrebbe affermato come segue: "Aspettate, Mi avete male interpretato. Io stavo parlando solamente simbolicamente. Io non intendevo realmente che la gente deve mangiare la Mia carne e bere il Mio sangue.". Bensì, Egli non fece alcunché di simile. Egli lasciò che tutti coloro non accettanti il Suo messaggio se ne andassero via. Tale è un'indicazione contestuale insormontabile del fatto per cui ognuno capì che Gesù Cristo stava parlando letteralmente della necessità di mangiare la Sua carne e di bere il Suo sangue. I discepoli in questione non poterono semplicemente accettare tutto ciò e parimenti Gesù Cristo non avrebbe negato la verità o modificato ciò che Egli aveva detto loro.

Il fatto che molti dei seguaci di Gesù Cristo Lo lasciarono in virtù della necessità di mangiare la Sua carne e di bere il Suo sangue è tristemente illustrativo di come tale tema sarebbe stato, in epoche differenti nella storia della Chiesa Cattolica, una causa primaria donde la gente avrebbe abbandonato la vera Fede Cattolica di Gesù Cristo. Ciò accadde nuovamente nel secolo XVI allorché molti abbandonarono Gesù Cristo e la Sua vera Fede Universale in quanto rifiutantisi di credere nella realtà per cui la Santa Eucaristia è l'effettivo corpo e sangue di Gesù Cristo.

I PROTESTANTI AMMETTONO CHE L'AGNELLO PASQUALE MENZIONATO IN ESODO 12, CON IL SANGUE DEL QUALE GLI EBREI MARCARONO LE LORO PORTE, TIPIFICÒ GESÙ CRISTO COME AGNELLO DI DIO UCCISO PER I PECCATI DEL MONDO: ESSI NON REALIZZANO CHE IDDIO COMANDÒ AGLI EBREI DI MANGIARE L'AGNELLO PASQUALE

In Esodo 12 si legge che Iddio comandò agli Ebrei di marcare le loro porte con il sangue di un agnello. L'angelo della morte passante per l'Egitto sarebbe passato oltre le porte degli Ebrei marcate con il sangue.

Esodo 12:13: "E quel sangue vi sarà per un segnale, nelle case nelle quali sarete; e quando io vedrò quel sangue, passerò oltre senza toccarvi; e non vi sarà fra voi alcuna piaga a distruzione, mentre io percuoterò il paese di Egitto."

I Protestanti ed i Cattolici accreditano prontamente il fatto per cui il sangue dell'agnello Pasquale, un evento reale, fu anche un tipo, un presagio, di Gesù Cristo, il vero agnello Pasquale. Egli è il vero agnello che fu ucciso. Il Suo sangue fu asperso di modo da salvare il mondo. La gente deve ricevere il merito della Sua Passione di modo da essere salvata. Il Nuovo Testamento dichiara ripetutamente il concetto donde Gesù Cristo è l'Agnello di Dio togliente i peccati del mondo, Giovanni 1:29, 1 Pietro 1:19, Apocalisse 22:1, Apocalisse 15:3 e così via. San Paolo descrive specificatamente Gesù Cristo come l'agnello Pasquale in 1 Corinzi 5:7. 

1 Corinzi 5:7: "Purgate adunque il vecchio lievito, acciocché siate nuova pasta, secondo che siete senza lievito; poiché la nostra pasqua, cioè Cristo, è stata immolata per noi."

Giovanni 1:29: "Il giorno seguente, Giovanni vide Gesù che veniva a lui, e disse: Ecco l'Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo."

Non vi può essere dubbio alcuno per cui il sangue dell'agnello Pasquale è un tipo del sangue di Gesù Cristo e per cui l'agnello Pasquale è un tipo di Gesù Cristo. Or dunque, ecco la parte interessante concernente la questione. Agli Ebrei non fu solamente comandato di marcare le loro porte con il sangue dell'agnello bensì ad essi fu anche comandato di mangiare l'agnello.

Esodo 12:7-8: "E prendasene del sangue, e mettasene sopra i due stipiti, e sopra il limitar di sopra della porta, nelle case nelle quali si mangerà. E mangisene quella stessa notte la carne arrostita al fuoco, con pani azzimi, e lattughe salvatiche."

Esodo 12:11: "Or mangiatelo in questa maniera: abbiate i lombi cinti, e i vostri calzamenti ne' piedi, e il vostro bastone in mano, e mangiatelo in fretta. Esso è il Passaggio del Signore."

La necessità di consumare l'agnello Pasquale dimostra la necessità di mangiare la carne del Figliolo dell'uomo nella Santa Eucaristia. Non è sufficiente essere marcati con il sangue dell'Agnello, occorre anche consumare l'Agnello di Dio, Gesù Cristo, di modo da essere salvati. È necessario riceverLo nella Santa Eucaristia. Egli diviene presente durante una valida Santa Messa Cattolica. È anche interessante il fatto per cui tutti coloro non facenti parte della famiglia di Dio non poterono mangiare l'agnello, Esodo 12:43-45, proprio come tutti coloro non facenti parte della vera Fede Cattolica non possono ricevere la Santa Eucaristia.

GESÙ CRISTO OPERÒ IL MIRACOLO DEI PANI E DEI PESCI IL GIORNO PRIMA DI DIRE LORO DELLA SANTA EUCARISTIA, COSÌ DA DIMOSTRARE A TUTTI CHE LA SUPER-ABBONDANZA MIRACOLOSA È POSSIBILE

Nello stesso capitolo in cui Gesù Cristo parla così chiaramente della necessità di ricevere la Sua carne ed il Suo sangue nella Santa Eucaristia si legge che Egli operò il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci.

Giovanni 6:9-14: "V'e qui un fanciullo, che ha cinque pani d'orzo, e due pescetti; ma, che è ciò per tanti? E Gesù disse: Fate che gli uomini si assettino. Or v'era in quel luogo erba assai. La gente adunque si assettò, ed erano in numero d'intorno a cinquemila. E Gesù prese i pani, e, rese grazie, li distribuì a' discepoli, e i discepoli alla gente assettata; il simigliante fece dei pesci, quanti ne volevano. E dopo che furon saziati, Gesù disse a' suoi discepoli: Raccogliete i pezzi avanzati, che nulla se ne perda. Essi adunque li raccolsero, ed empierono dodici corbelli di pezzi di que' cinque pani d'orzo, ch'erano avanzati a coloro che aveano mangiato. Laonde la gente, avendo veduto il miracolo che Gesù avea fatto, disse: Certo costui è il profeta, che deve venire al mondo."

5000 persone mangiarono miracolosamente da ciò che in principio comprendeva a mala pena 5 pani e 2 pesci. Gesù Cristo prestò tale miracolo il vero e proprio giorno prima che Egli dichiarasse loro come essi avrebbero dovuto ricevere la Sua carne ed il Suo sangue nella Santa Eucaristia. Operando tale miracolo proprio prima che Egli dichiarasse loro la verità per cui essi avrebbero dovuto ricevere la Sua carne ed il Suo sangue nella Santa Eucaristia Gesù Cristo intese dimostrare loro che tale cosa è possibile, poiché il concetto di mangiare la carne e di bere il sangue di Gesù Cristo era per loro completamente nuovo e struggente. Nello stesso modo, l'idea donde Egli potesse miracolosamente divenire presente per la gente in molteplici posti era stupefacente. La moltiplicazione miracolosa del cibo fu intesa di modo da sfatare il loro dubbio, di modo da guadagnare la loro completa fiducia nelle Sue parole prima di dichiarare loro il miracolo della Santa Eucaristia. La moltiplicazione del cibo significò veramente il cibo miracoloso della Santa Eucaristia, il quale non è pane e vino, bensì il corpo ed il sangue del Cristo.

LA SANTA EUCARISTIA NON PUÒ ESSERE SOLAMENTE PANE ORDINARIO, ALTRIMENTI ESSA SAREBBE INFERIORE AL SUO TIPO DEL VECCHIO TESTAMENTO: LA MANNA DEL DESERTO, LA QUALE APPARVE SOVRANNATURALMENTE 

Non vi può essere dubbio alcuno che la manna nel deserto, Esodo 16, prefigurò la Santa Eucaristia. Gesù Cristo opera una connessione tra le 2 in San Giovanni capitolo 6.

Giovanni 6:48-51: "Io sono il pan della vita. I vostri padri mangiarono la manna nel deserto, e morirono. Quest'è il pane ch'è disceso dal cielo, acciocché chi ne avrà mangiato non muoia. Io sono il vivo pane, ch'è disceso dal cielo; se alcun mangia di questo pane viverà in eterno; or il pane che io darò è la mia carne, la quale io darò per la vita del mondo."

Gesù Cristo fece referenza alla manna del deserto per dipoi affermare che la Sua carne è la vera manna dal Cielo. La manna del deserto fu pane, bensì pane cui apparve miracolosamente. Esso cadde ogni giorno, fuorché la Domenica, nel corso dei 40 anni di permanenza nel deserto da parte degli Ebrei. Esso appariva come se fosse caduto dal Cielo.

Esodo 16:15: "E quando i figliuoli d'Israele la videro, dissero l'uno all'altro: Questo è del Man; perciocché non sapevano che cosa fosse. E Mosè disse loro: Quest'è il pane che il Signore vi dà per mangiare."

L'adempimento del Nuovo Testamento è maggiore rispetto al tipo del Vecchio Testamento. Qualora, come affermano i Protestanti, la Santa Eucaristia fosse solamente pane ordinario allora essa sarebbe inferiore alla manna del deserto, la quale apparve miracolosamente: essa sarebbe inferiore al suo tipo del Vecchio Testamento. Ciò non è logico; non può essere il caso. La Santa Eucaristia deve essere sovrannaturale e miracolosa in qualche maniera.

GESÙ CRISTO DISSE: QUESTO È IL MIO CORPO E QUESTO È IL MIO SANGUE; EGLI NON DISSE: QUESTO È SOLAMENTE UN SIMBOLO DEL MIO CORPO E DEL MIO SANGUE

Matteo 26:26-28: "Ora, mentre mangiavano, Gesù, preso il pane, e fatta la benedizione, lo ruppe, e lo diede a' discepoli, e disse: Prendete, mangiate; quest'è il mio corpo. Poi, preso il calice, e rendute le grazie, lo diede loro, dicendo: Bevetene tutti. Perciocché quest'è il mio sangue, ch'è il sangue del nuovo patto, il quale è sparso per molti, in remission de' peccati."

Marco 14:22-24: "E mentre essi mangiavano, Gesù prese del pane; e fatta la benedizione, lo ruppe, e lo diede loro, e disse: Prendete, mangiate; quest'è il mio corpo. Poi, preso il calice, e rese grazie, lo diede loro; e tutti ne bevvero. Ed egli disse loro: Quest'è il mio sangue, che è il sangue del nuovo patto, il quale è sparso per molti."

Luca 22:19-20: "Poi, avendo preso il pane, rendé grazie, e lo ruppe, e lo diede loro, dicendo: Quest'è il mio corpo, il quale è dato per voi; fate questo in rammemorazione di me. Parimente ancora, dopo aver cenato, diede loro il calice, dicendo: Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue, il quale è sparso per voi."

Le soprastanti traduzioni provengono dalla versione della "Sacra Bibbia" Diodati. Persino le traduzioni Protestanti dimostrano la verità donde Gesù Cristo proclamò la Santa Eucaristia il Suo corpo ed il Suo sangue. Vi erano molte maniere in Ebraico od Aramaico per cui Gesù Cristo dicesse questo rappresenta il Mio corpo oppure questo è un simbolo del Mio corpo, tuttavia, Egli ciò non fece. Egli affermò: "… questo è il Mio corpo… " e "… questo è il Mio sangue… ".

In aggiunta, contrariamente a ciò che pensano alcuni, le parole fate questo in memoria di Me, Luca 22:19, non ipotizzano l'idea per cui la Santa Eucaristia possa essere solamente un simbolo. La parola Greca per memoria è anamnesis. Essa detiene un significato sacrificale. Essa è una delle offerte sacrificali del Vecchio Testamento. Essa significa rendere presente nuovamente in forma di offerta sacrificale. Gesù Cristo disse loro di offrire il Suo corpo ed il Suo sangue effettivo al Padre come sacrificio memoriale. 

IL LINGUAGGIO DI GESÙ CRISTO CORRISPONDE A QUELLO DI MOSÈ IN ESODO 24, DURANTE LA FONDAZIONE DELLA PRIMA ALLEANZA, LA QUALE DETENNE SANGUE REALE

L'istituzione della Santa Eucaristia, della quale leggesi in Matteo 26, in Marco 14 ed in Luca 22, corrisponde chiaramente all'istituzione della Prima Alleanza in Esodo 24. 

Esodo 24:8: "Allora Mosè prese quel sangue, e lo sparse sopra il popolo, e disse: Ecco il sangue del patto che il Signore ha fatto con voi, sopra tutte quelle parole."

Matteo 26:26-28: "Ora, mentre mangiavano, Gesù, preso il pane, e fatta la benedizione, lo ruppe, e lo diede a' discepoli, e disse: Prendete, mangiate; quest'è il mio corpo. Poi, preso il calice, e rendute le grazie, lo diede loro, dicendo: Bevetene tutti. Perciocché quest'è il mio sangue, ch'è il sangue del nuovo patto, il quale è sparso per molti, in remission de' peccati."

Si noti la similarità di linguaggio tra le istituzioni delle 2 Alleanze. Gesù Cristo istituì la Nuova Alleanza mediante il Suo sangue per mezzo del medesimo modo per cui Mosè istituì la Prima Alleanza. La Nuova Alleanza di Gesù Cristo prese il posto della Vecchia, la quale sarebbe divenuta l'Eterna Alleanza. Però, qualora il sangue menzionato da Gesù Cristo non fosse sangue reale, ma solamente un simbolo, come affermano i Protestanti, allora la Nuova Alleanza sarebbe inferiore alla Vecchia, poiché l'istituzione della Vecchia Alleanza comprese sangue reale.

1 CORINZI 10 INSEGNA CHIARAMENTE CHE LA SANTA EUCARISTIA È UNA PARTECIPAZIONE AL CORPO ED AL SANGUE EFFETTIVO DEL CRISTO

1 Corinzi 10:16: "Il calice della benedizione, il qual noi benediciamo, non è egli la comunione del sangue di Cristo? il pane, che noi rompiamo, non è egli la comunione del corpo di Cristo?"

San Paolo fu chiaro rispetto alla realtà per cui la Santa Eucaristia è il corpo ed il sangue effettivo di Gesù Cristo.

1 CORINZI 11 DETTA CHE RICEVERE LA SANTA EUCARISTIA ILLECITAMENTE È PECCARE CONTRO IL CORPO ED IL SANGUE EFFETTIVO DEL SIGNORE

1 Corinzi 11:26-29: "Perciocché, ogni volta che voi avrete mangiato di questo pane, o bevuto di questo calice, voi annunzierete la morte del Signore, finché egli venga. Perciò, chiunque avrà mangiato questo pane, o bevuto il calice del Signore, indegnamente, sarà colpevole del corpo, e del sangue del Signore. Or provi l'uomo sé stesso, e così mangi di questo pane, e beva di questo calice. Poiché chi ne mangia, e beve indegnamente, mangia e beve giudicio a sé stesso, non discernendo il corpo del Signore."

Secondo il chiaro insegnamento della Sacra Bibbia, colui ricevente la Santa Eucaristia illecitamente è colpevole nei confronti del corpo e del sangue del Signore. San Paolo affermò che una persona mangia e beve dannazione ricevendo la Santa Eucaristia senza le proprie disposizioni e discernimenti. Qualora la Santa Eucaristia fosse solamente un pezzo di pane e del vino, assunti in memoria del Cristo, come potrebbe colui riceventela impropriamente essere trovato colpevole nei confronti del corpo e del sangue del Signore? Ovviamente, non si potrebbe essere ritenuti colpevoli del corpo e del sangue del Cristo eccetto nel caso in cui la Santa Eucaristia fosse davvero il corpo ed il sangue del Cristo.

LA CHIESA CATTOLICA ANTICA CREDEVA UNANIMEMENTE NELLA VERITÀ DONDE LA SANTA EUCARISTIA È IL CORPO ED IL SANGUE DEL CRISTO

Oltre alla chiara evidenza Biblica osservata, la testimonianza della Chiesa Cattolica antica supporta unanimemente l'insegnamento Cattolico rispetto alla Santa Eucaristia. Chiunque impiegasse il tempo per consultare gli scritti dei padri Ecclesiastici rispetto a tale punto scoprirebbe la realtà per cui essi credevano tutti nella verità donde la Santa Eucaristia è il corpo ed il sangue di Gesù Cristo. I padri Ecclesiastici sono gli scrittori Cristiani dei primissimi secoli. Essi sono coloro i quali ricevettero la Sacra Tradizione dagli Apostoli.

La visione Protestante della Santa Eucaristia fu estranea all'intera Chiesa Cattolica durante i primi 1500 anni della sua esistenza. Si potrebbero citare molti passaggi dei padri Ecclesiastici su tale tema, ciò malgrado, ne vengono citati solamente 3. Nel 110 DC, Sant'Ignazio di Antiochia, uno dei padri Ecclesiastici Apostolici accreditato dai Protestanti, affermò ciò che segue rispetto ad un gruppo di eretici neganti la realtà donde la Santa Eucaristia è la carne del Cristo. Egli si riferì ai Docetisti, i quali negavano eziandio la realtà dell'Incarnazione e la Crocifissione. 

Sant'Ignazio di Antiochia, Epistola agli Smirnei [Epistle to the Smyrnaeans], Capitolo 7, 110 DC: "Essi si astengono dall'Eucaristia e dalla preghiera, perciocché essi non confessano l'Eucaristia essere la carne del nostro Salvatore Gesù Cristo, Il Quale soffrì per i nostri peccati ed Il Quale il Padre, mediante la Sua bontà, risorse."

Sant'Ireneo, Contro le eresie [Against heresies], Libro 5, Capitolo 2, 185 DC: "Conciossiaché, dunque, il calice mischiato ed il pane sfornato ricevano la Parola di Dio e divengano l'Eucaristia, il corpo del Cristo, e da questi la sostanza della nostra carne sia incrementata e supportata, come possono essi affermare che la carne non è capace di ricevere il dono di Dio, Il Quale è la vita eterna, carne la quale è nutrita dal corpo e dal sangue del Signore, ed è in effetti un suo membro?" 

San Cirillo di Gerusalemme, Discorsi catechetici [Catechetical discourses], Mistagogico [Mystagogic], 1, 19:7, 350 DC: "Poiché come il pane ed il vino dell'Eucaristia prima dell'invocazione della Santa ed Adorabile Trinità erano semplicemente pane e vino, mentre dopo l'invocazione il pane divenne il corpo del Cristo ed il vino il sangue del Cristo… " [2]

Negare l'insegnamento Cattolico rispetto alla Santa Eucaristia è negare semplicemente il chiaro insegnamento di Gesù Cristo e della Sacra Bibbia.

Note di fine sezione 1:

[1] www.studylight.org/lex/grk/view.cgi?number=5176.

[2] www.mb-soft.com/believe/txuc/cyril48.htm.


1. Il cuore della Chiesa

«Se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno»
(Gv 6,53­-54)

Non possiamo dimenticare il gran numero di cristiani che, nel mondo intero, in duemila anni di storia, hanno resistito fino alla morte per difendere l’Eucaristia; e quanti, ancora oggi, rischiano la vita per partecipare alla Messa domenicale.
Nell’anno 304, durante le persecuzioni di Diocleziano, un gruppo di cristiani, del nord Africa, furono sorpresi mentre celebravano la Messa in una casa e vennero arrestati. Il proconsole romano, nell’interrogatorio, chiese loro perché l’avessero fatto, sapendo che era assolutamente vietato. Ed essi risposero: «Senza la domenica non possiamo vivere», che voleva dire: se non possiamo celebrare l’Eucaristia, non possiamo vivere, la nostra vita cristiana morirebbe “Senza l’Eucarestia non possiamo vivere e la nostra vita cristiana morirebbe”.
L’Eucaristia è un avvenimento meraviglioso nel quale Gesù Cristo, nostra vita, si fa presente.
Partecipare alla Messa «è vivere un’altra volta la passione e la morte redentrice del Signore. È una teofania: il Signore si fa presente sull’altare per essere offerto al Padre per la salvezza del mondo».

2. La Messa è preghiera

«Signore, insegnaci a pregare»
(Lc 11,1)

La Messa è preghiera, anzi, è la preghiera per eccellenza, la più alta, la più sublime, e nello stesso tempo la più “concreta”. Infatti è l’incontro d’amore con Dio mediante la sua Parola e il Corpo e Sangue di Gesù. È un incontro con il Signore.
Che cosa è veramente la preghiera? Essa è anzitutto dialogo, relazione personale con Dio. E l’uomo è stato creato come essere in relazione personale con Dio che trova la sua piena realizzazione solamente nell’incontro con il suo Creatore. La strada della vita è verso l’incontro definitivo con il Signore.
Pregare, come ogni vero dialogo, è anche saper rimanere in silenzio ­ nei dialoghi ci sono momenti di silenzio ­, in silenzio insieme a Gesù. E quando noi andiamo a Messa, forse arriviamo cinque minuti prima e incominciamo a chiacchierare con chi è accanto a noi. Ma non è il momento di chiacchierare: è il momento del silenzio per prepararci al dialogo. È il momento di raccogliersi nel cuore per prepararsi all’incontro con Gesù. Il silenzio è tanto importante!
Come pregare?
– essere capaci di dire “Padre” a Dio
– mettersi alla presenza di Dio con confidenza filiale
– essere umili
– fiducia e confidenza in Dio: come il bambino verso i genitori
– lasciarsi meravigliare
La Messa è un incontro vivo con il Signore, non è come andare ad un museo.
Con la Messa il Signore incontra la nostra fragilità per riportarci alla nostra chiamata: la vocazione ad essere immagine e somiglianza di Dio.

3. La Messa è il memoriale del mistero pasquale di Cristo

«Ogni volta che il sacrificio della croce, col quale Cristo, nostro agnello pasquale, è stato immolato, viene celebrato sull’altare, si effettua l’opera della nostra redenzione»
(Cost. dogm. Lumen gentium)

La Messa è il memoriale del Mistero pasquale di Cristo. Essa ci rende partecipi della sua vittoria sul peccato e la morte, e dà significato pieno alla nostra vita.
Per questo, per comprendere il valore della Messa dobbiamo innanzitutto capire allora il significato biblico del “memoriale”. Esso «non è soltanto il ricordo degli avvenimenti del passato, ma li rende in certo modo presenti e attuali. Ogni volta che viene celebrata la Pasqua, gli avvenimenti dell’Esodo sono resi presenti alla memoria dei credenti affinché conformino ad essi la propria vita».
Gesù Cristo, con la sua passione, morte, risurrezione e ascensione al cielo ha portato a compimento la Pasqua. E la Messa è il memoriale della sua Pasqua, del suo “esodo”, che ha compiuto per noi, per farci uscire dalla schiavitù e introdurci nella terra promessa della vita eterna. Non è soltanto un ricordo, no, è di più: è fare presente quello che è accaduto duemila anni fa.
Partecipare alla Messa, in particolare alla domenica, significa entrare nella vittoria del Risorto, essere illuminati dalla sua luce, riscaldati dal suo calore.
Attraverso la celebrazione eucaristica lo Spirito Santo ci rende partecipi della vita divina che è capace di trasfigurare tutto il nostro essere mortale. Nella Messa ci uniamo a Gesù. Anzi, Cristo vive in noi e noi viviamo in Lui.
Il suo sangue ci libera dalla morte e dalla paura della morte. Ci libera non solo dal dominio della morte fisica, ma dalla morte spirituale che
è il male, il peccato, che ci prende ogni volta che cadiamo vittime del peccato nostro o altrui. E allora la nostra vita viene inquinata, perde bellezza, perde significato, sfiorisce.
Quando andiamo a Messa è come se andassimo al calvario: attraversare passione, morte, risurrezione e ascensione di Gesù.

4. Perché andare a messa la domenica?

«Noi cristiani abbiamo bisogno di partecipare alla Messa domenicale perché solo con la grazia di Gesù, con la sua presenza viva in noi e tra di noi, possiamo mettere in pratica il suo comandamento, e così essere suoi testimoni credibili»
(Papa Benedetto XVI)
Noi cristiani andiamo a Messa la domenica per incontrare il Signore risorto, o meglio per lasciarci incontrare da Lui, ascoltare la sua parola, nutrirci alla sua mensa, e così diventare Chiesa, ossia suo mistico Corpo vivente nel mondo.
É la Messa che fa la domenica cristiana!
La domenica cristiana gira intorno alla Messa. Che domenica è, per un cristiano, quella in cui manca l’incontro con il Signore?
Perché il giorno del Signore è di Domenica?
Perché in quel giorno Gesù era risorto dai morti e la grande effusione dello Spirito Santo (Pentecoste) avvenne di Domenica.
Senza Cristo siamo condannati ad essere dominati dalla stanchezza del quotidiano, con le sue preoccupazioni, e dalla paura del domani. L’incontro domenicale con il Signore ci dà la forza di vivere l’oggi con fiducia e coraggio e di andare avanti con speranza. Per questo noi cristiani andiamo ad incontrare il Signore la domenica, nella celebrazione eucaristica.
Non andiamo a Messa per dare qualcosa a Dio, ma per ricevere da Lui ciò di cui abbiamo davvero bisogno.

5. Riti di introduzione

La messa è composta da due parti: Liturgia della Parola e Liturgia Eucaristica.
La celebrazione si apre con i riti introduttivi:
– L’ingresso del celebrante
– Il segno della croce
– Il saluto (“il signore sia con voi”)
– L’atto penitenziale (“Io confesso/ Kyrie eleison”)
– Inno del Gloria
– Orazione colletta (colletta delle intenzioni di preghiera di tutti i popoli)

Perché ci sono i riti introduttivi? Per far sì che i fedeli riuniti insieme, formino una comunità e si dispongano ad ascoltare con fede la parola di Dio e a celebrare degnamente l’Eucaristia.
L’ingresso del celebrante:
Il sacerdote con gli altri ministri raggiunge processionalmente il presbiterio, e qui saluta l’altare con un inchino e, in segno di venerazione, lo bacia.
Perché lo bacia? Perché l’altare, in quanto segno di Cristo, è il centro dell’azione di grazie che si compie con l’Eucaristia.
Il segno della croce:
Il sacerdote che presiede lo traccia su di sé e lo stesso fanno tutti i membri dell’assemblea, consapevoli che l’atto liturgico si compie «nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo».
Fare bene il segno della croce è avere come protezione la croce di Gesù.
Segnandoci con il segno della croce, dunque, non solo facciamo memoria del nostro Battesimo, ma affermiamo che la preghiera liturgica è l’incontro con Dio in Cristo Gesù, che per noi si è incarnato, è morto in croce ed è risorto glorioso.
Saluto liturgico:
Il saluto sacerdotale e la risposta del popolo manifestano il mistero della Chiesa radunata.
Si esprime così la comune fede e il desiderio vicendevole di stare con il Signore e di vivere l’unità con tutta la comunità.

6. L’atto penitenziale

«O Dio, abbi pietà di me, peccatore»
(Lc 18,13)

L’atto penitenziale è l’invito a riconoscersi e confessarsi peccatori davanti a Dio e davanti alla comunità, davanti ai fratelli, con umiltà e sincerità, come il pubblicano al tempio.
Esso favorisce l’atteggiamento con cui disporsi a celebrare degnamente i santi misteri, ossia riconoscendo davanti a Dio e ai fratelli i nostri peccati.
Solo chi sa riconoscere gli sbagli e chiedere scusa riceve la comprensione e il perdono degli altri.
Le parole che diciamo con la bocca sono accompagnate dal gesto di battersi il petto, riconoscendo che ho peccato per colpa mia, e non di altri.

7. Il canto del “Gloria” e l’orazione colletta

«Un inno antichissimo e venerabile con il quale la Chiesa, radunata nello Spirito Santo, glorifica e supplica Dio Padre e l’Agnello»
(Ordinamento Generale del Messale Romano, 53)

La Messa è la preghiera per eccellenza: Essa è l’incontro d’amore con Dio mediante la sua Parola e il Corpo e Sangue di Gesù.
L’esordio di questo inno “Gloria nell’alto dei cieli” riprende il canto degli Angeli alla nascita di Gesù a Betlemme, gioioso annuncio dell’abbraccio tra cielo e terra.
Il canto coinvolge però anche tutti noi “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà”.
Subito dopo il “Gloria” vi è una particolare forma di orazione denominata “Colletta”: nel momento in cui il sacerdote dice “preghiamo”, avviene un momento di silenzio, durante il quale ognuno pensa alle cose di cui ha bisogno e che vuole chiedere nella preghiera.
Il silenzio non si riduce all’assenza di parole, bensì nel disporsi ad ascoltare altre voci: quella del nostro cuore e, soprattutto, la voce dello Spirito
Santo. Il silenzio è molto importante, poiché aiuta a raccoglierci in noi stessi e a pensare al perché siamo lì.
A questo punto il sacerdote raccoglie le intenzioni di ognuno, ed esprime a Dio, a nome di tutti, questa preghiera comune; che prende appunto il nome di “colletta” delle singole intenzioni.

8. Liturgia della Parola: dialogo tra Dio e il suo popolo

«Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio»
(Mt 4,4)

La Messa è la preghiera per eccellenza: Essa è l’incontro d’amore con Dio mediante la sua Parola e il Corpo e Sangue di Gesù.
Quando nella Chiesa si legge la sacra Scrittura, Dio stesso parla al suo popolo e Cristo, presente nella parola, annuncia il Vangelo. È dunque un’esperienza che avviene “in diretta”.
Nel momento i cui si leggono: la prima Lettura, la seconda Lettura, il Salmo responsoriale e il Vangelo, dobbiamo ascoltare ed aprire il cuore. Poiché è Dio stesso che ci sta parlando.
Le pagine della Bibbia cessano di essere uno scritto per diventare parola viva, pronunciata da Dio. E’ Dio che, tramite la persona che legge, ci parla e interpella noi che ascoltiamo.
La parola del Signore è un aiuto indispensabile per non smarrirci: essa ci nutre e ci illumina il cammino.
L’ascolto della Parola deve però essere accompagnato anche dalla pratica come ricorda l’apostolo Giacomo: “Siate di quelli che mettono in pratica la Parola e non ascoltatori soltanto, illudendo voi stessi”.
Il percorso che deve dunque fare la Parola di Dio si può riassumere così: dalle orecchie al cuore e alle mani.

9. Liturgia della Parola: Vangelo e omelia

«La bocca di Cristo è il Vangelo. Lui regna in cielo, ma non cessa di parlare sulla terra»
(Sant’Agostino)

Il vangelo:
Il dialogo tra Dio e il suo popolo raggiunge il culmine nella proclamazione del Vangelo.
Il Vangelo costituisce la luce per comprendere il senso dei testi biblici che lo precedono, sia dell’Antico che del Nuovo Testamento.
La liturgia distingue il Vangelo dalle altre letture e lo circonda di particolare onore e venerazione:
– la sua lettura è riservata al ministro ordinato che termina baciando il libro
– ci si pone in ascolto in piedi e si traccia un segno di croce in fronte, sulla bocca e sul petto
– i ceri e l’incenso onorano Cristo che, mediante la lettura evangelica, fa risuonare la sua efficace parola
– è un discorso diretto quello che avviene, come attestano le acclamazioni con cui si risponde alla proclamazione: «Gloria a te, o Signore» e «Lode a te, o Cristo». È il Signore che ci parla.
La Parola di Gesù che è nel Vangelo è viva e arriva al mio cuore. Per questo ascoltare il Vangelo è tanto importante, col cuore aperto, perché è Parola viva.
Per far giungere il suo messaggio, Cristo si serve anche della parola del sacerdote che, dopo il Vangelo, tiene l’omelia.
L’omelia:
Cos’è l’omelia?
– è «un riprendere quel dialogo che è già aperto tra il Signore e il suo popolo», affinché trovi compimento nella vita
– la Parola del Signore entra dalle orecchie, arriva al cuore e va alle mani, alle opere buone. E anche l’omelia segue la Parola del Signore e fa anche questo percorso per aiutarci affinché la Parola del Signore arrivi alle mani, passando per il cuore.
– chi tiene l’omelia deve compiere bene il suo ministero offrendo un reale servizio a tutti coloro che partecipano alla Messa. Il ministro deve essere conscio che non sta facendo una cosa propria ma sta predicando la Parola di Gesù.
– anche quanti ascoltano l’omelia devono fare la loro parte prestando debita attenzione, assumendo le giuste disposizioni interiori, senza pretese soggettive, sapendo che ogni predicatore ha pregi e limiti.
Come si prepara un’omelia?
Con la preghiera, con lo studio della Parola di Dio e facendo una sintesi chiara e breve.

10. Liturgia della Parola: Credo e Preghiera universale

«Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto»
(Gv 15,7)

Dopo l’omelia, un tempo di silenzio permette di sedimentare nell’animo il seme ricevuto, affinché nascano propositi di adesione a ciò che lo Spirito ha suggerito a ciascuno.
Dopo questo silenzio, la personale risposta di fede si inserisce nella professione di fede della Chiesa, espressa nel “Credo”. Recitato da tutta l’assemblea, il Simbolo manifesta la comune risposta a quanto insieme si è ascoltato dalla Parola di Dio.
C’è un nesso vitale tra ascolto e fede. La fede, infatti, non nasce da fantasia di menti umane ma, come ricorda san Paolo, «viene dall’ascolto e l’ascolto riguarda la parola di Cristo» (Rm 10,17). La fede si alimenta, dunque, con l’ascolto e conduce al Sacramento. Così, la recita del “Credo” fa sì che l’assemblea liturgica «torni a meditare e professi i grandi misteri della fede, prima della loro celebrazione nell’Eucaristia».
La risposta alla Parola di Dio accolta con fede si esprime poi nella supplica comune, denominata Preghiera universale, perché abbraccia le necessità della Chiesa e del mondo. Viene anche detta Preghiera dei fedeli.
Le intenzioni per cui si invita il popolo fedele a pregare devono dar voce ai bisogni concreti della comunità ecclesiale e del mondo: si fanno preghiere per la santa Chiesa, per coloro che ci governano, per tutti gli uomini e per la salvezza di tutto il mondo.
Dopo le singole intenzioni, proposte dal diacono o da un lettore, l’assemblea unisce la sua voce invocando: «Ascoltaci, o Signore».
La preghiera “universale”, che conclude la liturgia della Parola, ci esorta a fare nostro lo sguardo di Dio, che si prende cura di tutti i suoi figli.

11. Liturgia eucaristica: Presentazione dei doni

«Ricevi le offerte del popolo santo per il sacrificio eucaristico»
(Pontificale Romano – Ordinazione dei vescovi, dei presbiteri e dei diaconi)

Alla Liturgia della Parola segue la Liturgia eucaristica. In essa, attraverso i santi segni, la Chiesa rende continuamente presente il Sacrificio della nuova alleanza sigillata da Gesù sull’altare della Croce.
Il sacerdote, che nella Messa rappresenta Cristo, compie ciò che il Signore stesso fece e affidò ai discepoli nell’Ultima Cena.
Al primo gesto di Gesù: «prese il pane e il calice del vino», corrisponde quindi la preparazione dei doni. È la prima parte della Liturgia eucaristica. È bene che siano i fedeli a presentare al sacerdote il pane e il vino, perché essi significano l’offerta spirituale della Chiesa lì raccolta per l’Eucaristia.
Il sacerdote depone l’offerta sull’altare o mensa del Signore, «che è il centro di tutta la Liturgia eucaristica». Cioè, il centro della Messa è l’altare, e l’altare è Cristo.
Nella presentazione dei doni viene pertanto offerto l’impegno dei fedeli a fare di sé stessi, obbedienti alla divina Parola, un «sacrificio gradito a Dio Padre onnipotente», «per il bene di tutta la sua santa Chiesa».
Un’immagine di questo movimento oblativo di preghiera è rappresentata dall’incenso che libera un fumo profumato che sale verso l’alto: ciò manifesta visibilmente il vincolo offertoriale che unisce tutte queste realtà al sacrificio di Cristo.
Nell’orazione sulle offerte il sacerdote chiede a Dio di accettare i doni che la Chiesa gli offre, invocando il frutto del mirabile scambio tra la nostra povertà e la sua ricchezza. Nel pane e nel vino gli presentiamo l’offerta della nostra vita, affinché sia trasformata dallo Spirito Santo nel sacrificio di Cristo e diventi con Lui una sola offerta spirituale gradita al Padre.

12. Liturgia eucaristica: Preghiera eucaristica

Concluso il rito della presentazione del pane e del vino, ha inizio la Preghiera eucaristica, che qualifica la celebrazione della Messa e ne costituisce il momento centrale, ordinato alla santa Comunione.
In questa solenne Preghiera – la Preghiera eucaristica è solenne – la Chiesa esprime ciò che essa compie quando celebra l’Eucaristia e il motivo per cui la celebra, ossia fare comunione con Cristo realmente presente nel pane e nel vino consacrati. Dopo aver invitato il popolo a innalzare i cuori al Signore e a rendergli grazie, il sacerdote pronuncia la Preghiera ad alta voce, a nome di tutti i presenti, rivolgendosi al Padre per mezzo di Gesù Cristo nello Spirito Santo. «Il significato di questa Preghiera è che tutta l’assemblea dei fedeli si unisca con Cristo nel magnificare le grandi opere di Dio e nell’offrire il sacrificio».
Vi sono varie formule di Preghiera eucaristica, tutte costituite da elementi caratteristici.
Anzitutto vi è il Prefazio, che è un’azione di grazie per i doni di Dio, in particolare per l’invio del suo Figlio come Salvatore. Il Prefazio si conclude con l’acclamazione del «Santo», normalmente cantata. Tutta l’assemblea unisce la propria voce a quella degli Angeli e dei Santi per lodare e glorificare Dio.
Vi è poi l’invocazione dello Spirito affinché con la sua potenza consacri il pane e il vino. Invochiamo lo Spirito perché venga e nel pane e nel vino ci sia Gesù. L’azione dello Spirito Santo e l’efficacia delle stesse parole di Cristo proferite dal sacerdote, rendono realmente presente, sotto le specie del pane e del vino, il suo Corpo e il suo Sangue, il suo sacrificio offerto sulla croce una volta per tutte.
Con un atto di fede crediamo che è il corpo e il sangue di Gesù. E’ il «mistero della fede», come noi diciamo dopo la consacrazione. Il sacerdote dice: “Mistero della fede” e noi rispondiamo con un’acclamazione.
Celebrando il memoriale della morte e risurrezione del Signore, nell’attesa del suo ritorno glorioso, la Chiesa offre al Padre il sacrificio che riconcilia cielo e terra: offre il sacrificio pasquale di Cristo offrendosi con Lui e chiedendo, in virtù dello Spirito Santo, di diventare «in Cristo un solo corpo e un solo spirito».
La Chiesa vuole unirci a Cristo e diventare con il Signore un solo corpo e un solo spirito. E’ questa la grazia e il frutto della Comunione sacramentale: ci nutriamo del Corpo di Cristo per diventare, noi che ne mangiamo, il suo Corpo vivente oggi nel mondo.
La Preghiera eucaristica chiede a Dio di raccogliere tutti i suoi figli nella perfezione dell’amore, in unione con il Papa e il Vescovo, menzionati per nome, segno che celebriamo in comunione con la Chiesa universale e con la Chiesa particolare. La supplica, come l’offerta, è presentata a Dio per tutti i membri della Chiesa, vivi e defunti, in attesa della beata speranza di condividere l’eredità eterna del cielo, con la Vergine Maria.
Questa preghiera ci insegna a coltivare tre atteggiamenti che non dovrebbero mai mancare nei discepoli di Gesù: primo, imparare a “rendere grazie, sempre e in ogni luogo”; secondo, fare della nostra vita un dono d’amore, libero e gratuito; terzo, costruire la concreta comunione, nella Chiesa e con tutti. Dunque, questa Preghiera centrale della Messa ci educa, a poco a poco, a fare di tutta la nostra vita una “eucaristia”, cioè un’azione di grazia.

13. Liturgia eucaristica: “Padre nostro” e frazione del Pane

“Signore, insegnami a perdonare come tu hai perdonato me”
Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi.
Matteo 6:14

Nell’ultima Cena, dopo che Gesù prese il pane e il calice del vino, ed ebbe reso grazie a Dio, sappiamo che «spezzò il pane». A quest’azione corrisponde, nella Liturgia eucaristica della Messa, la frazione del Pane, preceduta dalla preghiera che il Signore ci ha insegnato, cioè del “Padre Nostro”
Padre nostro:
Cos’è il “ Padre Nostro”?
Il “Padre Nostro” è la grande preghiera che ci ha insegnato Gesù: quando i discepoli gli hanno detto : “Maestro, insegnaci a pregare come tu preghi”. E Gesù pregava così.
Con il “Padre Nostro” osiamo rivolgerci a Dio come Padre; ci colleghiamo col Padre che ci ama, ma è lo Spirito Santo a darci questo sentimento di essere figli di Dio.
Cosa chiediamo nel “Padre Nostro”?
“Il pane quotidiano”: c’è un chiaro riferimento al Pane eucaristico, di cui abbiamo bisogno per vivere da figli di Dio.
“Remissione dei nostri debiti”, e per essere degni di ricevere il perdono di Dio ci impegniamo a perdonare chi ci ha offeso.
Dobbiamo chiedere “Signore, insegnami a perdonare come tu hai perdonato me”.
“Liberarci dal male” che ci separa da Lui.
Queste sono richieste molto adatte per prepararci alla Santa Comunione.
Segno della pace:
Con il gesto concreto scambiato tra i fedeli, si esprime la “comunione ecclesiale e l’amore vicendevole, prima di comunicare al Sacramento”.
Frazione del pane:
Compiuto da Gesù durante l’Ultima Cena, lo spezzare il Pane è il gesto rivelatore che ha permesso ai discepoli di riconoscerlo dopo la sua risurrezione.
Agnello di dio:
Nel Pane eucaristico, spezzato per la vita del mondo, l’assemblea orante riconosce il vero Agnello di Dio, cioè il Cristo Redentore, e lo supplica: «Abbi pietà di noi … dona a noi la pace». «Abbi pietà di noi», «dona a noi la pace» sono invocazioni che, dalla preghiera del “Padre nostro” alla frazione del Pane, ci aiutano a disporre l’animo a partecipare al convito eucaristico, fonte di comunione con Dio e con i fratelli.

14. Liturgia eucaristica: la Comunione

«Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui»
(Gv 6,56).

La celebrazione della Messa è ordinata alla Comunione sacramentale, cioè a unirci con il corpo e il sangue di Cristo.
Celebriamo l’Eucaristia per nutrirci di Cristo, che ci dona sé stesso sia nella Parola sia nel Sacramento dell’altare, per conformarci a Lui.
«Beati gli invitati alla Cena del Signore: ecco l’Agnello di Dio, che toglie i peccati del mondo»
Dopo aver spezzato il Pane consacrato, cioè il corpo di Gesù, il sacerdote lo mostra ai fedeli, invitandoli a partecipare al convito eucaristico.
Dopo aver spezzato il Pane consacrato, cioè il corpo di Gesù, il sacerdote lo mostra ai fedeli, invitandoli a partecipare al convito eucaristico.
L’invito a sperimentare l’unione con Cristo, è un invito che rallegra e insieme spinge a un esame di coscienza illuminato dalla fede.
In questa fede, anche noi volgiamo lo sguardo all’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo e lo invochiamo: «O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una parola e io sarò salvato»
Riconosciamo qui la distanza che ci separa dalla santità di Cristo, ma dall’altra siamo consapevoli che tutti noi siamo perdonati o saremo perdonati ogni volta che ci accostiamo al sacramento della penitenza.
Ogni volta che noi facciamo la comunione, assomigliamo di più a Gesù, ci trasformiamo di più in Gesù.
Come il pane e il vino sono convertiti nel Corpo e Sangue del Signore, così quanti li ricevono con fede sono trasformati in Eucaristia vivente.
Al sacerdote che, distribuendo l’Eucaristia, ti dice: «Il Corpo di Cristo», tu rispondi: «Amen», ossia riconosci la grazia e l’impegno che comporta diventare Corpo di Cristo.
Perché quando ricevi l’Eucaristia, diventi corpo di Cristo.
Dopo la Comunione, a custodire in cuore il dono ricevuto ci aiuta il silenzio, la preghiera silenziosa. Allungare un po’ quel momento di silenzio, parlando con Gesù nel cuore ci aiuta tanto, come pure cantare un salmo o un inno di lode che ci aiuti a essere con il Signore.
La Liturgia eucaristica è conclusa dall’orazione dopo la Comunione. In essa, a nome di tutti, il sacerdote si rivolge a Dio per ringraziarlo di averci resi suoi commensali e chiedere che quanto ricevuto trasformi la nostra vita.

15. Riti di conclusione

«Sono stato crocifisso con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in me. E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me»
(Gal 2,19-20)

Dopo l’orazione dopo la Comunione, la Messa si conclude con la benedizione impartita dal sacerdote e il congedo del popolo.
Come era iniziata con il segno della croce, nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, è ancora nel nome della Trinità che viene sigillata la Messa, cioè l’azione liturgica.
I cristiani non vanno a Messa per fare un compito settimanale e poi si dimenticano, no. I cristiani vanno a Messa per partecipare alla Passione e Risurrezione del Signore e poi vivere di più come cristiani: mentre la Messa finisce, si apre l’impegno della testimonianza cristiana,
Usciamo dalla chiesa per «andare in pace» a portare la benedizione di Dio nelle attività quotidiane, nelle nostre case, negli ambienti di lavoro, tra le occupazioni della città terrena, “glorificando il Signore con la nostra vita”.
Ogni volta che esco dalla Messa, devo uscire meglio di come sono entrato, con più vita, con più forza, con più voglia di dare testimonianza cristiana.
La Messa è come il chicco di grano che poi nella vita ordinaria cresce, cresce e matura nelle opere buone, negli atteggiamenti che ci fanno assomigliare a Gesù. I frutti della Messa, pertanto, sono destinati a maturare nella vita di ogni giorno.
L’Eucaristia ci separa dal peccato: «Quanto più partecipiamo alla vita di Cristo e progrediamo nella sua amicizia, tanto più ci è difficile separarci da Lui con il peccato mortale».
Partecipare all’Eucaristia impegna nei confronti degli altri, specialmente dei poveri, educandoci a passare dalla carne di Cristo alla carne dei fratelli, in cui egli attende di essere da noi riconosciuto, servito, onorato, amato.





PREGHIERA DI ADORAZIONE E RIPARAZIONE
(“ammenda onorevole”)recitata ogni giorno
dalla Comunità ( Ghiffa VB)al termine della S. Messa.

Lodato e adorato sia in eterno il SS. Sacramento dell’Altare Mio Dio e mio Salvatore Gesù, vero Dio e vero Uomo,degna vittima all’Altissimo, Pane vivo e sorgente di vita eterna,ti adoro con tutto il cuore nel divin Sacramento dell’Altare col desiderio di riparare l’indifferenza, le irriverenzee le profanazioni che ricevi in questo ineffabile Mistero.Mi prostro davanti alla santissima tua Maestà per adorarti a nome di tutti quelliche non ti hanno mai adorato e che saranno forse tanto infelici da non lodarti mai.Vorrei poter raccogliere nella mia fede, nel mio amoree nell’offerta del mio essere tutto l’amore che essi potrebbero offrire a onore e gloria tua per la distesa dei secoli.E per santificare questa adorazionee rendertela più gradita la unisco, mio Salvatore,alle lodi e alle adorazioni della tua Chiesa universale.Guarda alle mie intenzioni, più che alle mie parole.Desidero dirti tutto quello che il tuo Spirito ispira alla tua Santissima Madre e ai tuoi Santi e tutto ciò che tu stesso dici al Padre in questo Sacramento dove sei suo perpetuo olocausto e nel beato seno che ti genera dall’eternità nel quale, per l’essenza divina,sei con Lui e con il Santo Spirito una cosa sola. Amen.

ECCO COME RISPONDE GESÙ A CHI NON CREDE CHE LUI È PRESENTE NELL'EUCARISTIA. 




L’Ostia cade a terra e si trasforma in un pezzo di Cuore 

«Il 25 dicembre 2013, durante la distribuzione della Santa Comunione, un’ostia consacrata è caduta a terra, e poi è stata raccolta e deposta in un recipiente pieno di acqua (vasculum). Poco dopo sono apparse delle macchie di colore rosso. Il vescovo emerito di Legnica, Stefan Cichy, ha istituito una commissione per studiare il fenomeno. Nel febbraio 2014 un piccolo frammento rosso dell’ostia è stato separato e posto in un corporale. La commissione ha ordinato l’estrazione di alcuni campioni per sottoporli ad analisi rigorose da parte di importanti istituti di ricerca. 

Nell’annuncio finale del Dipartimento di Medicina Forense si legge quanto segue: “Nell’immagine istopatologica si è scoperto che i frammenti di tessuto contengono parti frammentate di muscolo striato trasversale. (…) L’insieme (…) assomiglia molto al muscolo cardiaco, con le alterazioni che appaiono di frequente durante l’agonia. Gli studi genetici indicano l’origine umana del tessuto”. 

Nel gennaio di quest’anno ho presentato la questione alla Congregazione per la Dottrina della Fede in Vaticano. Oggi, seguendo le indicazioni della Santa Sede, ho ordinato al vicario parrocchiale Andrzej Ziombro di preparare un luogo adeguato per l’esposizione della reliquia, di modo che i fedeli possano esprimere la propria adorazione in maniera appropriata». 

Un meraviglioso dono per la Polonia e per i tanti pellegrini che si recheranno nel Paese per la Giornata Mondiale della Gioventù o per iniziativa personale in questo Anno della Misericordia. 

L’allora vescovo della città, monsignor Stefan Chiky, diede subito il via alle indagini scientifiche che hanno portato la Santa Sede a riconoscere il miracolo eucaristico due anni e mezzo dopo. 

La cardiologa Barbara Engel, membro della commissione di studi aperta dal vescovo, in occasione del riconoscimento del miracolo ha spiegato che «abbiamo inviato dei campioni anche al dipartimento di medicina legale dell’Università di Medicina della Pomedria (…). Tra le analisi effettuate c’è stata quella del Dna. 

La conclusione dei ricercatori è stata la seguente: si tratta di tessuto del miocardio di origine umana. Tutti gli studi effettuati non hanno spiegato il fenomeno né come sia potuto accadere». Ovviamente, per non influenzare i risultati, i ricercatori non conoscevano la provenienza del materiale analizzato. Il miracolo è che l’ostia posta nell’acqua (dove si usa metterla quando cade) non si sia dissolta, ma sopratutto che si sia trasformata in un pezzo di cuore, straziato dagli spasmi e dal dolore. Inoltre il gruppo sanguigno è di tipo AB, in generale molto raro ma abbastanza diffuso nelle zone in cui è nato e vissuto Gesù.ù 

Il 10 aprile la Congregazione della dottrina per la fede ha infatti autorizzato il culto di un’ostia consacrata presso il santuario di san Giacinto nella cittadina polacca di Legnica. E ha ordinato di esporre la reliquia «affinché i fedeli possano esprimere la propria adorazione in maniera appropriata 

ANCHE AL PAPA. Lo stesso accadde il 12 ottobre del 2008 a una particola consacrata nella chiesa di Sant’Antonio a Sololka, una cittadina a nordest della Polonia. La curia chiese a due specialisti di anatomia patologica di analizzare il tessuto che fu identificato come un muscolo cardiaco con segni di spasmi veloci tipici della fase di agonia precedente la morte. Esattamente identici anche gli esiti delle analisi compiute su una particola consacrata proveniente da una parrocchia di Buenos Aires. Pure lì, il 15 agosto del 1996, dopo aver sciolto l’ostia nell’acqua, un sacerdote vide il pezzo di tessuto insanguinato e fece presente il fatto all’allora vescovo ausiliare, Jorge Mario Bergoglio. Inizialmente Bergoglio ordinò di riporre la particola nel tabernacolo ma dopo due anni autorizzò le analisi, quando il prete gli comunicò che il materiale non si era decomposto. 

«È UN MISTERO». Fu quindi inviato ai ricercatori della Columbia University di New York, anch’essi ignari della sua provenienza, i quali poi affermarono: «Il materiale analizzato è un frammento del muscolo cardiaco tratto dalla parete del ventricolo sinistro in prossimità delle valvole» e «il cuore era vivo al momento del prelievo visto che i globuli bianchi, al di fuori di un organismo vivente, muoiono. Per di più, questi globuli bianchi sono penetrati nel tessuto, ciò indica che il cuore aveva subìto un grave stress, come se il proprietario fosse stato picchiato duramente sul petto». Il 26 marzo del 2005 il dottor Frederic Zugibe della Columbia University, una volta che le analisi furono terminate e l’origine del campione fu svelato, dichiarò: «Come e perché un’ostia consacrata possa mutare e diventare la carne e il sangue di un essere umano vivente rimane un mistero inspiegabile per la scienza, un mistero al di fuori della sua competenza». Mistero che ricordò anche l’angelo apparso ai pastorelli di Fatima, esattamente 100 anni fa (in preparazione delle apparizioni mariane avvenute l’anno successivo). Con il calice e l’ostia in mano disse loro: «Prendete e bevete il Corpo e Sangue di Gesù Cristo, orribilmente oltraggiato dagli uomini ingrati. Riparate i loro crimini e consolate il vostro Dio»
Luca 22,19
Poi, preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me».
Matteo 26,26
Ora, mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: «Prendete e mangiate; questo è il mio corpo».
Marco 14,22
Mentre mangiavano prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo».
1Corinzi 11,24
e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me».

UN SEGNO PER I PELLEGRINI. L’attuale vescovo di Legnica, Zbigniew Kiernikowski, prima dell’inizio della Gmg e in occasione della Messa celebrata per l’esposizione della reliquia, ha auspicato «che tutto questo serva ad approfondire la devozione all’Eucarestia e che abbia un impatto sulla vita di coloro che passeranno di fianco a questa reliquia. Interpretiamo questo segno come un’espressione della generosità di Dio, che si è piegato così in basso per stare insieme all’uomo»



MIRACOLO EUCARISTICO.

Foto scattata il 30 ottobre 2011 durante l'Adorazione a Casa San Pablo a Sto.Dgo., Repubblica Dominicana.

I colori rosso e blu/bianco = MISERICORDIA DIVINA e Oro = GLORIA.
Questi colori caratterizzano anche le statue della Rosa Mistica (rose rosse, bianche e oro che rappresentano i misteri del Rosario. Dopo un attento esame, gli "spruzzi" di grazie (sembrano acqua) provengono dalla zona inferiore dell'Ostia e si dirigono verso a destra, ricordandoci la visione di Ezechiele.




MIRACOLO EUCARISTICO DI CASCIA, ITALIA (1330)
 
 Citare la cittadina di Cascia significa ricordare Santa Rita, ma Cascia è anche il luogo dove avvenne un celebre Miracolo Eucaristico.

 Siamo nei dintorni di Siena, nell'anno 1330, cinquant'anni prima della nascita della Santa: un contadino gravemente ammalato – racconta un antico codice – mandò a chiamare un prete per ricevere la Comunione.  Quel sacerdote, per incuria e forse per scarsa devozione, infilò l'Ostia consacrata nel libro delle preghiere.

 Pare di vederlo questo anonimo prete di campagna mentre, disturbato in un'ora scomoda, si trascina in chiesa, apre il Tabernacolo e, per risparmiarsi la ricerca di una teca, maneggia l'Ostia che racchiude il Corpo di Nostro Signore come se fosse un  'immaginetta di poco conto.

 Una volta giunto al capezzale del contadino il prete apre il libro delle preghiere e con spavento scopre che l'Ostia si era liquefatta, trasformandosi in un grumo di sangue.  Sconvolto richiude subito il libro, lo rimette sotto il braccio e corre via annunciando che sarebbe tornato: «La Comunione – disse – non deve essere "acciabattata"», che nel dialetto locale sta per "sgualcita", "deformata".

 Andò a Siena e si presentò al Convento di Sant'Agostino dove stava predicando Simone Fidati, uomo dottissimo e Santo, al quale raccontò l'accaduto.

 L'autenticità di questo Miracolo garantito è da una serie di significativi elementi.  Innanzitutto dal racconto di Simone Fidati – oggi Beato e sepolto nella chiesa di Santa Rita – che ne fu testimone oculare;  da un esame scientifico eseguito nel 1687 sulle due pagine del libro, dove le macchie di sangue risultarono perfettamente sovrapponibili;  dalle dichiarazioni di vari Papi e, infine, da un fatto soprannaturale e sconvolgente: chi guarda la Reliquia in controluce ancora oggi può riconoscervi il viso dolce e triste di Gesù.

 La pagina macchiata di quel libro è attualmente conservata a Cascia nella chiesa di Santa Rita.

 Il prodigioso avvenimento viene prodigioso ogni anno per la festa del Corpus Domini, quando la Reliquia viene portata solennemente in processione.

 Nel 1930, in occasione del sesto centenario dell'evento, fu celebrato a Cascia un Congresso Eucaristico per l'intera diocesi di Norcia;  fu allora inaugurato un prezioso ed artistico Ostensorio e venne pubblicata tutta la documentazione storica reperibile al riguardo.




IL MIRACOLO EUCARISTICO A LANCIANO

Un giorno dell'VIII secolo d.C., mentre un monaco basiliano stava celebrando la messa, dubitò della reale presenza di Gesù nell'Eucaristia. All'improvviso l'Ostia si mutò in Carne viva e il Vino si mutò in Sangue vivo.

Da allora il miracolo è custodito nel comune di Lanciano. Nel 1981 il professor Linoli e la sua squadra condussero un'indagine scientifica. Da quei test emersero molti fatti sorprendenti.

Uno dei più notevoli è stato che la Carne, che era stata preservata senza alcun procedimento umano o prodotto chimico per più di 12 secoli, si è rivelata parte di un Cuore umano.




*MIRACOLO EUCARISTICO DI SANTARÉM*: l'ostia che continua a spargere sangue dopo 770 anni
 
Il miracolo è visibile ai pellegrini a Santarém, in Portogallo, e l'Ostia appare identica a come era nel 1247.

Il miracolo avvenne a Santarém, in Portogallo, nel 1247, quando una giovane donna, gelosa del marito, si recò da una strega nella speranza di ricevere un filtro d'amore. La strega disse alla giovane di farsi consacrare un'ostia in una chiesa cattolica. La giovane seguì le istruzioni e nascose l'ostia in un telo di lino.

Poco dopo averla nascosta, l'ostia cominciò a sanguinare. La giovane rimase terrorizzata da ciò che vide e chiuse velocemente l'ostia in un cassetto della sua stanza. Di notte, dal cassetto uscivano forti raggi di luce e lei era costretta a raccontare tutto al marito.

Il giorno successivo portò l'ostia miracolosa al parroco, che la chiuse in una teca. Da allora è rimasto lì e le indagini canoniche su di esso furono effettuate nel 1340 e nel 1612. In entrambe le occasioni il miracolo fu considerato autentico.

Nel corso dei secoli, l'ospite si è presentato come tessuto sanguinante fresco o essiccato, indurito. Secondo chi l'ha visto ha una forma irregolare e presenta venature che vanno dall'alto verso il basso. Il fatto che l’ostia sia rimasta intatta per tutti questi anni è un “secondo miracolo” e continua a sfidare gli scettici.

È un segno per tutti della *Presenza reale di Gesù nell'Ostia eucaristica* e ha rafforzato la fede di molti cattolici in tutto il mondo.




15 gennaio 2004
Un miracolo eucaristico avvenuto nel luogo taumaturgico ha reso possibile la presenza contemporanea del sangue divino e del sangue umano in un'ostia, evento mai avvenuto nella storia della Chiesa.
Nel pomeriggio del 15 gennaio 2004 è avvenuto uno straordinario miracolo eucaristico. In passato, molte volte, l'Eucaristia, portata nel luogo taumaturgico da Gesù, dalla Madonna, dagli angeli e dai santi, veniva deposta su alcuni fiori, nei vasi sacri sull'altare, ma questa volta la Madonna ha deposto un ospite sulla fronte sanguinante di Marisa.
Al mattino era avvenuta l'ennesima fuoriuscita di sangue dalle stimmate delle mani, della fronte e del petto della veggente, in modo molto abbondante e doloroso. Nel pomeriggio S.E. Mons. Claudio Gatti venne informato che Marisa stava cantando nella sua camera da letto e la canzone raggiunse toni così alti che nessun cantante avrebbe mai potuto raggiungere. Il Vescovo ha bussato alla porta, ma non avendo ricevuto risposta si è accorto subito che Marisa era in estasi e cantava con la Madonna. Quando hanno finito di cantare, la Madre dell'Eucaristia ha detto a Marisa che nessun santo o mistico ha sofferto tutto quello che lei soffre e questo fa di lei la persona stigmatizzata più grande e importante agli occhi di Dio. Poi la Madonna ha deposto sulla fronte di Marisa un'ostia, che vi è rimasta perfettamente attaccata per l'emissione di nuovo sangue.
Su questo sangue umano il Signore ha voluto adagiarsi. Poiché nell'Eucaristia Gesù è realmente presente con il suo Corpo, Sangue, Anima e Divinità, questo miracolo eucaristico ha reso possibile la contemporanea presenza del sangue divino e del sangue umano in un'ostia, questo evento non è mai accaduto nella storia della Chiesa. Il Signore, unendo il suo sangue a quello di una sua creatura, ha voluto sottolineare l'unione indissolubile e misticamente profonda tra Lui, la vittima divina e Marisa, la vittima umana. Solo il sangue divino salva, converte e redime gli uomini, ma il Signore chiama a sé alcune anime per unirle alla sua passione: questo è un grande atto di amore e di stima verso i suoi figli, perché nulla può aggiungere alla potenza della sua Redenzione e ai meriti infiniti della sua passione. Il Signore chiede aiuto anche a noi, non attraverso l'immolazione totale, ma una testimonianza fedele e generosa.
Nelle prime ore di sabato 17 gennaio, l'ostia, che fino a quel momento era rimasta perfettamente attaccata alla fronte, si è staccata improvvisamente. Su di esso erano visibili alcuni grumi del sangue di Marisa. Ventiquattr'ore dopo, mentre il Vescovo asciugava il sangue che era uscito nuovamente dalle mani, dalla fronte e dal petto della veggente, la Madonna apparve e disse: "Miei cari figli, anche il sangue di Gesù è uscito dall'ostia che L'ho portato giovedì". Su di esso, infatti, era visibile in modo più evidente il sangue di Cristo, insieme a quello di Marisa. Inoltre l'ostia emanava l'intenso profumo che caratterizza tutti i miracoli eucaristici avvenuti nel luogo taumaturgico.
Questo miracolo eucaristico, di cui siamo testimoni, è uno stimolo a responsabilizzarci e a vivere gli interventi di Dio in modo pienamente consapevole. Ogni intervento di Dio porta enormi benefici spirituali su tutta la Terra, per questo oggi possiamo dire che il mondo è migliore e la Chiesa è più santa.
Il miracolo eucaristico dell'11 giugno 2000 è il sigillo posto da Dio sull'episcopato donato al nostro Vescovo e su tutti i miracoli eucaristici avvenuti nel luogo taumaturgico. Allo stesso modo, questo miracolo può essere considerato il suggello dell'unione tra la passione di Cristo e quella vissuta 24 ore su 24 dalla nostra sorella Marisa che, come San Paolo, può affermare: "Ora mi rallegro nella mia sofferenze per voi, e completo nella mia carne ciò che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo, che è la Chiesa» (Col 1, 24).


MIRACOLI EUCARISTICI

Se tutti i cattolici del mondo credessero nella Sua Presenza Reale, l'Adorazione nelle Chiese non finirebbe, non sarebbe mai solo, e di conseguenza i mali del mondo finiranno.

Perché davanti alla Presenza VIVA e SANTA di Nostro Signore Gesù Cristo, ogni ginocchio si pieghi in cielo, sulla terra e negli abissi dell'Inferno. (Filippesi 2:5-11)


Ogni malattia viene curata e ogni necessità è risolta al Reverente Adorarlo.

Preghiamo affinché tutte le Chiese siano cappelle di Adorazione e i mali della terra possano finire.

Una delle città più pacifiche del Messico, Merida è in realtà una delle città con più Cappelle di Culto del paese.

L'ADORAZIONE EUCARISTICA SALVA E GUARISCE L'UOMO






Cosa è stato detto negli esorcismi sulla Comunione sulle mani.

Ho già pubblicato l’intero Esorcismo di Anneliese Michel  dove, “nero su bianco” colui che una volta era chiamato Lucifero, oggi Satana, cioè l’Angelo Decaduto alla Grazia e per sempre diventato Diavolo e Demonio, ha DOVUTO, non voluto, obbligato a dire solo la verità in Nome di Dio, dall’Esorcista, rivelare che la Comunione sulle mani nel Concilio Vaticano II, insieme a tutte le innovazioni a stampo modernista, è stata opera sua attraverso la Massoneria Ecclesiastica.
Maria Simma, mistica Austriaca riferì che le anime del Purgatorio le avevano detto più volte, la Comunione sulle mani essere cosa introdotta dalla Massoneria, non voluta da Dio e permessa da Cardinali e Vescovi corrotti o anche semplicemente in grave errore, di cui il Cardinale Julius August Döpfner prendendo parte a tale cambiamento, dissero doveva rimanere in Purgatorio fino a quando nella Germania non verrà ristabilita obbligatoriamente la Comunione in bocca (essendone stato un promotore avventato ma ingenuo e poi amaramente pentito prima di morire).
Anime Mistiche e sante della Chiesa cattolica, come la Beata Caterina Emmerich e Teresa Neumann hanno testimoniato di aver visto in visione Gesù imboccare gli Apostoli nell’Ultima Cena, cosa confermata durante l’Esorcismo pubblicato costretto a dire la verità, in Nome di Dio, dall’Esorcista.
Che altro dire dunque? Non basta tutto ciò per riconoscere che la Comunione sulle mani introdotta dopo il Concilio Vaticano II, è opera di Satana ?
Chi pecca gravemente è chi sa l’origine di tale pratica, ha responsabilità di poter cambiare le cose e, pur sapendo tali verità Rivelate o dimostrate con le prove storiche, anche se santamente obbedisce agli ordini, non fa’ nulla o tutto il possibile per ristabilire la verità. Anche ogni fedele, laico o Consacrato che sia, se ha preso visione di queste Rivelazioni e crede in queste verità non deve tacerle per paura di esser ostacolato o deriso da coloro che nella Chiesa continuano a seminare confusione, errore e Morte dello spirito, disobbediendo per primi al Magistero ininterrotto, o al Catechismo, e alla Fede, ma far si che tutti, anche coloro che per ignoranza appoggiano tali errori, le conoscano, per potersi convertire alla verità e far in modo che sia fatta la volontà TUTTA INTERA del Signore al riguardo. Ma adesso che il fedele è costretto a Comunicarsi solo in questo modo, cioè sulle mani, oltre a preoccuparsi di renderle come Trono del Signore (come diceva san Cirillo di Gerusalemme quando evidentemente non conosceva la verità Rivelata a tale riguardo, che ciè questo Trono dovrebbe spettare solo alle mani dei Consacrati, come gli Apostoli erano solo Consacrati) è di essere in Grazia di Dio e di offrire tutta la sua sofferenza in riparazione “degli oltraggi, sacrilegi e indifferenze” con cui Egli, l’Altissimo, è offeso nel Santissimo Sacramento e per l’intenzione che sia fatta la volontà di Dio, come in Cielo, così in terra.




LA MESSA ( la Bibbia è chiarissima)

Giovanni 6:35-59
35 Gesù rispose: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete. 36 Vi ho detto però che voi mi avete visto e non credete. 37 Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me; colui che viene a me, non lo respingerò, 38 perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. 39 E questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo risusciti nell'ultimo giorno. 40 Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell'ultimo giorno».
41 Intanto i Giudei mormoravano di lui perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». 42 E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui conosciamo il padre e la madre. Come può dunque dire: Sono disceso dal cielo?».
43 Gesù rispose: «Non mormorate tra di voi. 44 Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. 45 Sta scritto nei profeti: E tutti saranno ammaestrati da Dio. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me. 46 Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. 47 In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna.
48 Io sono il pane della vita. 49 I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; 50 questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. 51 Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
52 Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». 53 Gesù disse: «In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. 54 Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. 55 Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. 56 Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. 57 Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. 58 Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
59 Queste cose disse Gesù, insegnando nella sinagoga a Cafarnao.

1Corinzi 11:23-26
23 Poiché ho ricevuto dal Signore quello che vi ho anche trasmesso; cioè, che il Signore Gesù, nella notte in cui fu tradito, prese del pane 24 e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me». 25 Nello stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne berrete, in memoria di me. 26 Poiché ogni volta che mangiate questo pane e bevete da questo calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga».

1Corinzi 10:3-4
3 mangiarono tutti lo stesso cibo spirituale, 4 bevvero tutti la stessa bevanda spirituale, perché bevevano alla roccia spirituale che li seguiva; e questa roccia era Cristo.






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